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Un pò di storia......

 

 

Godrano, abitato da poco più di 1200 abitanti,  paese dominato 
dalla maestosa Rocca Busambra. (Da "Rocca Busambra" G. Giardina)  all'estremità orientale del Bosco della Ficuzza  che ricade su buona 
parte del territorio Godranese, a circa sette Km dallo scorrimento 
veloce Palermo-Agrigento e a circa 36 Km da Palermo.

ROCCA BUSAMBRA

Si erge alta e solenne
la montagna della mia poesia
che al centro s'apre liricamente
come enorme ventaglio rameggiato di cerri scuri.
La foresta allarga la sua impetuosa orchestra
discendendo verso la valle
ora chiara ora scura.

Vegetano con furia l'asfodelo e la cicuta,
bacche rosse, ginepri spinosi duri,
edera, felce, biancospino e sambuchi rampicanti...
Scuote urla cammina come la tempesta,
come verde mare di foglie
che veniva ad agitare e allargare d'amore
la vela romantica e sperduta del mio cuore.

Rocca Busambra, quante lunghe
notti riposai al tuo piede granitico,
quante notti mirai la tua meravigliosa veste incantata
fasciata di scintillamenti, incipriata di luna
e carezzata d'echi dolci profondi……

  ...Sì: lontano da te non riesco a vivere,
e m'aggrappo ai pennelli degli alberi,
o Rocca Busambra, ora viola e ambra,
ora verde rossa azzurra nera rosa
grandiosa tavolozza del mondo
dove il rotondo sole pittore
compone e scompone i suoi vivi colori.

1929  G. Giardina

 

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    Notizie sulle origini               

 

Le origini di Godrano sono molto remote. Dai reperti trovati, databili tra il V e il IV secolo a.C., è venuto alla luce che il territorio dove oggi sorge il paese fu punto d’incontro-scontro di popoli di culture diverse: Elimi e Sicani, antichi popoli della Sicilia ed altri di cultura greca più evoluta e raffinata. Nel periodo delle invasioni da parte dei Romani, degli Ostrogoti e dei Bizantini, non si sentì parlare di questa zona. Soltanto con l’occupazione degli arabi, iniziata nell’ 827, si ebbe la prima descrizione di questi luoghi. Fu proprio Al-Idrisi, geografo del XII secolo, un arabo alla corte di re Ruggero, a fare per la prima volta riferimento a Godrano a proposito del fiume Amendola la cui sorgente si trova in questa località Al-Godran che non è lo stesso luogo dove oggi si trova Godrano. "Al Gadran", in arabo "la Palude". Da qui prende il nome il paese di Godrano. 
Ben presto il territorio fu teatro di numerose lotte baronali tra i Chiaramonte e i Ventimiglia. In seguito il paese divenne feudo, casale, baronia, terra e visse particolari vicende sotto le aristocrazie che lo dominarono: Valguarnera, Barberi, Bartolomeo di Monteaperto, Lancellotto, Favara, Calogero Colonna Romana ed il figlio Gabriele, G. Cottù, il Marchese di Rioccaforte (che contribuì alla ricostruzione del paese, della chiesa e delle campane, forgiate con oro, argento e bronzo) ed infine a Ferdinando I di Borbone, lo stesso che fece costruire dal Marvuglia la Palazzina Reale di Caccia di Ficuzza.

     
 
 

Cronostoria del nuovo Godrano 

Intorno al 1616 il paese si trasferisce dal fondovalle alla collina. Uno spostamento resosi necessario probabilmente per il progressivo prosciugarsi del lago che andava via via trasformandosi in una palude malsana (Da "Mio Padre" G. Giardina). 

                                         MIO PADRE  (G Giardina)

Lungamente insegnasti
alla scuola dove io precisamente nacqui,...
...racconti la storia barbara vera 
tra servi e padroni 
ai tempi dei marchesi Roccaforte


quando nei mesi caldi la malaria mieteva
campi di contadini insieme al grano
dai lontani feudi alle porte di Godrano...
Morire, rinascere,...  

