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Martedì, 13 Febbraio 2001

Parla Franco Lucchetta presidente provinciale della Fita-Cna che sottolinea le situazioni di sofferenza che riguardano il settore
Autotrasporto in crisi per la viabilità
Duemilacinquecento operatori alle prese fra l’altro con la concorrenza sleale dei troppi abusivi
Treviso

(S. Ben.) «Ricorderemo il Duemila come l'anno "del fermo", in riferimento alle due giornate di sciopero generale indette il 19 e il 20 giugno dello scorso anno». Franco Lucchetta, presidente provinciale e vice presidente nazionale della Fita-Cna, una delle principali organizzazioni di categoria del settore, ne è convinto: quella appena trascorsa è stata una stagione di crisi per l'autotrasporto. Una crisi provocata dalla concomitanza di fattori negativi quali il rincaro dei carburanti, le tensioni sulla Carbon Tax e la lamentata inapplicazione di una parte degli accordi sottoscritti nell'autunno del 1999 con l'allora presidente del Consiglio D'Alema, fino alle polemiche sui cosiddetti "ecopunti" - le quote relative ai camion stranieri ammessi sulle strade di un determinato paese - e sull'entità delle accise, le tasse sul gasolio. Riuniti nei giorni scorsi presso la sede trevigiana della Confederazione Nazionale dell'Artigianato alla presenza del numero uno "in pectore" della Fita, Maurizio Longo, per l'assemblea regionale della categoria, gli iscritti all'associazione hanno rinnovato gli organi dirigenti - al cui vertice provinciale è stato riconfermato Lucchetta, mentre alla presidenza regionale si è insediata la padovana Maria Letizia Thiene - e nominato i delegati all'assemblea nazionale svoltasi tra venerdì e domenica a Roma, ma soprattutto hanno discusso delle problematiche che afflliggono la categoria. Dal dibattito sono emersi numerosi elementi negativi. «Non è un periodo facile per i 2500 autotrasportatori della Marca», ammette Lucchetta. «Oltre alle vicende di carattere nazionale, i nostri operatori sono penalizzati da quell'autentica palla al piede che è la viabilità: basti pensare ai nodi non ancora sciolti dell'autostrada A28 , della Pedemontana e della tangenziale di Mestre», afferma il dirigente Fita. «Il nostro sistema economico - ribatte il responsabile provinciale del sindacato di categoria, Sandro Martin - è strozzato dalla questione viaria, con gravi ripercussioni sulla tenuta di un comparto nevralgico per la movimentazione delle merci». Un comparto, hanno sottolineato gli esponenti dell'associazione, sul quale, oltretutto, è calata anche la scure della Legge Finanziaria, che ha tagliato i contributi Artigiancassa per l'acquisto di automezzi destinati al trasporto merci. Tra i fronti sui quali la Fita intende intervenire con incisività, comunque, non mancano i controlli - «per evitare la concorrenza sleale fra operatori in regola e abusivi», sostiene Martin - e neppure una vertenza squisitamente trevigiana: i rapporti di lavoro in essere fra produttori e trasportatori di mobili, al momento privi di una disciplina specifica. Infine gli ecopunti. «In Italia - dice Lucchetta - le regole vangono solo per gli autotrasportatori italiani. Anche l'estero ci penalizza assegnandoci pochi ecopunti. In pratica, ovunque ci muoviamo incontriamo ostacoli, al contrario del nostri colleghi stranieri, ai quali tutto è consentito in Paese considerato un terreno di conquista. Questa situazione - spiega - condizionerà la mobilità delle merci italiane anche nei paesi dell'est europeo».


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