Comunicazione e segni
Comunicare
Comunicare significa “mettere qualcosa in comune”. Quando comunichiamo, infatti, mettiamo in comune con qualcuno delle cose: informazioni, impressioni, constatazioni, giudizi, modi di pensare, ordini, preghiere, desideri e così via.
Si può parlare di comunicazione solo se questo passaggio – da chi parla a chi ascolta, da chi scrive a chi legge, da chi fa un gesto a chi lo vede – avviene intenzionalmente: se vedo il pallore sul volto di una persona senza che lei mi dica niente, capisco che quella persona non sta bene, ma non si può dire che lei mi abbia comunicato qualcosa. C’è comunicazione, invece, se la persona dice: “Non sto bene”, o se mi fa un gesto che significa: “Che male!”
Definire la comunicazione
Ogni comunicazione è un
processo complesso. Esso viene descritto in seguito ad un modello proposto dal
linguista R. Jakobson, mettendo in evidenza i sei fattori che lo costituiscono:
il messaggio, il mittente, il ricevente, il referente (o contesto), il codice,
il canale (o contatto).
Lo
schema che segue è tratto da “Elementi di comunicazione per la divulgazione
agricola”-Vol.1 Caldarini, Guadalupi
- INEA 1995.
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Ciascuno di questi sei fattori gioca un ruolo specifico; nessuno di essi può essere assente dal processo indicato. 1.
I fattori della comunicazione 1.1
il messaggio E’
quello che viene rivolto a un interlocutore per inviargli
un’informazione: che siano frasi orali o scritte, in qualsiasi lingua, o
una serie di segnali, o un accostamento di elementi voluto dal mittente.
Il messaggio è il fattore più evidente della comunicazione, quello che
si definisce spontaneamente con maggiore facilità; sarebbe però un
errore pensare che si regga da solo e che costituisca di per sé la
comunicazione stessa. 1.2
il mittente E’
colui che compone e invia il messaggio. Può trattarsi d’una sola
persona (conversazione, lettera personale, discorso), di più persone
(co-autori di un testo, realizzatori di una trasmissione), di una
organizzazione rappresentata da uno dei suoi membri (circolare,
comunicazione di servizio). 1.3
il ricevente Riceve
un messaggio che gli viene rivolto dal mittente. Anche in questo caso può
trattarsi di una persona (conversazione, lettera personale) o di più
persone (discorso, messaggio pubblicitario). Il mittente e il ricevente
possono non trovarsi contemporaneamente nello stesso luogo. Si dirà
allora che la comunicazione è differita (spedizione di una lettera,
diffusione di una trasmissione, lettura di un’opera scritta o ascolto di
una cassetta registrata). I ruoli di mittente e ricevente non sono fissi
ma intercambiabili. Il mittente può diventare ricevente e viceversa, più
volte di seguito, per esempio in una conversazione. 1.4
il codice Costituisce
il tramite necessario tra mittente e ricevente, permettendo loro di
comunicare e comprendersi. Occorre, per esempio, che mittente e ricevente
parlino la stessa lingua. Il codice è il risultato d’una convenzione,
cioè d’un tacito accordo che vige tra i membri di una comunità umana
che accettino di attribuire lo stesso valore a un dato segnale. Le lingue
naturali sono evidentemente dei codici, come dimostra la difficoltà di
comunicare quando non si parli la stessa lingua. La possibilità di
padroneggiarle attraverso l’apprendimento è un fatto riconosciuto; si
ammette ormai senza difficoltà il loro carattere arbitrario, cioè
l’assenza di una relazione naturale tra la parola e l’oggetto
designato. Si ammette con altrettante facilità il carattere convenzionale
di certi codici complementari, di alfabeti sostitutivi come l’alfabeto
morse o il Braille, poiché se ne conosce l’autore e l’epoca cui
risale la loro invenzione. Ci sono molte più incertezze riguardo ad altri
modi di comunicazione, come il colore dei vestiti, i gesti o il disegno.
