Conegliano
Si chiama accettazione con riserva. È lo sbocco ultimativo
e tragicomico al quale la situazione dell'A 28 ha condotto
Autovie Venete e imprese per cominciare, finalmente, i lavori
di prosecuzione da Sacile verso Conegliano. Come nei migliori
romanzi, anche la trama dell'autostrada A 28 subisce
successivi capovolgimenti di fronte, speranze truccate
dall'illusione, soluzioni imposte dagli eventi inesorabili.
E per giunta s'innesta nel giallo superiore e diffuso della
guerra politica scatenatasi sulla testa delle Autovie Venete.
Ieri a mezza mattina l'Anas di Roma ha spedito un fax alle
Autovie: bisogna ribassare del 2-3 per cento, ma intanto
l'appalto è affidabile. Visto si lavori.
Cos'avrà pensato il fornitore di tramezzini, succo
d'arancia e vini bianchi delle Grave quando s'è sentito
disdire con perentoria drammaticità il rapido rinfresco per la
ripresa del cantiere? Questione di prezzo, incasso compiuto o
mancato. L'A 28 - questa la freddezza dei fatti - langue da
troppi anni in un epilogo provvisorio che conduce il nastro
d'asfalto alle falde del Meschio, il Piave invalicabile di
questa grottesca vicenda.
Accade un po' - meglio, ha seriamente rischiato di accadere
- come avvenne per la superstrada Cimpello-Sequals, che si
perde nei campi e fra le soie di Barbeano, un tiro di schioppo
da Spilimbergo. Gianfranco Moretton è stato senz'altro
un'autentica Cassandra, veritiera e incredibile.
Ma perché il cittadino ha dovuto subire quest'ultimo
salasso al cuore, perché questo fare e disfare anche sul
prezzo di opere progettate da secoli, rischiando di lasciar
scorrere il termine per riprendere a lavorare?
Le imprese se la prendono con l'Anas, che avrebbe potuto
chiedere il ribasso di due o tre miliardi anche mesi or sono e
non alla vigilia del primo colpo di ruspa. Diversa, opposta,
la visione del mondo di Michele Baldassi, già timoniere delle
Autovie e oggi consigliere d'amministrazione: «La nostra
società, non l'Anas, ha mancato: doveva ricalcolare il prezzo
per tempo e impedire questo nuovo teatrino. L'Anas poteva e
doveva intervenire, poiché la procedura le attribuisce il
ruolo di verificatore».
E le imprese? Rivoli di fiele frammisto a paura. «Se fosse
scaduto il termine del decreto Mandò, avremmo potuto chiedere
danni fiabeschi», spiegava ieri un esponente di primo piano
della Ccc, che la chiassosità degli eventi ha consigliato di
non rivelarsi. Tuttavia è sempre meglio impolverare macchine
operatrici piuttosto che fascicoli giudiziari. «I cavatori di
ghiaia sono pronti, le cooperative locali pure. Li abbiamo
fermati con uomini e mezzi». Così il direttore dei lavori,
Marino Donada, accenderà l'onirico disco verde stringendo la
mano al collega Trentin, rappresentante legale della Cotea,
allo svincolo di Porcia dell'incompiuta. Appuntamento a
mezzogiorno, previo incontro formale alle 11 nel fortino di
Palmanova.
Le autorizzazioni sono tutte firmate, ma adesso bisognerà
pur ribassare: «No problem, parliamone con Autovie e con
l'Anas di Venezia, ma intanto sotto con il cantiere. Già
servirà qualche giorno perarmarlo. Il tempo fugge, vogliamo
buttare tutto a mare? Dài, smettiamola. Su le maniche».
Maurizio Bait