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COMUNICATO STAMPA n. 2/2012 dal sito "EDDAEDIZIONI" 8/2/2012


Le avverse condizioni meteo hanno ostacolato, ma non impedito, la seconda presentazione del libro Cohiba, romanzo di Vito Manduca, avvenuta il giorno 08 febbraio. L’evento, organizzato all’interno del programma letterario del Sindacato Nazionale Scrittori, si è tenuto presso la Biblioteca Comunale Enzo Tortora di Testaccio.

La particolarità del luogo e la qualità dei partecipanti hanno consentito un dibattito di livello elevato sull’originale lavoro di Manduca che, assegnando al leggendario sigaro cubano, il Cohiba, il ruolo di protagonista principale, ha confezionato una storia di movimento e di avventura ricca di emozioni e di riflessioni sociologiche raffinate intorno a vicende recenti e passate che hanno avuto come principali attori personalità politiche poste ai vertici del potere mondiale.

“Non sono un fumatore – ha ammesso nel suo intervento Rocco Cesareo, dirigente del Sindacato Nazionale Scrittori – ciononostante, grazie alla lettura, ho avuto modo di approfondire la nutrita storia letteraria e di costume che ruota intorno alla cultura del fumo del sigaro, simbolo per eccellenza del potere e del piacere.”

Salvatore Ingrosso, Segretario Nazionale del Sindacato Italiano Lavoratori di Polizia, ricordando che il 2012 è stato indicato dal Sindacato come l’anno della legalità, ha affermato: “Cohiba, per la caratteristica dei personaggi e per i teatri in cui si svolgono le avventure – quadrilatero Cuba, Green House e Sicilia – si inserisce pienamente in tale contesto.
Cohiba è una lettura che coinvolge e che fa riflettere sull’uso personale del potere da parte dei potenti d’ogni dove, troppo spesso usi a calpestare perfino la dignità delle persone pur di raggiungere quote di piacere sempre oltre la soglia.”

Le letture di brani, effettuate da Salvatore Rondello, moderatore abituale degli incontri di EDDA Edizioni, hanno registrato apprezzamenti da parte dei partecipanti. Tra i presenti la poetessa Giulia Perroni che ha onorato della sua presenza l’incontro, dando informazioni circa i prossimi eventi della sua Associazione culturale.


COMUNICATO STAMPA Festa per il primo anniversario di EDDA dal sito "EDDAEDIZIONI" 17/12/2011

Sabato 17 dicembre la giovane casa editrice EDDA ha festeggiato, insieme a numerosi lettori, il primo anniversario, presentando la quinta pubblicazione COHIBA, romanzo originale di Vito Manduca. Alla tavola rotonda sono intervenuti, insieme all’editore Daniela D’Agosto, l’autore Vito Manduca, il giornalista Riccardo Mazzoni, Rocco Cesareo del Sindacato Nazionale Scrittori. e Salvatore Rondello.

Le campane della limitrofa chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, alle ore 18,30, raggiungevano l’interno del salotto letterario di Via Muzio Scevola 23 e sembravano partecipare all’atmosfera di festa che la “squadra di volenterosi”, raccoltasi intorno all’iniziativa editoriale, si apprestava a condividere con i numerosi presenti, tra i quali l’autrice di Quartiere di Vetro, Simonetta D’Agosto.

Ripetuti applausi e manifestazioni di apprezzamento hanno vivacizzato le letture di alcuni brani di Cohiba; romanzo avvincente d’avventura che origina nella suggestiva Cuba, sul lungomare del Malecon e all’interno dei palazzi del potere d’oltreoceano.

Evidente soddisfazione per il primo anno di attività è stata manifestata dall’editore Daniela D’Agosto nel suo saluto. “Appena un anno fa mi immergevo in questa avventura con entusiasmo, certo, ma anche con molti tremori, giustificati dalla scarsa attenzione pubblica verso iniziative del genere, collocate non certo ai primi posti nella scala dei bisogni umani. Oggi, nel tracciare il primo bilancio, mi ritengo alquanto soddisfatta per il successo di tutti e cinque i libri pubblicati, a partire dal primo romanzo Kazimir di Vito Manduca, ai successivi: Quartiere di vetro di Simonetta D’agosto, forte del recente successo ottenuto all’evento presso il teatro Antigone di Testaccio; L’ultima crociera, poema in versi di Mario Giacomozzi che ha ottenuto il patrocinio di Roma Capitale; Senza sipario del giovane autore Antonio Costantino e, infine, Cohiba, di Vito Manduca, autore che, simbolicamente, apre e chiude un primo anno non privo di fatiche e di soddisfazione.”

