La vernaccia nel taschino

( La straordinaria avventura della razza umana )
di Adriano Tovo

Racconto

Di

Bainzu Tavoletta

 

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 I

 

Perché vede, caro Bainzu, il pesce era buonissimo, ma il pesce è buono in quanto tale, mentre “lo spaghetto” di ieri sera era buono perché lei lo ha fatto buono…e si, il cucinare è un’arte! Quel sughetto era eccezionale! Posso dire senz’ombra di dubbio che quelli di ieri sera sono stati gli spaghetti più saporiti della mia vita, in assoluto. Lei vuol farmi un complimento , vero professore?

Oh no, eran buoni veramente! Ah! Quel sughetto…per un piatto così potrei anche sopportare l’idea di morirci sopra. Esagerato, esclamò Bainzu, malcelando il piacere di sentirsi fare un complimento così sincero e slanciato.

   Il professore, un professore di fisica nucleare all’università di Modena naturalizzato Maddalenino a causa delle sue vacanze estive ripetutamente consumate sull’isola da oltre vent’anni e per tre mesi all’anno, col suo simpatico accento gallo-celtico era divenuto per Bainzu assai familiare. Dopo la terza estate trascorsa in compagnia del professore a disquisire sugli argomenti più disparati, i due erano diventati buoni amici e tra un bicchiere di vernaccia e l’altro, avevano imparato a farsi qualche confidenza, come si fa tra persone che si stimano reciprocamente. Stare a  bere abbondanti bicchieri di vernaccia sotto i pochi ma fitti alberi del giardino di casa di fronte alla porta d’ingresso, mentre i gatti, ogni anno più numerosi si crogiolavano al sole, l’amicizia si cementa. La sera prima le famiglie dei due amici si erano riunite per la consueta cena di “arrivederci all’anno prossimo” e come ad ogni fine estate, mangiarono piatti gustosi e bevvero del buon vino rosso rigorosamente sardo, in abbondanza. Sapevano scherzare in ogni occasione ma soprattutto divenivano loquaci e spiritosi se avevano ingerito qualche buon bicchiere in più e chiacchieravano fino a tardi finché una raffica di sbadigli non li costringeva entrambi a ritirare le loro povere ossa sotto le lenzuola.

Bainzu era un ex dipendente dello Stato in pensione da un paio d’anni, era andato via giovane perché il lavoro che faceva non gli piaceva, era troppo monotono. Il professore invece esercitava ancora la professione con grande passione e di tanto in tanto partiva per qualche giorno ma poi tornava. Viaggiava in aereo con tanta paura. Gli aerei, diceva, sono macchine assurde, non si capisce come facciano a non cadere. Se non cadono, sosteneva, è solo per un caso. Il suo lavoro lo costringeva abbastanza spesso a volare ma se poteva, preferiva prendere la nave, ma poi si lamentava perché era scomodo e mal organizzato.

Franco, tale era il suo nome, o Franchino come amava chiamarlo sua moglie, aveva conosciuto Bainzu tramite un amico comune in circostanze abbastanza comuni e presto i due impararono a scambiarsi idee e ipotesi sulle più svariate discipline. Inizialmente gli argomenti vertevano soprattutto su questioni scientifiche, sulle quali il professore era ferratissimo, e poiché Bainzu era un innamorato di tali argomenti, Franco amava parlarne e in breve, il giardino per Bainzu si era trasformato in un’ aula universitaria. Un’aula un po’ particolare, se si vuole, in quanto, cosa assai strana per l’ università, in quell’aula era sempre presente una bottiglia di vernaccia e due bicchieri, oggetti che conferivano “alla cattedra” un’atmosfera del tutto inusuale, ma che fungeva egregiamente da trait-d’union fra i due loquaci amici.

