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Sviluppo e stampa

Sviluppare e stampare da se, le proprie foto, è portare a compimento in maniera del tutto autonoma il lavoro cominciato con l'impressione dell'immagine sulla pellicola. Il lavoro di camera oscura, oltre a presentare vantaggi economici, rende ancor più partecipe, e padre, il fotografo nella realizzazione ultima della foto, che in questa fase può essere ulteriormente studiata ed elaborata, fino a raggiungere perfettamente gli obiettivi preposti.

Le possibilità di intervento che si hanno sullo sviluppo della pellicola, e successivamente nella stampa della stessa sono molteplici, ed anche se, per motivi di spazio, non verranno esaminati tutti, avremo comunque una buona base su cui iniziare a lavorare. Nelle pagine che seguono vedremo i procedimenti di lavoro per lo sviluppo e la stampa del B/N.

L'attività in camera oscura si può dividere in due fasi :

  • sviluppo del negativo
  • stampa
  • Come vedremo sono attività che inizialmente possono spaventare, (forse per l'apparenza un po "oscura") ma sono alla fine solo dei passi che richiedono un po di attenzione ed il rispetto di semplici regole.
     
     

    Sviluppo del negativo

    Il primo passo da eseguire consiste nel sviluppare il negativo che abbiamo impressionato.

    Come avevamo visto nel capitolo relativo alla pellicola, questa presenta, una volta impressionata, un'immagine, detta latente, non visibile che dovrà essere sviluppata e fissata. Ma andiamo per ordine. Vediamo innanzi tutto che cosa ci occorre :

  • 1 tank con spirale per il formato della pellicola (E' un contenitore a tenuta di luce in cui si inserisce la pellicola ed i bagni).
  • 1 termometro per fotografia
  • sviluppo per pellicola
  • soluzione d'arresto (a base di acido acetico)
  • fissaggio
  • acqua !!
  • un misurino graduato
  • 2 mollette
  • 1 orologio contasecondi
  • Adesso nell'ordine vediamo i vari passi da seguire.
    1. Inseriamo la coda della pellicola nella spirale. Dovremo imparare a non riavvolgere anche la coda del rullino quando lo estraiamo dalla macchina, con un po di allenamento è facile. Se dovesse rientrare la cosa più semplice è di farla estrarre in qualche laboratorio, è una cortesia che fanno, ma non approfittiamone spesso.
    2. Al buio assoluto avvolgiamo la pellicola alla spirale, mettiamola nella tank, e chiudiamola.
    3. Prepariamo il bagno di sviluppo. Gli sviluppi sono di due tipi, in polvere o in soluzioni liquide concentrate (da diluire in acqua nelle proporzioni indicate) o pronte per l'uso. Per la comodità e economia d'utilizzo prenderemo in considerazione solo gli sviluppi concentrati. Gli sviluppi presenti in commercio sono molti, ognuno con caratteristiche specifiche che meglio si adattano alcune pellicole o generi fotografici. Ognuno è poi caratterizzato da diluizioni e tempi di sviluppo diversi. Nell'esempio prenderemo in considerazione uno sviluppo generico da diluirsi in proporzione di 1+9, con un tempo di sviluppo per una pellicola da 100 ISO di 5 minuti. Prepariamo quindi i 250 cc di bagno di sviluppo prelevando 25 cc di sviluppo concentrato ed andandolo a mescolare con 225 cc di acqua alla temperatura di 20° (differenze di 2-3° in più o in meno non creano particolari problemi).
    4. Mettiamo lo sviluppo nella tank e facciamo partire il cronometro (la tank ha un tappo a tenuta di luce, per permettere di versare i bagni agevolmente). Appena finito di versare lo sviluppo agitiamo la tank per 30'', e successivamente 5'' ogni minuto. Allo scadere del tempo far uscire lo sviluppo.
    5. Eseguiamo un bagno di arresto. Il suo compito è di annullare completamente l'azione dello sviluppo rimasto sulla pellicola; questo passo potrebbe anche essere saltato, ma è consigliabile perché permette di inquinare meno il fissaggio, e di utilizzarlo per più volte. E' composto da acido acetico (qualcuno usa addirittura l'aceto) diluito 1+50; agitare nella tank per 30''.
    6. Prepariamo il fissaggio. Qui valgono le stesse considerazioni fatte per lo sviluppo, ipotizziamo una diluizione di 1+9 per successivo tempo di 3 minuti.
    7. Mettiamo il fissaggio nella tank e facciamo partire il cronometro. Appena finito di versare lo sviluppo agitiamo la tank per 30'', e successivamente 5'' ogni minuto. Allo scadere del tempo far uscire il fissaggio.
    8. Laviamo la pellicola. A questo punto possiamo aprire la tank e mettere la pellicola sotto un getto d'acqua (possibilmente a 20°, l'importante è che non sia sotto i 15° e sopra i 28°) e lavarla per almeno mezz'ora.
    9. Mettere la pellicola ad asciugare. Appendere la pellicola ad un filo in un ambiente secco e pulito, levando l'acqua in eccesso con una spugna umida e pulita.
    La sequenza di operazioni che abbiamo appena visto è la stessa per qualsiasi tipo di pellicola negativa in B/N, le differenze tra i tipi e tempi di sviluppo per le pellicole più diffuse sono consultabili nei siti dei produttori di pellicole e chimici per camera oscura.

