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Il primo nucleo di Giarre, il cui toponimo deriva dall'arabo "giarr" (traduz. Giara), risale alla prima metà del 1500, quand'era ancora un fondaco che si trasformò presto in borgo delli giarri, perchè pare che nel suo territorio ricco di risorse naturali esistessero delle "carcare" o fornaci attrezzate per la produzione di enormi orci con funzione prevalente di serbatoi di acqua piovana pel ristoro dei viaggiatori, ma anche come contenitori per conservare generi di vettovagliamento (olio, legumi, ecc.) destinati al consumo giornaliero delle famiglie degli agricoltori.
L'agglomerazione sparsa, sorta ai margini dell'invadente manto boschivo, in epoca classica costituito da "alti pini e fronzute querce" (Omero), caratterizza la tipologia rurale del primitivo insediamento, che può contare sulla fertilità del suolo unita alla mitezza del clima per impiantare la prima forma di coltura intensiva, basata sulla coltivazione della vite, in sostituzione dell'economia silvo-pastorale. Il paesaggio cambia di colpo il suo aspetto, specie quando il caparbio contadino pon mano a dissodare le aree pianeggianti popolandole delle più variegate specie arboree, ciliegio, pesco, pero (praino), pomo, mandorlo, ulivo (agliastro), noce e gelso, delle cui tenere foglie si nutre il baco da seta, che alimenterà un fiorente mercato locale.
La colonizzazione del territorio è resa possibile ai primi intraprendenti abitatori dalla magnanimità dei vescovi di Catania, conti di Mascali e titolari del così detto "mero e misto imperio", che concedono le terre in enfiteusi perpetua, salvo l'obbligo per gli "inquilini" di corrispondere il censo. Questa situazione dura fino al 1757, quando la proprietà della Contea, che comprende un mosaico di borghi, passa alla Casa Regnante borbonica, ma si tratta di un evento che non incide sullo sviluppo economico e sociale della comunità giarrese, che ha visto crescere il proprio prestigio dopo la istallazione dell'ambita "stazione di posta", dove il regio "corriero" a cavallo è autorizzato a pernottare per l'espletamento delle operazioni di servizio.
E' nella prima metà del '700, infatti, che avviene per sovrana disposizione la deviazione da Mascali a Giarre del tracciato della vecchia "strada consolare" borbonica a mezza costa, con il conseguente dirottamento del traffico postale, oltre a quello delle merci e delle persone. L'antica via Carolina, fiancheggiata da case a schiera, è la protagonista e lo sarà fino al 1829, l'anno in cui viene inaugurata la carrozzabile Catania-Messina definita - nel tratto che attraversa Giarre - "via del Commercio" dagli atti ufficiali del Consiglio Provinciale di Catania.
Il collegamento con il "Caricatoio" di Riposto difeso da una torre è assicurato da un rettilineo stradone aperto sin dal 1784, lungo i cui lati vengono costruiti in tempi diversi eleganti palazzi a più piani, che ancora oggi si fanno ammirare per l'equilibrio delle linee architettoniche dei prospetti.
Verso la metà dell'800 la città, che si era già resa autonoma da Mascali (1815), si presenta al forestiero con un tessuto urbano pensato e realizzato a misura d'uomo. Agli edifici di culto dallo stile sobrio e rispettoso di regole consolidate, fanno pendant i palazzi borghesi, la cui architettura, pur nell'osservanza dei segni distintivi degli stili storici, obbedisce alle esigenze di un vivere sempre più complesso e proteso verso il futuro.
Il Novecento, il secolo del Modernismo, proietta Giarre nell'avventura, piena di esaltanti esperienze, del revisionismo architettonico di matrice continentale ed europea. E' un appuntamento a cui la città non si sottrae, se non vuole rinunciare a promuovere la crescita umana e sociale dei ceti professionali e delle maestranze artigianali capaci di infondere alla materia una linfa nuova. Il Liberty, movimento artistico-culturale di respiro transnazionale, rappresentò con i suoi pervasivi stilèmi attinti dal mondo della natura (così da etichettarsi "floreale") il "novum" con cui aggiornare i repertori progettuali fino a quel momento ispirati alla tradizione.

 

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