Franchino! Interveniva spesso la signora Maria Teresa, vuoi smettere di bere in quel modo! Sai che ti fa male?… Ma no, rispondeva lui col sorriso sulle labbra e l’occhietto brillante attraverso le spesse lenti, questo è nettare degli dei! Giocandosi così per poco una battuta che tradiva le  reminiscenze dei suoi studi classici del tempo del liceo. Poi rivolta a Bainzu: lei “bubù” deve smettere di traviare mio marito! E rideva. Bainzu prontamente mesceva  dentro i tre bicchieri una nuova dose del suo filtro magico offrendone uno alla signora la quale trangugiava subito e tutto tornava a posto come prima. Franco parlava, Bainzu ascoltava e i gatti continuavano a crogiolarsi al sole.

I gatti: su queste simpatiche bestiole sarà bene spendere alcune parole perché proprio loro, per quanto possa sembrare strano, in questa storia hanno un ruolo abbastanza importante perché li incontreremo spesso. Come abbiamo visto, in cortile pascevano beatamente alcuni gatti, si trattava della quinta o sesta generazione di una famigliola di felini bastardi. Attila e nerone, figli di gigia e di pippo che ogni anno in primavera mettevano al mondo un terzetto di piccoli che presto rimanevano in due perché uno veniva immancabilmente ucciso da un siamese violento che faceva le sue funeste incursioni da un cortile vicino. I due sopravissuti, sempre molto belli, crescevano durante l’estate per poi morire in autunno di una malattia misteriosa e sicuramente congenita. L’anno dopo il professore e sua moglie trovavano una nuova coppia da nutrire ed amare. Ma qui non c’è un veterinario? Diceva la signora Maria Teresa. Non è possibile che queste povere bestiole debbano morire così. Non c’è un veterinario, si difendeva , Bainzu, cosa posso fare?  La verità è che Bainzu vedeva i gatti più come complementi d’arredo che come dei veri e propri amici da curare con amore. Franco e sua moglie invece, erano degli autentici gattofili o meglio “gattaroli” come amavano autodefinirsi. Anni prima avevano trovato sull’isola una gattina affamata e ammalata, loro l’avevano curata e adottata,  l’avevano ancora con loro e la portavano in vacanza chiusa in una gabbietta. L’avevano battezzata Maddalena e sapevano ormai da tempo che si trattava di un bell’esemplare di puro gatto sardo selvatico, lo chiamavano felix libicus o qualcosa del genere e trascorreva i suoi tre mesi di vacanza al mare sempre chiusa in casa per timore che si azzuffasse con altri gatti. E’ molto aggressiva,  dicevano, mentre i bicchieri di vernaccia scendevano lisci come l’olio. Per questa piacevole operazione venivano usati spesso i bicchieri di plastica, molto comodi per il fatto che non era necessario lavarli, ma molto scomodi perché poggiandoli sui gradini o sul   tavolo pieghevole del giardino, spesso il vento li rovesciava facendo sprecare il prezioso liquido. Porca vacca! Imprecava il professore. Questo è un problema serio che va risolto presto e bene.Guarda qua, rispondeva prontamente Bainzu col fare di un prestigiatore e infilava il suo bicchiere nel taschino della camicia. Qui sta fermo anche se non vuole. Ingegnoso osservava l’amico, ma la mia maglietta non ha taschini e così per non rischiare di farselo bere dal vento, lo trangugiava tutto d’un fiato. In questi casi Bainzu rimboccava prontamente, sicché subitamente si riproponeva il problema: per uno di infilarlo nel taschino, per l’altro di doverlo trangugiare al fine di liberare le mani. Erano sempre festosi brindisi e così, tra un brindisi e l’altro si percorreva l’infinito. Franco al mattino non si alzava molto presto, sicché accadeva spesso che quando usciva dalla tana trovava  Bainzu seduto all’ombra che leggeva il giornale. Buon giorno caro, cosa è successo nel così detto resto del mondo? E’ scoppiata finalmente la guerra atomica, chiedeva scherzando. Ma no, le solite cose: la solita crisi di governo, il solito incidente stradale, il solito sequestro di persona, rispondeva  con aria annoiata Bainzu. La solita violenza di tutti i giorni e null’altro. Davvero? Un altro sequestro? Si, un altro, questa volta è toccato ad uno straniero molto ricco che ha una villa qui vicino sulla costa, la solita violenza dell’uomo sull’uomo. Ma lo sai che l’uomo è veramente un animale violento? Sembrava  che avesse scoperto in quel momento tutte le verità sull’esistenza e appariva come quel tizio che, per la prima volta, aveva preso coscienza del fatto che nei pozzi c’è umidità. Chissà per quale motivo l’uomo è così violento , aggiungeva il professore, e l’altro: io una teoria esplicativa ce l’avrei: secondo me, tutto si spiega con le origini stesse dell’uomo. Ma le origini dell’uomo sono un fatto quasi completamente spiegato, non è mica un mistero per nessuno. E, no, mio caro, secondo me invece nessuno le conosce ma io ho una mia teoria. Stai attento che le teorie devono avere un fondamento scientifico altrimenti non possono essere accettate, comunque sentiamo, la cosa mi interessa diceva il professore sempre avido di novità. Ho scritto la mia teoria su un grosso quaderno sotto forma di racconto romanzato e siccome l’ho scritta a penna con pessima grafia non posso fartela leggere, devo leggertela io, se proprio ti interessa. Se non è troppo lunga allora coraggio…

