PROGRAMMA “LA POLITICA CON LE TUE PAROLE, VALORI E PRIORITA’ 1) La Politica con le tue parole, il governo con le tue idee. Migliaia di cittadini, uomini e
donne, hanno contribuito alla costruzione del programma: “La politica con le tue parole, il Governo con le tue idee” è
stato il fondamento del nostro agire politico; il valore che noi
attribuiamo alla partecipazione, all’espansione della democrazia si
evidenzia già nel modo in cui abbiamo costruito e intendiamo definire il
nostro progetto. 2) I nostri valori per le Marche Una politica alta, che voglia
parlare alle persone, che voglia mobilitare le energie e dar spazio alla
speranza, che voglia perseguire obiettivi condivisi e risvegliare la
passione per l’impegno civile, non può fare a meno di forti valori da
incarnare nell’azione quotidiana; i valori sui quali il centro sinistra
trova il fondamento della sua unità
sono: ·
La
pace,
e il rafforzamento della
cooperazione internazionale decentrata per contribuire a combattere le
povertà e il sottosviluppo, promuovere la globalizzazione dei diritti,
affermare lo sviluppo come espansione delle libertà, aspirazione alla
pacifica convivenza e a un ordine mondiale più equo e sicuro; la
solidarietà internazionale trova uno straordinario impulso nelle attività
delle nostre comunità, come si è visto anche nella recente tragedia
dello Tsunami, e favorisce la conoscenza e l’integrazione tra i popoli. ·
La
partecipazione, perché la
cittadinanza attiva offre la migliore garanzia contro i rischi di
esclusione dall’esercizio dei diritti democratici e consente decisioni
più efficaci, trasparenti e condivise nel rispetto delle reciproche
autonomie e nella chiara assunzione delle responsabilità. ·
La
libertà,
intesa non solo come tutela dei diritti inviolabili della persona, ma come
possibilità per tutti di progettare dinamicamente una vita sempre più
ricca ed appagante. ·
L’uguaglianza,
contro ogni forma di privilegio. ·
Lo
Stato di diritto, per riaffermare la cultura della legalità, del pluralismo,
del bilanciamento dei poteri messa in discussione dal Governo nazionale. ·
La
coesione e la giustizia sociale, perché la tutela dei diritti primari dei cittadini,
quali salute, assistenza, previdenza, istruzione, sicurezza, sia sempre più
elemento qualificante dello sviluppo delle Marche. ·
La
conoscenza e la cultura
fattori centrali per promuovere una crescita di qualità, ridurre le
disuguaglianze, dare a tutti pari opportunità di affermazione. ·
Il
lavoro,
per raggiungere la massima occupazione, contrastare il precariato, dare
fondamento alla dignità e alla sicurezza delle persone. ·
L’imprenditorialità,
perché l’iniziativa individuale e associata, in mercati efficienti e
ben regolati sia di stimolo all’innovazione e alla competitività della
nostra economia. ·
L’ambiente
di qualità, per garantire a tutti, e in particolare ai giovani, uno
sviluppo sostenibile e un futuro migliore. ·
La
gratuità, e il volontariato risorse essenziali per riempire di solidarietà e
attenzione alla persona lo sviluppo della comunità. Facendo vivere concretamente questi
valori nella politica regionale e nell’azione di governo possiamo
infondere nel popolo marchigiano una ragionevole fiducia nel futuro
contrastando l'incertezza e le ansie che oggi sono diffuse. Questi valori non sono un
astratto proclama, hanno prodotto politiche; il centro sinistra da dieci
anni governa la regione, ispirandosi ad essi, ed abbiamo ottenuto
consistenti risultati in tutti i campi. 3) Bilancio di un’esperienza e nuovi scenari ·
Siamo
una regione in cui si vive bene: bassa disoccupazione, elevati indici di
qualità della vita, buona diffusione delle impresa organizzata in aree
sistema, tessuto civile attivo nel volontariato e nell’associazionismo,
buon livello dei servizi socio sanitari e dell’istruzione, buona
partecipazione: il governo di
centro sinistra ha lavorato sodo per raggiungere questi obiettivi conseguiti insieme alle molteplici e vitali energie dei marchigiani,
ma anche per questo assiduo impegno e vicinanza ai problemi avvertiamo
oggi più lucidamente gli scarti, i
ritardi, le urgenze rispetto ad un mondo in continuo cambiamento e
scorgiamo più nitidamente, da una radicata cultura e pratica di governo,
le vie per affrontarli con sicurezza, competenza e celerità. ·
Siamo
una regione sempre più integrata in Europa e nel mondo attraversati
oggi dagli impetuosi processi di globalizzazione che ci coinvolgono
pienamente; la competitività diventa l’imperativo, la competitività di
sistema non soltanto quella delle singole imprese. ·
Siamo
una regione sotto pressione: tutti i sistemi sono sollecitati da più
parti a ripensarsi; difficoltà e
affanno, nella nostra regione, si avvertono nei settori in cui più scarsa
è stata l’innovazione; le politiche centralistiche del Governo
nazionale volte alla riduzione delle risorse alle Regioni e gli Enti
Locali, alla precarizzazione del lavoro specie per i giovani;
l’abbassamento del potere di acquisto dei salari e degli stipendi,
l’assenza di politiche per la competitività, sono l’esatto contrario
di ciò che servirebbe per affrontare le nuove sfide e cogliere le nuove
opportunità; l’ingresso di nuovi e forti
competitori sul piano globale, la modifica radicale delle ragioni
di scambio tra le aree del mondo, impongono
di rinnovare i meccanismi di sviluppo della nostra regione. 4) Valori e modello competitivo La questione
centrale da decidere, in un’Europa e in un mondo in cui crescono
la concorrenza tra sistemi, è: quale modello competitivo vogliamo? Non
sottovalutiamo questo ineludibile problema anzi proprio qui i nostri
valori ci consentono una scelta
netta su un progetto alternativo a quello del centrodestra. ·
Contrastiamo un modello competitivo al ribasso, che non
valorizza le risorse umane e sociali, credendo che la competizione possa
essere affrontata riducendo i salari e gli stipendi,
precarizzando le prestazioni lavorative, riducendo lo stato sociale
e la coesione, abbassando le tutele ambientali, scollando le imprese dai
territori al posto di una buona e attiva internazionalizzazione: è questa
desertificante prospettiva, che colpirebbe l’essenza stessa dei
distretti locali e dello sviluppo territoriale, che crea incertezze,
insicurezze, che può minare le energie vitali e pone interrogativi sul
futuro. ·
Vogliamo costruire un modello competitivo centrato su alcuni elementi
essenziali che già si
intravedono come risposta del nostro tessuto economico e sociale ai
cambiamenti globali; un modello fondato sulla
qualità: qualità sociale, ambientale, urbana, produttiva, sulla
crescita delle risorse umane e del capitale sociale, sulla ricerca e sulla
capillare diffusione dell’innovazione, sui saperi, la creatività e le
comunicazioni, sulla crescita delle risorse ambientali e delle reti
infrastrutturali, su un ambiente ricco e stimolante che consenta il
mantenimento e lo sviluppo delle nostre migliori risorse intellettuali e
attragga nuove competenze, energie ed imprese innovative. A partire dalla positiva esperienza
realizzata in questi anni e da uno spesso patrimonio legislativo e
programmatico, vogliamo intensificare
l’innovazione di sistema in questa direzione, per dare nuove sicurezze
in un quadro di qualificato e dinamico sviluppo, per rendere tutte le
grandi energie presenti nelle Marche protagoniste di un nuovo patto, per
costruire insieme una regione aperta, dei diritti e delle opportunità,
una regione forte e sicura di sé che affronta con spirito intraprendente,
solidale e dinamico le sfide del cambiamento. 5) Lo possiamo fare “insieme” Lo possiamo fare dando forza
e facendo leva, nelle nuove condizioni, sull’identità profonda delle
Marche, che è già stata in passato e ancor di più può essere nel
futuro, fonte di coesione sociale, di benessere, di dinamismo: è questa
la condizione perché la riforma in senso federalista dello Stato, la
costituzione delle nuove istituzioni dell'Europa e gli stessi processi di
globalizzazione su scala planetaria non siano causa per le Marche di
crescenti disuguaglianze e contraddizioni, ma al contrario occasione di
crescita economica e civile. Vogliamo per ciò dare forza
agli equilibri vitali e dinamici che sono già e devono ancor più essere
in futuro i connotati della nostra identità, orientandoli verso più
avanzate combinazioni: ·
tra attività economica e consapevole valorizzazione
dell’ambiente; ·
tra libertà e responsabilità, individualismo e socialità,
lavoro organizzato e centralità della persona, della famiglia e della
comunità; ·
tra custodia delle tradizioni e spinta all'innovazione; ·
tra apertura internazionale e radicamento territoriale; ·
tra unità e policentrismo, autonomia e sussidiarietà; 6) Trasformare in opportunità le sfide che ci attendono. Dobbiamo trasformare le sfide che
ci attendono in nuove opportunità: ·
l'Europa allargata offre alle Marche, rafforzando la nostra
presenza ad Est e in tutte le realtà emergenti e in forte crescita,
grandi occasioni di collaborazione tra comunità regionali; l'economia
senza confini genera pressioni, ma anche nuove possibilità per le nostre
imprese e può esaltare il territorio come fattore di identità nello
scenario internazionale; ·
il federalismo deve essere occasione di una nuova
articolazione flessibile, democratica e solidale della Repubblica, che
sposti risorse e poteri verso il sistema delle regioni e delle autonomie
locali, consenta ad esse il governo del territorio in concertazione con
tutte le espressioni della comunità, allarghi il controllo dei cittadini
sull’uso della spesa pubblica; contro i progetti del Governo, che da un
lato minano la coesione nazionale, dall'altro accentrano le risorse
impediscono a Regioni ed Enti locali di migliorare, come sarebbe
necessario, i servizi ai cittadini, alle famiglie, alle imprese; ·
lo sviluppo dei saperi ci consente di lavorare in direzione
di una società della conoscenza, che attribuisce alla ricerca,
all’innovazione, alla creatività e allo loro diffusione molecolare nei
sistemi territoriali, il ruolo di traino dello sviluppo; ·
le nuove povertà, le aree di
emarginazione e di precariato già esistenti e che rischiano di
estendersi, richiamano l’urgenza di porre in essere nuove e mirate
politiche attive di inclusione e di contrasto al disagio, per rendere ogni
uno protagonista del proprio sviluppo.