La festa è proseguita col rinfresco di Natale, con l’attesa da parte di tutti delle annunciate novita 2012 con la consegna dell'elegante penna di EDDA come invito a scrivere.


 

Storie da un’Italia povera e affamata - di Ivo Camerini da "Conquiste del Lavoro" del 30 Maggio 2009

In un tempo e in una società come l'attuale dove,come recita il vecchio adagio popolare, "ai bambini non manca neanche il latte di gallina", il libro Figli di SantaPupa di VitoManduc arappresenta una lettura importante e davvero utile.
Si tratta infatti della riproposizione della piccola-grandestoria di tanti, tantissimi bambini dell'Italia povera e affamata, non solo dei primi decenni del Novecento, ma, per certi versi, fino al 1968-69, che già a cinque, sei, sette anni venivano avviati a guadagnarsi il pane, perché già grandi. Una storia naturalmente dell'Italia minore e degli strati più popolari, soprattutto dei contadini, dei pigionanti, degli operai generici sia in agricoltura sia nell'industria, ma non per questo da dimenticare e non tramandare. Il lavoro di letteratura storica fatto da Vito Manduca ha invece proprio il pregio di documentare questa storia e tramandarla partendo da racconti orali e scritti di storie vere di vita, illustrandola anche con una appendice fotografica estremamente rara che ci mostra in maniera visiva quei bambini, quei giovinetti e quelle giovinette di un'Italia reale, che anche attraverso il sindacato confederale seppe lottare per affermare i propri diritti e riscattarsi dalla subalternità di una condizione sociale, che affondava le sue radici addirittura nel Medioevo.
"Quando avevo sette anni sono andato alla scuola. Ero bravo. Non sono stato mai bocciato... Quando non stavo a scuola, fino all'età di dodici anni, mi dedicavo ai lavoretti nei campi paterni e dei nostri vicini. Ero il più grande fra i miei fratelli e dovevo contribuire lavorando. Quando avevo dodici anni mio padre mi ha mandato a lavorare sotto padrone, in un'azienda agricola presso contrada Filadelfia... tornato a casa, dopo vari mesi, senza soldi i miei genitori mi hanno mandato nuovamente a lavorare sotto padrone a Sambiase...
All'epoca avevo quindici anni.
Avevo due fratelli più piccoli... anch'essi a lavorare sotto padrone man mano che crescevano".
Così comincia il libro di Manduca, con la trascrizione dei fogli di diario di un italiano Figlio di Santa Pupa, tale Antonio originario della Calabria, emigrato a Roma negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e qui morto nel 2003.
Antonio, la cui vita potrebbe essere parallela a quella di un qualsiasi extracomunitario di quest'ultimi due decenni italiani, inoltre racconta ancora: "Così sono partito per Roma perché a Polia non potevo campare senza lavoro e con i miei genitori malati e poveri. Avevo quasi sedici anni. La signora mi ha preso a casa sua come se fossi un figlio. Lavoravo l'orto. La notte dormivo nella stalla, dentro la mangiatoia delle mucche...
Successivamente mi hanno mandato via perché all'orto in inverno non c'era più lavoro. Ho fatto la valigia e mi sono incamminato a piedi verso la via Prenestina.A Tor Sapienza incontrai un mastro-muratore che stava costruendo una palazzina. Mi ha chiesto se fossi stato capace di fare la calce. Mi ha assunto in prova. La paga era di dodici lire al giorno, ma in più mi dava da mangiare e da dormire a casa sua...".
In queste pagine ritroviamo un'Italia quasi dimenticata, ora illustrata dalle vicende personali di tanti bambini che si guadagnano il loro vivere, aiutano la famiglia e nelle vicissitudini del loro sfruttamento si costruiscono il loro essere uomini e cittadini italiani e del mondo.
Le storie di questi figli di Santa Pupa sono una descrizione icastica dell'Italia che percorre, dopo la tragedia della dittatura fascista e della seconda guerra mondiale, il suo cammino verso la democrazia, verso la promozione della persona umana, verso la solidarietà sociale, verso la libertà dai bisogni.
Un cammino, nelle tante strade dell'Italia del Novecento, che è essenzialmente ricerca di "pane e libertà" e che, grazie alla forza di riscatto e volontà di progresso, diviene costruzione dello stesso cambiamento italiano contemporaneo.
Vito Manduca, Figli di Santa Pupa. Tra fichi secchi, palloncini e bambole di pezza
Editrice A&B, Catania
2008, pp. 219.


