Elisabetta ci scrive dal Kosowo - Dicembre 2000


Finalmente sono riuscita a connettermi a Internet, dopo mille tentativi. Il viaggio per arrivare fin qui e' stato un mezzo incubo durato 12 ore! Sono arrivata all'aeroporto di Bologna alle 6 del mattino come ci avevano detto dal Ministero della Difesa (era un volo militare), ma l'aereo non riusciva a partire da Milano per la forte nebbia. Alle 11 ci hanno messi tutti, io, Chiara, una ragazza di un'altra ONG (Organizzazione Non Governativa) e circa 200 militari, in 4 pullman e ci hanno portati all'aeroporto di Rimini, dove siamo giunti circa alle 12.30. Li' ci hanno detto che forse non saremmo atterrati a Pristina ma in Macedonia a Skopje, perche' l'aeroporto di Pristina era chiuso per nebbia. E AiBi non riusciva a prendere la linea per dire a Matteo, il coordinatore, di venirci a prendere piu' tardi, e forse in Macedonia. Comunque, alle 15.30 e' arrivato l'aereo, che nel frattempo era andato a caricare altri militari a Napoli. Siamo state fortunate che l'aereo non era propriamente quello dei militari, ma un vecchio aereo enorme dell'Alitalia - Eurofly, boh? - perche' i militari da trasportare erano troppi.

Alle 17 siamo atterrati a Pristina. Una volta atterrati, ci hanno caricati su dei pullman, fatti scendere vicino alla pista ad aspettare. Un freddo cane, ci sara' stato 1 grado! Dopo un po', ad uno ad uno dovevamo entrare in un tendone militare buio piantato sulla terra, dove un tenente italiano seduto ad un tavolino ci controllava il passaporto con la torcia! Usciti dal tendone, al buio completo ed al freddo, abbiamo aspettato all'aria aperta che ci portassero i bagagli. Infatti dopo circa 20 minuti ce li hanno portati, scaricandoli ed ammassandoli tutti insieme sulla terra bagnata vicino alla pista d'atterraggio! Dieci per volta siamo andati a cercare i nostri bagagli fra quelli dei militari (i loro erano tutti uguali, non so come facessero a trovarli!).

Il problema era che eravamo al buio, e dovevamo cercarli solo alla luce di un faretto, per altro puntato contro di noi in faccia, per cui non si vedeva un tubo!! Ad un certo punto, mentre cercavo invano le mie 3 valigie, un poliziotto della KFOR (la NATO) viene e mi fa "AIBI? Vi stanno aspettando!". Vedo Matteo sbucare nel buio: ero salva!! Trovate le valigie, salgo sulla macchina e non mi sembrava vero di aver terminato sto viaggio! Ero stanca morta. La casa qui e' un villino di 4 piani posto su una collinetta che domina Pristina. Al piano terra ci sono gli uffici di AiBi. Non esistono, ovviamente, termosifoni in Kosovo. Per cui, le camere si scaldano con le stufe elettriche, ma se va via la luce e' un casino, perche' appena la stufa si spegne sale il gelo in casa. Abbiamo il generatore di corrente, ma non regge se attacchiamo le stufe. Comunque, nel salone c'e' una stufa a legna in caso di bisogno. In ogni caso, la corrente manca solo di notte e qualche volta durante il giorno, ma io sono sempre in giro dunque non c'e' problema. Il fornello ha le piastre elettriche, che impiegano 20 anni a scaldare l'acqua della pasta!

Qui la mattina - durante il giorno un po' meno - c'e' sempre un odore, perche' c'e' la centrale elettrica vicino a noi che va a carbone. Cosa dire del Kosovo? Che era molto meglio l'Albania!! Onestamente, Pristina fa schifo. E' inquinata da morire. Palazzoni in stile russo, architettura inesistente, nel senso che sembra che tutto sia stato costruito a casaccio. Il brutto e' che ho avuto la sfortuna di arrivare in pieno inverno, dunque verde zero, tutto e' avvolto nel grigio piu' assoluto, che fa sembrare la citta' ancora piu' deprimente, tra gli scheletri degli alberi nella nebbia, vicino a cisterne bombardate. Matteo mi ha detto che in primavera, a marzo, tutto prende colore, e si riempie di fiori blu, speriamo! In effetti, la primavera e l'estate hanno solitamente il potere di rendere il paesaggio piu' bello e piu' umano.