7) Una nuova Regione Potremo realizzare questi
obiettivi continuando nella politica di innovazione istituzionale, per
avere una Regione, sempre più capace di governare una realtà
pluralistica e policentrica, senza sovrapporsi ad essa, e di
rappresentarla nelle sedi nazionali ed europee, di partecipazione e di
concertazione, dove si decidono le grande scelte strategiche alle quali
vogliamo partecipare sempre più e sempre meglio. Il Centro Sinistra adotterà
un metodo di governo basato su queste caratteristiche: ·
una Regione trasparente che riduca ulteriormente le sue
funzioni puramente gestionali, esercitando di più un' attività di
indirizzo, di coordinamento, di programmazione flessibile e non
burocratica; ·
un'amministrazione, che anche grazie ai forti processi di
informatizzazione e di messa in rete dei servizi già realizzati, sia
sempre più semplice, trasparente, accessibile in tutto il territorio,
vicina ai cittadini, capace di un consistente aumento di produttività per
utilizzare più efficacemente risorse limitate; ·
un insieme di regole chiare e certe perché le autonomie
locali delle Marche agiscano sinergicamente; ·
un'apertura al contributo di risorse, di competenze, di
imprenditorialità da parte delle imprese, autonomie funzionali,
associazioni, in un quadro di precisa definizione dei compiti e
responsabilità; ·
una concertazione non "formale" e onnicomprensiva,
ma selezionata e impegnativa, con un’autentica condivisione progettuale,
sia a livello regionale che territoriale. Questo profilo di governo che
vogliamo realizzare è favorito dal nuovo Statuto delle Marche che
introduce significative e profonde innovazioni che chiameranno il
Consiglio Regionale ad un’intensa attività per adeguare ad esso il
complesso della legislazione, a partire dall’istituzione del Consiglio
delle Autonomi Locali e del Consiglio Regionale dell’Economia e del
Lavoro. 8) Le Priorità Programmatiche Con questa visione generale e
con questo metodo di governo vogliamo affrontare le priorità di
intervento e la gestione sostenibile del vincolo finanziario attraverso: ·
una politica fiscale equa verso le famiglie e che non
penalizzi il lavoro, l'investimento, la competitività delle imprese; ·
un contenimento delle spese per ridurre il debito e non
aggravare la pressione fiscale pur garantendo servizi di qualità a favore
della comunità marchigiana: ·
la semplificazione, la trasparenza, l’efficienza e la
motivazione e la qualificazione della Pubblica Amministrazione. Un sistema sanitario pubblico
in grado di garantire a tutti i cittadini, al di là del loro reddito o
del luogo in cui vivono, pari livelli di assistenza attraverso
l'ottimizzazione, la razionalizzazione e l’integrazione delle risorse e
dei servizi in modo da elevare sempre più la qualità dell'offerta
sanitaria per la salute dei marchigiani, attraverso: ·
il massimo potenziamento
l’attività di prevenzione, di igiene pubblica e dell’emergenza,
incrementando l’assistenza domiciliare, qualificando la rete
ospedaliera, adeguando il livello di sedi residenziali; ·
i Piani Comunitari della Salute,
elaborati in ciascun ambito distrettuale che devono vedere il pieno
coinvolgimento dei Sindaci, delle Comunità Locali, dell’associazionismo
e degli operatori per spostare decisamente sul territorio l’assistenza; ·
elevare ulteriormente la
qualità della rete ospedaliera, imperniata
sugli ospedali di rete e sulle Aziende Ospedaliere, per avvicinare
i servizi al cittadino sul territorio ed offrire alla totalità dei della
popolazione marchigiana equità di accesso, di ripartizione delle risorse,
e appropriatezza di prestazioni. Un sistema di integrato di sicurezza, interventi e servizi sociali capace
di rispondere alla complessità dei nuovi bisogni, attraverso: ·
la promozione di processi di partecipazione locale dei
cittadini nella definizione degli obiettivi di benessere del proprio
territorio; ·
l'integrazione tra servizi territoriali sociali e
socio-sanitari, per rispondere in modo diffuso sul territorio alla
crescente domanda di salute e sicurezza sociale della comunità; ·
la promozione dei diritti di cittadinanza e la garanzia di
cura per tutti e in particolare per i soggetti fragili; ·
il sostegno alla politica della casa, anche in conseguenza
dell'evoluzione demografica; ·
la sicurezza nei luoghi di lavoro; ·
l’istituzione di politiche attive, volte a contrastare
l’attuale precarizzazione del mercato del lavoro, mediante
l’allargamento dei diritti e delle tutele sociali; ·
l’allargamento della partecipazione alla vita politica,
sociale ed economica della regione ai migranti per una sempre maggiore
integrazione. La promozione integrata del lavoro di qualità, dell'impresa, del
capitale umano e intellettuale attraverso: ·
la modernizzazione del sistema delle piccole e medie imprese
industriali, agroalimentari e dei servizi anche favorendo processi
associativi di rete; ·
la valorizzazione della ricerca scientifica e
dell'innovazione a sostegno del "sistema-Marche", con
particolare attenzione alla diffusione cumulativa dei risultati e alla
costruzione di un ambiente favorevole e produttivo di stimoli innovativi; ·
la valorizzazione dei processi di internazionalizzazione
attiva e senza fratture con il territorio; ·
la centralità del capitale intellettuale della regione, in
particolare della formazione dei giovani, dei lavoratori e dei gruppi
dirigenti; ·
un effettivo diritto allo studio; ·
attivazione di un sistema integrato di interventi nel sud
delle Marche, capaci di affrontare le difficoltà dei settori produttivi
con una forte azione di riqualificazione. La qualificazione del territorio, attraverso: ·
la valorizzazione del complesso delle risorse culturali e
ambientali, il riassetto idrogeologico, a favore della qualità della vita
e dell’attrattività del territorio; ·
il superamento del ritardo nelle infrastrutture strategiche:
strade, autostrade, ferrovie, porti, interporto con
particolare attenzione alle esigenze dell'intermodabilità e al
contenimento del trasporto su gomma; ·
la tutela della salute pubblica e della qualità ambientale
attraverso la prevenzione di tutte le cause di deterioramento
dell'ambiente e la promozione di uno sviluppo economico diffuso e
sostenibile; ·
la promozione delle aree interne e delle Comunità di
montagna; ·
il corretto utilizzo dei beni comuni quale acqua, aria suolo
per non pregiudicarne la piena disponibilità alle generazioni future; ·
l’attuazione di un nuovo governo delle città e dei sistemi
urbani, puntando sulla qualità,
la ricerca e l’innovazione architettonica. Approvazione della nuova
legge sull’urbanistica, già in fase di avanzata discussione. ·
l'implementazione degli investimenti immateriali. Un’impresa per cui vale spendersi Ci
rivolgiamo a tutte le forze vitali della Comunità marchigiana ma puntiamo
soprattutto sui giovani sulla
loro poliedrica creatività, sulla voglia di futuro, sulle loro curiosità,
sulla loro voglia di libertà, sul loro illimitato e generoso desiderio di
conoscere e progettare il mondo. Il
loro talento, la loro energia, sono preziosi; soprattutto in tempi di
innovazione. Abbiamo bisogno di loro. In tutte le società evolute i
giovani sono la risorsa innovativa più forte. Occorre non “sciuparla”, investire su di essa,
aprirgli spazi nuovi. Renderla
pienamente produttiva di futuro. Puntiamo alle donne: il
passaggio ad un’ organizzazione post fordista implica l’obsolescenza
dei metodi gerarchici di direzione e di lavoro, la capacità di gestione
di relazione e flussi sempre più complessi, la capacità di motivare e
lavorare in cooperazione. La
cultura delle donne e la loro capacità di gestione di complesse relazioni
vitali e di gruppo si sono riversate
in positive ed innovative esperienze di lavoro e di direzione
riscontrate laddove esse hanno potuto, in parità, confrontarsi con alti
livelli di impegno. Tutto
ciò le candida ad un ruolo innovativo nella riorganizzazione dei processi
produttivi e dei servizi. L’avanzamento delle donne
in tutti i settori, è elemento decisivo per rendere più ricco,
efficiente, il nostro modello competitivo. Le politiche delle azioni positive,
delle pari opportunità, della conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro, la valorizzazione delle differenze di genere è dunque centrale
non solo per le donne ma per lo sviluppo complessivo della Regione. Lavorare in un ambiente denso di
storia, interessante perché proiettato alla costruzione di un futuro più
ricco di opportunità, di libertà, di sicurezza; lavorare in un ambiente
attrattivo che sollecita conoscenza, cultura, creatività, curiosità,
talento, che vuole mettere nella competizione globale il meglio di sé per
contribuire a costruire una concorrenza di qualità, per migliorare le
Marche e per cooperare alla costruzione di un paese e di un mondo
migliori. Questa è l’impresa a cui crediamo e per la quale vogliamo lavorare. Non abbiamo una visione
ingenua, sappiamo che ci sono ostacoli, situazioni difficili che seguiamo
attentamente, ciò non ci scoraggia, più
forte è le fiducia nelle straordinarie energie della nostra comunità.
Non solo non dobbiamo regredire
dagli elevati standard di vita che abbiamo conquistato, ma vogliamo
diventare, più di oggi, una regione tra le più avanzate, civili, moderne e attrattive d’ Europa; è questa una bella impresa, un’impresa per cui vale spendersi. 1 LE
MARCHE IN TRASFORMAZIONE: ·
Una fotografia ·
Una lente di ingrandimento: dinamica del sistema ·
L’attività
di ricerca e sviluppo nelle Marche ·
Spingere nel verso della corrente ·
Una Fotografia Nel
panorama nazionale ed europeo le Marche sono una Regione avanzata. Un
tasso di disoccupazione che è meno della metà di quello nazionale, con
una forte partecipazione delle donne alle attività produttive, bassi
indici di povertà. Elevati
livelli di imprenditorialità, una quota di mercato del 3,4% sull’export
nazionale, performance delle esportazioni superiori alla media italiana,
nella prima metà del 2004 più del doppio dell’Italia; Altrettanto
indicativi sono gli indicatori sociali. Le Marche sono la regione che
presenta la più alta speranza di vita in Italia. Recentemente
l’Istituto di ricerca sullo sviluppo locale della Toscana ha collocato
le Marche al primo posto in una speciale classifica del livello di
benessere delle regioni italiane. Insomma le Marche sono state
l’espressione avanzata di un modello di sviluppo flessibile segnato
dalla presenza dell’artigianato, di piccole e medie imprese diffusi sul
territorio, organizzate in sistemi locali, internazionalmente aperti,
coniugando crescita ed occupazione, competitività e coesione sociale,
finalità di efficienza e di benessere difficilmente perseguibili in modo
congiunto. Tuttavia le nuove pressioni
concorrenziali globali e i mutamenti endogeni, pongono seri interrogativi
sulla competitività del sistema produttivo, e sul
circuito virtuoso tra competitività economica e benessere sociale,
tale modello è attraversato da profondi processi di trasformazione, con
alcuni segnali preoccupanti di progressiva perdita di slancio. Il processo di
internazionalizzazione ha accelerato le difficoltà dei comparti e delle
imprese nei quali gli investimenti in innovazione hanno tardato specie nei
settori del tessile, abbigliamento, cuoio e calzature che
la regione segue costantemente con proposte concrete e puntuali
interventi e accentuato ‘ritardi’ nello sviluppo territoriale, specie
nelle sud delle Marche. Le attività industriali
continuano ad essere caratterizzate da una “polarizzazione” nei
settori tipici del made in Italy: circa l’80% dell’occupazione
regionale e delle esportazioni continua ad essere originato da questi
comparti. I processi di crescente
concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione incidono di più in
quella ancora larga fascia di imprese che si colloca nella fascia medio
bassa di mercato e che manca, come nel caso delle micro e piccole imprese,
di contatti diretti con il mercato finale, con la conseguente difficoltà
ad acquisire il valore che si concentra nelle fasi a valle della
produzione. La ridotta dimensione e la
carenza della organizzazione di rete impediscono, ad un consistente numero
di imprese, economie di scale adeguate per le attività di ricerca,
formazione, innovazione e marketing, che sono alla base della attuale
competizione su scala internazionale. Permane
una fragilità finanziaria delle imprese spesso vincolate al ricorso
all’autofinanziamento, per sostenere i programmi di sviluppo;
l’evoluzione da modelli familiari di corporate governance a forme più
evolute è ancora troppo lenta. Nonostante
i passi avanti compiuti e una
dinamica maggiore di quella nazionale e delle regioni del nord, è ancora
insufficiente il numero di laureati tra gli occupati, specie nelle
materie tecnico-scientifiche, il livello di spesa per ricerca e sviluppo e
in tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le certificazioni
di qualità, gli investimenti diretti provenienti dall’estero sono sotto la media nazionale. Una lente di ingrandimento: la dinamica del sistema Non ci sono però solo elementi problematici: nelle Marche si sono
manifestati nuovi orientamenti nel modello produttivo, dinamiche
imprenditoriali positive, i sistemi locali sono in piena trasformazione. Il
complesso delle imprese ha
riorientato l’export,
riequilibrando l’offerta verso l’Europa Centro-Orientale
e nella Federazione Russa sapendo cogliere
le nuove opportunità. L’area dell’Europa Centro-Orientale ha così
visto crescere il proprio peso sul totale delle crescenti esportazioni. Si
riduce la quota relativa nelle destinazioni finali nei Paesi dell’Unione
Europea, che comunque rivestono ancora un ruolo rilevante. La Regione ha operato e favorito questa “messa in circuito” a
livello internazionale delle
micro e piccole imprese,
sostenendo una “internazionalizzazione senza fratture”
capace di generare risorse aggiuntive da investire nel territorio
marchigiano, senza negative ripercussioni occupazionali. Anche
la composizione dell’export è più equilibrata: la “meccanica ed
elettronica” aumenta fortemente, mentre diminuisce il peso di “Cuoio
calzature”; scendono leggermente “Legno e mobile” e “Tessile
Abbigliamento”. Gli
investimenti diretti esteri delle imprese marchigiane hanno tassi di
sviluppo che collocano la nostra regione
prima in Italia; inoltre nonostante i livelli assoluti ancora assai
bassi i tassi di sviluppo in
R&S sono i più alti d’Italia. Le
Marche dispongono, ormai, di numerose imprese leader che hanno realizzato
processi di internazionalizzazione attiva e che sono solide realtà di
livello internazionale; inoltre il sistema marchigiano è caratterizzato
da un importante dinamismo e può confidare su un corpo numeroso di
aziende di medie dimensioni sane ed internazionalizzate Una
parte consistente di micro e piccole imprese, sollecitate da questi
processi, stanno percorrendo traiettorie evolutive più avanzate
associandosi o costituendo sistemi a rete. Si
rinforzano nuovi distretti industriali e cresce un nucleo significativo di
imprese nei servizi informatici e delle telecomunicazioni, sollecitato da
una nuova domanda pubblica, in particolare della Regione, Enti locali,
e delle imprese innovative. Sono cresciute, nel campo della
valorizzazione dei prodotti locali, culturali, ambientali e patrimoniali,
significative realtà post-distrettuali ben radicate nelle reti globali. Per molti aspetti, il profilo dell’economia reale
marchigiana appare per composizione e articolazione migliore di quello
medio italiano. Anche sul piano sociale e di costume la
società regionale è mutata: è ulteriormente invecchiata, ma ha avuto
importanti e consistenti innesti immigratori. E’ diventata una società
meno familistica e più individualista, meno localista nei consumi e più
tecnologica nelle comunicazioni. Le relazioni e le comunicazioni a
distanza, un tempo considerati legami deboli, divengono sempre più
rilevanti anche nelle reti sociali e relazionali locali. Il
lavoro dei marchigiani sta cambiando: i professionisti sono raddoppiati
negli ultimi otto anni e l’incidenza del lavoro intellettuale ha
superato quella delle occupazioni manuali. L’utilizzo
delle infrastrutture è enormemente aumentato nell’ultimo decennio: si
pensi alla rete ferroviaria e
stradale e in particolare autostradale oggi drammaticamente insufficienti,
al sistema portuale ed aeroportuale. Il
sistema dei nostri servizi pubblici, socio sanitari e culturali, ha
cercato di adeguarsi alle profonde trasformazioni sociali, economiche,
demografiche, garantendo alti livelli negli standard di qualità, seppur
non ancora pienamente in quelli di efficienza. L’attività di ricerca e sviluppo
nelle Marche
Nonostante la debolezza delle
infrastrutture di ricerca, recenti
studi mettono in luce una buona capacità delle imprese di innovare
e commercializzare innovazioni, sia tramite l’acquisizione di
macchinari, consulenze, attrezzature, che mediante acquisizione di
tecnologia dall’esterno. La quota delle imprese innovative sul totale è
paragonabile a quella nazionale mentre i brevetti conseguiti da imprese e
altre istituzioni marchigiane sono addirittura leggermente superiori; inoltre
esiste, ormai, un nucleo circoscritto, ma in espansione, di imprese
concentrate nei settori manifatturieri a medio-alta e alta tecnologia, che
si sono attrezzate al fine di rendere più sistematica ed efficace
l’attività di ricerca, investendo nella costituzione di laboratori e
nell’assunzione di personale qualificato Le imprese marchigiane, anche
quelle di piccole e medie dimensioni, sono oggi più consapevoli dell’
importanza di sviluppare rapporti di cooperazione tecnologica sia con
altre imprese, sia con altre istituzioni. Il
sistema innovativo marchigiano, tuttavia, si presenta di fronte alle sfide
della competizione internazionale in condizioni di debolezza, rispetto ad
un contesto nazionale già fragile, soprattutto
per ciò che riguarda la capacità di attivare ricerca sistematica e
istituzionalizzata a livello delle imprese e, in misura minore, nella
capacità di introdurre sul mercato nuovi prodotti e processi di successo.
