Trieste
NOSTRO INVIATO
Pochi giorni fa, l'affronto imprevisto. La giunta delle
nomine, l'ultimo ostacolo politico alla riconquista di Autovie
Venete, intima il provvisorio altolà: «Il curriculum è
incompleto, il programma è vecchio, mancano documenti
essenziali». Ieri, l'esame e la promozione: Giancarlo Elia
Valori ottiene il via libera e si avvia così a una scontata
riconferma ai vertici della società autostradale. Non c'è
neppure un voto contrario al mandato bis che l'assemblea dei
soci, fissata al 22 novembre, adesso può finalmente approvare:
dicono sì Polo e Lega, si astiene il centrosinistra.
Ma il presidente, "convocato" nel palazzo regionale del
Friuli-Venezia Giulia, deve sottoporsi a una raffica di
domande prima di ricevere l'indispensabile benestare. Non
solo: non sa, nemmeno adesso, se e quando i "suoi" uomini come
Baldassarre o Fossa potranno affiancarlo nel nuovo consiglio
d'amministrazione. Lui, pubblicamente, fa spallucce: «Non ho
chiesto io l'allargamento. Né sta a me decidere». Non si
sbottona troppo, neppure quando gli chiedono della
privatizzazione "parziale" di Autovie, giacché il
Friuli-Venezia Giulia vuol cedere una fetta cospicua del suo
86\% di azioni, ma non il controllo. «Sono perfettamente
d'accordo. Il processo di dismissione ci è imposto dalla
legislazione comunitaria, e sembra imprescindibile se si
vogliono creare condizioni di reali concorrenzialità»
risponde. Aggiungendo solo che «ben vengano i migliori
azionisti europei». Qualcosa di più rivela su Autovie Servizi,
il "braccio tecnico" della società autostradale, avviato ad
una privatizzazione più spedita: «Stiamo per nominare
l'advisor e c'è un interesse del gruppo americano Lucent
Technologies Bell».Meglio, però, parlare di opere e
investimenti. E soprattutto di quel passante di Mestre che è
«la priorità delle priorità»: a giorni, annuncia Valori, il
ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi convocherà a Roma le
tre società Autostrade, Autovie e Padova-Venezia. Ma il
presidente si guarda bene dall'indicare la sua preferenza tra
le ipotesi al tappeto e, nonostante Roma abbia già sposato
l'ipotesi del tunnel, si ostina a parlare del «nodo di
Mestre»: «La soluzione tecnica - ripete - spetta al governo.
Ci atterremo alle sue disposizioni. Se il ministro mi dice di
partire subito, io parto ieri».Bersagliato di domande, il
presidente - quantificato in 7-800 miliardi il "valore" della
società - delinea intanto le altre grandi priorità di Autovie:
ed ecco, allora, il corridoio 5. Ed ecco, ancora, la
Pedemontana Veneta. Ma come dimenticare la terza corsia?
Valori, liquidando l'ipotesi di una realizzazione a... tappe,
definisce prioritario l'allargamento dell'autostrada da San
Donà sino a Palmanova. E la grande incompiuta dell'A28 , incalza qualcuno? Autovie è
pronta, risponde Valori: «I lavori del completamento
richiedono due anni». Ma, certo, i problemi non mancano: il
penultimo lotto che unisce Sacile a San Fior è appeso al Tar
Veneto «ma se vinciamo, potremo partire entro i primi mesi del
2001». L'ultimo lotto che va da San Fior a Conegliano è invece
affidato a una conferenza dei servizi che, rivela adesso
Valori, sarà veloce e soprattutto conclusiva. Oggi ci sono
quattro tracciati possibili: ebbene, quella conferenza
sceglierà il migliore «anche a maggioranza dei presenti» e
soprattutto darà subito tutte le autorizzazioni. Qualcuno,
ancora, solleva il nodo del telepass: ci sono cinque caselli,
sulla rete di Autovie, che ne sono ancora sprovvisti. Valori
lo sa bene ma assicura che, a San Stino, Cessalto, Villesse,
Latisana e San Donà, le piste ad hoc arriveranno entro
l'estate.
Roberta Giani