 

PRESENTATO IL LIBRO "LA TERZA PORTA" IN RICORDO DI ALESSANDRO BINI
Si è svolta questa mattina in Campidoglio la conferenza di presentazione del libro di Vito Manduca scritto con la collaborazione di Delia Santalucia e Claudio Bini, i genitori di Alessandro - 9 Febbraio 2009

di Gianluca Di Bella

Si è svolta oggi, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio, la conferenza stampa di presentazione del libro di Vito Manduca “La Terza Porta”, dedicato ad Alessandro Bini, il giovane calciatore del Cinecittà Bettini scomparso tragicamente il 2 febbraio 2008 sul campo dell’Almas Roma.
Alla conferenza, oltre alla famiglia Bini e all’autore del libro, sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco Gianni Alemanno, il delegato allo sport del Comune di Roma Alessandro Cochi, il consulente per le attività sportive e motorie prof. Giuseppe Capua, il consigliere regionale Enzo Foschi, il presidente della FIGC Giancarlo Abete, il calciatore dell’A.S. Roma Max Tonetto, il presidente del CRLazio Melchiorre Zarelli.
“Alessandro, nella ricerca dell’azione migliore, è stato ingannato da una chiave sconosciuta che ha assunto la forma di un banalissimo rubinetto. Il contatto violento ha attivato un meccanismo oscuro. In campo si è aperta una terza porta, nascosta nell’erba, incustodita e senza rete. Essa si è dischiusa come una botola grande quanto l’intero campo. Impossibile non sprofondarvi. Per sempre”.
Così lo scrittore Vito Manduca descrive l’assurda morte di Alessandro Bini, che avrebbe compiuto quindici anni una settimana dopo il tragico incidente.
Ad un anno di distanza, la famiglia Bini, con il patrocinio dell’Ufficio Sport del Comune di Roma, ha deciso di presentare il libro dedicato al giovane atleta del Cinecittà Bettini e aprire una tavola rotonda sui problemi legati alla sicurezza degli impianti sportivi.


 

CALCIO: ABETE E ALEMANNO, IMPEGNO PER SICUREZZA NEGLI IMPIANTI SPORTIVI
(ASCA) - Roma, 9 feb -

La sicurezza nello sport e' sicurezza nella vita: e' questo lo slogan dell'Associazione Alessandro Bini, il calciatore quattordicenne deceduto un anno fa dopo aver sbattuto contro la maniglia del bocchettone dell'impianto di irrigazione dello stadio durante il match dei Giovanissimi Provinciali tra l'Almas Roma e il Cinecitta' Bettini. E l'impegno per la sicurezza degli impianti sportivi e' stato il filo conduttore dell'incontro che si e' svolto questa mattina in Campidoglio per la presentazione del libro intitolato ''La terza porta, vita breve di un giovane campione'', scritto da Vito Manduca con il patrocinio dell'Ufficio Sport del Comune di Roma.

Un impegno comune tra il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Figc Giancarlo Abete, che hanno sottolineato l'importanza di questo aspetto a tutela della vita di quanti svolgono un'attivita' sportiva.

