Don Silvio ci scrive da Ondo, Nigeria - Dicembre 2000


Carissimi tutti, avrei voluto scrivervi almeno un bigliettino d'auguri personale... ma non ce l'ho fatta. Vi mando un messaggio "cumulativo" ma gli auguri, vi assicuro, sono sinceri e li unisco al ricordo nella preghiera, riconoscente perche' anche voi fate lo stesso. NATALE 2000! Fra tutti i 2000 che abbiamo visto quest'anno nelle piu' svariate occasioni e celebrazioni questo di Natale e' senza dubbio il 2000 piu' azzeccato. Stiamo celebrando due mila anni dalla nascita di Gesu' Cristo: l'augurio piu' cordiale a ciascuno di voi che si tratti per davvero di un evento unico, capace di lasciare una traccia lunminosa sulle nostre vite per il nuovo millennio in cui entreremo tra pochi giorni.

Con l'augurio un grazie sincero a quanti continuano a farsi presenti in molti modi contribuendo all'impegno missionario che si porta avanti qui in Ondo. Mi vengono in mente in questo momento tutte le "magie" dal sapore natalizio che caratterizzano il mese di dicembre in Italia: i colori, le musiche, i doni, i cibi tradizionali. Qualcosa arriva anche quaggiu', sotto il Sahara, in mezzo alla foresta tropicale: le luci colorate, il rincaro dei prezzi, Babbo Natale versione Nigeria, con una barba bianca che spicca come un faro sui volti resi ancora piu' scuri dagli occhiali a specchio, visto che qui si viaggia sui 30 gradi sotto un bel sole indisturbato da mattina a sera (stagione secca, niente nuvole fino ad aprile).

Altre tradizioni invece non sono ancora cosl comuni qui ad Ondo, ad esempio non c'e' la tradizione del presepio. Abbiamo dato vita ad una serie di iniziative per far conoscere il presepio e farlo entrare nelle famiglie. Non e' soltanto un addobbo in piu'. E' per noi una occasione di evangelizzazione, che aiuta a capire dove sta la sostanza, il nocciolo di tutto: senza quel bambino nella greppia il resto perde di valore, svanisce. Ma con lui che nasce a Betlemme c'e' ragione di vita e di speranza per tutti, compresi i piu' poveri che non hanno proprio nient'altro da tirar fuori per "riempire" il Natale di colori e sapori. Per loro c'e' soltanto l'essenziale, il superfluo fuori tiro. Forse per questo nel vangelo sono sempre messi tra i "fortunati", tra i beati a cui appartiene il regno dei cieli. Non avete bisogno che vi parli dei problemi sociali della Nigeria: ogni angolo della terra ha i suoi scompensi e i poveri "sono sempre con noi", dovunque viviamo. Qui sono in aumento: negli ultimi anni sono aumentati sia i ricchi che i poveri. L'innalzamento dei salari delle categorie piu' alte a fatto aumentare anche i prezzi dei generi di prima necessita', mettendo le fasce deboli ancora piu' in difficolta'.

I giovani sono tra i piu' poveri: la loro educazione scolastica e' sempre sotto la minaccia di scioperi perche' gli inseganti non ricevono regolarmemnte il loro salario. Se il ragazzo non h in grado di trovare quel minimo necessario per le spese scolastiche non gli h permesso di sostenere gli esami. Conclusa la scuola l'incubo continua nella ricerca di un qualche lavoro, che permetta a chi finisce di guadagnare qualcosa e prendersi cura di fratelli e sorelle piu' giovani che vengon dopo di lui. A questi giovani che la presenza di Don Bosco in Nigeria cerca di offrire una mano amica, insegnando un mestiere nella scuola tecnica, offrendo loro opportunit` educative nell'oratorio centro giovanile offrendo in questi giorni a ciascuno di loro un presepe (una semplice stampa) attraverso il quale far capire che ci sono nonostante tutto ragioni di speranza in terra e in cielo, come han cantato gli angeli a Betlemme.