 

II

 

Già da molti secoli ormai, la galassia aveva trovato nella costituzione della lega interstellare, quella pace tanto agognata da tutti i pianeti abitati e grazie ad avanzatissime tecnologie in ogni settore dello scibile, la ricchezza totale aveva condotto ad una nuova straordinaria luce di pensiero che vedeva realizzato quel sistema politico ritenuto in passato assolutamente utopistico. La forma democratica che prevedeva il rispetto assoluto per ogni essere vivente e la totale libertà di pensiero ed azione per ogni essere umano. Da tempo immemorabile ormai, i gravi difetti, quali la prevaricazione, l’interesse privato, lo sfruttamento del proprio simile, l’ingordigia, erano istinti appartenuti alla storia passata. L’egoismo non aveva più necessità di essere, l’abbondanza dei beni, la disponibilità di energia a costi prossimi allo zero eludeva per sempre l’esistenza del furto. Ogni cosa in grande abbondanza era a larga disponibilità per tutti. Questo benessere assoluto investiva ogni uomo in larga misura e la possibilità di viaggiare da un sistema all’altro dava la possibilità di cogliere senza fatica tutti i frutti necessari e rendeva la galassia un grande giardino di un ancor più grande paradiso. Le ricerche sulla genetica avevano raggiunto livelli così alti da rendere possibile praticamente tutto. Le malattie erano state debellate attraverso la riprogrammazione del DNA dei microrganismi che in passato avevano tormentato la vita in una assurda catena alimentare che faceva anche dell’uomo un piatto di cibo per virus e batteri. L’immunità non serviva più, non erano più gli anticorpi i soldati preposti alla difesa dell’organismo perché gli stessi  batteri non avevano più necessità di uccidere per nutrirsi e riprodursi. Così pure gli animali organizzati, traevano sostentamento esclusivamente dall’energia proveniente dai profondi spazi cosmici e come il cosmo, la loro vita era divenuta eterna. Questa rivoluzione della biochimica  era fondata su nuovi equilibri rispondenti a nuovi canoni  molto più civilizzati e giusti, che condussero alla grande vittoria del bene sul male. In conseguenza di tutto ciò, ne sgorgò una nuova e diversissima  forma di pensiero e gli uomini presero coscienza della loro divinità fondata sul bene universale alterando in maniera definitiva – almeno così sembrava – l’altalena del bene e del male, ritenuta in passato un dato di fatto ineluttabile. La sola cosa che bisognava fare era di controllare periodicamente che la scintilla primordiale non si riaccendesse alimentando il fuoco delle contrapposizioni. La scuola si limitava ad insegnare ai pargoli questo nuovo stato delle cose, ammonendo che mai si sarebbe omesso di fare i periodici controlli che peraltro avvenivano automaticamente, bastava entrare in una sorta di cabina telefonica altamente tecnologica che provvedeva automaticamente. Ve ne erano sparse dappertutto e avrebbero provveduto ad evitare di riportare le cose allo stato primitivo poiché il mangiare i frutti dell’albero del bene e del male avrebbe ricondotto inevitabilmente al riprecipitare nell’abisso della sofferenza.