Non aiuta certo questo processo il
progressivo smantellamento di una politica nazionale che si stava
faticosamente indirizzando a sostegno della ricerca scientifica e
dell’innovazione tecnologica. Spingere nel verso della
corrente Un quadro in trasformazione dunque, in cui a fianco delle difficoltà
emergono chiaramente positivi elementi dinamici sui quali l’intervento
pubblico e le risorse private, nel quadro di una interdipendenza
progettuale, devono concentrarsi per realizzare un più alto modello
competitivo.
Lo sforzo essenziale che proponiamo
è un decisivo, forte riorientamento delle risorse per aumentare e qualificare
la ricerca, la formazione, la produzione e il trasferimento
dell’innovazione e delle conoscenze verso la loro capillare diffusione
in tutti i campi e nei territori. Questi fattori devono essere sempre di più il perno su cui ricollocare quell’agglomerazione di risorse
sociali, di cultura del lavoro e di impresa presenti nei sistemi locali
industriali, agroalimentari, sociosanitari, territoriali; risorse che
hanno costituito il tessuto connettivo regionale, che per essere mantenute devono rinnovarsi, trasformarsi, arricchirsi: le Università, i centri di ricerca
pubblici e privati, la rete dei servizi regionali, il mondo delle
professioni, i servizi e le imprese innovative, i cicli della formazione
scolastica e permanente, devono
essere parte sempre più robusta dell’atmosfera dei sistemi locali per
alimentare in tutto il territorio regionale la vocazione
all’innovazione, alla creatività, sia nel pubblico che privato. 2 LA
CENTRALITÀ DELLA PERSONA: nuove
sicurezze ·
il
legame da estendere ed arricchire: il lavoro
·
tutti
più liberi: istruzione – formazione ·
identità
e futuro: la cultura ·
nessuno
resti solo: i servizi alla persona e alla comunità ·
la
famiglia: nuovi sostegni ·
la
gioia di esserci: la salute ·
più
sicuri: sicurezza territoriale e urbana ·
Il
Legame da estendere ed arricchire: IL LAVORO Il
basso tasso di disoccupazione, che abbiamo sottolineato, non ci induce a nessuna sottovalutazione
perché la sua qualità indica limiti dell’intero sistema regionale, che
vanno rimossi per una nuova qualità dello sviluppo. Una forte componente riguarda
persone con un titolo di studio medio-alto: i processi di istruzione della
popolazione attiva, specie dei giovani, sono fortemente aumentati negli
ultimi dieci anni fino a superare, in tutti i campi, la media nazionale,
ma la tipologia industriale e dei servizi pur registrando un aumento
dell’ occupazione di personale qualificato, non riesce ancora ad offrire
una domanda diffusa e capillare. Registriamo un forte aumento dei
contratti atipici che determinano una lenta ma continua precarizzazione
del lavoro. La forte componente femminile,
presente tra gli occupati, evidenzia ancora difficoltà specie per ciò
che attiene alle pari opportunità: per le donne occorrono livelli di
istruzione più alti per accedere agli stessi inquadramenti degli uomini;
per aumentarne i livelli di occupazione è necessario continuare nelle
“azioni positive”. Una quota importante dei senza
lavoro, dovuta a ristrutturazioni, cessazioni, crisi aziendali, è
costituita da persone che hanno più di 35 anni e per i quali il
reinserimento richiede processi di formazione, riqualificazione, mirati. La situazione generale è aggravata
dalle difficoltà generate dai processi di ristrutturazione in atto. Nel nostro territorio è sempre più
consistente la quota di lavoratrici e lavoratori immigrati che
rappresentano una rilevante risorsa per la nostra comunità e per il
nostro sistema economico. La loro presenza, è
un’opportunità per garantire i livelli di produzione e di servizi; per
altro, più che in altre regioni, il loro insediamento è caratterizzato
da un’elevata stabilità, vista la presenza di nuclei familiari
completi, il che implica la necessità di forti politiche di integrazione
attiva. Il lavoro sommerso ed irregolare sono fenomeni assai
presenti. La riforma del Governo nazionale del mercato del
lavoro (L.n.30/03 e decreti attuativi) invece di introdurre elementi di
maggiore stabilizzazione e sicurezza allarga le tipologie di lavoro
precario, amplia gli spazi di privatizzazione nel collocamento, consente a
soggetti privati di operare nell’intermediazione della manodopera,
indebolisce il ruolo di rappresentanza e di tutela del sindacato. La Regione Marche nel quadro del
nuovo assetto istituzionale introdotto dalla modifica del Titolo V della
Costituzione, ha scelto la via di
una nuova Legge Regionale, che rafforza il ruolo della rete pubblica dei
servizi per le politiche attive del lavoro, regola l’azione dei soggetti
privati, rafforza lo sviluppo dei servizi erogati dai Centri per
l’Impiego, con investimenti di risorse umane e finanziarie anche
alla luce dei positivi risultati fin qui ottenuti. All’amministrazione
regionale è affidato il compito di accreditare i soggetti privati che
opereranno in questo campo: vogliamo definire criteri selettivi
efficaci,attraverso un articolato ed attento sistema di autorizzazione ed
accreditamento, che costituiscano filtri
idonei a qualificarne la presenza in un regime di sussidiarietà
con il pubblico.. Alla Regione compete il ruolo di
programmazione, di coordinamento di indirizzo, di messa in rete di tutti
gli Enti territoriali, Province, Comuni, Istituti scolastici, Università,
che per competenze diverse, operano nelle politiche del lavoro e della
formazione. Su queste problematiche forte è stato l’impegno e il lavoro della
Regione negli ultimi mesi, che ha portato alla predisposizione della nuova
legge con il coinvolgimento di tutte le parti sociali e istituzionali
interessate. Il nostro impegno per la prossima
legislatura sarà quello di dare piena
attuazione alla nuova normativa, a partire dalle azioni per la stabilità
e regolarità del lavoro, per l’ autoimprenditorialità, per il sostegno
alle categorie svantaggiate, per le misure volte all’inserimento
lavorativo dei diversamente abili, per le azioni di raccordo tra le
politiche del lavoro e la formazione con
tirocini e borse lavoro. Inoltre, occorre dare piena
attuazione alle norme con il più alto contenuto d’innovazione come: ·
Le
misure d’anticipazione delle crisi occupazionali; ·
La
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; ·
Gli
interventi in materia di previdenza complementare e integrativa; ·
La
responsabilità sociale d’impresa. Sulla sicurezza occorrono forme
innovative d’intervento a partire dalla creazione di una rete con tutti
gli attori istituzionali, Sistema Sanitario Regionale, INAIL, INPS, Enti
Locali, e Associazioni Sociali, monitorando il sistema e analizzando in
particolare i lavori usuranti. Ovviamente
non basta la gestione della nuova legge per incrementare l’occupazione;
abbiamo visto gli elementi di complessità che questo obiettivo comporta.
Proponiamo perciò un programma di legislatura che coinvolga tutti i
settori di competenza regionale nell’impegno costante per la crescita
occupazionale ed in particolare, il miglioramento continuo della stabilità,
della qualità, della sicurezza e della salute del “lavoro”
marchigiano. Assumiamo con ciò anche l’impegno per l’avvio di
una seria politica d’integrazione, di programmazione congiunta fra i
vari assessorati. Fondamentale è il ruolo della
Regione di programmazione, di coordinamento, di concertazione con le parti
sociali, delle azioni e degli obiettivi per guidare e non subire le
trasformazioni in atto. Avanziamo perciò la proposta di un nuovo Patto
Sociale per una nuova qualità dello sviluppo e l’occupazione
misurando e monitorando le azioni innovative anche sulla base della
crescita dei livelli di occupazione e della loro qualità. In questo quadro và affrontata la
questione delle risorse. L‘incognita deriva dalla riforma dei Fondi
Strutturali che l’UE si accinge a varare sulla base dell’allargamento.
In particolare c’è il fondato rischio di una diminuzione delle risorse
disponibili per il Fondo Sociale Europeo, fonte di gran lunga primaria per
le politiche attive del lavoro. Il nostro impegno sarà di
ridurre al massimo possibile i tagli con la forza che ci deriva dalle
ottime performance degli ultimi anni che ci hanno consentito di ottenere
le premialità previste per le regioni più virtuose nell’utilizzo di
quei fondi. La scarsità delle risorse
regionali, per effetto anche dei tagli del Governo nazionale impone la
razionalizzazione delle spese ed il recupero di una maggiore efficienza. Vanno incentivate le forme di
aggregazione e associazione di rete che consentano alle PMI di superare
l’ostacolo dimensionale sul fronte degli investimenti in funzioni
strategiche, su questi obiettivi và concentrata la spesa pubblica. Nel contempo occorre incentivare e
diversificare il tessuto economico regionale sviluppando la dinamica di
settori nuovi che hanno un forte potenziale dal punto di vista dello
sviluppo, della qualità della vita, dell’occupazione, in particolare
per i livelli medio alti d’istruzione. Rimane decisivo, ai fini della
politica per la buona occupazione, dare rilevanza alla Formazione come
parte integrante dell’educazione
permanente della persona lungo tutto l’arco della vita. La programmazione regionale deve
puntare ad un’integrazione sempre più stretta tra Orientamento,
Istruzione, Formazione e Lavoro sempre più legata e indirizzata verso i
concreti sbocchi lavorativi, a sostegno delle dinamiche virtuose del
sistema, in rapporto agli obiettivi sanciti dal nuovo patto di sviluppo.
In quest’ottica sono fondamentali il ruolo dei territori, l’analisi
dei fabbisogni, la programmazione, la valutazione ed il monitoraggio dei
progetti e delle azioni. ·
Tutti
più liberi: Istruzione –
Formazione Pari opportunità formative Abbiamo già introdotto i temi della formazione in
rapporto al lavoro e all’innovazione, ma più in generale, L’Unione
per Marche, intende assumere le politiche dell’istruzione e della
formazione, ma come veri e
propri interventi istituzionali, per
l’attuazione di una più ricca democrazia nel nostro Paese.
Il principio
dell’uguaglianza trova fondamento nella più ampia democratizzazione
degli accessi al sistema formativo, vanno garantite a tutti, quindi;
“Pari Opportunità Formative”. La formazione culturale è lo strumento insostituibile e la risorsa strategica per la
qualificazione della scuola e per diffondere una cultura europea. La scuola dovrà essere più ricca
di cultura e tecnologia, più attrezzata a rispondere alle esigenze
individuali e alle imponenti trasformazioni sociali e produttive, volta a
promuovere l’internazionalizzazione degli scambi culturali, capace di
offrire gli strumenti per essere cittadini europei. Il Consiglio Europeo di Lisbona ha affermato che “l’Europa è entrata nell’era della conoscenza”. Formazione e istruzione per tutto
l’arco della vita, quindi sono la base per: ·
Lo sviluppo di
una cittadinanza attiva con la partecipazione di tutti i cittadini alla
vita sociale ed economica, nella sua complessità; ·
la promozione
dell’occupabilità. L’acquisizione di competenze e
del sapere non deve essere collegata soltanto all’occupazione, ma
costituisce momento essenziale di integrazione sociale e sviluppo
personale, di valorizzazione di valori comuni, di trasmissione del
patrimonio culturale. Le decisioni di Lisbona hanno
accresciuto la consapevolezza strategica sul ruolo
dell’istruzione-formazione nella società della conoscenza. Sono stati
definiti gli obiettivi e i traguardi comuni da raggiungere e verso i quali
orientare le politiche scolastiche e universitarie dei vari paesi,
superando soluzioni autarchiche. La riforma del governo ostacola il perseguimento di
questi obiettivi. E’ necessario contrastarne l’impianto complessivo
che potrebbe generare una miscuglio di “20” sistemi regionali diversi
tra loro, ed è improntato ad un’idea di società che separa i cittadini
fra ceti forti e ceti deboli, fra garantiti e non garantiti, e anziché
rimuovere le disuguaglianze si affida alla forza economica delle famiglie,
accompagnata da una politica di tagli alle risorse umane e finanziarie per
la scuola pubblica che non ha precedenti. I pilastri della contro-riforma sono l’abbassamento
dell’obbligo scolastico, la riproposizione della distinzione fra
avviamento professionale e scuola vera e propria, la cancellazione del
tempo pieno e del tempo prolungato, la riduzione dell’orario scolastico
obbligatorio. La scuola nelle Marche E’ indispensabile che la Regione
sappia occupare al meglio gli spazi di intervento garantiti dalla
normativa vigente.La Scuola marchigiana dovrà muoversi su tre livelli
irrinunciabili:
1) più cultura generale;
2) più cultura professionale;
3) meno addestramento specifico e
più professionalità di base mediante la formazione.