Si tende a credere che il loro uso sia naturale e identico in tutto il
mondo, eppure basta un po’ di curiosità per scoprire che in Asia, per
esempio, il bianco indica il lutto, mentre gli abiti indossati per la
cerimonia nuziale sono rossi; nei Balcani si annuisca per dire no, mentre
si agita lateralmente la testa per dire sì; in Oriente la sigla della
croce Rossa non è una croce ma una mezzaluna. Tutto, insomma, in questi
sistemi è frutto di una convenzione. 1.5
il canale E’il
mezzo di trasmissione dell’informazione. Può assumere materialmente
diverse forme: onde sonore nel caso della voce umana, supporto cartaceo o
nastro magnetico, apparecchiature complesse per il telefono, la radio e la
televisione. Il canale non è soltanto uno strumento: la scelta del canale
può influenzare la forma del messaggio. Così, un’informazione non è
trattata allo steso modo dalla stampa giornalistica, dalla radio o dalla
televisione, e una conversazione non può essere l’equivalente di un
tete-a-tete. Ciascun mezzo d’informazione impone le propri condizioni. 1.6
il referente E’ costituito dall’informazione da trasmettere: il referente è in pratica ciò di cui si parla, l’oggetto della comunicazione stessa. Il referente non è il messaggio: a proposito di una stessa situazione si può comporre un’infinità di messaggi diversi. Lo stesso avvenimento, per esempio, verrà trattato in modo diverso da giornali diversi, dando luogo a diversi messaggi. Un fatto di cronaca può occupare più colonne in giornali come La Notte o Il Resto del Carlino, e una decine di righe soltanto, sul Corriere della sera; alcune riviste gli dedicheranno una copertina e svariate pagine interne, mentre altre lo evocheranno in breve (notizia trattata in modo succinto, senza commento). L’avvenimento stesso sarà presentato in modo diverso a seconda dello stile del giornale: marcata personalizzazione in un caso, evocazione del contesto socioculturale in un altro. Le persone implicate saranno designate a seconda dei casi con il nome proprio, con il nome proprio unito al cognome, o con entrambi i termini accompagnati da signor o signora.. Le differenze sono molteplici (...) Inoltre si possono
aggiungere alle definizioni di base alcune nozioni complementari:
feed-back, rumore, ridondanza. 1.7
il feed-back Il
feed-back o retroazione designa la percezione da parte del mittente del
messaggio che sta producendo. Ad ogni istante il mittente si trova nella
condizione di ricevente: invia il messaggio e lo riceve quasi
simultaneamente. La ricezione gli permette di controllare ed aggiustare la
forma del messaggio emesso. Non riesce, ad esempio a parlare senza potere
sentire le proprie parole; se, attraverso un casco che diffonda rumori
molto forti, si assorda una persona mentre sta parlando, questa perderà
il controllo di ciò che sta dicendo, farfuglierà e si interromperà
rapidamente. Lo stesso effetto si osserva in un individuo che vuole
parlare ascoltando la musica in cuffia; alzerà involontariamente la voce
per ascoltarsi. Per fare un altro esempio, si può ritenere che una
persone che rilegge ciò che ha scritto- o che segue con gli occhi ciò
che sta scrivendo- utilizzi consapevolmente l’effetto feed-back, mentre
questo effetto si produce inconsciamente nella parola. 1.8
il rumore Il
rumore è tutto ciò che ostacola la comunicazione, che si tratti di un
ostacolo materiale oppure no. Esso può essere costituito da…un luogo
rumoroso, ma anche da scariche durante la trasmissione, da un inchiostro
troppo pallido o da una calligrafia non chiara, un’illuminazione non
sufficiente, un apparecchio poco adatto alla lettura di un nastro
magnetico, dalla disattenzione del ricevente o dall’incompetenza del
mittente, ecc. Il mittente del messaggio dovrebbe avere la cura costante
di ridurre il rumore. 1.9
la ridondanza C’è una ridondanza quando, in un messaggio, un dato informativo viene trasmesso attraverso più procedimenti diversi. La ridondanza non consiste nel ripetere l’informazione, ma nel darla in molteplici forme. Il messaggio comprende allora elementi che non sono strettamente necessari, elementi che sembrano essere in sovrappiù. La ridondanza non è uno ostacolo alla comunicazione, anzi, ne è un ausilio prezioso, poiché assicura una migliore trasmissione dell’informazione. Essa riduce infatti i rischi di perdita di informazione dovuti al rumore eccessivo. Il nome di un marchio commerciale o di un’impresa, il titolo di un periodico, il nome di una città o di una regione vengono dati spesso sotto forma di un logo, composizione grafica che associa al nome scritto una traccia e dei colori specifici: è un’applicazione della ridondanza. La presenza simultanea dei due elementi, grafico e scritto, non è indispensabile: la marca potrebbe essere riconosciuta senza il suo logo (basterebbe leggerne il nome), mentre il logo a volte è sufficiente per identificare la marca, senza che ne venga indicato esplicitamente il nome. L’associazione di entrambi i procedimenti garantisce in ogni caso l’identificazione della marca. |
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2.