 

 

III

 

Africa era il solo pianeta abitato tra i dodici che orbitavano attorno ad una stella doppia, un sistema di due stelle di uguale grandezza e di uguale intensità luminosa, la sua orbita circolare si disegnava sempre attorno ad una delle due stelle intersecandosi ad ogni rivoluzione  con l’orbita dell’altra, così che la notte, sul pianeta africa,  si verificava soltanto una volta ogni 362 giorni e durava solo sei ore in occasione di una congiunzione fra il pianeta posto da un lato e le due stelle dall’altro. Durante la notte le due piccole lune proiettavano sulla superficie di africa una debole luce riflessa che permetteva di guardarsi attorno. Data l’inclinazione dell’asse del pianeta, il clima era quello che noi oggi possiamo godere in luoghi tipo l’isola di Cuba, praticamente l’estate perenne. Da sempre quell’unica notte annuale veniva trascorsa dagli africani  all’aperto ad ascoltare musica, una musica dolce e primitiva che il debole vento produceva zufolando tra le cavità delle piante  e tra i rami e le fronde degli alberi.  Per gli abitanti del pianeta, tutti di pelle nera,  fin dalle origini, era un’occasione per ascoltare della buona musica armoniosa e così ben modulata che gli africani impararono nel tempo a riprodurre con tamburi e canti che produssero il risultato di uno spontaneo muoversi con grazia che divenne un po’ alla volta un vero e proprio ballo. Il fondamento della loro cultura.