Le Marche, forti di una rete scolastica pubblica di
qualità e di una tradizione pedagogica di alto livello, dovranno
investire una quota consistente del Bilancio regionale nelle tecnologie
avanzate di comunicazione, anche didattica, sulle quali si gioca la
capacità di inserimento e di affermazione sociale. Fondamentale resta lo strumento della
programmazione e del coordinamento territoriale per il completamento del
Piano di dimensionamento scolastico e di definizione degli ambiti
funzionali. La programmazione degli Istituti dovrà
strutturarsi sui reali bisogni di crescita e di sviluppo regionale,
tutelando e valorizzando le scuole dell’entroterra, anche
attraverso il ricorso allo strumento della deroga, rispetto ai parametri
nazionali. La Regione deve coordinare
il sistema integrato dell’istruzione e della formazione
professionale,
garantendo un forte legame con le dinamiche sociali ed economiche del
territorio, e predisponendo forti ancoraggi al sistema nazionale di
istruzione. Va creato un Coordinamento a livello regionale che, ferma restando la funzione culturale di base
della scuola, sia capace di rafforzare, con progetti mirati, in
collaborazione con le Direzioni Scolastiche e i singoli Istituti, il
rapporto scuola-impresa, attraverso convenzioni con le Associazioni di
categoria per stages post-diploma, programmati e monitorabili, anche in
forma di integrazione con la formazione professionale. Gli investimenti per una scuola
migliore Investire, con sistemi di cofinanziamento
pubblico-privato, in un sistema
integrato di formazione permanente, a partire dall’affermazione del diritto alla formazione per tutto l’arco della vita
come nuovo diritto di cittadinanza, per contrastare sia l’obsolescenza precoce delle
professioni, sia i fenomeni di analfabetismo di ritorno. Riprendere gli investimenti nel sistema formativo e nella valorizzazione
professionale degli insegnanti, nel rispetto della libertà di insegnamento e della unicità e
specificità della funzione docente come elemento portante
dell’autonomia scolastica, della laicità e del pluralismo culturale. Migliorare
i supporti organizzativi del servizio di istruzione, soprattutto per le
fasce di alunni in situazione di svantaggio, come diritto ad un sistema di
tutele e previdenze, che deve essere più solido proprio per chi è
maggiormente debole e in difficoltà, rafforzando le azioni di supporto, in deroga alle tabelle ministeriali, con attenzione alle disabilità
gravi e a quelle con possibilità di recupero. La Regione Marche, con risorse proprie, ha costituito
il Fondo a sostegno della autonomia didattica delle scuole, ma è
necessario rafforzare le politiche attive per il diritto allo studio, le
azioni di prevenzione del disagio scolastico e del rischio di
emarginazione, le iniziative e i progetti di prevenzione della dispersione
scolastica nei primi anni delle superiori. Particolare attenzione deve essere posta alla
questione degli stranieri immigrati con azioni positive che debbono essere finalizzate a sostenere le scuole nel loro lavoro di
inserimento e integrazione, in particolare di promozione e sostegno
dell’educazione interculturale e ambientale. Il nuovo governo regionale dovrà investire ancora di più sulla qualità delle esperienze formative
nella fascia 0-3 anni, per affermare il diritto di ogni bambino a una esperienza educativa fin dai primi mesi di vita; promuovere la generalizzazione della scuola per l’infanzia quale parte integrante del
sistema nazionale di istruzione; rafforzare il valore educativo della
“comprensività” nella scuola
primaria
e riportare in vigore l’art. 130 del T.U. che regola il tempo pieno, nella prospettiva della sua estensione. Riaffermiamo il valore dell’obbligo scolastico, a partire dal suo innalzamento al biennio superiore,
nel quadro di un processo che lo elevi, per tutti, fino ai 18 anni. E’ necessario, inoltre, ridefinire strumenti e
sedi di partecipazione democratica, dei genitori e degli studenti, alla
vita e alle attività del sistema scolastico e formativo, da integrare con
il territorio e con tutte le sue espressioni sociali e istituzionali.
Universita’ Le scelte effettuate dal Governo di centro-destra
hanno coinvolto anche l’Università, che ha subito tagli di spesa
penalizzanti, soprattutto per la ricerca. Dalla “Relazione sullo stato delle Università
Italiane 2004”, presentata di recente dalla Conferenza Nazionale dei
Rettori emerge la critica sul “cantiere senza fine” della riforma e
sulla legge delega relativa allo stato giuridico dei docenti che prevede,
tra l’altro, l’articolazione della docenza in due fasce e la
sostituzione dei ricercatori con contratti a tempo determinato, che
priverebbero i giovani laureati, intenzionati a scegliere la ricerca, di
adeguate motivazioni spingendoli a trovare altrove la soluzione dei loro
problemi professionali ed economici. Va rafforzata, e non minata, una reale autonomia
statutaria dei singoli Atenei, per questo è necessario portare a
compimento l’autonomia universitaria, didattica e gestionale, avviate
dal governo di centro-sinistra. Riportare gradualmente i finanziamenti a livelli adeguati per ridurre il gap che ci
separa dagli obiettivi di Lisbona. La Regione dovrà sostenere, il diritto allo
studio, per superare i “livelli minimi essenziali”, che il
governo di centro-destra si appresta a definire con legge-quadro. Sarà in quella
sede che dovranno essere create le condizioni per una reale cittadinanza studentesca, garantendo la partecipazione
democratica alla vita dell’università, i servizi e il diritto allo
studio. La riforma universitaria e il legame sempre più
stretto con il mercato e il territorio, producono l’inevitabile
regionalizzazione dell’offerta didattica e formativa; con la
programmazione sarà possibile la valorizzazione delle risorse umane
attraverso l’integrazione tra sistema formativo, sistema scolastico e
sistema produttivo, ampliando l’offerta formativa, soprattutto di alto
livello, in collaborazione con le Università marchigiane. Un rapporto più stretto con le Università
marchigiane è necessario per un più incisivo e concertato sostegno alle
sfide che la nostra economia deve affrontare. La Regione Marche dovrà continuare ad investire
e ridare slancio alla ricerca di base, sia con finanziamenti a hoc, sia
sostenendo il progetto politico di un Consiglio Europeo delle Ricerche, che il centro-destra sta ostacolando omettendo di
contribuire alla costruzione di uno spazio europeo della formazione e
della ricerca La programmazione di uno sviluppo regionale
dell’offerta culturale dell’Università equilibrato e solidale
nell’utilizzo delle risorse finanziarie, innovativo e attento ai
problemi di equilibrio e alle dinamiche economiche-sociali di un intero
territorio, rendono opportuna la istituzione di un centro di
concertazione permanente tra Regione, Province, Sindaci dei Comuni sedi di
Università, Conferenza dei Rettori delle Università delle Marche,
Associazioni di categoria, i Sindacati e le rappresentanze degli Studenti.
·
Le marche: la cultura come identità
e futuro I beni culturali:
l’eredita’ del passato per dare radici al nostro futuro Il nostro
modello di sviluppo regionale prevede un ruolo centrale del settore
cultura che trova radicamento proprio nel nuovo Statuto regionale, nei
Principi fondamentali. In questo senso va ribadito che il
patrimonio culturale delle Marche, costituito dai beni culturali e dai
beni paesaggistici, è presente in modo diffuso in ogni parte del
territorio regionale e costituisce una grande
risorsa per la nostra comunità e un grande valore identitario. Molto è stato fatto in questi
anni, per la sua tutela e valorizzazione concepita in modo decentrato già
prefigurando i nuovi scenari disegnati dalla modifica della Carta
Costituzionale, ma l’articolarsi di questi scenari e soprattutto il
nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio entrato in vigore nel 2004
impongono di ridefinire un nuovo modello di crescita e di sviluppo del
settore, individuare un modo più efficace per rendere pienamente
operativo il principio di sussidiarietà. Non è tanto un
nuovo processo legislativo che è urgente, anche se sarà possibile nel
corso della nuova legislatura rimettere mano alla normativa. Ciò che è più
utile, nella prima fase, è fissare delle regole certe di collaborazione e
di cooperazione, che abbiano come oggetto il patrimonio culturale visto
nella sua unitarietà, a prescindere dalle proprietà e dalle competenze
in materia. Stato, Regione ed
Enti locali devono concorrere, attraverso forme di concertazione e
raccordo, verso l’unico obiettivo di fare delle Marche
un laboratorio avanzato di
valorizzazione e di ricerca sul nostro patrimonio, un modello di
tutela del diritto fondamentale del cittadino a fruire dei beni della
cultura. L’obiettivo di fondo è dunque quello di costruire il sistema regionale
del patrimonio culturale e delle attività di spettacolo. Questa è la
vera sfida per il futuro. Un
museo, una biblioteca, un teatro: i servizi di base per una regione terra
di cultura Intendiamo portare a termine un
processo culturale, iniziato sul finire degli anni Novanta, finalizzato
allo sviluppo di un sistema marchigiano della cultura, articolato in reti,
strutture e servizi, che attraversi con la sua produzione culturale, la
complessità sociale e culturale del territorio delle Marche: dal
paesaggio ai beni culturali, dalle biblioteche all’intercultura, dai
musei ai teatri, dai centri storici all’arte contemporanea. Questo obiettivo può essere
raggiunto solo se tutti i soggetti pubblici e privati che operano nel
settore, saranno
in grado di porre in essere una forte condivisione progettuale,
puntando alla qualità dell’offerta culturale ed alla piena funzionalità
delle strutture. Le marche, terra di cultura, hanno il dovere di progettare una
politica culturale unitaria, articolata in processi che tendono a
obiettivi di sistema e di stabilità. Per costruire un sistema marchigiano
della cultura, ricco delle sue originali differenze, articolato nella sua
gestione, capace di interagire in autonomia con il governo nazionale e di
sostenere il confronto con l'Europa. L’accordo tra Regione e sistema
locale è strategico e
comunque complesso, va pertanto rilanciata la collaborazione con le
Amministrazioni provinciali e comunali, definite forme efficaci di
condivisione delle scelte, assicurare al confronto momenti importanti e
non sporadici. A questo fine è necessario
procedere nell’azione di decentramento e nuova organizzazione avviata
dalla L.R.75/97 rivedendo quelle norme che
hanno determinato alcuni punti di criticità rilevati in sede di
predisposizione dei precedenti piani di settore; occorre elevare la percentuale di
contribuzione regionale o comunque, prevedere precise priorità di
finanziamento per i progetti cofinanziati dagli enti locali. Vogliamo assicurare la governance
dell’intero settore, programmando razionalmente, con la concertazione,
la gestione unitaria delle risorse, orientando il più possibile quelle
comunitarie, statali e private, in particolare delle Fondazioni Bancarie
con le quali va avviata concretamente una forma proficua di
collaborazione, creando le migliori condizioni possibili affinchè la
stragrande maggioranza dei comuni delle Marche possa avere aperti e
funzionanti, entro la fine della prossima legislatura: - il museo, che rappresenta l’identità della comunità locale; - l’archivio storico, che
raccoglie la memoria documentaria e storica della comunità stessa; - la biblioteca, come
luogo insostituibile della diffusione del sapere. - il teatro come luogo dell’aggregazione comunitaria, di produzione culturale, di
confronto con la grande produzione di cultura. Questi obiettivi vanno raggiunti
con la diretta collaborazione delle Amministrazioni Provinciali cui spetta
una funzione importante di coordinamento degli interventi nel territorio e
con un forte rilancio la L.R. 6/98, strumento fondamentale per la
creazione e gestione delle Marche Museo Diffuso. Le Marche dello spettacolo dai poli
al sistema, verso il futuro delle culture in movimento. Fare cultura significa non solo
investire sul patrimonio ereditato dalla storia, ma produrre cultura. Le attività culturali sono soprattutto questo: idee, progettazioni,
creatività per declinare al presente la parola cultura. Credere nella cultura come settore
di sviluppo regionale capace di dare risposte anche alle nuove esigenze
occupazionali dei tanti giovani laureati che, con le competenze e con la
passione delle nuove generazioni, potrebbero, se inseriti nei processi
culturali, far avanzare le Marche nel ruolo definitivo di grande “teatro
della cultura” quale esse potenzialmente sono. Il Piano di settore per gli anni 2004-2006, di recente
approvato dal Consiglio regionale individua, infatti, nell’economia della cultura un volano di sviluppo per le Marche, non solo
per i beni culturali, il cui indotto è facilmente percepibile, ma anche
