Edizione 2004

CONVENTO DEI FRANCESCANI

28-29 agosto 1990

 

   

 

VIGGIANO JAZZ ’90, UN ESPERIMENTO BEN RIUSCITO

(Leonardo CRITONE – La Voce dell’Agri – settembre 1990 – Anno II n.9)

 

Viggiano 28 agosto: l’atmosfera è tranquilla, l’ambiente incantevole, il palco al buio senza musicisti, alle spalle lo scenario murale offerto dal Convento dei francescani con le ombre delle sue antiche mura che si proiettano nel cielo, il pubblico bisbiglia sottovoce sottolineando un clima d’attesa, una musica soffusa si diffonde entro le mura del Concento.

L’attesa dura poco, si accendono i riflettori sul palco ed ha inizio la prima edizione del festival “viggiano Jazz”.

Sale sul palco il direttore artistico Mario Raja che traccia nelle linee essenziali il programma della serata.

Si inizia con sax e pianoforte del duo Tonolo-Zegna, che diffondono subito una musica dolce ed al tempo stesso piena di vitalità che riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico che partecipa emotivamente all’esecuzione.

Tutto procede nell’entusiamo generale e caldamente come i primi vengono accolti i componenti del nuovo Sestetto Italiano, un gruppo jazz di recente costituzione.

L’impegno dei musicisti è estremo e viene ripagato da un pubblico attento e caloroso.

Scocca mezzanotte ma lo spettacolo non finisce lì, ci si trasferisce tutti all’hotel Kiris di Villa d’Agri dove si continua a suonare fino a notte fonda in jam session.

La seconda serate è sostenuta dalla BIG BANG.

L’orchestra è composta da 12 musicisti fra i nomi più importanti del jazz italiano ed ha offerto uno spettacolo davvero entusiasmante. Ciliegina sulla torta è stata una composizione di Mario Raja per l’occasione: “Viggiano Jazz” in cui sono stati rielaborati fra l’altro motivi di musica popolare.

Questa sera dopo la mezzanotte ci si sposta all’hotel dell’Arpa a Viggiano per la jam session con tutti i musicisti della manifestazione, ed è qui che fra un’improvvisazione ed un’altra riusciamo (verso le 3 del mattino) ad improvvisare un’intervista con Mario Raja:

Come nasce l’idea di questa iniziativa?

Ti spiego: vengo da sempre qui, è il paese del nonno, di mio padre, quindi è un posto che mi è molto caro. Amo il jazz che come sai è la mia musica, il mio mestiere. Avendo molti amici qui, in particolare Rocco Marsicovetere ci siamo chiesti:  “perchè non provare a fare un festival a Viggiano?” Ne abbiamo parlato e siamo riusciti a farlo grazie ad un enorme entusiasmo di tutti.

Com’è stata la partecipazione del pubblico?

Sorprendente, molto buona, veramente, molto calore ed anche molta comprensione. Era pieno di gente molto attenta e ciò significa che questa musica, come tutta la buona musica, va alla gente e parla alla gente anche se non ha un’esperienza specifica. C’erano persone che tu vedi a sentire la musica popolare quando si fanno le feste o le donne del paese che si aspettavano di “vedere i cantanti” che invece hanno recepito che la musica fosse fatta con passione. Questa per noi è un’esperienza positiva e ti assicuro che spesso suonando davanti a pubblici più attenti non hai questo tipo di attenzione. Ti capita di suonare a volte in clubs ed hai un pubblico sciatto, distratto, che sta lì, chiacchera e beve, e ciò ti ferisce sempre molto.