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Treviso, giovedì 11 gennaio 2001, Battesimo di Ges

CONEGLIANO

«A/28, quel casello non s'ha da fare»
A Godega proteste e ricorsi al Tar


GODEGA. A Godega di Sant'Urbano il viaggio lungo il tracciato dell' incompiuta A/28 non può fare a meno di allargarsi a immaginare gli interventi sulla viabilità secondaria con direzione nord-sud tra la Pontebbana e Codognè. Due bretelle (sulle provinciali 43 al confine tra Orsago e Godega e 41 tra Godega e San Fior) per dirottare il traffico dalle zone industriali di Colle Umberto, San Fior, Godega di Sant'Urbano, Cordignano e dalla Pontebbana sull'autostrada 28.
E altrettante varianti a sud che collegano gli svincoli autostradali di Sacile Ovest e Godega, alla Provinciale 126 per Gaiarine e ad una nuova strada che baipasserà Codognè prolungandosi fino alla Cadore-Mare.
Un costo di 79 miliardi al quale il concessionario dell'A/28 Autovie Venete partecipa con 32.
I sindaci ci scommettono e la Provincia annuncia un vicino accordo per un contributo regionale.
Ma intorno al casello di Godega-Pianzano, posizionato tra le località di Baver e Levada, parallelo alla Provinciale 41, si concentra l'unico focolaio di protesta popolare nei due ultimi lotti di A/28.
«Il nostro ricorso al Tar - spiega Pietro Pin del comitato di Levada- è contro il casello, devastante e sproporzionato per il nostro territorio, inutile perchè a soli 4 chilometri da quello di San Vendemiano e lontano cinque e mezzo dalla Pontebbana. Non è conveniente venire qui a prendere l'autostrada».
Ma il presidente della Provincia Luca Zaia assicura: «La bretella, variante della Provinciale 41 fuori dal centro di Pianzano, sarà realizzata dal casello alla Pontebbana direttamente da Autovie e drenerà il traffico delle zone industriali a nord, gli interventi a sud verso Gaiarine e Codognè faranno convergere quello di Oderzo e Brugnera».
L'attraversamento della bretella con sottopasso sulla Pontebbana, qualche decina di metri dall'incrocio delle Quattro Strade, demolirà la casa di Giancarlo Cauz.
In via Levada c'è chi puntualizza lo scontro del comitato.
«Chiedevamo soltanto di spostare il casello 50 metri più a ovest, lontano dalle case e in una zona di terreni incolti poco fertili - sottolinea Paolo Bazzo, residente in via Marchesin a poche decine di metri dal futuro casello - sono un artigiano e riconosco la necessità di strade percorribili. In centro a Godega, all'incrocio delle Quattro Strade non è possibile circolare».
L'amarezza è ancora di chi deve cedere i propri campi all'asfalto.
«Il casello si estende proprio qui dove finisce il cortile e termina in una enorme rotatoria che prosegue con la bretella e si collega ad angolo retto con la provinciale 41 - dice Marchesin indicando un orizzonte aperto sui campi brumosi circondati da siepi e canali- non riesco a immaginare cento metri cementificati qui davanti, dove ora c'è il vigneto vecchio di 80 anni che ho ereditato da mio padre e di là solo campi e siepi. Il Pandin, un campo chiuso da un canale su tre lati, come la navata di una chiesa, mantiene la forma delle bonifiche realizzate nel medioevo dai frati agostiniani».
Il territorio è attraversato dalla linea delle risorgive, si infittiscono i canali e uno dei problemi dell'autostrada è il pericolo di bloccare il deflusso delle acque. «Qui i canali quando piove si ingrossano e straripano - spiega Pietro Giusti che si ritroverà la villetta chiusa tra l'autostrada su terrapieno e il cavalcavia della provinciale 126 per Gaiarine, via Stort - per assicurare il deflusso non basta un tombino. In questo punto ci troviamo in una specie di diga». Giusti indica la fossa Zigana che già straripa regolarmente, ma poco distante c'è anche il Fossalon. «Nell'ultimo progetto è stato allargato il ponte sulla Zigana, ma qui l'autostrada dovrebbe essere costruita alta - aggiunge Giusti - così non servirebbe la deviazione della Provinciale e per noi sarebbe più facile raggiungere le campagne o muoverci lungo le carrabili bianche». Il sindaco Andreino Peruch assicura che questo secondo progetto esecutivo del lotto 28 ha migliorato gli accorgimenti ambientali provvedendo ad allargare i ponti e a raccogliere gli scoli inquinati. Invocano i cantieri nonostante tutto in via Belcorvo. «L'autostrada deve passare sopra un mio terreno da dieci anni - protesta Egidio Gava- ho aspettato tanto e adesso che ho comprato i diritti di reimpianto delle viti sono venuti i tecnici a verificare lo stato di consistenza per l'esproprio. Non c'è nessuno in grado di dirmi cosa succederà tra due mesi. E' una vergogna, siamo stanchi di aspettare, qui le aziende agricole devono riorganizzare le coltivazioni. Sulla campagna si lavora con mesi di anticipo».
Domenico Cigana ha restaurato la casa colonica vicino al cavalcavia. «Noi proprietari accettiamo la strada, ma gli amministratori si decidano e ci diano il risarcimento giusto per danni a vita che subiamo».





Il sindaco Peruch e a destra Egidio Gava. A sinistra: Pietro Giusti (fc)