VENTO
- di Massimo Casalini tratto da byanymeans@onelist.com 14/04/00
Ieri a Pisa c'era un bel Libeccio.
Dopo un bel piatto di spaghetti
alla carbonara, me ne stavo tornando, placido, placido, al lavoro.
Gli occhi mi si chiudevano per
il torpore, la mente era annebbiata e lui, il vento, mi stava avvolgendo
totalmente.
Vedevo le persone muovere le labbra
senza emettere alcun suono; il rombo del vento sovrastava tutto,
e rullava nelle mie orecchie, ma non era fastidioso, anzi mi sembrava
molto gradevole.
Ero completamente e intimamente
isolato da tutto cio' che mi circondava, era come se fossi lo spettatore
di un film muto a colori.
Allora ho cominciato a guardare,
osservare, scegliere.
Si, scegliere. Come un regista,
come un novello Fellini, cominciavo a scegliere le inquadrature, i soggetti
da riprendere, le sequenze: stavo girando un film.
Un film senza trama, senza protagonisti,
senza sceneggiatura, senza pellicola.
Componevo le scene, allargavo,
stringevo; descrivevo, con gli occhi soltanto, i particolari, i dettagli,
senza coinvolgere il cervello.
Fissavo la gente, ma non se ne
accorgevano, non sapevano di essere attori del mio film, della mia OPERA.
Il vento, intanto mi aveva portato
in un'altra realta'; in effetti non era il mio corpo che si muoveva in
quella strada, ma la mia anima.
Ero invisibile, concentratissimo,
ero una macchina da presa, uno strumento. Niente di piu'.
Ero felice: stavo dirigendo, creando
e visualizzando la MIA realtà; ero come Dio e non capivo niente.
Il vento aveva ovattato tutto il
mio percepibile e lo aveva reso MIO.
Intanto mi avvicinavo al palazzo
di Ingegneria e appena mi ritrovai a ridosso e il vento diminui', fu come
un brusco risveglio.
All'improvviso il film si interruppe,
le voci cominciarono ad essere percepite, i pensieri terreni ritrovarono
la loro ubicazione nel cervello, dopo venti minuti di sfratto esecutivo.
Il rifiuto della realta' mi stava
portando dove avrei voluto certamente andare (a letto) ma era l'unico posto
in cui, in quel momento, non sarei potuto andare.
Il Nikonista
..I got a Nikon camera, I love
to take photographs... che nikon sia riuscita a mitizzare i suoi
prodotti, non c'é dubbio. Il nikonista ne é convinto, le
nikon sono le fotocamere più robuste, più affidabili,
più convenienti, insomma le migliori. Qualche dubbio il nikonista
l'ha avuto cercando di lavorare in manuale con la F50, o cercando di capire
la miniatura della piazza di siena sulla F70, o cercando di passare rapidamente
da 1/500 a 1/30, a passi di 1/3 di diaframma, sulla F90, e a volte, alla
sera, sotto le copete, con il profumo del Lasonil dopo aver camminato tutto
il giorno con in spalla la sua nuova F5 ed un paio di ottiche... ...I got
a Nikon camera, I love to take photographs...
Il Canonista
Ci sono due modelli di canonisti,
gli assoluti, e i nikonisti delusi. I nikonisti delusi sono ex utenti nikon
che, stufi della lentezza dell'autofocus nikon, sono passati a canon. Si
accorgono che canon é più veloce, espone meglio, é
più ergonomica, ma non gli va giù di maneggiare un pezzo
di plastica che non sbarluccica di metallo in nessun angolo, sono diventati
quindi un po' tristi, la loro espressione più comune é "...si,
canon va molto bene, ma quando c'erano le nikon F e F2; quelle si che erano
macchine...", e comprano lo stabilizzato. Gli assoluti nascono canon e
muoiono canon. Non c'é una ragione precisa, ma per loro le macchine
fotografiche sono solo canon, il resto é tecnologia paleozoica;
anche se loro usano la F1. Se qualcuno gli dice che le prime canon a telemetro,
del '38/'39, montavano ottiche nikon, entrano in uno stato di nervosismo
isterico e, quasi, vorrebbero piangere.
Il Minoltista.
"Guarda che minolta é meno
plasticosa di canon, impegna meno di nikon, e costa meno di tutte e due"
Il problema di minolta é
questo: é "meno". Non nel senso della qualità, ci mancherebbe,
é questione di immagine, minolta in italia ha un immagine "cheap".