   Fin dalla sua più tenera età, Adamo aveva dimostrato di avere un carattere introverso, differente dalla media dei suoi coetanei e assai riflessivo, spesso si appartava per giorni e giorni in qualche angolo nascosto della foresta e restava lì solo, a meditare sulle origini di tutte le cose. Un giorno, tornando da uno dei suoi tanti esili volontari durato 40 giorni, aveva detto ai suoi genitori di aver parlato col creatore di tutte le cose, l’origine di tutto,  esprimendo il desiderio di andare a vivere da solo su uno dei tanti pianetini deserti del sistema che aveva caratteristiche ambientali del tutto simili a quelle di africa. Fatta richiesta al centro automatico di programmazione e ri-programmazione intergalattico aveva immediatamente ottenuto il trasferimento del suo corpo sul pianetino Zaire situato su un’orbita attorno ad un sistema doppio del tutto simile a quello d’origine, lontano duemila anni-luce. Su questo mondo, Adamo aveva ricominciato la sua nuova esistenza in totale solitudine dedicandosi interamente ai suoi più alti pensieri ed intensificando il suo dialogo con l’origine di tutto, proteso al perfezionamento del concetto di bene, ignorando in modo assoluto e totale il concetto opposto, abitando con grande felicità all’interno del suo meraviglioso eden. Trascorse così le sue nuove venticinque rivoluzioni. Un giorno pensò che tutte le rivelazioni che aveva avute potessero essere utili agli altri, ma l’idea di riproporre se stesso alla massa dei suoi simili lo fece tremare, infine risolse che avrebbe potuto profondere il suo sapere ad un’altra sola persona di sesso diverso che fosse una compagna perfetta e per non correre il rischio di sbagliare persona decise di produrre la sua compagna da una cellula del suo corpo, che avesse quindi le sue stesse caratteristiche, e, detto-fatto, affidò il suo corpo al terminale di controllo. Il terminale, macchina perfetta e di grande affidabilità, strumento meraviglioso auto-rigenerante e auto-fertilizzante, prelevò una cellula da una costola di Adamo e dopo nove mesi di complesse elaborazioni dell’acido desossiribonucleico, la macchina, “partorì” una perfetta clonazione di un uomo bellissimo ma di segno opposto. Adamo accolse con grande felicità l’evento, abbracciò la sua compagna e la battezzò “Elemento Vitale Auto-fecondante e ne semplificò il lungo nome con le iniziali della sigla: EVA. Eva divenne quindi il nome abbreviato e definitivo della sua compagna. Per tutta la vita i due umani vissero in perfetta armonia, trascorrevano insieme tutto il tempo e Adamo scoprì di essere diventato loquace. Era felice, parlava ad Eva delle sue riflessioni e dei suoi rapporti con l’origine di tutto, elargiva a profusione tutto il suo sapere mentre lei lo stava ad ascoltare con grande interesse ed impararono ad amarsi profondamente. La loro vita in comune era una perfetta simbiosi sia spirituale che materiale, non capivano bene come, e perché, per ben due volte ad Eva si gonfiò la pancia e dopo qualche mese ne uscirono due bellissimi bambini. La loro felicità fu tale e tanta che persero completamente la percezione del tempo fino al punto di dimenticare che avrebbero dovuto periodicamente passare al terminale di controllo per usufruire delle rigenerazioni necessarie a mantenere costante il loro benessere psico-fisico. Questa imperdonabile dimenticanza costò molto cara ai nostri due innamorati, i processi sinaptici dei neuroni dei loro cervelli incominciarono a non funzionare più come prima innescando un’inarrestabile processo involutivo e provocando una vera e propria catastrofe. Avendo cessato di sottoporsi al controllo periodico, la macchina, non più stimolata, cessò anch’essa di funzionare. A causa di un meccanismo automatico, non essendo più utile a nessuno, smise di fare il suo lavoro, in questo modo tutti gli esseri viventi e lo stesso pianeta un po’ alla volta ripiombarono giù in una profonda, inesorabile fase involutiva, praticamente riguadagnando il suo stato primitivo. Adamo ed Eva morirono di stenti e i loro discendenti presero ad uccidersi tra loro devastando ogni cosa ed essendo a loro volta devastati. Lo stesso equilibrio del sistema stellare, anch’esso regolamentato dalla macchina ormai distrutta, si alterò in modo irreparabile. Una delle due stelle del sistema - giove - si spense lasciando l’intero sistema al gelo ed il pianeta africa incominciò a conoscere un alternarsi del giorno e della notte che si articolava nel giro di poche ore. Cambiò pure l’inclinazione dell’asse per cui si verificò un repentino cambiamento delle stagioni che modificò ogni cosa su tutti i pianeti del sistema. Su africa si verificarono fenomeni di alternanza di caldo torrido e di gelo, di siccità e di alluvioni e tutta la vita del pianeta si trasformò. Molte specie, le più delicate si estinsero, altre ne nacquero, le mutazioni genetiche che ne derivarono furono sconvolgenti. Gli uomini, i discendenti di Eva e di Adamo  si trasformarono in nuovi animali pelosi che con l’uomo non avevano in comune quasi più nulla, tranne un pallido aspetto esteriore vagamente somigliante. Solo il colore della pelle, nascosta da quella folta peluria, rimase la stessa di sempre, i loro piedi si trasformarono in mani più adatte a vivere in quella nuova situazione fatta di foreste e si trasferirono inevitabilmente sugli alberi vivendo in piccoli gruppi. Anche la forma del cranio mutò: la fronte divenne sfuggente e i denti si allungarono e divennero forti, la loro alimentazione subì uno stravolgente mutamento e le generazioni successive subirono mutazioni talmente profonde, fino a dare origine a specie animali assolutamente nuove. Quelli che avevano appartenuto alla specie umana dettero origine a specie animali dello stesso ceppo ma molto diverse tra loro. Ad alcune specie crebbe la coda e ad altre si modificò la struttura genetica fino a diventare completamente diverse dal ceppo originario.