Così, per sfuggire alla malaria, si abbandona il vecchio centro e si fonda il nuovo paese. Questo spostamento deve avere inciso profondamente sulla struttura economica e sociale del paese. Nel 1607 viene fatto il primo censimento della popolazione del paese: in tutto vengono censite 32 famiglie con un totale di 108 persone. Verso il 1750 la popolazione è calcolata in 419 unità, ma continua a crescere nel secolo successivo. Sotto il regno dei Borboni, nei primi anni dell’ 800, Godrano poté godere di una particolare importanza visto che parte del suo territorio (Bosco di Ficuzza) era compresa nella riserva di caccia del re Ferdinando IV. Proprio di questo periodo è il cosiddetto “Il pulpito del re”, (Purpitu re) presso Portella della Gramigna, una specie di sedile scavato nella roccia dove il re  si appostava per cacciare il cinghiale, la volpe e il capriolo,  

mentre nello stagno del Gorgo del Drago (oggi prosciugato) allevava trote e trinche per la pesca.  
Dopo l’ unità d’ Italia Godrano e il suo territorio hanno seguito le sorti di tutta la Sicilia senza rivestire un ruolo di particolare rilievo.L'abitato attuale ha mantenuto la forma di un tipico borgo contadino, considerando che ancora oggi l'agricoltura, la Forestale e l'allevamento con la rinomata produzione del Caciocavallo sono le principali fonti di reddito degli abitanti.

Leggi la poesia in dialetto "Quantu è beddu lu Cutranu

 

....le tradizioni perdute, quelle ancora in uso e le nuove

 

Le antiche tradizioni perdute di Godrano sono  legate a feste religiose: 
-la "tavulata di san Giuseppe" a Marzo; 
-la rappresentazione della passione di Cristo durante la settimana santa;
-"a furriata ri trocculi" nei giorni di Passione in cui le campane erano legate a lutto.

Quelle ancora celebrate:

-a "Vampa" di San Giuseppe la sera del 18 Marzo;
 -il "Corpus Domini" a Giugno, preceduta da 8 giorni di preparazione durante i quali i quartieri in festa addobbano  i balconi con le coperte più preziosa e i fiori più belli; 
-il 2 e 3  di Settembre sono dedicati alla festa per il patrono S. Giuseppe. La mattina del 2 si svolge  la fiera del bestiame

Le nuove:
La La Sagra del Caciocavallo a metà Agosto,
L'estate Godranese organizzata dalla Biblioteca comunale con rappresentazioni e attività di intrattenimento per giovanissimi, giovani e adulti

.......i suoi monumenti

Appena fuori, invece, funziona da circa trent'anni il museo della civiltà contadina "Godranopoli" a cui è legato un centro d'arte, fondato dallo studioso Francesco Carbone

 

La Chiesa della SS. Immacolata conserva un dipinto della scuola di Pietro Novelli e le campane forgiate con l'oro per ordine del Marchese di Roccaforte, rinomate per il particolare suono che raggiunge anche il vicino paese di Mezzojuso. 

Il Calvario  sovrastato da una grande croce in ferro, costruito su un'altura a monte del paese dove sorgeva il vecchio cimitero (poesia G. Giardina) visibile anche da molto lontano.

Infine il Monumento ai caduti realizzato nel crocevia antistante la chiesa

                       .....Un pò di cultura

 Il 30 luglio del 1903 nasce a Godrano Giacomo Giardina. Frequenta le prime due classi elementari con il padre ma con scarsissimo profitto. Negli anni della sua giovinezza fa il pecoraio e coltivava a mezzadria un campicello nelle campagne di Godrano.
Negli anni '20 Giacomo Giardina sente parlare per la prima volta di Futurismo. Viene irresistibilmente attratto dalla poesia e comincia a scrivere le prime liriche ispirate alla vita pastorale, alla campagna di Godrano e Bagheria. Comincia a farsi conoscere nell'ambiente culturale palermitano.
Inizia, intorno al 1927, la corrispondenza con Marinetti che lo esorta a continuare....."avete ingegno, lavorate con fede...". Il fondatore del futurismo avrà occasione, l'anno successivo durante un convegno a Palermo di presentare ufficialmente Giardina al pubblico. Nel 1931 lo stesso Marinetti proclamerà il giovane pecoraio Giardina "poeta record meridionale" che cingerà il casco d' alluminio. Dopo la pubblicazione del suo primo volume "Quand'ero pecoraio
" con la prefazione di Marinetti tutta la stampa italiana se ne occupa diffusamente ed esplode il caso letterario.
Nel 1944 muore Marinetti e Giardina abbandona l'attività poetica per lare il venditore ambulante a Godrano, ma nel 1959 Francesco Carbone rispolvera il caso letterario con un articolo che scuote Giardina dal torpore in cui era caduto e riprende a scrivere, si trasferisce a Bagheria, abbandona Godrano dove torna ogni tanto con Francesco Carbone.
Nel 1971 Francesco Carbone cura e fa pubblicare un volumetto di Giardina "Guttuso nel mio quadro"
Franco Rosi lo ha voluto attore nel suo film: "Cristo si è fermato a Eboli".
Nella vecchiaia Giardina si ritira a Bagheria dove muore  solo e di stenti.