La ''Terza Porta'' nel pensiero dell'autore e' una metafora che, raccogliendo le testimonianze appassionate di chi voleva bene ad Alessandro, vuole tenere vivo il ricordo e l'attenzione di tutti. Alla manifestazione sono intervenuti, oltre al sindaco Alemanno e al presidente della Figc Abete, anche il presidente del Comitato Regionale del Lazio Barelli, il vice presidente dell'Aia Sagrestani, il segretario del Settore Giovanile e Scolastico Barbara Benedetti, il delegato allo Sport del Comune di Roma Cochi, il consulente del sindaco per le attivita' sportive Capua, il consigliere regionale Foschi.

luq/sam/ss


Abete e Alemanno, impegno per la sicurezza degli impianti sportivi
Roma 09/02/2009


La sicurezza nello sport è sicurezza nella vita: è questo lo slogan dell’Associazione Alessandro Bini, il calciatore quattordicenne deceduto un anno fa dopo aver sbattuto contro la maniglia del bocchettone dell’impianto di irrigazione dello stadio durante il match dei Giovanissimi Provinciali tra l'Almas Roma e il Cinecittà Bettini. E l’impegno per la sicurezza degli impianti sportivi è stato il filo conduttore dell’incontro che si è svolto questa mattina in Campidoglio per la presentazione del libro intitolato “La terza porta, vita breve di un giovane campione”, scritto da Vito Manduca con il patrocinio dell’Ufficio Sport del Comune di Roma.
Un impegno comune tra il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Figc Giancarlo Abete, che hanno sottolineato l’importanza di questo aspetto a tutela della vita di quanti svolgono un’attività sportiva.
La “Terza Porta” nel pensiero dell’autore è una metafora che, raccogliendo le testimonianze appassionate di chi voleva bene ad Alessandro, vuole tenere vivo il ricordo e l’attenzione di tutti. Alla manifestazione sono intervenuti, oltre al sindaco Alemanno e al presidente della Figc Abete, anche il presidente del Comitato Regionale del Lazio Barelli, il vice presidente dell’Aia Sagrestani, il segretario del Settore Giovanile e Scolastico Barbara Benedetti, il delegato allo Sport del Comune di Roma Cochi, il consulente del sindaco per le attività sportive Capua, il consigliere regionale Foschi.

Il calcio di una volta sarà al Centro sportivo Airone
Nell’ambito della manifestazione denominata “Cinecittà in sport" che si terrà l'8 giugno

riceviamo e pubblichiamo - 21/05/2008


Sabato 17 maggio presso l’oratorio di Don Bosco Cinecittà si è svolta la presentazione della manifestazione “Il calcio di una volta” che si svolgerà Domenica 8 giugno 2008 presso il Centro Sportivo “Airone” nell’ambito della manifestazione denominata “Cinecittà in sport”.

Gli onori di casa sono stati fatti da Giovanni Canale e dal sig. Gentile in rappresentanza della Pgs Don Bosco Cinecittà, che ha messo a disposizione l’impianto.

Tante società, che hanno aderito all’evento, hanno mandato i propri bambini all’interno dell’oratorio proprio per ritrovare quel clima di sportività e di amicizia che aveva appunto il calcio di una volta.

Oltre all' immancabile partita all’interno della struttura, svolta dai bambini sotto l’egida degli insegnanti dell’Asd World Sport e degli altri istruttori delle società che sono intervenute, c’è stato un dibattito sulle tematiche dello sport genuino a cui hanno partecipato Fabio Betulli, per l’Asd World Sport, la società del quartiere Quadraro Cinecittà che ha organizzato l’evento insieme alla neonata associazione “Il calcio di una volta”; Enzo Foschi, consigliere regionale, già presidente della commissione sport del Comune di Roma; Delia Bini, madre di Alessandro deceduto, il 2 febbraio all’interno del campo S. Anna sede dell’Almas Roma; l’Avv. Vallifuoco, in rappresentanza della Fondazione Castelli e Vito Manduca, sociologo e scrittore, che ha presentato il suo ultimo libro “Doppio Gioco”, scritto proprio sulle dinamiche calcistiche.