 

                                                                

IV

 

 Bainzu continuava a leggere indisturbato e Franco stava a sentire in silenzio, ma giunti a questo punto interruppe per sete. Ti spiace versarmi un altro po’ di vernaccia? Bevine pure tu, così almeno ti bagni  la gola.  Bainzu gli versò da bere e ne versò anche per se. Franco bevette tutto d’un fiato. Bainzu invece ne bevette un piccolo sorso, poi infilò il bicchiere nel taschino della camicia e fece per riprendere la lettura ma Franco lo interruppe: senti, nel tuo racconto mi sembra di capire che la scimmia derivi dall’uomo e non il contrario, questa teoria non ha alcun fondamento scientifico, è arcinoto che è l’uomo che deriva dalla scimmia, non il contrario. Se è per questo, caro il mio professore, non mi pare che sia mai stato dimostrato il contrario, con tutti quegli anelli di congiunzione che nessuno riesce a trovare… e comunque la mia teoria non finisce qui, il bello deve ancora venire , scoprirai pian pianino che non c’è nessuna contraddizione con quella che vuole essere la teoria più accreditata, semmai la mia teoria parte un po’ più da lontano, più avanti vedremo come l’involuzione, raggiunto il punto zero, riparte verso l’alto dando il via ad un nuovo processo evolutivo. Credo di intuire, aggiunse Franco, che quelle tue scimmie subiranno una inversione di tendenza e cominceranno ad evolversi fino a ridiventare uomini così come lo sono adesso, magari partendo da una di tutte quelle specie che tu hai inventato. Esatto! Ma guarda che non le ho inventate io le scimmie, ci sono veramente, sono tutte ancora lì. Certo, d’accordo però nel frattempo le varie mutazioni hanno dato origine ad una enorme varietà di scimmie, quale sarà quella destinata a sbarcare poi sulla luna? Nessuna, replicava Bainzu, nessuna di quelle che conosciamo oggi, sarà piuttosto una varietà che non esiste più, ma che attraverso una serie di evoluzioni e di tappe conosciute con i nomi più svariati tipo: neanderthal, homo erectus o se preferisci homo primigenius o sapiens o ancora sapiens sapiens fino ad arrivare all’homo tecnologicus per proseguire nuovamente verso Adamo ed Eva, pronti a ricominciare daccapo magari su un pianeta lontano da qui altri duemila anni luce su un sistema di stella doppia. Forse si, o magari no, comunque l’idea mi affascina, ma beviti un altro goccio sennò ti si asciuga la gola e si asciuga anche la mia. Questo bicchiere è ormai vuoto e la colpa è tutta della mia maglietta che non ha taschino. Fu così che i due amici si votarono all’alcolismo e la signora Maria Teresa arrivava sempre nel momento più importante ma anche il meno opportuno. Franchino, stai ancora bevendo! Ma no, è sempre lo stesso bicchiere, lo stiamo centellinando: Vero bubù? Verissimo, lo giuro! Ma cosa state facendo con quel quaderno? Si tratta della vera storia dell’umanità, il nostro bubù passerà alla storia della scienza per essere stato lo scopritore di tutte le verità, si tratta di una scienza nuova che il mondo scientifico battezzerà con la sigla “VAI” che sta per  “verità antropologica incontrovertibile” ma sta anche  per vai, voce del verbo andare, nel senso che se tu vai io posso bere un bicchiere in pace e scoppiò in una fragorosa risata. Io ti dico che il bere smoderato fa molto male. Se lo dici tu bisogna crederci infatti tu sei laureata in farmacia e di queste cose te ne intendi anche se ormai sei in pensione e forse hai dimenticato quasi tutto.

