Cari amici delle redazioni giornalistiche locali,
dopo qualche giorno di silenzio chiedo ospitalità agli organi di stampa
perché, se lo riterrete possibile, amplifichiate la mia voce facendola pervenire
ai cittadini di Trapani.
L'argomento
è, ovviamente, il risultato elettorale e quella parte di futuro che potrebbe
riguardarmi.
Delle elezioni molti altri, esperti ed analisti politici, hanno già ampiamente
parlato.
Io vorrei limitarmi a fare semplicemente alcune riflessioni non numeriche.
La prima è un riconoscimento pubblico verso quella coalizione di partiti
e movimenti che ha ritenuto di voler scegliere me tra tanti altri possibili
candidati a Sindaco (e molti più di me a Trapani avrebbero meritato di essere
candidati o scelti come riferimento e coagulo di un intero schieramento.
Forse altri avrebbero assicurato un risultato migliore rispetto a quello
che si è ottenuto con la mia figura; eppure questi altri hanno preferito
non rischiare nulla di proprio e mantenersi nella rassicurante condizione
di condividere senza però esporsi: della serie "tengo famiglia"...).
In un momento in cui è facile accanirsi su chi perde, facendo risaltare
solo ciò che non ha funzionato o gli errori del passato, desidero esternare
con assoluta indipendenza (ma credo altrettanta onestà intellettuale) la
necessità di fare comprendere ai trapanesi che, rispetto al recente passato
ovvero al presente di altre formazioni, un processo democratico di dialogo
e di collegialità si è avviato, pur se con grande ritardo. Ma si è avviato.
E solo grazie ad esso oggi è possibile avanzare ipotesi di nuove presenze
nel futuro di questa città.
Secondo questa chiave di lettura considero il risultato elettorale recente,
che il 25 novembre ha visto vincere l'Avv. Mimmo Fazio (colgo l'occasione
per formulargli il più sincero augurio di buon lavoro), un risultato di
transizione: un passaggio intermedio rispetto ad una positività latente
che, nell'interesse dell'intera città, potrebbe trovare le occasioni per
estrinsecarsi sempre meglio da oggi in avanti, con il contributo di tutti.
E' una positività che ho letto nei volti e nei discorsi della gente che
ho incontrato durante la campagna elettorale, che continuo ancora oggi a
registrare dalle centinaia di messaggi di solidarietà (e di speranza) che
ricevo.
Occorre però del tempo, una buona dose di saggezza e grandi doti di equilibrio
e di disponibilità al sacrificio.
Pensare di ribaltare un trend nazionale è stato bello, travolti dall'entusiasmo
irrazionale dei consensi degli ultimi giorni prima delle votazioni.
Ma, ragionandoci, quella prospettiva non aveva la minima concretezza di
riuscita, pur se ci fossero state le migliori intenzioni e le condizioni
ottimali per farlo. La concretezza di oggi, invece, consiste nella disponibilità
a procedere nel dare credito di serietà agli oltre 14.800 trapanesi che
hanno creduto in noi e fare tesoro di questi consensi. La concretezza di
oggi consiste nell'impegno a fare ulteriore azione di "risanamento" di questi
poveri ed incrostati cuori dei trapanesi, da troppo tempo ingannati ed abbandonati
a se stessi.
Su quest'ultimo argomento ho maturato una riflessione amara: la condizione
di arretratezza culturale, civile, produttiva ed occupazionale in cui versa
oggi la nostra città è attribuibile a tutti noi che fino ad oggi siamo stati
al riparo da certe "esposizioni" che avrebbero potuto compromettere qualcosa
del proprio lavoro o della propria condizione socioeconomica. E' anche attribuibile
a tutti i governi di questa città che da sempre hanno mantenuto la subalternità
sulle migliaia degli elettori delle fasce sociali deboli come strumento
a buon mercato per esercitare il controllo del voto in occasioni elettorali,
e niente di più: i diritti civili (la casa, la fognatura, la strada, il
verde, la scuola, i rifiuti, ecc.) sono stati contrabbandati come profferte
e regalìe. La stessa cosa facevano i conquistadores in America Latina (poi
ci lamentiamo delle favelas...)
All'indomani delle elezioni qualcuno si è slanciato generosamente a propormi
come "leader dell'opposizione".
