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RECENSIONI
PATTY
PRAVO TRA ORIENTE E NEW AGE
Una
lunare Nicoletta Strambelli ha affascinato ieri sera un Teatro Regio esaurito.
Lo spettacolo è risultato equamente diviso tra passato e repertorio d'autore
d'oggi.
Una
volta era "pigramente signora". Ora è solo signora, una grande signora
della canzone italiana. Lasciata da parte un'indolenza quasi congenita,
negli ultimi tre anni Patty Pravo si è tuffata a capofitto nella
musica live e ieri sera, finalmente, ha cantato al Teatro Regio di Parma,
gremitissimo per l'occasione (con palchi stracolmi oltre il consentito).
Sensuale,
elegante (quanti abiti!), biondissima, charmant e lunare, l'"ex ragazza
del Piper" dell'avvocato Crocetta ("ex" riguardo non tanto a ragazza,
ma piuttosto al Piper, che oggi non esiste più) ha dimostrato che per
lei gli anni non sono passati. Probabilmente i cantanti nati artisticamente
negli anni Sessanta, hanno bevuto l'elisir dell'eterna giovinezza, basti
pensare allo "scugnizzo" Massimo Ranieri, al "presleyano" Little Tony
e all'"eterno ragazzo" Gianni Morandi.
Oltre
che sul fascino immutato, Patty ha potuto, contare su un grappolo di canzoni
(più di venti) che hanno entusiasmato tutto il pubblico, in particolar
modo i cinquantenni della platea. Arrangiamenti sobri, impreziositi dal
sax e approntati con morbidi tappeti di tastiere (mai stucchevoli) e chitarre
tutt'altro che invadenti, hanno permesso alla protagonista di fondere
le canzoni più recenti (tratte dall'album Notti, guai e libertà,
del 1998) con quelle, più vecchie. Sobria anche la anche la scenografia,
ideata da Pepi Morgia per esaltare la cantante attraverso una fantasmagoria
di luci laser.
Equamente
bilanciato fra presente, passato prossimo e passato remoto, il Repertorio
"d'autore" di Patty si e avvalso delle firme di Ivano Fossati, Vasco Rossi,
Franco Battiato e di tanti altri compositori-autori che hanno scritto
la storia della nostra musica. All'esecuzione, sul palco, hanno provveduto
sette musicisti disciplinati e professionali: Vito di Modugno al
basso, Giorgio Zanier alla batteria, Piero Gemelli alla chitarra, Christian
Gonzales alla chitarra, Michele Fazio al pianoforte e alle tastiere, Andrea
Innesto al sax e Max Longhi alle tastiere e alla programmazione.
Il
sipario si alza alle 21,10, sulle note di Per una bambola,
tra il fumo coreografico, con Patty che oscilla dentro un abito nero che
le scivola addosso. Osannata e applaudita, la grande interprete si muove
in mezzo ai fasci di luce, per sublimare le sinuosità, orientali dell'ultimo
capolavoro di Fossati, Angelus (nuovo singolo), concluso
da un delizioso assolo di chitarra elettrica.
Mentre dai palchi piovono incitamenti e apprezzamenti "Nicoletta sei stupenda",
"Favolosa!", Nicoletta Strambelli si produce ne I giardini di Kensington
con i raggi laser stavolta proiettati verso il pubblico.
Quindi, Patty attinge tre brani da Notti, guai e libertà:
Les étrangers, pervaso di India, new age e dal fruscio
misterioso di un canto libratosi dall'oriente, diventa pop a contatto
con l'occidente; Emma Bovary, pop intellettualistico della
coppia Battiato-Sgalambro, su una ritmica che ricorda Bandiera bianca
(Patty arranca un po' nel cambi di tonalità); Baby Blu,
notturno, orecchiabile, molto simile - forse troppo - a Why di
Annie Lennox.
A introdurre questa canzone arrivano, quasi inaspettatamente, le prime
parole di Nicoletta, pronunciate con una "erre" inconfondibile e con un'affascinante
nonchalance: "Baby Blu è un pezzo del mio ultimo album Notti,
guai e libertà, che m piace molto ed è stato scritto da un giovane,
Incenzo".
Poi è il momento del delicato Morire tra le viole firmato
da Monti ("Un autore che purtroppo non scrive píù"), dal romantico Se
perdo te (melodico su una batteria hip hop) dello stravagante
Autostop ("Mi è venuto in mente un autostop sul raccordo
anulare di Roma, quando non si cammina") e dal sempre accattivante La
bambola.
Dopo il consueto intervallo, il secondo tempo dello spettacolo si apre
sui cori da stadio di un gruppetto di "fanatiche": la canzone, per pianoforte
e voce, è la toccante Col tempo, mentre l'abito rosso di
Patty riveste tutto il palco. In successione si rincorrono, fra ovazioni
e urli, Non andare via, Non ti bastavo più
(con un'ouvertur chitarristica alla David Glimour), Ragazza passione,
la recente Strada per un'altra città (di Ruggeri), la mai
incisa Vola (di Fossati), il fresco pop-rock Sylvian,
Nel giardino dell'amore, Poesia (di Cocciante),
la sanremese 97... E dimmi che non vuoi morire, (di Vasco
Rossi) sempre accarezzata dalla melodia del sax, e l'intramontabile
Pensiero stupendo. Qui il concerto ufficiale sarebbe concluso,
ma la calorosa insistenza dei fans "obbliga" Patty a concedere due arcinoti
bis: Pazza idea e, con i cori tutti, l'inno discomusic il
Paradiso. La ragazza del Piper è diventata una donna in
carriera.
Fabrizio
Marcheselli
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