di Dragan
Vukotic
Immaginate due mondi, due ambienti che, in linea
d'aria, non distino più di 200 metri uno dall'altro e che,
ciononostante, per 14 anni, non si siano mai incontrati.
Sembrerebbe impossibile ma è la pura verità. Il liceo classico
Benedetto da Norcia, situato in via Saracinesco, traversa di
via Anagni, e il campo dei Rom Rudari di via dei Gordiani, per
tutti questi anni si sono letteralmente ignorati. E tuttavia,
martedì 16 ottobre, la barriera che divideva queste due realtà
è crollata: una classe del liceo, la Terza B, si è recata nel
campo, all'ora di pranzo, e ha dato inizio ad un processo di
conoscenza di un pezzo del territorio circostante la scuola,
sul quale, per anni, si è preferito chiudere ambedue gli
occhi. I ragazzi, accompagnati dal loro professore di storia e
filosofia, un certo Francesco Sirleto, si sono presentati
all'ingresso del campo dove sono stati accolti dall'anziano
Micio, capo della comunità dei 220 Rom. Hanno fatto il giro
delle stradine che attraversano il campo, ingombre di
materiali di ogni tipo, hanno visto le misere baracche di
legno e di lamiera che dovrebbero essere le "abitazioni" dei
Rom. Hanno inoltre ascoltato, dalla viva voce di uomini e
donne della comunità, la storia delle loro peregrinazioni,
cominciate molti secoli fa: dalla Romania all'Ungheria, dalla
Serbia alla Croazia, dalla Germania alla Polonia, dalla
Francia all'Italia. Hanno potuto constatare le pessime
condizioni abitative e d'igiene che caratterizzano il campo,
prendere atto dei problemi sanitari che assillano soprattutto
i bambini e che si manifestano nei mesi invernali; ma non
hanno potuto fare a meno di notare la dignità con la quale
sopportano le loro sofferenze, e le aspirazioni ad una vita
migliore che animano le loro giornate. Hanno così appreso, i
ragazzi della Terza B, che i Rom Rudari non vogliono più
essere considerati dei "nomadi", che vogliono una vita
tranquilla, una casa decente, un lavoro, un affitto e delle
tasse da pagare, una scuola per i loro bambini; insomma
l'integrazione nella società circostante, senza tuttavia
perdere la loro identità e le loro memorie. I Rom hanno
chiesto ai ragazzi liceali di aiutarli, nei confronti delle
autorità, a risolvere i loro problemi più gravi. I ragazzi
hanno promesso che faranno tutto ciò che è loro possibile,
cominciando con una lettera al Sindaco che, il giorno dopo, è
stata scritta, firmata e spedita via fax. Noi, da parte
nostra, riferiremo sugli ulteriori sviluppi di questo
inconsueto
rapporto. |