Al di là dell'altisonante analogia rutelliana (che mi pare fuori luogo e
fuori misura: accostare un esperto politico li levatura internazionale ad
un neofita di paese mi sembra francamente eccessivo) non credo che questa
condizione di leadership sia utile, con me: non credo che possa produrre
risultati apprezzabili perché questa città, che prima ho definito arretrata,
possa evolversi con una semplice attribuzione di etichetta. Temo anzi che
questa etichetta per me possa trasformarsi in una gabbia rispetto alle straordinarie
possibilità di ulteriore coinvolgimento di consensi attorno al progetto
di impegno civile che si va delineando.
Ed il coinvolgimento di consensi, coerentemente con quanto già avevo in
animo di sperimentare da candidato Sindaco per le ulteriori deleghe assessoriali
da rendere ufficiali in caso di ballottaggio, (tutti i rappresentanti della
coalizione- chi più e chi meno- avevano accettato una certa mia "sorprendente"
e trasversale proposta nel merito...) trarrebbe alimento proprio da territori
senza recinti né steccati: se è vero che parte dal terreno delle tre liste
civiche per compendiare la coalizione del centrosinistra, non deve chiudersi
su se stesso ma lasciare aperti tutti gli orizzonti praticabili.
Questo ragionamento non vuole d'altro canto sposare integralmente la sollecitazione,
forte, che viene da altre parti lontane dalla politica dei partiti né dal
movimento "Patto per Trapani" di Carlo Lungaro. Le rispettive posizioni
(quella di chi rifugge i partiti politici perché li crede covi di vipere
e di malaffare e quella di chi confida solo nella superiorità della cosiddetta
società civile) mi sembrano troppo radicali. Forse anche un po' troppo giustizialiste
e astratte. Lungaro ha l'enorme merito di aver tracciato per primo il possibile
cammino per la rinascita di Trapani, ed il mio grande riconoscimento per
aver aderito al progetto della Lista Civica "Corte Sindaco" ed alla mia
candidatura. Aderisco al suo appello di impegno civile e mi sento onorato
di tanta stima e fiducia; ma non concordo con lui nell'ipotesi di procedere
da soli, perché quella sarebbe una attività sterile: non riporre fiducia
nei partiti per me vuol dire non avere fiducia nella Repubblica. E sarebbe
eccessivo.
Concludo per informare, per vostro tramite, i cittadini trapanesi circa
le attività dell'architetto Vito Corte conseguenti al voto del 25 novembre.
Vito Corte è stato e continuerà ad essere un padre di famiglia attento ai
bisogni ed alle prospettive dei propri familiari; un architetto interessato
a lavorare per sé, per i propri amici-colleghi e per offrire, col proprio
lavoro, servizi di alta qualità ai clienti ed alle amministrazioni pubbliche
che vorranno avvalersi di lui; uno studioso ed un docente all'Università,
attento a coniugare l'offerta formativa col metodo didattico e la sperimentazione
di soluzioni e forme per il territorio locale; un rappresentante istituzionale
della categoria di appartenenza pronto a traghettare gli architetti siciliani
verso le nuove forme associative prospettate dall'evoluzione dei tempi.
Insieme a tutto questo, Vito Corte ha registrato sulla propria pelle la
necessità di esporsi, rischiando di suo, per offrirsi in sacrificio alla
città, perché ha capito che la città ha bisogno di sacrifici e di impegno.
Manterrà viva l'agorà virtuale del sito www.vitocorte.it, che in questi
giorni ha suscitato tante emozioni ed alimentato tante speranze; fonderà
un organismo di discussione, proposizione, formazione politica, civile e
culturale (un centro studi, una associazione, un osservatorio, si vedrà)
che avrà cellule vitali pronte a dare voce ed ascolto a tutte le parti della
città; coordinerà l'azione del proprio gruppo consiliare in comunione d'intenti
con gli altri gruppi; coinvolgerà tutti quelli che sono stati candidati
nella lista civica Corte Sindaco e tutti quelli che hanno dichiarato di
volersi spendere per questa causa.
Insomma, si è visto che per quello che ha potuto, ha dato.
Per quello che potrà, darà.
Confidando nel tempo (che è spesso "galantuomo") e nelle azioni coordinate
e programmate, però rimane nella consapevolezza che da soli non si approda
in nessuno dei nuovi lidi desiderati, e che il singolo sacrificio, se non
condiviso da altri, è solo martirio. O stupidità.
Sono consapevole della eccessiva
lunghezza del testo e conosco le vostre difficoltà a trovare spazi e tempi,
ma vi conosco e ripongo assoluta fiducia nella vostra capacità di sintesi
se foste costretti a non riportare per intero il testo di questo comunicato.
Comunque grazie.
Vito Corte