    Con lo sviluppo sarà possibile aumentare o diminuire il contrasto del negativo (aumentando o diminuendo i tempi o le percentuali di diluizione, secondo le specifiche dello sviluppo) oppure trattare delle pellicole esposte per una sensibilità diversa da quella nominale. Spesso può capitare di non avere una pellicola adatta alle riprese che vogliamo fare, il caso più comune è quando la luce è scarsa e la pellicola ha una sensibilità non adeguata.

    In questi casi, soprattutto con pellicole da 400 ISO, è possibile "tirare" la pellicola, cioè esporla per una sensibilità doppia o tripla. In questi casi adeguando i tempi di sviluppo si otterranno foto ben esposte con una grana leggermente più evidente.
     
     

    STAMPA

    Per poter ottenere la foto, cosi come siamo abituati a vederle, il negativo deve essere stampato.

    La stampa non è complicata anche perché la camera oscura, alla fine, è meno buia di quanto si crede, e questo ci permette un controllo immediato dei risultati.

    La stampa è un procedimento concettualmente analogo a quello della ripresa e sviluppo del negativo. Infatti le fasi di stampa sono quelle di esposizione della carta, sviluppo e fissaggio.

    La carta è un materiale sensibile simile alla pellicola, formato da un'emulsione stesa su un supporto di carta o cartoncino. Anche qui come per la pellicola dovremo calcolare la giusta esposizione con esposimetri particolari, o più semplicemente per tentativi.

    Nel momento in cui la carta sensibilizzata viene posta sotto il fascio di luce dell'ingranditore si forma l'immagine latente, che il successivo sviluppo e fissaggio renderanno visibile e stabile.

    Per stampare servirà una camera oscura, che potrà essere un bagno, uno sgabuzzino, o un'altro locale che possa essere a tenuta di luce; il locale potrà essere attrezzato di volta in volta, rendendo così possibile la stampa anche da chi non ha spazi da dedicare stabilmente a questa attività. I materiali occorrenti non sono molti, e possono essere acquistati con un minimo investimento , in particolare dovremo avere almeno :


    L'ingranditore

    L'ingranditore è un apparecchio che permette di proiettare il negativo ingrandendolo su di un piano. E' formato dalla testa, la colonna e l'obiettivo.

    La testa dell'ingranditore contiene una lampada che fornisce la luce necessaria alla proiezione, la cassetta porta filtri, il porta negativo ed un filtro rosso per posizionare la carta prima di esporla.

    L'obiettivo viene montato sotto la testa, ed è simile a quelli da ripresa, anche se meno luminosi e costruttivamente più semplici non avendo la messa a fuoco che si trova nella testa dell'ingranditore.

    La colonna è quella che sostiene l'ingranditore, fissata sul piano di proiezione, permette alla testa di muoversi verticalmente determinando l'ingrandimento voluto, che sarà comunque vincolato dalla lunghezza della colonna (a meno di proiettare l'immagine per terra o su una parete).

    La carta sensibile

    La carta sensibile, come per le pellicole, può essere di diversi tipi. Mentre le sensibilità sono grossomodo simili (la carta non si sceglie in base a questo) la gradazione, i supporti, e la superficie hanno caratteristiche differenti.