Non é "professionale". Il minoltista lo sa, ma sa anche che le qualità
della macchina e delle ottiche sono indiscutibili; ma quell'immagine "cheap"
pesa come un macigno. Deve essere per questo che il minoltista é
sempre un po' triste e rassegnato, e se scatta 36 foto senza aver caricato
il rullo non si incazza come il canonista o il nikonista, alza le spalle
e pensa che forse, comunque, le foto gliele avrebbe rovinate il laboratorio.
Se fosse un po' più orgoglioso le quotazioni dell'usato minolta
sarebbero superiori.
Il Pentaxista
E' una razza in via di estinzione,
si trovano in buona salute alcuni utenti LX, MX, e pochi autofocus.
Consci della grande qualità
dei trattamenti multistrato takumar hanno il distacco e la sicurezza di
chi riconosce e apprezza l'alta qualità. Fortunatamente il loro
distacco dal mondo salva gli altri fotografi; é risaputo che le
ottiche takumar star ad alta luminosità sono più radioattive
delle russe al lantanio, per cui il pentaxista é spesso un fotografo
attivo e radioattivo.
Il Leicista.
Esiste il leicista R e il leicista
M, e si guardano in cagnesco. Il leicista R invidia al rivale la silenziosità
e l'aplomb delle telemetro, il leicista M invidia all'R i teleobiettivi,
e il mirino reflex con schermo quadrettato per i grandangolari. Quell'accrocchio
di plastica che costa mezzo milione e serve per inquadrare col 21 non viene
ben digerito da chi conosce le qualità meccaniche di cui sono capaci
a wetzlar e solms. Comunque, sia i leicisti R che M disprezzano e dileggiano
il volgo che si rivolge a burini assemblatori giapponesi. La disputa R-M
serve a questa elite che altrimenti sarebbe priva del binomio antagonista-protagonista.
Il Contaxista
Si dibatte, vorrebbe tutte
le ottiche made in germany, ma non se le può permettere, e poi cosa
se ne fa di un 15, un 300 f/2,8, un mirotar a specchi? E' in genere pignolo,
e la cosa che lo fa più incazzare é vedere che su fotocamere
da due milioni e mezzo, la fintapelle si sfoglia come sulle yashica da
duecentomilalire. Esiste anche una nuova categoria dei contaxisti, i contaxisti-G,
ma essendo di costituzione abbastanza recente, non abbiamo dati sufficienti.
Il Medioformatistista
Raggruppo in questa categoria tutti
gli utenti del medioformato, dividendoli in due parti: i nobili, e i
poveri. I nobili sono i felici possessori di hasselblad, o rollei, i nomi
blasonati del gotha della fotografia; i poveri usano le zenza bronica (dai
nobili dileggiati storpiando il nome in zenza cronica, zenza comica, zenza
cosmica etc etc), la mamiya, la yashica mat, le kiev e le pentacon six.
Tuttavia, a parte un certo senso di superiorità mostrato dai possessori
di fotocamere plurimilionarie, non c'é l'antagonismo che estste
tra gli utilizzatori del piccolo formato.
Il Collezionista
Ha comprato un centinaio di fotocamere
nella sua vita, e sei rullini. Tre li deve ancora sviluppare, uno l'ha
perso, e due li ha usati per provare una fotocamera acquistata usata, ma
che sembrava nuova. La sua borsa fotografica ha le dimensioni e la forma
di un portachiavi, anzi, é un portachiavi, con attaccata la chiave
della cassetta di sicurezza della banca.
Olympus
L'olympussista é un ex
nikonista/canonista di età non giovanissima. Aveva comprato Olympus
per scrollarsi dalle spalle i sette/otto etti al pezzo dei sistemi F1,
F2, F3.
Ha gioito come un bambino quando
si é accorto che nella vecchia borsa, al posto della F2 e della
nikkormatt con tre obiettivi, ci stavano due corpi OM, sei ottiche, i rullini
per tre settimane, filtri, accessori, e anche due panini con la mortadella.
Ha pianto come un bambino quando, qualche anno dopo, telefonando in polifoto
e chiedendo come mai non riusciva più a trovare un cazzo di zoommino
si é sentito rispondere che Olympus aveva scelto altri mercati
(medicale) a scapito della fotografia "consumer". Tradotto era "non
c'é più trippa per gatti". Per cui l'olympussista é
un disilluso, non capisce come mai non riesca a separarsi dalla OM
che possiede, e come mai dopo vent'anni di
polvere, pioggia, colpi,
e viaggi nel bauletto della moto, la fotocamera continui a funzionare.
Però sa che un giorno, con uno schianto secco, le tendine si attorciglieranno
ai feltri di scorrimento, e sarà un ora triste nella sua vita (tocchiamoci
le palle).