V

 

L’astronave stazionava in un’orbita circolare ad una distanza tale che poteva abbracciare il pianeta e la sua unica luna, alcuni uomini dell’equipaggio ultimavano i preparativi attorno alla navetta che di li a poco li avrebbe portati coi piedi sulla superficie del pianeta, quando il comandante  li invitò attraverso gli altoparlanti a recarsi tutti in sala di consiglio. Un minuto dopo erano tutti riuniti per discutere sugli ultimi particolari del loro progetto. Come ben sapete, lo scopo della missione è quello di osservare e individuare se ci sono persone predisposte a svolgere compiti particolari. Occorre individuare uomini dotati di intelligenza superiore alla media che abbiano anche una particolare inclinazione al bene e all’amore verso i propri simili, uomini votati per istinto al sacrificio pur di vedere i propri simili come fratelli che devono essere aiutati a migliorare moralmente e civilmente. Uomini capaci di fare politica non per proprio tornaconto ma per il bene di tutti. Come sempre lo scopo  della missione sarà quello di dare l’imput per gettare le basi di una società nuova basata sul concetto di amore universale col fine ultimo di condurre il bene a trionfare sul male. Non dimentichiamo quale è stata la storia evolutiva di questo pianeta e soltanto dopo aver verificato che esistono gli uomini giusti , potrete dissolvere la navetta e rimanere sul pianeta. Siete tutti volontari e sapete quali sono i vostri compiti, ma sarà utile ricordarvi i vostri ruoli per sommi capi. Ezechiele ed Amos usciranno per primi in tempi diversi e daranno il via al programma. Successivamente Budda e Maometto, poi Mosè e infine Jesus. Tutti voi avete un progetto ben preciso, ma naturalmente avete carta bianca sulle eventuali necessità di apportare alcune modifiche in base ai fatti che succederanno, ciò che conta è il traguardo, che rimarrà sempre e in ogni modo invariato. Il programma dovrebbe funzionare, ci sono tutte le premesse giuste così come risulta dalle relazioni delle spedizioni ricognitive precedenti. Ricordate che non potrete comunicare con la base per almeno ventimila rivoluzioni di questo pianeta e che dovrete badare a tutto in assoluta autonomia. I rigeneratori miniaturizzati portatili che ognuno di voi reca con se rimedieranno tutte le vostre esigenze e non sarà necessario attivarle periodicamente. Fate un buon lavoro e in bocca al lupo da parte di tutta l’umanità.

 

VI

 

La lettura del mio racconto finisce qui, tutto il suo significato è facilmente intuibile credo, concluse Bainzu  rivolto al professore. Non c’è dubbio, è tutto chiaro ma a me sembra un po’ banale, una storia come questa, caro Bainzu è stata trita e ritrita da almeno cento autori di fantascienza, io penso che se tu avessi speso il tuo tempo a scrivere qualche poesiola in dialetto come hai già fatto altre volte, avresti ottenuto risultati certamente più efficaci. Ad ognuno il suo mio caro, questo è un argomento troppo grande per essere affrontato con un raccontino di poche pagine, ma chi vuoi che lo legga, sarai preso per matto o quantomeno per presuntuoso. Va bene, proverò a scrivere una storia sui gatti di questo cortile, così almeno sarai contento. Forse sarebbe meglio che tu scriva una storiella sulla vernaccia che è un argomento sul quale sai sicuramente molte più cose. Ma scherzi, cosa si può dire sulla vernaccia? Niente, appunto, la vernaccia si beve senza parlare, a proposito versamene un  po’, che la mia maglietta se l’è bevuta tutta e sono rimasto a secco. Comunque non ti offendere, forse la cosa che va detta è un’altra e cioè che forse in te c’è un forte desiderio di vedere un mondo migliore di quello che invece purtroppo è, di conseguenza potrebbe essere che attraverso lo strumento della penna, in qualche modo tu potresti aver trovato lo sfogo ad un tuo grande sogno. Bevvero a lungo e risero allegramente.

 

 

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