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Villa Emma
fu costruita fra il 1890 ed il 1898 su commissione del Commendator
Carlo Sacerdoti, che volle affettuosamente dedicarla alla moglie
Emma Coen.
Il progetto fu affidato all'Architetto Vincenzo Maestri, Presidente
dell'Accademia di Belle Arti ed uno dei principali esponenti del
mondo accademico modenese. L'architetto, particolarmente propenso
al linguaggio architettonico del classicismo si impegnò
nella realizzazione di diversi palazzi e ville nella provincia
modenese, nel completamento del Santuario di Fiorano e del Teatro
Storchi di Modena, ma si espresse al meglio proprio nell'architettura
di Villa Emma.
La Villa
nasce come residenza estiva di campagna ed è parte di un
complesso edilizio che comprendeva cinque edifici: la villa, la
casa del custode (visibile in Via Mavora - angolo Via G. di Vittorio),
la fioraia (ancora presente nel parco della villa), le scuderie
(a sud della villa, in Via Milano) e la stalla con l'abitazione
del colono (Via Milano). Tutto il complesso era immerso in un
parco delimitato da due strade interpoderali e dall'antica strada
romana Via Mavora (Cardo Maior, ovvero asse maggiore).
La villa è articolata su due piani più il sottotetto
che attualmente è adibito alla maturazione dell'Aceto Balsamico
Tradizionale. Il piano primo è raggiungibile tramite due
scale interne: la scala di servizio che raggiunge anche il sottotetto
e la sontuosa scala nobile formata da gradini in marmo di carrara
e balaustra in ghisa. I diversi livelli dell'edificio sono scanditi
da un'ampia fascia marcapiano riccamente decorata con formelle
in cotto.
La pianta della villa si apre libera nel territorio circostante
ed è formata da due ali laterali giustapposte ad un volume
centrale. I prospetti,
tutti di rilevante importanza, sono caratterizzati da una fastosità
di decorazioni che si arricchisce dal basso verso l'alto fino
a culminare nella fascia di coronamento. Sui quattro fronti inoltre
sono presenti balconate con balaustre in cotto e loggiati caratterizzati
da pilastri e colonne con capitelli corinzi.
Gli ambienti interni, recentemente restaurati e riportati allo
stato originale, sono ricchi di cromatismi sia per le preziose
decorazioni che ornano tutti i soffitti a volta, opera del pittore
modenese Fermo Forti allievo del Malatesta, sia per le sontuose
pavimentazioni formate da marmette di graniglia e cementi colorati.
La storia
della Villa è segnata negli anni 1942-43 da un episodio
che vide protagonisti oltre cento ragazzi ebrei provenienti dalla
Jugoslavia. In fuga dal nazi-fascismo furono aiutati dalla spiccata
solidarietà di molte famiglie nonantolane che, rifugiandoli
all'interno della Villa fino al momento della fuga in Svizzera,
li salvarono dai campi di concentramento e di sterminio.
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