Tutti i partecipanti hanno sottolineato come il modo di intendere il calcio sia notevolmente cambiato negli ultimi anni e suggerito come dovrebbe essere l’atteggiamento verso questo sport. Come andrebbe migliorato l’intervento delle società e degli operatori a cominciare dalla sicurezza delle strutture, dalla prevenzione degli infortuni e come dovrebbe essere diverso l' approccio partecipativo alle partite.

Erano presenti anche Giulio Corsini, presidente della Pallavolo Cinecittà, del neonato consorzio Appio Tuscolano di cui fanno parte anche l’Asd World Sport, l’Italo Svevo e la Pallavolo Roma Sud; Massimo Zuchetti, della Coop. Cecilia e Zinni Fernando, della società Sport & natura, che collaboreranno con l’Asd World Sport all'iniziativa dell’8 giugno.



VITO MANDUCA - "FIGLI DI SANTA PUPA"-

tratto dall'articolo di Laura Khasiev su "IL CORRIERE DI ROMA"del 28 Febbraio 2007

- "Il doppio gioco" focalizza l'attenzione sul fenomeno del calcio minorile.Interviste reali e testimoianze di bambini, adolescenti avviati al calcio, di genitori e tecnici, rafforzano e fanno meglio comprendere quanto la cronaca ci riferisce quotidianamente su un mondo fatto di luci ed ombre. Sogni talvolta realizzati,delusioni diffuse,sfruttamento, violenza ed abusi su giovani calciatori;e ancora violenze sui campi di calcio e fra le tifoserie, nonchè malcostume di dimensioni imprevedibili, vengono articolati nei sottotitoli in una sorta di macedonia ben assortita. Senza tuttavia demonizzare un gioco antico che detetiene forse il primato mondiale per passioni prodotte.-


 

Dalla rivista “LiberEtà” mensile dello SPICGIL n. 7/8 Luglio/Agosto 2001

“E’ un tema difficile quello affrontato da Vito Manduca nel libro – Vite Rubate- Ed. Liocorno , che parla di risorse educative contro l’invecchiamento.
Queste considerazioni nascono da rapporti vissuti, testimonianze di persone che vivono nelle strutture per anziani. La conclusione a cui giunge Manduca, (gestore dell’Unipol di Roma) è che le case di riposo, gli ospizi, i cronicari, così come sono attualmente, non aiutano anzi ostacolano l’ultima fase della vita dell’uomo. La conclusione cui giunge l’autore del libro che la vecchiaia non è solo un problema dei vecchi ma della società. Se questa non trova il modo di risolverlo lascia aperta una ferita su una parte della popolazione che ha gli stessi diritti di cittadinanza di tutti gli altri”


 


Dal periodico “L’UNIONE” della FISAC CGIL – BANCA CENTRALE n. 6/7 2001

“Si allunga ormai per molti, soprattutto nelle società occidentali, la vita biologica. E’ possibile allungare anche la vita intellettuale? Il libro tenta una risposta a questa domanda, delineando le basi di un progetto in cui esperienza, cultura e ricerca di nuovi interessi/occasioni creano una figura di anziano, attivo e socialmente competitivo. Come i muscoli restano efficienti facendoli lavorare, così le cellule del cervello si riproducono se le usiamo. Il dramma di molti anziani di oggi è che hanno vissuto quando ci si guadagnava da vivere soprattutto con il lavoro fisico. Molti di loro hanno avuto poca scuola, poco tempo per leggere e fare vita sociale e hanno difficoltà a farlo oggi. Il rischio di isolamento è in agguato. Si riduce infatti progressivamente la possibilità di partecipare, perché per farlo occorrono, quasi sempre, conoscenze nuove, nuove relazioni, occorre la capacità della persona di cogliere ancora le occasioni che pur esistono. Ne’ medicina, ne’ assistenza possono, da sole, fare uscire le persone dall’isolamento. Lo può invece l’offerta di occasioni per nuovi cicli di vita. Il libro contiene una proposta realistica per concretizzare un’ idea pomposa come quella di “ educazione permanente”. Non un’altra istituzione, un altro “ fondo ”, altre burocrazie, ma opportunità, occasioni, apertura delle istituzioni esistenti. Per fare un esempio : c’è la voce “ educazione permanente ” nel ruolino di pagamento della pensione o delle educazione delle imposte?”


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