Ecco qual e' il problema di Pristina: non e' umana. Non sembra una citta' come tutte le altre. E' una citta' in stato d'assedio. Esci di casa, e vedi solo i fuoristrada delle ONG, di Unicef, delle Nazioni Unite, affiancate alle macchine dei kossovari. Poi, un sacco di militari della KFOR di tutte le nazioni: italiani, norvegesi, svedesi, inglesi, americani, tutti in tuta mimetica. Poi, i nostri carabinieri ed i nostri poliziotti. Ah, per la cronaca, i nostri poliziotti qui guadagnano £420.000 AL GIORNO, PAGATI IN DOLLARI, per fare cosa? NIENTE!! E' una sana vergogna. Inoltre, la cosa piu' impressionante (alla quale mi dicono che mi abituero') sono i carri armati che viaggiano sulle strade come fossero normali macchine! Carri armati enormi, con i militari con l'elmetto ed il mitra in mano, che escono dal buco centrale del mezzo, orrendi ed inquietanti. Insomma, qui non mi piace per niente! Non c'e' nulla di umano, solo dentro la casa ci si sente "normali".

Il primo giorno che ero qui sono andata con Matteo in giro, che mi presentava a tutti in quanto nuova coordinatrice dell'area di Fush-Kosova, vicino a Pristina. Passiamo vicino ad uno degli edifici dell'ONU, mi giro e vedo di fianco a me un edificio altissimo completamente bombardato. Mi sono venuti i brividi, era la prima volta che vedevo una cosa del genere. Un sensazione orrenda. Ed a bombardarlo era stata la NATO, essendo una sede serba. Io devo coordinare l'area di Fush-Kosova, seguire le famiglie del sostegno a distanza, i centri di aggragazione giovanile ed i nostri punti AiBi, che sono 6 nella mia area. Cosa sono sti punti? Sono una stanza in ciascun villaggio, dove i bambini vengono a giocare, a fare attivita' come teatro, danza, canti, pittura ecc., che servono a far dimenticare loro (se mai ci riusciranno) il trauma della guerra, della persecuzione, delle bombe. Per il momento sto solo facendo il monitoraggio dell'area, e pian piano Matteo mi spiega quali sono i miei compiti, ecc. La prossima settimana seguiro' il punto del villaggio Lismir, dove stiamo preparando con i ragazzi di 14-15 anni lo spettacolo di Natale.

E' stato bellissimo incontrarli, perche' fortunatamente gli sono subito piaciuta e devo fare loro da coreografa per i loro balletti, siccome sono tutti scoordinati nei movimenti e nei passi! Alcuni ballano il rap, sono ragazzi che erano emigrati in Germania e la' hanno imparato a ballare il rap, molto bene tra l'altro! E, dato il mio amore per la musica rap, e' nata subito un'armonia tra me e loro, meno male. I ragazzi credono molto in questo spettacolo a cui assisteranno i loro genitori, e' un modo per distrarre i loro pensieri dalla guerra ... Appena sono arrivata a Lismir, la cosa che mi ha colpita di piu' e' stata una casa bombardata: vuota, vedevo le pareti interne dipinte di lilla mezze distrutte, con i buchi dei proiettili.

Mi sono chiesta dove saranno andate a vivere le persone che erano li'...se sono ancora vive ...e mi chiedevo come starei io a vedere la MIA casa di Airasca ridotta cosi'... Sta notte c'era un vento pazzesco, che ha portato le nuvole ed ora piove. Pristina nella pioggia e' ancora piu' inquietante. Che tristezza sara' passare il Natale qui! A volte mi prendono degli attacchi di nostalgia molto forti ...

Com'e' dura lavorare in Kosovo. Elisabetta


Fonte VIDES Laurita