per le attività culturali. Da qui bisogna partire per una politica dello
spettacolo che, facendo perno sui grandi poli già esistenti metta a punto
un sistema di luoghi e di proposte capace di valorizzare la straordinaria
varietà delle iniziative e la molteplicità dei protagonismi culturali
oggi presenti nelle Marche. Marche al plurale anche nella cultura ma senza
dispersioni,con le necessarie economie di scala, senza inutili
sovrapposizioni,con forti politiche di coordinamento regionali e
provinciali. Al momento del passaggio definitivo delle competenze
per lo spettacolo dallo Stato alle Regioni, le Marche delle reti e dei
sistemi saranno in grado di dare certezze, sia ai grandi a consolidati
soggetti della produzione e della promozione del pubblico che ai tanti
nodi del sistema che attendono certezze e continuità di politiche per la
cultura. Il piano di settore già individua
ed articola alcuni dei sistemi principali: il sistema teatrale, il sistema
lirico-sinfonico, il sistema del teatro ragazzi, il sistema dei circuiti
cinematografici, ecc.. Si tratta di qualificarne le
funzioni, chiarirne gli obiettivi, dotarli dei necessari strumenti e
servizi per raggiungere uno sviluppo equilibrato ed armonico in tutti i
territori della regione delle attività culturali, tale da mettere i
cittadini marchigiani nelle condizioni di avere le stesse opportunità,
con una offerta diffusa di spettacolo, in conformità al patrimonio
teatrale esistente dopo il recupero quasi totale dei contenitori che
devono essere restituiti, nella loro funzione primaria di “luoghi dello
spettacolo dal vivo”, alle comunità locali. Dovrà essere costituito l’Osservatorio
per la Cultura finalizzato, attraverso la raccolta sistematica e
l’elaborazione critica dei dati relativi di settore, a monitorare le
dinamiche della spesa degli enti pubblici e privati, a registrare la
produzione e il consumo culturale, a finalizzare politiche di occupazione
qualificata dei giovani; l’Osservatorio in stretta connessione con
l’architettura del Piano di Settore, con gli Enti locali e con il Tavolo
di Raccordo Tecnico si configura come strumento per l’attuazione del
piano stesso. L’impegno dell’Unione
per le marche è rivolto ad politica culturale che valorizzi, con
logiche di sistema, la tradizione musicale con l’attuazione del progetto
“Marche Parco Europeo della Musica”, potenzi la struttura della
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche; radichi nei territori
provinciali l’esperienza importante, nella società dell’immagine,
delle Mediateche; sviluppando le iniziative di sostegno alle forme di
attività culturali associazionistiche, aiutandole ad uscire dalle
dimensioni locali, favorendone la circolazione e le opportunità di
confronto con i fenomeni culturali nazionali ed europei. Infine i nostri sforzi saranno
rivolti ad una definitiva affermazione delle Marche come grande regione culturale d’Europa che svolga una importante
funzione di raccordo con le regioni dell’Adriatico che possono trovare
nelle nostre esperienze e nelle istituzioni culturali consolidate un punto
di riferimento per una loro crescita e per ogni forma di coperazione
interculturale. Una finestra
aperta sull’Europa e sul mondo anche attraverso la valorizzazione delle
presenze multiculturali che già esistono nel nostro territorio che
debbono opportunamente valorizzate e diventare la linfa indispensabile per
una nuova concezione di “laboratorio” aperto che, non
rinunciando alla storia, guardi con curiosità e con fiducia al futuro
delle culture in movimento. Per conseguire questi
obiettivi la delega alla cultura deve far capo ad un Assessorato che ne
assuma in pieno gli impegni necessari. ·
Nessuno resti solo: I Servizi alla Persona e alla Comunità a)
Una breve analisi
Le buone performance economiche ed occupazionali,
anche recenti, delle Marche, unitamente al basso livello di conflittualità
sociale portano immediatamente all’idea di un tessuto sociale
caratterizzato da un alto livello di coesione e di benessere. Ciò è ancora in gran parte
vero, ma bisogna saper vedere ed evidenziare lucidamente criticità
vecchie e nuove, sulle quali intervenire per evitare che abbiano a breve a
manifestarsi fratture sociali di un qualche rilievo. 1) Recentissime ricerche ci
dicono che anche nella nostra
regione cresce la paura di diventare poveri, di perdere il lavoro che
sempre più spesso è precario. 2) Le Marche si collocano fra
le prime regioni in Italia per incidenza
migratoria e mostrano ritmi di arrivo fra i più accentuati;
presentano la percentuale più alta in Italia di immigrati
coniugati con prole e una delle più basse di immigrati celibi/nubili. 3) Il tasso di invecchiamento della popolazione pone le Marche ai
primissimi posti nelle graduatorie delle Regioni più anziane. Ciò ha già
fatto emergere l’enorme rilevanza del lavoro di cura necessario per
affrontare il tema della non-autosufficienza
e la necessità, altresì, di farsi carico parimenti degli ‘anziani fragili’. Tutto ciò sta ponendo sotto
stress i sistemi di welfare locale; economia e demografia sembrerebbero
imporre le priorità nell’agenda delle prossime politiche sociali. Il welfare che vogliamo,
tuttavia, non vuole affrontare solo le emergenze o le marginalità
sociali; vuole invece rappresentare
uno strumento a disposizione di tutti i cittadini per il loro ‘ben-essere’. Le politiche sociali costituiscono una leva importante per lo sviluppo ed
un volano fondamentale per la crescita occupazionale, economica, sociale,
civile e culturale della nostra regione. L’impostazione dell’attuale
“Piano Sociale” elaborato nella passata legislatura è in linea con la
riforma del 2000 mira alla
costruzione di un welfare della
cittadinanza che si rivolge a
tutte le persone che vivono nella regione, sia pure con priorità
verso i più fragili. Dal Piano sanitario vigente e
dalle Linee guida per la costruzione dei Piani Sociali di zona derivano
ulteriori spinte verso questa direzione. b)
Le politiche da promuovere
La
Regione Marche ha fatto la scelta di implementare il percorso di riforma
delle politiche sociali avviato con l’approvazione da parte del
Parlamento nel 2000, della legge quadro 328/2000. Con l’approvazione del
Piano Regionale per un sistema integrato di interventi e politiche sociali
è stata avviata la ridefinizione istituzionale del sistema attraverso
l’istituzione di 24 ambiti territoriali coincidenti con i Distretti
Sanitari. La
prima esperienza di programmazione territoriale sociale, realizzatasi nel
corso degli anni 2003-2004 su tutti e 24 gli ambiti, è stata
caratterizzata da un intenso lavoro di partecipazione, da un incremento di
servizi a parità di spesa, dall’avvio di forme integrate di gestione
dei servizi sociali di vario tipo. A
sostegno dell’ulteriore implementazione del sistema, da portare avanti
nel corso della prossima legislatura, si tratta di promuovere alcune
importanti azioni: 1- rafforzare l’organizzazione istituzionale
dell’ambito sociale al fine di rendere più veloci, efficaci e
partecipati i processi decisionali delle istituzioni locali in stretto
collegamento con gli attori sociali (sussidiarietà verticale e
orizzontale); 2- raccordare la programmazione sociale con quella
sanitaria attraverso l’integrazione operativa tra ambiti sociali e
Distretti sanitari nei termini indicati dal Piano Sanitario Regionale
“Un’alleanza per la salute”; 3- raccordare la programmazione sociale e quella
sanitaria con i bacini di utenza dei centri per l’impiego quali soggetti
locali di programmazione delle politiche attive sul territorio; 4- sostenere e incrementare il livello di
concertazione e di coprogettazione fra soggetti pubblici e privati
attraverso la definizione di regole precise che distinguono il livello di
partecipazione dal livello di gestione; 5- sostenere e incrementare le esperienze di accesso unico
alla rete di servizi attraverso gli Uffici di promozione sociale,
vero segno dell’innovazione e di integrazione tra i punti di accesso
pubblici e privati esistenti; 6- dare più voce ai soggetti del Terzo Settore (Volontariato,
Associazionismo, Cooperazione, Fondazioni, Gruppi d’auto-aiuto, ecc.): rappresentano un patrimonio di inestimabile valore
dei nostri territori su cui fondare la rete sociale del welfare. Occorre promuovere le
condizioni per un loro rafforzamento utilizzando la normativa regionale
esistente e favorendo la
costruzione di tavoli di concertazione e co-progettazione autentici
superando la vecchia logica della Consulta. Decisivo sarà il dialogo con
il Forum del III settore. 7-Coinvolgere
le famiglie e le loro realtà associative nei processi di programmazione
territoriale negli ambiti-distretti
per la costruzione di reti di servizi e di processi sociali solidali. 8.
I ceti e i gruppi sociali in difficoltà economica dovranno costituire una
delle priorità dell’agenda sociale. In
loro favore occorre costruire una nuova
‘generazione’ di politiche
sociali integrate (con quelle della formazione e del lavoro
innanzitutto). Una
prima misura da mettere in cantiere è il PRESTITO SOCIALE D’ONORE
per fornire un aiuto immediato a chi si trovi in un momento di grave
difficoltà dovuto ad eventi straordinari e imprevisti, come la perdita
del lavoro o della casa, o a situazioni di necessità, quali ad esempio la
presenza in casa di un anziano invalido senza avere le risorse necessarie
per farvi fronte.
A
chi riceve il prestito verrà chiesto di sottoscrivere un accordo: un
percorso di riqualificazione per chi ha perso il posto di lavoro o altri
processi formativi e/o educativi per chi vive altri problemi, cui
corrispondono i tempi di restituzione del prestito a tassi assolutamente
contenuti. Già
nella recente legge regionale sul lavoro si parla di “Inserimento
lavorativo con sostegno al reddito” rivolto a favorire l’inserimento
di inoccupati alla ricerca di un lavoro o di disoccupati privi di
ammortizzatori sociali. Occorre
poi affrontare il tema dell’usura
che, anche nella nostra regione, sta conoscendo una espansione
preoccupante, connessa certamente con l’erosione del potere d’acquisto
di molti ceti sociali, con le difficoltà economiche di alcuni settori
portanti della nostra economia, delle piccolissime aziende e delle aziende
artigiane, con i disagi soprattutto di alcuni territori. Occorre
promuovere in sinergia con gli Enti locali le organizzazioni datoriali e
sindacali, l’associazionismo di categoria ed il III Settore, centri
di ascolto e prevenzione dell’usura. Con
una semplice telefonata ad un numero verde sarà possibile entrare in
contatto con il Centro più vicino dove operatori (volontari e/o
retribuiti) con diverse professionalità possano valutare le problematiche
sollevate. Si potrà arrivare anche a finanziamenti bancari garantiti dai
Centri. 9-
La non-autosufficienza rappresenta nella nostra regione un’altra priorità
sulla quale intervenire in stretta integrazione con le politiche
sanitarie. Fra
gli strumenti da promuovere e regolare è quello del sostegno
dell’attività delle ‘assistenti
familiari’ (generalmente extra-comunitarie): occorrerà incentivare
l’emersione dall’irregolarità di tale offerta di lavoro, allestire
percorsi formativi volti a produrre più qualità nei servizi resi e
contemporaneamente fornire un sostegno alle famiglie soprattutto dei ceti
medio-bassi e bassi, per sostenerne l’onere. Occorrerà
andare alla sperimentazione in tal senso dell’Assegno Servizi: una misura volta a cogliere la triplicità degli
obiettivi summenzionati. 10. Per
quanto concerne le politiche volte all’integrazione degli immigrati
occorrerà operare in direzione di misure che consentano un pieno
inserimento nel tessuto regionale senza creare tensioni sociali con le
società locali. Indubbiamente
la criticità maggiore è costituita dal problema della casa: con
un’azione concertata nei territori, d’intesa con Province, Enti locali
e parti sociali occorrerà, innanzitutto, dar vita a Fondi
di garanzia che,
rassicurando i proprietari privati, consentano un accesso normale ad
un’abitazione decente da parte degli immigrati. Occorrerà
promuovere di intesa con Enti locali e il mondo della scuola
l’inserimento scolastico più rapido possibile dei minori stranieri
evitando il malcontento dei genitori preoccupati che tale inserimento
possa rallentare e depotenziare il percorso formativo dei propri figli. Promuovere
ovunque un’offerta straordinaria per l’apprendimento della lingua
italiana, costruire nuovi profili professionali nel sociale a partire
dalla figura del mediatore interculturale; organizzare nel
territorio Uffici Pubblici Integrati (‘Punti Buongiorno’), dove
l’immigrato possa trovare risposta a tutte le sue esigenze senza dover
accedere a tutti gli uffici pubblici rilevanti per il suo percorso. Ci
impegniamo a batterci per il diritto di voto nelle elezioni
amministrative. Si
tratta di alcune misure necessarie per garantire agli immigrati la più
ampia cittadinanza sociale, in aggiunta a ciò che fanno già i Centri per
l’impiego, gli Enti locali, il III Settore. 11.
