Dicono che la
Provincia conti poco o nulla. Qualche strada, le scuole
superiori e poi tante chiacchiere. Non è un caso, infatti, che
in passato politici rigorosi come il repubblicano Ugo La Malfa
insistessero per la sua abolizione. Cambiati i tempi, con un
po' più di decentramento, qualche cosa sta mutando. Se poi ci
si mettono insieme un leghista rampante come Luca Zaia e un
ufficio stampa particolarmente efficiente, si può anche avere
l'impressione che davvero sia cambiato qualche cosa e la
Provincia conti di più.
Presidente Zaia, tentiamo il bilancio di un anno. L'anno
scorso lei aveva detto che il 2000 sarebbe stato decisivo per
il federalismo. Non le pare invece che i temi su cui si è
incentrata l'attenzione siano stati ben altri?
«Autonomia e federalismo sono diventati attuali grazie
anche alla proposta che ho fatto di Provincia autonoma. Se ne
è parlato per mesi, poi è arrivato l'accordo Polo-Lega da cui
è nato il progetto di devolution».
Una delle critiche che si fa alla Provincia è che il
presidente Zaia è bravissimo a lanciare temi e battaglie
politiche, ma poi quando si tratta di gestire in concreto i
problemi, non lo si vede proprio.
«Questa critica è rimandata al mittente. La Provincia oggi
è un interlocutore accreditato e questo dà fastidio a tanti. E
ribadisco che, dopo aver annunciato le iniziative, le metto
sempre in pratica. La polizia privata, ad esempio, sta andando
avanti. E poi i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ho
praticamente messo in vendita tutti i beni che non servono
all'ente, ma possiamo anche parlare di 150 miliardi per opere
pubbliche che ho in piedi».
Poi però succede che per una vostra cattiva organizzazione
i pullman che devono portare gli studenti dalla scuola alla
palestra non arrivino proprio.
«Quello è stato un disguido a cui è seguito anche un
richiamo formale nei confronti del dipendente che ha
sbagliato. Ma è l'eccezione che conferma la regola».
Passiamo allora ad altri fatti concreti. Che ne dice della
segnaletica stradale? Non è praticamente illeggibile in molti
casi?
«È da rifare tutta. Bisognerebbe però distinguere tra
strade provinciali e strade statali. Il problema è che ne
gestiamo 1.300 chilometri, servirebbero 800 miliardi per la
sola manutenzione e riusciamo a spenderne invece pochissimi.
Nonostante questo abbiamo indirizzato l'80 per cento del
nostro bilancio per la viabilità».
Si sente a posto allora?
«Certamente e nessun avversario riesce ad attaccarmi su
questo punto».
A dire il vero Forza Italia nei giorni scorsi è andata già
dura.
«Forza Italia ha presentato degli emendamenti per
interventi che erano già previsti in bilancio. Bastava che
leggessero meglio il testo».
Cosa risponde a chi l'accusa di avere una visione miope dei
problemi del territorio?
«È l'unica accusa che non accetto. Il dibattito sulle
grandi infrastrutture è partito da noi: A28 , Pedemontana, Progetto
alternativo alla viabilità che passa per il nodo di Mestre, il
cablaggio di tutta la provincia».
Ma sul tema degli immigrati, a parte il rifiuto nei loro
confronti, non mi pare che abbiate grandi idee per risolvere
il problema dell'inserimento di quelli che già ci sono.
«Respingo l'accusa. Siamo stati gli unici ad aprire uno
sportello per offrire servizi agli immigrati e a quelli che
già lavorano offriamo corsi di formazione professionale. Ma
attenti, fra i regolari risulta che solo il 35 per cento
lavora e allora, prima di chiedere nuovi ingressi,
pensiamoci».
D'accordo. Ma perché non offrire la possibilità di una casa
in affitto a un prezzo accessibile? La microcriminalità
talvolta nasce anche dal disagio sociale.
«Dobbiamo però dire che se noi abitassimo sotto un ponte
non ci daremmo alla delinquenza per vivere».
L'affermazione mi pare un po' esagerata.
«Vorrei comunque ricordare che il centro di prima
accoglienza alla Salsa esisterà anche in virtù di un nostro
finanziamento. Certo non possiamo dire agli immigrati: venite
e noi vi diamo le case. Anche perché in Provincia ho la fila
di cittadini in condizioni difficili e che hanno bisogno di
una casa».
Il suo rapporto con il sindaco Gentilini?
«Bellissimo».
E con il presidente di Unindustria Bellato?
«È stato sempre buono sino al momento in cui mi sono
trovato attaccato ingiustamente sui giornali. Tutti però mi
riconoscono che non porto rancore. Anche nei confronti di De
Poli».
Con il potentissimo presidente della Fondazione Cassamarca,
vi siete però querelati.
«De Poli è come la Panda, se non ci fosse bisognerebbe
inventarlo. Ha fatto un sacco di cose belle per la città. L'ho
denunciato perché non può dire che la Provincia fa i bandi per
far perdere Cassamarca. Ma, a prescindere da questo, non ho
problemi i dialogo con nessuno».
Chi comanda davvero a Treviso?
«Chi ha i soldi, come direbbe De Poli. Il potere
dell'economia è forte. Ma ora ci sono anche enti che hanno
sempre maggiori competenze a cominciare dalla Provincia. In
ogni caso mi batterò perché siano i poteri democraticamente
eletti a comandare».
La Lega si era affermata anche per la sua forza dirompente,
proponendo uomini nuovi. Ora però si assiste al grande ritorno
della vecchia classe politica. Che cosa ne pensa?
«Non ho paura del confronto. Non è un mio problema».
Il suo principale nemico?
«Ho grattacapi, non nemici».
Il suo principale alleato?
«Il popolo».
Che cosa farà Zaia da grande?
«Mi lascino in pace, condurrò a termine il mio mandato
amministrativo. Poi si vedrà e un'eventuale ricandidatura
potrei accettarla solo a condizioni ben precise».
Buon anno presidente.
Pietro Ruo