Sito web di Rosetta Viglietti

LE MIE POESIE

NAVIGANTI DI SOGNI
Se quella fragile luce
riversa sull’ultima onda
                    scompare…
se respiri   sospiri
voci disperse di luna
s’accompagnano all’inafferrabile
                     risacca…
siamo noi nell’eterno andare
colpevoli di perderne gli echi
confusi da frenetiche stagioni
e con esse smarrire
lo sguardo di bambino
e la via che al cielo conduce.

A sera, nell’incerta luce
che sorvola linee
di vite incompiute
ancora possiamo tornare
naviganti di sogni ed albe
sebbene più brevi
sorridendo degli umili pensieri
che in versi, come tremule luci
rischiarano l’orma sulla sabbia
                         prima che muoia.

2° Premio di Poesia al Concorso “Unitre” della città di Chieti - 2004
1° Premio di Poesia al Concorso “Domenico Buffoni-Ziomonaco” della città di Trasacco-2005
DOVE CANTA IL GIORNO?
Freddo che langue su colli percosse
su pelli d’inutili tappeti
e su inascoltati lamenti del bosco.

Freddo d’ombre d’eclissi solare
nel disagio di un sole rapito.
E scarni arbusti s’ergono
dove i miei occhi un tempo
                   riposavano al verde.

Freddo il silenzio che
                   avvolge le campane,
mentre le mani s’aprono
                 in segno di croce
ed una muta domanda giace.
Dove canta il giorno?
Fra luci chiare e cieli infiniti,
oltre l’assalto di un lungo cemento,
su di un prato dipinto di grano
e sulle labbra dal cenno di un bacio
che langue e s’apre
su chi passa e non vede.

3° Premio di Poesia al Concorso “Ass.ne Rinascita di Piediluco” della città di Piediluco-2003
Tratte dalla silloge Fili d'alba

La silloge ha ottenuto il 4° Premio assoluto al Concorso di Poesia “Histonium” della dittà di Vasto-2002 con la seguente motivazione:
"Liriche suggestive e suadenti. La poetessa ritrova assopiti nella sua anima brividi di ricordi e vi si abbandona nella sofferta consapevolezza che nulla ha più lo stesso sapore e la stessa luce."
FOGLIE STRETTE
Notte nell’onda
          che piano s’arrotola
          e trema in silenzio
          in un sospiro di schiuma,
notte graffiata
          d’inutili occhi vacui
          su stelle cadenti.
E poi l’alba
           con le sue esplosioni
            sui volti e sulle strade
           a rendere la curva del cielo
           e la musica del vento.
Questo soffio
           che mi fa meraviglia
questo desiderio di andare oltre
perché non posso
tenermi la vita dentro.
La mia vita…
           a volte sospesa su di
           una parola non detta
           o nascosta in quella terra rossa
            di foglie strette di malinconia.
La mia vita…
            lascio che scorra
            oltre gli umori di pioggia
             e gli amori bruciati
            su granelli di sabbia,
             fino a che la notte ritorni
            con i suoi sogni
            sulle chiome stellate.

Segnalata al Concorso di Poesia “Vincenzo Marcellusi” della città di Faiete di Cellino Attanasio-2001
VIAGGIO
Cammino senza attendere albe rosse
su di un tram lento ed oppresso
fra palazzi dove il cielo non arriva.
Cammino senza targa né meta
lontano da riva migliaia di vite,
e tu che sempre accanto
hai taciuto l’ombra e il vuoto
accompagnami dove nasce il giorno,
e nell’attesa che il sole ci soffi dentro,
mi ricorderai le tue braccia sollevarmi,
il tuo riso bianco, il tuo odore, 
i miei voli d’incanti
                 che s’aprivano al cielo.

Dimmi dov’è ora il cielo
e se guardando gli uccelli
potrò ancora volare.
Accompagnami ancora
e se il passo dovesse stancarti
sarò io a sollevarti
e tu mi darai i tuoi occhi
          quando la notte sarà senza stelle
e il tuo cuore che mi indicherà
          dov’è la magia, l’unica, vera
          che scivola dentro e non va più via.

1° Premio al Concorso” Domenico Buffoni-Ziomonaco” della città di Trasacco-2001
VERITA’
Sull’orlo del mio cuore
s’inventa  
l’imprevedibile spazio
di un’angoscia.
Quando la verità
m’avvolge 
mi stringo in un angolo
a schiacciare la mia ombra
in silenzio
per non disturbare.

1° Premio al Concorso di Poesia “Domenico Buffoni-Ziomonaco” della città di Trasacco-1998
Motivazione del premio:
Sorpresa dalla consapevolezza di una verità dolorosa, cerca rifugio in un angolo nascosto del proprio IO, nel quale trovare riparo e rimanere silenziosa di fronte all’incalzante sopraggiungere della realtà degli eventi. Tuttavia ella non coinvolge altri nella propria sofferenza ma, discreta e china sulla sua immagine, ne vive in solitudine il dolore. Questi versi ci colpiscono per l’intensità dei sentimenti, colti nel loro attimo essenziale, e per l’immediatezza d’espressione.