Esistono anche altre
fragilità sociali su cui la Regione è da tempo impegnata sia sul
versante dei servizi che delle nuove professionalità da costruire e
promuovere. Sviluppare
ulteriormente il sistema dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza;
politiche per il sostegno della natalità e a favore delle famiglie più a
rischio; prevenire e contrastare le diverse forme del disagio giovanile;
realizzare la piena integrazione sociale e lavorativa del disabile e la
rete assistenziale per la disabilità grave, con particolare attenzione
per il disturbo mentale; affrontare le
problematiche di chi è detenuto nelle carceri; contrastare la
prostituzione; occuparsi di chi perde il lavoro; di chi non riesce ad
inserirsi o a reinserirsi nel mercato del lavoro; ridurre il livello di
discriminazione delle donne e promuovere azioni a tutti i livelli per le
pari opportunità; affrontare le tematiche del mobbing nei luoghi di
lavoro; affrontare con nuove modalità il tema dell’AIDS e della
dipendenza da sostanze; evitare la discriminazione dell’omosessualità
garantendo pienamente i diritti di cittadinanza. Costituiscono
altrettanti capitoli dell’agenda sociale per i prossimi anni. 12.Compito
della Regione sarà quello di una programmazione
sociale condivisa per
sviluppare ulteriormente un welfare universalistico e volto alla massima
inclusione sociale. L’offerta
dei servizi che si realizzerà nel territorio deriverà anche
dall’azione dei soggetti del III Settore, e dall’attivazione delle
risorse solidaristiche espresse dalle famiglie così come dai singoli
cittadini. Molto
importante in alcuni casi
potrà rivelarsi il ruolo di soggetti privati di mercato. Tutti i
‘soggetti’ organizzati dovranno essere autorizzati e accreditati. Nessuna persona deve sentirsi abbandonata e lasciata a
sé, nessuna responsabilità collettiva e pubblica deve essere scaricata
con la motivazione del risparmio di spesa. In
questo quadro occorre prevedere un
grande punto di ascolto e di sostegno del sociale:
un numero telefonico sociale
(operativo 24 ore al giorno) al quale ogni persona che vive nelle
Marche possa rivolgersi gratuitamente
per ottenere informazioni e suggerimenti, o rivolgere richiesta di
interventi. Occorrerà,
inoltre, spingere ancora più avanti per restituire un vero protagonismo
sociale alle famiglie, in un contesto solidale dove al pubblico compete la
responsabilità del coordinamento del sistema di welfare. ·
Le
politiche per la famiglia Le
strategie di sostegno alla famiglia portate avanti dalla Regione Marche e
che ci impegniamo a sviluppare ulteriormente partono da un assunto
fondamentale e da una metodologia che riassumiamo con l’impegno a
rafforzare la rete dei servizi sociali ed educativi su tutto il territorio
marchigiano. L’assunto fondamentale: La
regione considera la famiglia come il nucleo fondamentale e fondante la
società civile nel suo complesso. La
conseguenza di questo assunto è che la famiglia va sostenuta in una
situazione di grandi cambiamenti, circa la sua stessa composizione, alla
luce dei dati strutturali relativi all’invecchiamento della popolazione,
al prolungamento medio della vita, alle nuove dinamiche di inclusione
sociale e inserimento lavorativo dei giovani, ai fenomeni di immigrazione. La famiglia va quindi sostenuta, ma non lasciata sola. Intorno
alla famiglia va costruita una politica di sostegno che ne garantisca le
capacità di protagonismo, ma nello stesso tempo le permetta di poter
usufruire di servizi di appoggio qualificati e presenti sul territorio. Già
nel Piano sociale regionale come sul piano sociale nazionale, approvato
dal precedente governo, veniva individuato come obiettivo primario la
“valorizzazione e il sostegno alle responsabilità familiare”
attraverso la valorizzazione delle capacità genitoriali, il sostegno alle
pari opportunità tra uomo e donna, la promozione alla visione positiva
della persona anziana Valorizzare
e sostenere la famiglia attraverso una pluralità di interventi che vanno
da nuove politiche fiscali e tributarie, alla qualificazione dei servizi
(e non al taglio degli stessi), ad esperienze di protagonismo sociale che
intervengano nella elaborazione di priorità politiche nei territori di
provenienza attraverso la programmazione sociale di ambito prevista dalla
legge 328/00. Riteniamo
che le politiche familiari siano parte integrante delle politiche di
welfare e debbano passare attraverso percorsi concertativi governati
dall’ente locale in base al criterio della sussidiarietà. ·
LA
GIOIA DI ESSERCI: La salute Per la
prossima legislatura, la coalizione di centro sinistra si impegna con i
cittadini a “Progettare e realizzare una sanità amica, che faccia
crescere la salute”. La
legislatura che si conclude è stata contrassegnata – nella politica
sanitaria – da alcune coraggiose ed innovative scelte (istituzione
dell’A.S.U.R., articolata in tredici zone territoriali, e dell’Azienda
Ospedaliera – Universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona; conferma
dell’Azienda Ospedaliera “S. Salvatore” di Pesaro e delle
caratteristiche pubbliche e di ricerca dell’I.N.R.C.A.), nonchè dal
radicamento del “modello marchigiano” a centralità programmatoria
associata a una spinta diffusione territoriale dei servizi al cittadino ed
a forte integrazione socio-sanitaria, che hanno permesso alle Marche di salvaguardare
e consolidare il carattere pubblico ed universalista del servizio
sanitario regionale. Tali scelte e conferme hanno mostrato di poter corrispondere alle
più complessive esigenze di sviluppo regionale, in un quadro nazionale
certamente non indenne da spinte liquidatorie del welfare. Sul “modello marchigiano” si registrano - sempre più numerose
- autorevoli, positive valutazioni anche di tipo scientifico, come quella
dell’Università Bocconi di Milano, che lo definisce “il modello più
moderno esistente nel Paese”. L’analisi di alcuni indici, come la
sopravvivenza media, la mortalità evitabile, l’assenza di tickets sui
farmaci contraddistinguono il livello di qualità del nostro sistema
regionale. La
conquistata stabilità istituzionale del sistema sanitario regionale va
ora confermata e completata secondo le indicazioni della L.R. 13/2003: - potere forte di indirizzo della Regione a salvaguardia dei principi di
solidarietà, equità ed universalità del Servizio nel rispetto delle
compatibilità finanziarie definite dalla programmazione regionale con la
partecipazione piena degli enti Locali, delle formazioni sociali impegnate
sull’assistenza e la cura, delle associazioni degli utenti, delle
organizzazioni sociali con l’obiettivo
di favorire lo sviluppo omogeneo del servizio sanitario e la sua
integrazione con i servizi alla persona e la comunità; - potenziamento del ruolo di indirizzo, coordinamento e controllo
sull’erogazione delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie da parte
dell’ASUR, nell’ambito della quale valorizzare l’autonomia zonale e
la funzione dei distretti, il completamento e la valorizzazione della rete
ospedaliera regionale comprendente gli Ospedali Riuniti di Ancona (anche
con le funzioni esclusive, svolte dal presidio Salesi per l’infanzia e
dal presidio Lancisi per la cardiochirurgia), l’ospedale San Salvatore
di Pesaro, gli altri ospedali di rete, con l’INRCA orientato
prevalentemente sulle problematiche delle persone anziane Le linee di sviluppo già opportunamente indicate dal
Piano Sanitario Regionale 2003-2006 vanno integralmente attuate e
verificate nel raggiungimento degli obiettivi, introducendo ulteriori
marcati elementi di innovazione, e lavorando nella prossima legislatura
per la predisposizione del Piano Sociale e Sanitario come unico strumento
di programmazione regionale e la formazione. Oltre al bilancio economico
va introdotto il “bilancio sociale” avente lo scopo di evidenziare la qualità e
quantità dei servizi forniti e il miglioramento continuo di tutte le voci
componenti le attività gestionali. Queste essenziali innovazione sono
rese necessarie dal rapido mutamento delle caratteristiche della
nostra società, che si ripercuotono sui bisogni sanitari e
socio-sanitari: gli anziani non autosufficienti aumenteranno - nel
prossimo quinquennio – del 40%; per le malattie prevalenti si registra
una sopravvivenza più lunga, con incremento della cronicità e dei
bisogni assistenziali. Per affrontare tali questioni, occorre rendere
adeguatamente rapidi ed incisivi i tempi di risposta del sistema. La coalizione intende operare perché diventi
patrimonio dei cittadini e degli operatori un approccio
“parsimonioso” al consumo di risorse (farmaci, prestazioni
diagnostiche, ricoveri), garantendo azioni specifiche atte ad intervenire
tempestivamente e prioritariamente sui disagi reali percepiti, e capaci di
rappresentare una costante controinformazione sulle esigenze non reali e
sui disagi apparenti. 1
La costruzione di una “Sanità
amica” deve partire da una precisa priorità, quella dello sviluppo
della risposta sanitaria e socio-sanitaria nel territorio portando avanti
con decisione l’integrazione dei servizi sociali e sanitari.
Le attenzioni e gli sforzi già compiuti in tale direzione vanno
accelerati prevedendo un graduale ma fermo spostamento di risorse verso il
territorio per la realizzazione di un
completo sistema di protezione socio-sanitaria nei luoghi dove i cittadini
vivono e lavorano: prevenzione e promozione della salute; presa in carico
complessiva e prima risposta ai problemi, particolarmente quelli generati
dalla cronicità ed a carico dei soggetti fragili; garanzia di continuità
assistenziale. I Piani Comunitari di Salute,
elaborati in ciascun ambito distrettuale devono vedere il pieno
coinvolgimento dei Sindaci, delle Comunità Locali, dell’associazionismo
e degli operatori. Nel territorio dovrà essere consolidata e sviluppata la rete di
protezione, potenziando
al massimo l’attività di prevenzione e di igiene pubblica, di tutela
veterinaria e delle cure mentali, incrementando l’assistenza domiciliare
generalista e quella oncologica con particolare riferimento ai malati in
fase terminale, qualificando gli ospedali di comunità, adeguando il
livello di sedi residenziali per le necessità di ricovero protratto e di
riabilitazione, con un coordinamento ottimale degli interventi e con il
coinvolgimento, con pari dignità, delle strutture private, ove esistenti,
tutto ciò con un forte ruolo dei distretti. Potrà così valorizzarsi il
ruolo dei medici di medicina generale, e dei Pediatri di Libera scelta
associati ed organizzati, garanti del sistema di cure primarie, in piena
integrazione con i servizi distrettuali. Per l’emergenza occorre: potenziare la rete (118) che deve
monitorare sul piano regionale 24 ore su 24 le esigenze del territorio. La priorità al territorio permette di elevare ulteriormente - con
obiettivi di eccellenza - i livelli di qualità della rete per la risposta
ospedaliera, imperniata – per gli acuti - sugli ospedali di rete e sulle
Aziende Ospedaliere, ed orientata, anche attraverso le opportune azioni di
riconversione verso le altre articolazioni (lunga degenza, riabilitazione,
ecc.); così la rete diventerà pienamente capace di offrire alla totalità
dei cittadini marchigiani equità di accesso, appropriatezza di
prestazioni, innovazione tecnologica e di garantire ai professionisti
(depositari del governo clinico) le migliori condizioni di lavoro. Decentrare ciò che è
possibile per avvicinare i servizi sanitari ai cittadini; accentrare, per
motivi di efficienza i servizi indifferenziati ed amministrativi: questa è l’impostazione alla quale la coalizione intende riferirsi,
per la predisposizione di programmi di area vasta per le principali
specialità, condivisi con le istituzioni locali e gli operatori, compresi
quelli privati, che indichino le opportune azioni di riorientamento
dell’offerta, nei campi ospedaliero ed ambulatoriale, imperniate sui
profili assistenziali per patologia, significativa ed apprezzata
peculiarità marchigiana La coalizione – in questo quadro – si impegna a
garantire ai cittadini marchigiani, risposte di rete nelle alte specialità,
che non richiedano più di rivolgersi a strutture ubicate fuori Regione;
si impegna, inoltre, ad assicurare, con una terapia d’urto, adeguate
soluzioni al problema delle liste di attesa, garantendo risposte di
assoluta tempestività alle prestazioni necessarie per la diagnosi e la
terapia delle condizioni patologiche complesse, che abbiano carattere di urgenza e/o indispensabilità, mettendo in rete i Centri
Unici di Prenotazione come previsto dal progetto E-health, assicurando
percorsi preferenziali, in stretta collaborazione
con i medici di medicina generale e gli specialisti. Decisiva permane la valorizzazione delle risorse umane presenti nel
settore con corsi di formazione continua con il fine di dar luogo a veri
percorsi di qualificazione in grado di fornire la migliore gestione dei
processi. Per
ottenere tali importanti obiettivi, la coalizione ritiene strategico il
pieno coinvolgimento delle istituzioni locali, responsabili del governo
complessivo del territorio e titolari di molte delle politiche che
incidono sulla salute (ambiente, urbanistica, trasporti, lavoro, ecc.),
nonché il rapporto positivo con le forze sociali e con tutti gli
operatori. Centrale è – inoltre – il ruolo della cooperazione sociale
delle numerosissime organizzazioni di volontariato e tutela e delle
associazioni di promozione sociale indiscusso patrimonio marchigiano, che
assicurano inestimabile e insostituibile valore aggiunto al sistema
sanitario e sociale pubblico. ·
Sicurezza pubblica Di fronte alla accresciuta preoccupazione dei cittadini
marchigiani riguardo alla criminalità, specie la microcriminalità più
visibile nella vita quotidiana, è necessaria una moderna ed efficace
politica della sicurezza pubblica che deve fondarsi sulla collaborazione
tra le forze di Polizia, le Istituzioni locali, le Associazioni di
cittadini e cittadine. La sicurezza è un bene che appartiene a tutti ed è compito di tutti. Per questo vanno valorizzate, nella
loro autonomia, tutte le risorse: la magistratura, le forze dell’ordine,
gli amministratori, il volontariato, il terzo settore. Vanno coinvolti
anche i cittadini perché si riapproprino del loro territorio con senso
civico, attivando modelli di vita più solidali. Queste risorse possono dar vita all’ “alleanza intelligente” per una politica moderna della
sicurezza. Per far ciò è necessario che in primo luogo le forze di
polizia e le istituzioni locali facciano ciascuno al meglio il proprio
dovere. Per questo motivo è assolutamente necessario dare il senso che di
fronte alla criminalità tutti sono chiamati a impegnarsi in una azione
comune. Non esistono ricette miracolose e di facile successo; c’è
invece la possibilità di lavorare con tenacia e determinazione per far si
che le istituzioni siano dure, non solo contro il crimine, ma anche contro
le cause del crimine, accompagnando agli interventi di contrasto alla
delinquenza progetti e strategie positive per migliorare la qualità della
vita, per superare il degrado sociale, per educare e cambiare i
comportamenti individuali, favorire l’integrazione degli immigrati. I
contratti di sicurezza In questi anni sono intervenute forti innovazioni sul ruolo
dei Sindaci e delle amministrazioni comunali sulle politiche di sicurezza. La presenza dei Sindaci nelle riunioni dei Comitati di
Sicurezza e Ordine Pubblico è un fatto significativo, che ha permesso una
maggiore informazione e prime forme importanti di collaborazione. Su
questa strada si deve andare avanti facendo dei Comitati luoghi della
concertazione e non solo della collaborazione. La conoscenza della situazione è un elemento decisivo,
in tal senso va realizzato un efficace osservatorio
sulla sicurezza, che permetta non solo di conoscere i dati dei furti o
degli eventi criminosi, ma anche di aver il senso della percezione del
fenomeno da parte di cittadini in modo tale da poter, anche in questa
direzione, svolgere una forte azione di educazione alla sicurezza. Il
lavoro positivo della Regione Marche. In questi anni la Regione Marche che si è impegnata per
interventi coordinati e per
l’integrazione tra tutti i soggetti della sicurezza. Non c’è stata
ricerca di spazi impropri in un settore nel quale la competenza statale è
quella cardine, esclusiva. Nel
2003 le Regioni hanno adottato, in materia di sicurezza integrata, un
unico protocollo, che è un punto di riferimento essenziale in Italia. È
un esempio di federalismo intelligente, la sottolineatura di una omogeneità
di risposte tra situazioni diverse. Di fronte a questo scenario c’è bisogno di una
risposta forte e coordinata, che coinvolga tutti i livelli dello Stato.
Che colpisca i responsabili degli atti criminali. Che sostenga chi è
stato colpito, per evitare che all’insicurezza, al trauma, si assommi la
sensazione dell’indifferenza dello Stato.
