CONEGLIANO
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L'amministrazione Dussin non ha più dubbi: «Il tracciato
storico è l'unico possibile» S. Vendemiano, casello del
Nordest «La A/28? E' come fermare un treno con le
mani»
di Michela Santi
SAN VENDEMIANO. Gli ultimi quattro
chilometri dell' «incompiuta» Conegliano-Sacile si configurano ancora
vaghi nell'immaginario collettivo. Dal canale Codoletto allo svincolo di
San Vendemiano sulla A/27, il tracciato storico della A/28 taglia la parte
nord dei Palù di San Vendemiano, rasenta la zona industriale a sud e si
innesta sulla A/27 scavalcando il torrente Cervada. Sulla carta il lotto 29 resta per ora
distributo, almeno formalmente, su quattro tracciati possibili, ma il
sindaco di San Vendemiano, Guido Dussin, taglia corto: «Il tracciato
storico è l'unico possibile è stato rivotato all'unanimità dal consiglio
comunale a dicembre nel progetto preliminare redatto da Autovie
Venete». Il progetto infatti presenta altri tre tracciati alternativi,
oltre a quello storico, richiesti dalla commissione impatto ambientale
(che fa capo ai ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali) nel febbraio
99. Oltre al tracciato storico quindi di tre chilometri e 700 metri,
figurano il tracciato basso per S.Friz di 4 chilometri e mezzo, quello che
attraversa l'abitato di Zoppè all'incrocio di via Marconi con il canale
Fossadella (lungo 4 chilometri e mezzo) e quello alto che si allunga (per
6 chilometri e 600 metri) a lato della ferrovia (soprattutto in territorio
di San Fior) e si innesta sulla A/27 all'altezza del laghetto «Le
Veneziane». «Sono tutte ipotesi impossibili - spiega Dussin - è assurdo
attraversare i Palù più a sud come pure tagliare l'abitato di Zoppè. Il
tracciato lungo la ferrovia non è accettato da San Fior e da Godega». Con
la soluzione storica il casello di San Vendemiano dovrebbe diventare uno
degli snodi più importanti del Nordest. Alla Provincia e ai comuni di San
Vendemiano e Conegliano l'onere di potenziare l'innesto sulla Cadore Mare
e di proseguire una bretella che dovrebbe bypassare Conegliano e
immettersi sulla Pontebbana a Parè. «Nel bilancio della Provincia- spiega
Dussin- ci sono già 2 miliardi e 100 milioni per la rotatoria, poi la
realizzazione della bretella dipenderà anche dal comune di Conegliano». Se
l'ampliamento dello svincolo farà sparire il depuratore di San Vedemiano
che sarà riscostruito a Saccon, l'innesto della A/28 sulla A/27,
sacrificherà alcune case a ridosso sulla Provinciale Ungaresca. «Io faccio
il camionista e so che l'autostrada è necessaria come il pane - commenta
Adriano De Giusti che vive in affitto in una delle case da abbattere - Ho
già programmato di andarmene ma penso che potrò aspettare ancora qualche
anno». «Certo qui si perde un angolo di pace -aggiunge Luciana Cei dal
terrazzo al secondo piano- mi dispiace per il paesaggio». Dal casello il
nastro di asfalto cala verso i Palù passando tra le case Breda e
l'abitazione di Luciano Buonocchio. «Qui basta scavare una buca ed esce
acqua - dice Buonocchio- spero che gli ingegneri costruiscano bene
altrimenti rischiamo di trovarci in una diga. L'autostrada ci ruba i campi
di fronte casa, ma come possiamo opporci? Sarebbe voler fermare un treno
con le mani». La traiettoria continua obliqua tagliando via Adige e via
Calmaor poco dopo villa Vettori e per due chilometri attraversa le
campagne dei Palù di San Vendemiano. Nelle stradine strette bordate da
canali, dove le vecchie case di contadini sono affiancate da eleganti
villette o da un capannone artigianale è difficile trovare qualcuno che
imprechi contro l'autostrada. Sul tracciato alternativo di Zoppè non si
discute quasi più. «Impossibile pensarci - commenta Diotisalvi Bortolot-
qui l'autostrada abbatterebbe le case, la frazione diventerebbe un
inferno». Intanto al laghetto «Le Veneziane» a San Fior, all'altezza
dell'innesto sulla A/27 del tracciato più a nord si continua a pescare
ignorando il rumore delle auto. «Il traffico sulla A/27 non ci disturba -
dice Rocio Suman che abita in via Visnadello al confine tra San Vendemiano
e San Fior - ma se ci aggiungono un'altra autostrada la pace è
finita».
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Adriano De Giusti e Diotisalvi
Bortolot (fotocronaca)
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