TORNERO’
Tu credi sia un sogno
 questo gocciolare di stelle
                      sul mio seno
questa voglia che scolora?
Se tu ascoltassi me
di quella che più non sono
delle mie radici soffocate 
dai tuoi silenzi
della voglia di fuggire e di restare,
                   mi diresti
Non andare finché la luna
scalderà di fiato la notte.

Allora dimmi,
se tu vuoi
                 io tornerò
non so quando
in un giorno qualsiasi
dimenticando l’orme
l’ora   i silenzi.
                 Così tornerò
perché qui sono nata
a cercare la goccia
oltre lo stelo
nelle tue mani di cielo
che sanno di rugiada.

1° Premio al Concorso di Poesia “Il Cenacolo” della città di Francavilla al mare-2000
Tratte dalla silloge “SE LE STELLE POTESSERO PARLARE”

La silloge ha ottenuto il 2° Premio al Concorso di Poesia “Borgo degli artisti” della città di Milano-2007
SPERANZA TRADITA
Speranza cucita
sul dorso curvo
a raccogliere gli occhi
caduti nel fondo
di un passato remoto,
ed in esso cercare
l’immagine vaga
d’una via spesso
invischiata all’ombra,
di rado stesa al sole.

Alfine scoprirla
ancora oggi legata
ad un passo corto
tradita da un’alba
piegata al tramonto.

E nuvole acide
     coprono l’ultimo
           lembo di cielo.
SE LE STELLE POTESSERO PARLARE
Una spalmata di fondo
            ancora un’altra
fregando rabbiosa
               impotente, non basta
una tinta a coprire l’immagine
riflessa di una maschera che
a grattare dell’unghia sull’impasto
ne spuntano i denti
                 da un malcelato sorriso,
artigli coperti al giorno
                 del predatore notturno
che ognuno inconsapevole nasconde.
                     Se le stelle potessero parlare…!
                     Guardano
                     testimoni inerti del lungo vagare
                                tra schermaglie
                                      travagli
                                  inquietudini
                           lunghe ore immobile
                            quatta fra le ombre
                  nell’attesa di ghermire la notte 
LA VITA IN OBLIQUO
Inclinata
la testa guarda in obliquo
le mura slabbrate
sulle spalle pendenti.
Il fiato rimbalza ad ogni passo
                    scosso d’inciampi
                    sul selciato duro.

Vorrei non ascoltarmi,
           negare i pensieri confusi,
           dissolverli e dissolvermi.
Vorrei non amarmi,
           non amare il corpo che chiede
           e mi dona gravità
                   d’urto e d’attesa.

Pensieri tremolanti
sul sapore inscindibile
          di spirito e carne.
PAROLE MUTE
Distorte
le parole  s’accavallano
quando a pronunciarle
sono labbra umide di rosso,
così pure gli occhi che cercano
invano di addurre fascino
alle antiche primavere
colorando di rosa il bianco e il nero.
             Nel tempo si misurano i toni,
 ,                     complessa mescolanza,
            che oggi insiste nel grigio
            e sulla linea rossa
            che scava la guancia.
Si misura ora la percezione
del peso d’esserci,
concedendo pietà
alla nostra carne tagliata
da morsi e rimorsi.

Parole mute nel mistero
               d’inizio e fine
               nascita e morte.
…E MI LASCIAVO CULLARE
Una voce lontana
un gesto nella memoria
e mi sorprendo a sospirare
premendo la faccia al sole
custodendo nella notte
fra lenzuola la pelle bruciata.
                E nel buio rotolo
m’impiglio nei sudori malcelati
da un pigiama di flanella
lo stesso che ogni sera mi dico
di cambiare ma poi rimane
legato a quella voce
“non scoprirti chè fa male”
mia madre solerte m’invitava
la mano poggiata alla fronte di febbre…
                        e mi lasciavo cullare.

Sospiro ancora l’antica carezza
lieve brezza sulla fronte
arsa ormai rugosa…
                  e di nuovo mi cullo
                  nelle notti bianche
                  in solitari sensi
                  gli occhi accesi
                  fra le pieghe di ricordi
                  soffiati sulla nuca.
MATTINO
Non c’è
       sulla finestra
           la luna che muore
       sul profilo del monte
           lo stupore di un’alba.

       Il suono di campana
non c’è
       nella lunga agonia d’asfalto
       quando il bosco
       non abita più dentro.

E quel cielo
        troppo grande
        per i miei occhi limiti
dov’è
        quel cuore esteso
                    oltre l’uragano.

T’abbraccio mattino
e raccolgo il respiro
di una nuvola sazia
che nasconde il lampo
di un tuono lontano.
MIA ILLUSIONE
Dove il sospiro
del mare s’adagia
e la luna giace
e le stelle sbiadiscono
                  io ti vorrei
anche solo un istante
 nella certezza di un’alba
                e di una stretta
nell’incanto di quest’ora
         che toglie il respiro.

Amore…
mia tenerezza
mio slancio
mio fremito di foglia,
           vorrei vestirmi di te
           senza bordi né limiti.
E’ questo sole di follia
che mi nutre
       quest’ibrida luce
       che raggia la pelle.
Mia propaggine illusione…
A quest’alba io porgo
l’ala di un gabbiano
ed il pensiero di un ritorno
                 lungo ed eterno.

2° Premio al Concorso di Poesia “La Spiga d’oro” della città di Paganica-2003