3) LA VITA PER SEMPRE: l’ambiente, il
territorio, una nuova qualità dello sviluppo ·
I Quattro elementi: terra, energia, acqua, aria ·
La circolazione delle persone e delle merci L’ambiente Non
si tratta solo di essere assai preoccupati perché il mondo vive in riserva
e sta consumando risorse non riproducibili mettendo a rischio il futuro,
si tratta anche di capire che
l’efficienza ambientale ed energetica dei sistemi è condizione di
valore economico e sociale dei territori, essenziale per elevati standard
di qualità della vita e della salute della comunità, opportunità
qualificata di ricerca, innovazione, occupazione, elemento potente e
trasversale a tutte le funzioni di un modello alto di competitività e
fattore di attrattività. Ciò
implica un intervento in tutti i campi della produzione e del consumo, ed
un’azione incisiva per l’educazione ambientale e per una gestione
territoriale innovativa LA TERRA Agricoltura sana e di qualità. L'agricoltura,
la nuova ruralità, l’ evoluzione dell'imprenditorialità rurale
costituiscono per l'Unione elementi portante per lo sviluppo strategico
delle Marche. E’
in atto una ridefinizione della posizione del ruolo del settore primario e
dell’agricoltura , una nuova legittimazione è in corso, fondata
sul soddisfacimento di bisogni nuovi, che passano per i valori di
sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare, valorizzazione del
territorio, approccio responsabile e costruttivo all’innovazione
tecnologica, valorizzazione di vaste aree rurali e montane essenziali per
l'equilibrio ecologico. Le vecchie politiche di riduzione della superficie
coltivata, di diminuzione
della zootecnia e delle colture che costituiscono l’asse portante del
settore agricolo marchigiano, della patologica incidenza dei seminativi
sulla SAU, dell’invecchiamento degli addetti e perdita del potere
contrattuale delle produzioni agricole rispetto alla filiera, il
deterioramento del rapporto con l’ambiente e con l’assetto del
territorio hanno pesato negativamente. Occorre inserirsi pienamente nelle opportunità
offerte dalla nuova PAC i cui effetti dovranno essere guidati da
provvedimenti di riorganizzazione e strutturazione delle filiere. Possiamo farlo a partire dai segnali nuovi come:
il dinamismo di settori quali il vitivinicolo, l’olivicolo, il
floro-vivaistico; i prodotti tradizionali; la positiva espansione
dell’agricoltura a basso impatto ambientale e soprattutto di quella
biologica; il crescente numero di aziende che si appropriano dell’intera
filiera fino alla commercializzazione e l’affermarsi di un modello di
impresa agricola multi-funzionale orientata a diversificare la propria
attività alla ricerca dell'integrazione del reddito e della competitività
anche attraverso le linee strategiche segnate dal D.lgvo 228. Il vecchio modello produttivo non è più
sostenibile, è indispensabile avviare una riconversione
che affronti i nodi della perdita di competitività del settore a
livello internazionale e quello della equa remunerazione
dei produttori, tenendo conto dei bisogni di settori sempre più ampi
della società, orientati alla qualità dei cibi, alla qualità
dell’ambiente, alla sostenibilità dello sviluppo. Il governo di Centro-Destra non è stato e
continua a non essere, un valido punto di riferimento per il mondo
agricolo: i provvedimenti presi fino ad oggi hanno caratteristiche
congiunturali e non aggrediscono i problemi principali. La legge finanziaria 2005 si limita alla
consueta riproposizione delle agevolazioni fiscali estese a tutti, nulla
concede agli investimenti ed all’ammodernamento del settore
in una nuova impostazione di sistema organizzata per filiere che sarà
invece responsabilmente
perseguita dalla Regione Marche privilegiando i progetti di qualità e la
compatibilità ambientale. La stessa conduzione confusa dell’economia ed
il conseguente aumento dell’inflazione
hanno determinato una diminuzione del potere d’acquisto dei
consumatori e maggiori difficoltà ad investire in cibi sani e genuini. L’assenza di una capacità del Governo
nazionale di incidere sulle scelte europee espone il settore a
problematiche di non facile soluzione. Infine è assente una chiara politica per
l’impresa e la sua competitività, per il suo rafforzamento strutturale
che viene continuamente rinviato, mentre si ripropone un neocentralismo
che ci riporta ai vecchi Ministeri dell'Agricoltura L’Unione per le Marche dovrà coerentemente
valorizzare il rinnovato interesse della società italiana e marchigiana e
dei consumatori in particolare, per la qualità la certificazione, la
tracciabilità dell'origine delle produzioni e la salubrità degli
alimenti, così come quello ancor maggiore per la qualità dell’ambiente
naturale. Pensiamo quindi al consolidamento di
un’agricoltura che si incammina con determinazione verso una strategia
di valorizzazione delle specificità territoriali di cui è ricchissima la
nostra Regione, anche attraverso la
conservazione e la valorizzazione delle biodiversità vegetali ed animali
di cui l'agricoltura è sempre stata ricca di attenzione, verso le
problematiche della tutela ambientale e di sempre migliore garanzia sulla
qualità e salubrità delle produzioni. Linee d’indirizzo coerenti sono state già
realizzate dal centro sinistra nella sua azione di governo della Regione
con i provvedimenti legislativi di programmazione di questi anni: il Piano
di Sviluppo Rurale e il suo aggiornamento, alcuni rilevanti Piani di
Settore, il Piano Agricolo Regionale, l’ Inventario Forestale. Nella prossima legislatura rafforzeremo il profilo di
questa nuova agricoltura con un impegno prioritario nei seguenti
indirizzi: -
sostegno
alle attività produttive delle imprese agricole, finalizzato a renderle
economicamente valide ed attente anche al processo di
internazionalizzazione dell'economia; -
valorizzazione
della polifunzionalità dell’impresa agricola e forestale soprattutto di
minori dimensioni; -
promozione
dell’ associazionismo fra imprese, operatori agricoli e forestali
attraverso il rilancio della cooperazione, superando vecchi schematismi
politici e territoriali; -
adeguamento
dei servizi di sviluppo agricolo che miri da una loro ulteriore
qualificazione rifuggendo i pericoli della sovrapposizione fra soggetti
Istituzionali, operatori economici ed associazioni agricole; -
affermazione
del sistema qualità e di certificazione dell'origine di produzione -
promozione
e valorizzazione dei prodotti tipici delle risorse genetiche autoctone,
delle produzioni bio-energetiche, gestioni sostenibile delle risorse
agricole e forestali anche come riorientamento dei seminativi evitando la
diffusione di organismi geneticamente manipolati. -
costruzione
di circuiti brevi per arrivare alla fornitura diretta al mercato
agro-alimentare regionale, anche al fine di assottigliare la forbice fra
prezzi all’origine ed al consumo; -
politiche
di tutela e valorizzazione dell’ambiente e di conservazione dello spazio
rurale e delle aree montane per il
mantenimento dell’insediamento umano nelle aree interne come presidio
del territorio; -
individuazione
delle produzioni e dei territori vocati come aree preferenziali
d’intervento; -
incremento
degli allevamenti estensivi e rafforzamento della zootecnia di
qualità; Oltre agli indirizzi generali è necessario
sottolineare alcuni aspetti prioritari che andranno perseguiti con azioni
coordinate a tutti i livelli. In primo luogo una politica che acceleri ulteriormente il processo di ricambio
generazionale avviato, con l’ingresso di giovani motivativi e con la
volontà di intraprendere. La priorità assicurata dalla Regione ai giovani nelle leggi di
finanziamento e già un fatto molto positivo ed importante che va
consolidato e reso sistematico. Ma è necessario che i progetti di sviluppo che vedono
protagonisti i giovani siano valutati per la loro intrinseca capacità di produrre reddito in una
proiezione temporale adeguata, siano assistiti più incisivamente sul piano delle risorse finanziarie
disponibili, della tempestività nell’approvazione e nella erogazione
dei finanziamenti. Va recuperato a tutti i livelli, un rapporto più
costruttivo fra operatori agricoli e procedimenti amministrativi rendendo
più coesa, all’interno di una governance
unitaria, un’azione integrata di regione, province, comuni, comunità
montane, che contrasti i processi di mera delocalizzazione delle
produzioni alimentari e il mancato riconoscimento di prezzi adeguati ai
prodotti locali, valorizzando le azioni di internazionalizzazione attiva. E’ necessario un progetto che tenga insieme la
qualificazione delle produzioni tradizionali e l’avvio di una forte
azione volta alla riconversione degli indirizzi produttivi, attualmente
condizionati dalle politiche comunitarie di sostegno alle produzioni; un
progetto basato su solide impostazioni imprenditoriali, che punti alle
coltivazioni ad alto valore aggiunto classiche (vitivinicoltura,
olivicoltura, bieticoltura, coltivazioni biologiche, orticoltura, vivaismo,
ecc.) e al consistente sviluppo di indirizzi produttivi come la zootecnia
estensiva di qualità e la forestazione. Nella nostra regione in particolare sarà
necessario puntare sulle potenzialità del settore zootecnico e sulla
gestione dei sistemi silvo-pastorali, rivalutando la forestazione
produttiva da legno che, oltre ai benefici effetti sulla stabilizzazione
idrogeologica delle superfici, può realizzare una filiera agro-energetica
imperniata sulla produzione di biomasse di origine vegetale e una virtuosa
sinergia con l’industria del mobile e l'edilizia; vanno colte, inoltre,
le opportunità economiche derivanti dalla gestione multifunzionale del
sistema forestale. Infine il modello di gestione agricola e forestale per
cui operiamo, nello stesso tempo moderno e responsabile, necessita di una
ricerca libera ed efficace, al passo con i tempi che, mentre esplora le
sue potenzialità, sia capace di confrontarsi con l’etica e la
responsabilità sociale. Nonostante che la ricerca e la sperimentazione, in
sinergia tra pubblico e privato, abbiano
consentito al sistema agricolo,forestale ed alimentare di raggiungere
livelli di qualità consistenti e di cogliere prima di altri le nuove
tendenze dei consumi e dell’orientamento dei cittadini (il biologico, i
prodotti tipici, le politiche di marchio, la selezione genetica avanzata,
il valore salutistico e nutrizionale dei cibi, le caratteristiche dei
suoli, ecc.), riteniamo fortemente necessario,
tenendo conto dei finanziamenti scarsi e della frammentarietà del
sistema, creare un coordinamento regionale della ricerca scientifica dello sviluppo tecnologico nel settore
agro-alimentare ed agro-forestale, in grado di indirizzare le risorse verso le esigenze
di innovazione del sistema produttivo. L'agricoltura marchigiana ha dimostrato forte
propensione all'investimento, questa tendenza va incoraggiata per
interventi qualificati e va favorito l'accesso al credito bancario
attraverso strumenti di garanzia (Consorzio FIDI) che evitino i
contraccolpi degli accordi di Basilea 2. Le eccellenze e le tipicità, le colture biologiche,
così diffuse nel nostro territorio potrebbero essere inquinate e quindi
gravemente condizionate dalle
coltivazioni O.G.M.
la biodiversità potrebbe risultare impoverita, il pericolo di inquinamento incidentale non garantirebbe
il principio precauzionale Pertanto confermiamo la scelta di essere parte degli
Enti Locali O.G.M. Free e contrastiamo la diffusione degli OGM nel
territorio regionale perché quete coltivazioni non rientrano tra le
necessità dell'agricoltura marchigiana, o potrebbero addirittura
ostacolarlo. A tale quadro vogliamo riferirci nella necessaria
applicazione delle leggi nazionali in materia. La recente approvazione della nuova Legge Forestale
Regionale, l’entrata in vigore del protocollo di Kyoto,
il crescente interesse verso l’utilizzo di fonti energetiche
rinnovabili, e l’importanza dell’introduzione di sistemi di
certificazione forestale costituiranno le basi fondamentali per la nuova
programmazione nel settore forestale. Questo progetto di riforma e di rilancio del settore agricolo e
forestale, per la sua rilevanza, richiede un impegno straordinario di
tutte le componenti agricole: dal mondo delle imprese singole, associate e
della cooperazione, a quello delle professioni agricole sindacali, del
lavoro, della formazione al sistema bancario e
naturalmente delle Istituzioni regionali e locali e della montagna. Un nuovo sviluppo delle aree interne Il Riequilibrio territoriale e
la centralità della montagna Il nuovo Statuto Regionale, ha
riconosciuto “la specificità del territorio montano e delle aree
interne”. Costruire uno sviluppo duraturo, condiviso ed integrato tra comunità di
pianura e montagna è fondamentale per il benessere di tutte le
comunità marchigiane e rappresenta per noi, un obiettivo da perseguire
con convinzione. Per l’Unione delle Marche i
territori montani possono diventare il laboratorio dove globalizzazione ed
“agire locale “ si legano, dove centralità della famiglia, servizi,
welfare, modernità tecnologica, eco-compatibilità, cicli produttivi ed
imprese, saperi e sapori sono il risultato di una proficua integrazione
intelligentemente sostenuta dall’azione di governo della Regione. Per questo L’Unione per le
Marche, ribadendo
gli impegni già assunti della Carta di Fonte Avellana, si
impegna: 1- a promuovere politiche
regionali perequative, che garantiscano ai cittadini i diritti
fondamentali di cittadinanza come le prestazioni sociali e sanitarie,
l’istruzione, la permanenza di servizi essenziali, l’accessibilità
alla tecnologie digitali e alla banda larga. 2- ad adoprarsi per
l’accessibilità territoriale, per il sostegno alla competitività in
montagna, anche attraverso l’abbattimento del costo degli investimenti,
e la diminuzione delle imposte a carico delle piccole imprese riservando
quote di fondi stanziati a favore degli enti locali montani. 3- a studiare come restituire
alla montagna quote di canoni di tariffe idriche ed energetiche da
utilizzare per la salvaguardia dei territori. 4 -a mantenere uno specifico
Assessorato regionale con delega alla Montagna 5- ad istituire la Conferenza
Permanente della montagna ,quale momento di confronto e coordinamento tra
esigenze territoriali, programmi di sviluppo e azioni dei singoli
assessorati. 7- ad intervenire presso il
governo centrale per richiamare l’attenzione sulla precaria situazione
finanziaria delle CC.MM, sostenendo la necessità del passaggio dalla
finanza derivata alla finanza decentrata. 8- a completare il processo di Federalismo sulla base
del principio della sussidiarietà e adeguatezza, valorizzando il ruolo
fondamentale della Comunità Montana sia come momento aggregativo,
solidale ed associativo dei Comuni montani per la gestione associata dei
servizi intercomunali che di autorevole coprotagonista
nell’articolazione della programmazione e gestione, anche
attraverso l’utilizzo delle realtà associative delle popolazioni
montane, delle politiche di crescita della montagna. La ricostruzione post terremoto La gestione della ricostruzione
del post-terremoto è
stata un esempio di efficienza e trasparenza, in coerenza con una riqualificazione
complessiva del territorio, dei centri storici, della valorizzazione
del patrimonio paesaggistico e ambientale, purtroppo in questi ultimi due
anni il Governo nazionale ha stanziato risorse modestissime e del tutto
insufficienti per completare il processo di ricostruzione. Degli oltre 2.700 milioni di
euro finora spesi oltre 2.400 sono stati forniti dai governi nazionali di
centri sinistra e solo 300 dal governo di centro destra. Oltre alle abitazioni
private, molti sono i beni del patrimonio storico artistico non ancora
recuperati: ulteriori indugi da parte delle Stato provocherebbero danni
difficilmente superabili. Ci impegniamo a continuare
gli interventi sul governo affinché nella legge finanziaria del 2006
possano essere inserite le risorse necessarie per completare la
ricostruzione nel prossimo quinquennio. Sistema regionale
delle aree naturali protette, educazione ambientale, biodiversita’ e rete
ecologica Il
sistema regionale dei Parchi e delle Riserve naturali conta 11 aree protette per
complessivi 90.000 ettari, rappresenta
un patrimonio di grande valore naturalistico-culturale ed è parte
integrante di un tessuto economico dinamico che punta
ad un modello di crescita fondato su una buona qualità della vita
e sull’attrattività. L’Unione per le Marche si impegna a garantire al
sistema delle aree protette le risorse necessarie al suo consolidamento e
contemporaneamente a sostenere iniziative di scambio e di esperienze di
buone pratiche ambientali sul versante dell’Unione Europea. In questo
quadro va rilanciato il progetto Appennino Parco d’Europa. Nell’immediato futuro occorrerà rafforzare il
ruolo di coordinamento della Regione tramite l’attività del Tavolo
istituzionale delle aree protette; il confronto per la condivisione degli
obiettivi generali, per l’individuazione delle priorità e la
razionalizzazione delle spese assume particolare importanza in un contesto
economico critico. Per L’Unione per le Marche
è inoltre importante arrivare alla
definizione definitiva della nuova rete regionale di Educazione Ambientale
e del programma di promozione dell’attività dei numerosi centri diffusi
sull’intero territorio. Occorre potenziare il ruolo regionale di
coordinamento con funzioni di promozione,
collaborazione, orientamento, a favore della molteplicità di soggetti e
progettualità che intendono confrontarsi, collegarsi e riferirsi al
Sistema Nazionale di Educazione Ambientale. Contemporaneamente occorre
sostenere l’iniziativa interregionale per creare una
rete europea dei centri di educazione ambientale. In questo contesto, L’Unione per
le Marche, rafforzerà la collaborazione con le Università marchigiane,
sul progetto di monitoraggio e gestione dei Siti della Rete Natura 2000
(Direttive comunitarie “Habitat”
“Uccelli”) e la realizzazione della Rete ecologica: per la
conservazione della natura, e la pianificazione del territorio con
l’obiettivo di mantenere o di ripristinare i valori i biodiversità e la
connettività tra popolazioni ed ecosistemi in paesaggi frammentati.