Nella nascita di quel bimbo 2000 anni fa la storia degli uomini ha trovato il suo punto solido di partenza verso una direzione di vita senza fine da cui nessuno e' escluso per principio, a cui tutti hanno diritto a qualunque popolo appartengano, e senza differenze determinate dai dollari annui procapite. Come dice madre Teresa "davanti a Dio siamo tutti poveri", tutti in estremo bisogno di questa speranza che da senso, direzione al passare degli anni sia per chi si sente nella primavera della vita sia per chi e' gia' in piena estate. Qualche tempo fa ho trovato una storia scritta da Henru' J. Nouwen che credo possa esprimere bene la gioia e la fatica che la speranza accesa dentro di noi dal Natale porta con se'. Nella grotta di Betlemme c'e' una promessa smisurata: "Dio si e' fatto uomo perche' l'uomo diventi Dio" (Atanasio). Ma e' posto in una mangiatoia, in mezzo a un asino e un bue: e' qualcosa di strepitosamente grande affidato a un eccesso di poverta', di "irrilevanza" agli occhi del mondo. Questo contrasto passa attarverso tutta la nostra vita di cristiani. Abbiamo il cielo a nostra disposizione se vogliamo, ma insieme siamo cosl presi dalle faccende di questa terra che rischiamo di vivere come se tutto si esaurisse quaggiu' e non ci fosse niente al di la' di noi stessi. Questo contrasto e' la sfida della fede che viene offerta a chi h cristiano sulla scia di una tradizione millenaria e a chi in Nigeria lo e' appena diventato pochi mesi fa o ci sta ancora pensando.

Questo, grazie a Dio, e' il vero regalo di Natale che ci ritroviamo sotto l'albero ogni anno. Lo vogliamo aprire? Ecco la storia: I DUE GEMELLI La sorellina disse al fratellino: Io credo che ci sia vita dopo la morte. Il fratello protesto' energicamente: "No, no! Qui e' tutto quello che c'e'. Questo e' il buio tiepido posto, e noi non abbiamo nient'altro da fare che tenerci stretti al cordone ombelicale che ci nutre. La bambina riprese con insistenza: "Ci deve essere qualcosa di piu' di questo posto oscuro. Ci deve essere, sono sicura, un qualcosa d'altro, un posto pieno di luce, doce ci si pur muovere liberi". Ma anche queste parole non convinsero affatto il suo gemello. Pasarono non pochi minuti in silenzio prima che la sorella riprendesse decisa: "Ho qualcos'altro da dirti e temo che anche questa volta tu non mi crederai: sono convinta che ci sia una MAMMA". "Una mamma?! sbotto' il fratello. Che diavolo vai dicendo? Io non ho mai visto una mamma e lo stesso vale anche per te. Chi ti ha messo in testa una simile idea? Come ti ho gia' detto questo posto e' tutto cio' che abbiamo. Perche' volere sempre qualcosa di piu'!? Questo non e' dopo tutto un brutto posto. C'e' cio' di cui abbiamo bisogno.

Chi si accontenta gode! Accontentati una buona volta". La sorellina fu sopraffatta dalla veemenza del fratello e per un bel pr non osr piu' proferire parola. Ma non riusciva tuttavia a darsi pace dei suoi pensieri e dal momento che non aveva alcun altro con cui parlare eccetto il suo gemello riprese coraggio e gli chiese: "Non senti queste strette che ci schiacciano tutto attorno di quando in quando? Danno fastidio e qualche volta sono anche dolorose". "Si" rispose secco "e con cio', che c'e' di strano?". "Beh" continuo' la sorella "credo che queste strette siano una specie di allenamento, qualcosa che ci sta preparando per un altro posto, certamente piu' bello di questo, dove potremo vedere nostra mamma faccia a faccia. Non h meraviglioso? Non e' eccitante?". Il fratello non rispose. Era arcistufo degli stupidi discorsi di sua sorella e decise che la cosa migliore da fare era semplicemente ignorarla nella speranza che lei lo lasciasse in pace, senza piu' domande e inutili parole.

Gli auguri piu' cordiali a ciascuno di noi di non stancarci mai delle grandi domande che il Natale di Gesu' pone alla nostra vita, quella di oggi e quella senza fine verso cui tutti siamo incamminati, in ogni angolo della terra.

God bless you all!! Vostro don Silvio.


Fonte VIDES Laurita