Sei bambini morti in un anno. Una strage degli innocenti tra
le roulotte del campo nomadi della Muratella, alla Magliana Vecchia. L'ultima
vittima, due giorni fa: un bimbo di nemmeno un anno ha smesso di respirare nel
letto dove dormiva con i genitori. Sotto la coperta, il corpicino, senza vita,
di Simbad. La disgrazia è stata scoperta solo al mattino, dopo una notte
gelida. Più tardi, i medici del Gemelli hanno diagnosticato un infarto.
La nuova disgrazia ha seminato il panico. Alla Muratella, oltre 400 romkhorakhanè
vivono a pochi metri di una ex discarica abusiva. Qui, lo scorso maggio sono
stati spostati dal Comune anche gli zingari di via Candoni. Più della metà,
oltre 200 sono minori. Le condizioni di vita sono a dir poco drammatiche:
vecchie roulotte che si alternano a baracche e a strade di fango nonostante i
miliardi che si stanno spendendo per il vicino canile comunale che presto
sfratterà l'accampamento.
«Sei bambini morti in circa un anno su una comunità di 400 persone sono
davvero tanti. Come si fa a parlare di morti bianche? Questa è una vera
strage...». A lanciare l'allarme è Sergio Giovagnoli, dell'Arci Solidarietà,
l'associazione che coordina gli interventi di socializzione e scolarizzazione
nel campo e in altre sedici comunità nomadi. Gli operatori dell'Arci chiedono
che vengano esaminate le cartelle delle piccole vittime. Sono in molti a puntare
l'indice verso l'ex discarica: «Non vorremmo che qui sotto fossero state
sepolte sostanze nocive incalzano all'Arci . Tempo fa si parlava addirittura di
fusti di rifiuti interrati...».
Intanto, l'assenza di un spiegazione scientifica lascia spazio alle
superstizioni. Da mesi, ogni notte, i capifamiglia si alternano in turni di
guardia: credono che per il campo si aggiri uno spirito maligno. «È un
fantasma accusa il padre di tre bambini, scappato cinque anni fa da altri
spettri, quelli della guerra in Bosnia Ha una grossa barba. C'è chi dice di
averlo visto mentre scuoteva le roulotte...».
In mezzo a tanta disperazione non è facile per gli operatori lavorare. Il primo
compito è la scolarizzazione ma far studiare un bambino che al mattino non ha
neppure l'acqua per lavarsi non è semplice. «Nonostante tutte le difficoltà
materiali, dalle condizioni igienicosanitarie ai trasporti, in questi anni siamo
riusciti a ottenere risultati rilevanti aggiunge Giovagnoli E non solo in questo
campo. Su un totale di quasi novecento bambini oltre la metà frequenta la
scuola. E il restante trenta per cento ha una presenza saltuaria. Ma il vero
problema della scolarizzazione è di creare le condizione abitative e igienico
sanitarie che consentano l'inserimento dignitoso di questi ragazzini in classe e
nel quartiere...». Dello stesso avviso il responsabile di Capodarco, Carlo De
Angelis: «Quando gli interventi sono coordinati portano risultati. Quest'anno,
infatti, sei ragazzi si iscriveranno alle superiori...».
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