    La gradazione della carta è la capacità di rendere i contrasti, e quindi permettere di correggere il contrasto del negativo. Per ogni tipo di carta sono in genere presenti 5 gradazioni, questo ci permette di scegliere la carta che meglio si adatta al negativo che stiamo stampando. Si va dalla carte morbide (gradazione 0-1) alle normali (2-3) a quelle dure, con un contrasto molto alto (4-5). Un negativo poco contrastato, per es., potrà essere stampato su di una carta di gradazione 4, uno molto contrastato renderà meglio con una gradazione 1.

    Da qualche anno si sono diffuse carte con gradazione variabile che permettono con la stessa carta di ottenere tutte le gradazioni dallo 0 al 5 modificando il contrasto con dei filtri che vanno poggiati in una apposita cassetta nella testa dell'ingranditore.

    Il supporto del materiale sensibile può essere o di cartoncino di vari spessori, o ricoperte da un sottile stato plastico impermeabile e trasparente(politenate). Quelle su cartoncino normale richiedono un lavaggio più lungo ed energico di quelle politenate.

    La superficie della carta può essere opaca(MATT), semilucida (SEMIMATT), lucida(GLOSSY), satinata o perla. In genere le superfici opache hanno dei neri più profondi.

    Preparazione della camera oscura

    Prima di cominciare le operazioni di stampa, dovremo preparare la camera oscura. Iniziamo preparando i bagni che verseremo nelle bacinelle.

    Lo sviluppo ed il fissaggio, come per la pellicola, si preparano diluendoli con l'acqua (sempre a 20°), nelle proporzioni indicate sulle confezioni. Per le bacinelle di 20x25 cm. sono sufficienti 1.5 litri (volendo anche 1 litro).

    Potremo, inoltre preparare un bagno intermedio di arresto, a base di acido acetico, per allungare la durata del fissaggio.

    Prepariamo una bacinella piena d'acqua dove mettere le foto fissate in attesa del lavaggio finale.

    Oscuriamo la stanza ed accendiamo la lampada giallo-verde (si può usare anche una lampada rossa, ma fa meno luce).

    Attenzione; mentre come fissaggio possiamo utilizzare lo stesso tipo delle pellicole, per lo sviluppo e meglio usare un prodotto specifico per la carta.

    Stampiamo

    La sequenza di operazioni per stampare il negativo è molto semplice :

    L'esposizione è data anche qui da due parametri, il tempo ed il diaframma. In genere, se il negativo non è troppo chiaro o scuro, conviene chiudere il diaframma ad un valore intermedio (avevamo già visto negli obiettivi che la resa ottica in questa posizione è migliore).

    Influisce, inoltre, sull'esposizione la distanza della testa dell'ingranditore dalla carta, quindi aumentando o diminuendo la distanza cambierà l'intensità della luce.

    Il calcolo dell'esposizione viene fatto (a meno di avere un esposimetro per camera oscura) per prove, esponendo una striscia di carta per tempi diversi. Nella pratica dovremo mettere una striscia di carta sotto l'ingranditore; la copriamo con un cartoncino che faremo scorrere ogni 4'' esponendo alla luce, di volta in volta, una parte sempre maggiore. Il risultato sarà quello di ottenere una serie di esposizioni per 4,8,12,16,20 secondi che ci permetterà di verificare, tra tutte quella, corretta.

    Tabella di conversione dei formati carta più comuni al sistema decimale


    INC           = CM               Formati comm.li 
    3,5 x 5,0     = 8,9 x 12,7     alias 9 x 13
    3,5 x 5,5     = 8,9 x 14,0     " 
    4,0 x 6,0     = 10,2 x 15,2   " 10 x 15
    5,0 x 7,0     = 12,7 x 17,8   " 13 x 18
    6,0 x 8,0     = 15,2 x 20,3   " 15 x 20
    6,5 x 8,5     = 16,5 x 21,6 
    7,0 x 9,5     = 17,8 x 24,1   " 18 x 25
    8,0 x 10,0   = 20,3 x 25,4   " 20 x 25
    9,5 x 12,0   = 24,1 x 30,5   " 24 x 30
    10,0 x 10,0 = 25,4 x 25,4 
    11,0 x 14,0 = 27,9 x 35,6 
    12,0 x 16,0 = 30,5 x 40,6    " 30 x 40
    16,0 x 20,0 = 40,6 x 50,8    " 40 x 50
    20,0 x 24,0 = 50,8 x 61,0    " 50 x 60

     
     
     

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