le funzioni della comunicazione
Questo inventario dei sei fattori della comunicazione non avrebbe alcun valore senza una scoperta fondamentale di Jakobson: a ciascuno di questi sei fattori corrisponde una funzione diversa. Sviluppare una di queste funzioni significa mettere in risalto questo o quel fattore della comunicazione: si potrà privilegiare il mittente, il ricevente, il messaggio stesso, il codice, il canale o il referente. La corrispondenza tra fattori e funzioni è la seguente: .
2.1 Funzione
emotiva Sviluppare la
funzione emotiva significa imperniare il messaggio su chi lo produce. La
funzione emotiva viene messa in atto quando il messaggio comporta delle
interiezioni e delle esclamazioni. Essa domina nei messaggi formulati in
prima persona "la prego di trovare in allegato.." Viene spesso
utilizzata nella stampa scandalistica, dove un articolo dedicato a un
personaggio famoso potrà, ad esempio, intitolarsi "Mi confesso"
quando, invece, è evidente che è stato scritto da un’altra persona. La
funzione emotiva si trova spesso in pubblicità: un personaggio interpella
il lettore, l’ascoltatore e gli comunica, in tono confidenziale, quanto
sia felice di avere scoperto il tal prodotto. L’utilizzo della funzione
emotiva si basa su un semplice principio: il ricevente si identifica con
il mittente del messaggio e ne sposa le intenzioni, trasferendone l’Io
su di sé. 2.2
funzione conativa Sviluppare la
funzione conativa significa imperniare il messaggio su chi lo riceve. Il
migliore esempio di funzione conativa è l’uso dell’imperativo: dando
un ordine o un incarico sotto questa forma, il destinatario del messaggio
viene direttamente implicato. "Date" è una formula più
efficace di "bisogna dare" I messaggi in cui viene sviluppata la
funzione conativa sono spesso formulati in seconda persona. All’esempio
sopra citato a proposito della funzione emotiva "La prego di trovare
in allegato" si può opporre "voglia trovare in allegato" o
"troverà in allegato". Queste diverse formule, poiché si
adattano esattamente alla stessa situazione, permettono di vedere come un
messaggio può essere modificato variando le funzioni messe in atto. Così
come la funzione emotiva, la funzione conativa è spesso utilizzata in
pubblicità. Il consumatore è chiamato in causa direttamente:
"Dovrebbe usare X" ; "Come, non conosce ancora Y?". 2.3
funzione poetica Sviluppare la
funzione poetica significa preoccuparsi della forma del messaggio. La
funzione poetica è ovviamente presente in poesia: la scelta delle parole,
il rispetto di una forma prestabilita, l’adattamento delle parole a una
struttura musicale o ritmica rimandano chiaramente alla funzione poetica.