P.S. ho una OM1n del 79 (penso)
e qualche vetro zuiko, questa descrizione é un po' autobiografica
(per questo volevo evitare gli olympussisti), ma penso che riguardi quelli
che hanno usato o usano ancore il sistema OM.
P.P.S. Ovviamente sapete
tutti che all'olympus sono nel frattempo impazziti, e propongono un corpo
OM3 a più di tre zucche (milioni) e il cinquantino 1,8 a quasi mezzo
milione.
Per yashica: vedi contax (ma
in questo caso un po' più "bricoleur"), che ovvia al problema delle
pelli
sfogliate con interventi
di sostituzione utilizzando fintapelle da borsette, jeans, tessuti per
casse
acustiche, cartapecora o
similcocco Luìvitton
Dato che non so cosa dire dello zenithista, vi parlerò della zenith.
Zenith
L'importatore non ufficiale
(quello che "fa i numeri") é quello che importa, oltre alla fotocamera,
anche i polacchi che la vendono. La fotocamera é stata progettata
e costruita in russia per la russia (vabbé, i modelli vecchi in
CCCP). Le tolleranze meccaniche sono progettate per la temperatura media
di -20, per cui in italia gli ingranaggi quasi non si toccano, e la fotocamera
é mezzo centimetro più larga delle
misure di progetto. La famosa
zenith E, una delle prime disponibili, montava l'altrettanto famoso
industriar 50 f/3,5, un obiettivo talmente compatto che per regolare i
diaframmi o la messa a fuoco bisognava chiamare l'orefice. L'ultima versione
disponibile oggi é sostanzialmente la stessa meccanica ricarrozzata
in plastica in forgia di R8 (ma una volta copiavano meglio). Il mirino
mostra il sette per cento del campo inquadrato, e ha un telemetro a microprismi
che definire "micro" é un vero eufemismo, visto che sono grandi
come mattoncini Lego. Il top dell'ergonomia lo raggiunge il pulsantino
di sblocco del riavvolgimento, coassiale al pulsante di scatto, che va
ruotato, premuto, e bloccato in posizione. La manovella del riavvolgimento
é progettata per sfuggire di mano ad ogni giro.
Vera nave scuola per decine
di fotoamatori sgranati, ha una tal serie di difetti che chi impara a
fotografare con una zenith é in grado di scattare con qualsiasi
cosa. Paladina dell'"understatment" é apprezzata anche dai
nostalgici dell'unione sovietica, che nel leggere il manuale di istruzioni
in cirillico si commuovono pensando a quanto faceva lo stato russo per
diffondere la cultura fotografica.
Gli obiettivi
Si é sempre detto
che le ottiche russe sono di ottima qualità, ed é vero; a
patto che non siano state prodotte di lunedì o di sabato, nel qual
caso é bene controllare che almeno il numero delle lenti indicato
nelle specifiche corrisponda al numero di lenti montate sul nostro esemplare.
Episodi di radioattività
sono stati rilevati su ottiche luminose (in tutti i sensi!), e, più
tardi(dopo chernobil), anche su corpi macchina e barilotti degli obiettivi.
In conclusione le zenith
sono macchine rozze, mal costruite, mal progettate, costano una zucca di
latte e danno grandi soddisfazioni a chi le possiede (vai a capire la fotografia...)
I vari Topconinsti, Ricohisti, Pertisti, Mirandisti, Turisti tristi affetti da colecisti, aspettino il loro turno con pazienza.
C'è una fanciulla sensibile - di Gelatina e Peter Pan da It.Arti.Fotografia 22/01/2001
- Il 21 Gen 2001, 20:23, "Gelatina"
<gsinico@libero.it> ha scritto
C'è una fanciulla sensibile
che mi aspetta in una stanzetta buia a luci rosse... che faccio,
me ne stò qui a lurkare o postare a niubbini come un
fesso o mi fiondo da lei?
So già cosa mi posso
aspettare: Esplorerò le sue zone più scure, scivolerà
immergendosi nella vasca, la tratterò con le pinze,
infine... le farò vedere la luce!
- Il 22 Gen 2001, 01:26, "Gelatina"
<gsinico@libero.it> ha scritto
ragazzi, che roba! abbiamo appena
finito, lei che mi diceva : "non contrastarmi altrimenti non
vengo come vuoi tu..." "non trattarmi così, usa i toni
giusti con me..." "quando mi fissi così sento
l'argento vivo scorrermi addosso..." ...sento che tra noi ci
saranno nuovi affascinanti sviluppi ;-)))
- Il 22 Gen 2001, 08:26, Peter
Pan <nprisco@syrene.it> ha scritto
Attento che questo genere di rapporti
ha sempre un lato negativo