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Mercoledì, 28 Marzo 2001

Risolto anche l’ultimo problema
A28, oggi Autovie consegna i lavori
L’Anas aveva chiesto un ribasso
Conegliano

Si chiama accettazione con riserva. È lo sbocco ultimativo e tragicomico al quale la situazione dell'A 28 ha condotto Autovie Venete e imprese per cominciare, finalmente, i lavori di prosecuzione da Sacile verso Conegliano. Come nei migliori romanzi, anche la trama dell'autostrada A 28 subisce successivi capovolgimenti di fronte, speranze truccate dall'illusione, soluzioni imposte dagli eventi inesorabili.

E per giunta s'innesta nel giallo superiore e diffuso della guerra politica scatenatasi sulla testa delle Autovie Venete. Ieri a mezza mattina l'Anas di Roma ha spedito un fax alle Autovie: bisogna ribassare del 2-3 per cento, ma intanto l'appalto è affidabile. Visto si lavori.

Cos'avrà pensato il fornitore di tramezzini, succo d'arancia e vini bianchi delle Grave quando s'è sentito disdire con perentoria drammaticità il rapido rinfresco per la ripresa del cantiere? Questione di prezzo, incasso compiuto o mancato. L'A 28 - questa la freddezza dei fatti - langue da troppi anni in un epilogo provvisorio che conduce il nastro d'asfalto alle falde del Meschio, il Piave invalicabile di questa grottesca vicenda.

Accade un po' - meglio, ha seriamente rischiato di accadere - come avvenne per la superstrada Cimpello-Sequals, che si perde nei campi e fra le soie di Barbeano, un tiro di schioppo da Spilimbergo. Gianfranco Moretton è stato senz'altro un'autentica Cassandra, veritiera e incredibile.

Ma perché il cittadino ha dovuto subire quest'ultimo salasso al cuore, perché questo fare e disfare anche sul prezzo di opere progettate da secoli, rischiando di lasciar scorrere il termine per riprendere a lavorare?

Le imprese se la prendono con l'Anas, che avrebbe potuto chiedere il ribasso di due o tre miliardi anche mesi or sono e non alla vigilia del primo colpo di ruspa. Diversa, opposta, la visione del mondo di Michele Baldassi, già timoniere delle Autovie e oggi consigliere d'amministrazione: «La nostra società, non l'Anas, ha mancato: doveva ricalcolare il prezzo per tempo e impedire questo nuovo teatrino. L'Anas poteva e doveva intervenire, poiché la procedura le attribuisce il ruolo di verificatore».

E le imprese? Rivoli di fiele frammisto a paura. «Se fosse scaduto il termine del decreto Mandò, avremmo potuto chiedere danni fiabeschi», spiegava ieri un esponente di primo piano della Ccc, che la chiassosità degli eventi ha consigliato di non rivelarsi. Tuttavia è sempre meglio impolverare macchine operatrici piuttosto che fascicoli giudiziari. «I cavatori di ghiaia sono pronti, le cooperative locali pure. Li abbiamo fermati con uomini e mezzi». Così il direttore dei lavori, Marino Donada, accenderà l'onirico disco verde stringendo la mano al collega Trentin, rappresentante legale della Cotea, allo svincolo di Porcia dell'incompiuta. Appuntamento a mezzogiorno, previo incontro formale alle 11 nel fortino di Palmanova.

Le autorizzazioni sono tutte firmate, ma adesso bisognerà pur ribassare: «No problem, parliamone con Autovie e con l'Anas di Venezia, ma intanto sotto con il cantiere. Già servirà qualche giorno perarmarlo. Il tempo fugge, vogliamo buttare tutto a mare? Dài, smettiamola. Su le maniche».

Maurizio Bait


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