Ma la funzione poetica non si limita a questo, dato che può manifestarsi
in qualsiasi tipo di messaggio. E’ molto utilizzata in pubblicità dove
è alla base della maggior parte degli slogan. La ricerca di frasi facili
da dire e da ricordare, è particolarmente importante; le creazioni più
riuscite fanno ormai parte del mostro universo familiare. La funzione
poetica è anche molto utile nella carta stampata, in cui si cerca di
sedurre il lettore con testi originali. Ogni volta che si lavora sulla
forma di un messaggio si attua la funzione poetica. I giochi di parole
sono un valido esempio. Rileggere un testo eliminandone le ripetizioni,
oppure curare l’impaginazione, attiene sempre alla funzione poetica. Che
modo simpatico di definire un lavoro noioso. 2.4
funzione fàtica Sviluppare la
funzione fàtica significa preoccuparsi della buona trasmissione del
messaggio. Delle frasi come "capisci?" o "avete
capito?" sono basate sulla funzione fàtica. Al telefono queste frasi
si ripetono instancabilmente: "Pronto?" è un termine che
rimanda alla funzione fàtica per eccellenza, poiché il loro ruolo è
quello di verificare che si sia effettivamente stabilita una comunicazione
tra mittente e ricevente. Il logo, composizione grafica che permette di
identificare una marca, gioca lo stesso ruolo: vedendolo, il ricevente
identifica a colpo sicuro l’origine del messaggio. Anche i giornali e le
riviste utilizzano questa tecnica per farsi riconoscere dai loro lettori
aggiungendo al logo uno stile grafico particolare di ogni testata. In
televisione i messaggi sono imperniati sulla funzione fàtica quando non
appena la trasmissione è disturbata: quando la trasmissione viene
interrotta, la regia diffonde subito un’immagine fissa raffigurante il
logo della stazione televisiva. Il significato del messaggio è allora
"siete sempre sullo steso canale, non cambiate". In pubblicità
la funzione fàtica è utilizzata in campagne che propongono uno stesso
tema reso attraverso una serie di varianti successive. Le pagine hanno
un’identica configurazione grafica: i testi, della stessa lunghezza,
presentano analogie strutturali; un logo permette infine di identificare
il tutto. 2.5
funzione metalinguistica Sviluppare la
funzione metalinguistica significa imperniare il messaggio sul codice. Si
sviluppa la funzione metalinguistica quando si piega il senso di una
parola, di un simbolo, quando si enuncia una regola di grammatica o quella
di un gioco; oppure fornendo un sussidio lessicale o un glossario per
capire un testo che contenga termini appartenenti ad un settore specifico.
I dizionari, i manuali linguistici sono opere basate essenzialmente sulla
funzione metalinguistica. Questa può manifestarsi anche in un contesto
ludico: giochi come le parole incrociate, lo Scarabeo, trasmissioni come
Paroliamo si basano sulla funzione metalinguistica. 2.6
funzione referenziale Sviluppare la funzione referenziale significa imperniare il messaggio sull’informazione da trasmettere. La funzione referenziale è applicata soprattutto nei testi scientifici: gli autori devono trasmettere un’informazione precisa e si sforzano di farlo con la massima precisione e obiettività. I comunicati stampa svolgono lo stesso ruolo: presentano l’informazione allo stato puro, puntando sui fatti. La funzione referenziale è attuata anche in corsi didattici, manuali, relazioni o resoconti, e generalmente in tutti i casi in cui l’informazione da trasmettere conte di più di ogni altra cosa, compresa la pubblicità, quando essa è destinata a mettere in risalto la qualità dei prodotti. Un messaggio può
conglobare più funzioni. L’utilizzo della funzione emotiva e della
funzione conativa può ad esempio essere strutturato come un va e vieni;
la partecipazione del ricevente può essere sollecitata in una
trasmissione interattiva. Un logo e un’impaginazione destinati ad
alleviare la funzione fatica possono anche sviluppare, attraverso una
forma particolarmente elaborata, la funzione poetica. Un articolo o una
relazione scientifica basati sulla funzione referenziale possono essere
presentati in modo vivace e stimolante (funzione poetica), richiamare
l’interesse del ricevente (funzione conativa): "Sapete che..?" |