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"L'ambulanza non arrivava
ci hanno proibito di intervenire"
 
Rabbia e dolore fra i rom: "Una agonia sull'asfalto" i parenti

COSTANZA CALABRESE


Un bambino agonizzante sull'asfalto. Tutt'intorno sangue, solo sangue. Minuti interminabili, aspettando un'ambulanza che non arriva mai.
Un'attesa che sembra infinita quando per terra c'è un corpicino di cinque anni che perde sangue dalla testa. In un attimo donne, uomini e bambini sconvolti intorno al piccolo Simone. Chi urla, chi piange, chi si dispera. Tutti lì: sulle strisce pedonali di via dei Gordiani. Centinaia di persone che vogliono fare qualcosa per salvare Simone. Ma non si può. I vigili dicono che non bisogna toccarlo: bisogna aspettare l'arrivo dell'ambulanza. Sono le 16,25. I minuti passano e la chiazza di sangue intorno al bambino si allarga. Sono momenti in cui il tempo non passa mai e 15 minuti possono apparire anche il triplo. Quando un secondo dura un'eternità.
«Abbiamo aspettato i medici quasi un'ora: Simone era in terra sanguinante e nessuno di noi ha potuto fare niente», accusa ancora sconvolto lo zio del bambino. Ma dai freddi tabulati della sala del 118 risultano quattordici i minuti di attesa: «La chiamata è arrivata alle 16,16 e l'ambulanza è arrivata sul posto alle 16,28».
Una frenata stridente e un urlo disperato. I parenti e gli amici del campo nomadi non hanno sentito altro prima che i loro occhi vedessero una scena che non dimenticheranno mai. Il bambino era in terra privo di sensi. La mamma gridava. Il sangue che usciva dalla testa del piccolo e loro che non potevano fare niente. «Subito abbiamo chiamato il 118 racconta un cugino del padre che era lì al momento dell'incidente Ma i soccorsi sono arrivati dopo quasi un'ora. Lo hanno lasciato morire per terra senza che nessuno di noi potesse aiutarlo. Io volevo portare Simone in ospedale, ma i vigili sul posto mi hanno impedito di farlo: mi hanno detto che se lo toccavo m mi avrebbero arrestato».
«La mamma l'abbiamo salvata noi urla un amico del campo nomadi Uno di noi l'ha messa in macchina e l'ha portata in ospedale. Perché non abbiamo potuto fare lo stesso con Simone? Un ragazzo che abita nella "casa" vicino a quella della famiglia Mikic ha provato in ogni modo a portare via il bambino, ma è stato fermato, anche con la forza. Lo hanno picchiato».