Dopo il primo schema di Rete è necessario portare avanti la
seconda fase del progetto per completare il monitoraggio delle 109 le aree
Siti di Interesse Comunitario e
delle Zone di Protezione Speciale
nonché promuovere misure di conservazione adeguate alla tutela e
all’incremento della biodiversità. Più in generale la tutela dei diritti degli animali dovrà
essere ispiratrice di nuove disposizioni di legge a salvaguardia degli
animali, in particolare di
affezione. La costa ed il mare L’Unione
per le Marche promuoverà una coerente politica di salvaguardia e
valorizzazione della costa marchigiana, delle attività economiche
connesse, in particolare legate al mare. Si
tratta di gran parte del turismo, delle attività di pesca, delle attività
ricreative della comunità marchigiana. Salvaguardare la costa, limitare
le erosioni, impedire l’inquinamento marino è un’esigenza sia per le
attività economiche che per migliorare la qualità della vita e per l’attrattività
del territorio. Occorre puntare alla
rinaturalizzazione delle coste marchigiane, a consentire attività
economiche compatibili lungo la costa, ad allontanare - con appositi
incentivi – quelle inquinanti, a facilitare l’apporto naturale solido e non inquinato da parte dei fiumi, il modo più efficace di
combattere l’erosione della costa, che implica la rinaturalizzazione
delle aste fluviali. L’Unione promuoverà
le “bandiere bianche” per la qualità fluviale che, come le bandiere blu per
il mare, indichino le effettive condizioni
di qualità delle acque e delle aste. È
necessario porre un freno ad una ulteriore urbanizzazione lungo la costa.
Le aree attualmente libere vanno salvaguardate. Se necessario sarà
opportuno un apposito provvedimento che precluda ulteriori edificazioni in
una fascia più larga dell’attuale. È fondamentale, comunque, il
protagonismo degli Enti Locali, specie nella definizione degli strumenti
urbanistici. L’Unione per le Marche si impegna a realizzare
le aree marine Protette della Costa
del Monte Conero, del Parco
Marino del Piceno, estendendole anche per la Costa del Monte San Bartolo. Le concessioni delle aree demaniali per scopi
turistici e ricreativi dovrà essere perseguita evitando gli aumenti di
canone imposti dal Governo di centro-destra, che provocherebbero un aumento
generale dei prezzi; dovrà essere garantita ovunque la possibilità di
usufruire di spiagge libere, evitando forme palesi o occulte di
privatizzazione di beni comuni. Un
significativo passo è stato compiuto con l’approvazione del Piano di
gestione integrato della fascia costiera. La sua attuazione dovrà essere
costantemente monitorata per rendere le azioni sempre coerenti con le
finalità dichiarate e condivise. Le
Città e i sistemi urbani Occorre
riprendere e rilanciare una riflessione alta sui sistemi urbani, le città,
la “città adriatica”: far sì che essi diventino componente
strategica di uno scenario di
scambi, comunicazioni e diritti di cittadinanza più avanzati. La
qualità urbana, la ricerca e l’innovazione architettonica, nuove forme
di partecipazione che evitino le nuove esclusioni urbane, richiedono un
ruolo attivo degli Enti Locali, delle professioni, dei saperi per
reinterpretare l’identità e l’unicità della nostra comunità in un
sistema che vogliamo più aperto e ricco nelle relazioni, negli scambi,
nell’innovazione sociale e produttiva. Oltre
all’approvazione di una nuova urbanistica và rivista la legislazione
edilizia alla luce dei nuovi testi unici nazionali e rispetto alle
esigenze di uno sviluppo ambientalmente compatibile. Recentemente
la Regione ha approvato un nuovo piano di interventi di edilizia
residenziale pubblica, che dovrà contribuire ad attenuare la tensione
abitativa in ambito regionale, soprattutto a favore delle giovane coppie e
degli anziani. Fare le Marche più belle, non è, per noi, solo uno slogan, ma un
impegno che deve rinnovare
tutta la qualità progettuale degli interventi. TURISMO
Il settore turistico sta
acquistando un peso sempre più rilevante all'interno dell'economia
marchigiana ed è già una delle più importanti risorse per lo sviluppo
economico e la crescita dell'occupazione. Nel corso del quinquennio la
crescita dei turisti è stata costante in controtendenza al dato
nazionale, che ha registrato flessioni significative. Il fatturato ha raggiunto nel
2004 il valore di 1 miliardo e 700 mila euro, di cui 290 milioni
provenenti dai turisti stranieri. Pubblico e privato hanno lavorato in
sinergia e la Regione ha investito oltre 13 milioni di euro per migliorare
la ricettività delle strutture marchigiane. Ciò dimostra, in maniera
inequivocabile, il buon lavoro svolto dal governo regionale, in
collaborazione con gli Enti locali e gli operatori di settore. l'immagine delle marche La Regione ha profuso in
questi anni grandi risorse per fra conoscere, in Italia e all'estero, le
Marche, il suo grande patrimonio diffuso di bellezze ambientali, spiagge,
colline, monti, centri storici, monumenti, musei, teatri, siti
archeologici, parchi e riserve naturali, sorgenti e stabilimenti termali,
tipicità enogastronomiche, riassunto nel fortunato slogan “Le Marche,
l'Italia in una regione”. Tuttavia, l'agguerrita
concorrenza di altre Regioni italiane e, soprattutto, di siti esteri che
offrono, oltre al fascino dell'esotico, soggiorni e vacanze a prezzi
analoghi o più vantaggiosi dei nostri, rischiano di vanificare gran parte
del lavoro svolto in questi anni. Il turistico è un
settore in continua evoluzione, dove le posizioni non vengono mai
acquisite una volta per tutte, ma conquistate, stagione dopo stagione, con
caparbietà, intraprendenza e investimenti mirati. Vi è pertanto la necessità di potenziare l'immagine delle
Marche, presso gli addetti ai lavori del settore e al grande pubblico dei
viaggiatori, sulla rete web e sui grandi vettori di trasporto, non solo da
parte della Regione ma di tutti coloro che operano nella realtà
amministrativa, economica e socio-culturale del territorio regionale. Se è passata l'epoca dell’anonimato lo si deve anche alla
capacità delle nostre imprese turistiche di imporsi sullo scenario
nazionale ed internazionale, al riconoscimento della elevata qualità
delle nostre risorse culturali, storiche, ambientali, enogastronomche,
alle avventure sportive e ai
successi mondiali dei nostri atleti, alla presenza di marchi,
nell’industria del made in Italy, di assoluto valore internazionale. Tuttavia, non sempre il grande pubblico è in grado di
ricollegare questi nomi, alla nostra terra. La riconoscibilità delle Marche come Regione, come
territorio unico, pur se diversificato, la sua precisa collocazione
geografica all'interno della penisola, l'immediata associazione tra il
nome delle città più importanti a quello della regione che li comprende,
sono elementi non ancora del tutto consolidati nell'immaginario collettivo nazionale e, quindi, a maggior
ragione, internazionale. Occorre quindi che le
sinergie tra promozione industriale, agroalimentare, ambientale, culturale
e turistica siano sempre più strette, che vengano messe in campo
strategie di comunicazione a largo raggio, monitorando la loro reale
efficacia, per poter “vendere” sempre meglio tutto il potenziale della
Regione. l'assetto istituzionale La legislatura che si è appena
conclusa è stata qualificata dalla costituzione dei Sistemi turistici locali, organismi che coinvolgono pubblico e
privato nella valorizzazione del territorio, superando campanilismi
deleteri e ripartizioni a pioggia dei finanziamenti. Tutto un comprensorio si
ritrova insieme per integrare le proprie bellezze e potenzialità, creando
un prodotto turistico di notevole impatto, dove ogni realtà si amalgama
nel migliore dei modi con il contesto territoriale. Le Marche sono state la prima
regione italiana a realizzare i Sistemi e vengono per ciò costantemente
indicate come esempio nazionale. A seguito di tale scelta,
andrà rivista la precedente articolazione sul territorio, basata
sull'Azienda unica di Promozione Turistica Regionale e sugli Uffici
territoriali, prevedendo la loro integrazione nei Sistemi Turistici
Locali. Un ruolo importante sono chiamate a
svolgere le Province, cui è demandata la organizzazione
urbanistico-ambientale del territorio, e che già, nei Piani Territoriali
di Coordinamento hanno dato grande rilevanza alla salvaguardia del
paesaggio, dell'ambiente e delle valenze storico-culturali del territori. E’ impossibile attrarre
nuovi turisti nelle Marche, se non si tiene sotto controllo e si riduce
l'inquinamento delle acque e dell'aria, se non si garantisce un efficiente
sistema di trasporti integrati, se non si aumenta l'utilizzo dei mezzi
pubblici rispetto alle auto private in città, ma anche nei viaggi dei
pendolari. A questo riguardo, le Marche
hanno ricevuto importanti riconoscimenti: oltre alle posizioni più alte
nelle varie classifiche delle città più vivibili, importanti sono stati i riconoscimenti ottenuti dalla FEE con
l’assegnazione di 10 Bandiere Blu per il mare e dal TCI con 14 Bandiere
Arancioni per la qualità turistico ambientale delle località
dell’entroterra. Riconoscimenti che hanno contribuito a qualificare sempre più
la nostra regione, conferendole il ruolo di “garantita” destinazione
turistica in Italia ed in alcuni significativi mercati esteri. Nei
prossimi anni occorre confermare ed estendere tali “certificazioni di
qualità” ambientale e turistica. L' attivita' di
promozione turistica Il Governo Regionale delle Marche
ha lavorato per integrarsi con le altre realtà regionali, in modo da
proporsi sui mercati internazionali con maggiore incisività. Insieme al
Lazio e all’Umbria abbiamo dato vita a sinergie per razionalizzare gli
interventi, conferendo maggiore incisività alle azioni promozionali. Le Marche hanno innovato
anche la comunicazione turistica, privilegiando i mezzi di trasporto
pubblici, nazionali e esteri. Hanno dato vita a campagne mirate per
promuovere l’entroterra. Iniziative che hanno posto le
Marche al centro dell’attenzione nazionale e che in futuro andranno
proseguite al fine di non disperdere i positivi risultati raggiunti. Più in generale, occorrerà
sempre di più offrire un'immagine unitaria della Regione, pur nella
differenziazione delle offerte turistiche, razionalizzando e coordinando
l’azione dei vari organismi di promozione,
al fine di evitare duplicazioni e sprechi incompatibili con la contrazione
delle risorse a disposizione di tutti soggetti operanti nel settore. Per questo fine è necessario
l’attivo coinvolgimento di tutti i soggetti dell’attività turistica:
STL, Enti Locali e loro Consorzi o Associazioni, Tour Operators e loro
Consorzi, Pro-Loco, Associazioni senza fini di lucro.
La
comunicazione sul web e l'utilizzo di internet Da tempo la Regione è
impegnata nella proiezione sulla rete informatica della comunicazione
turistica, con il sito web e di vari siti correlati, per ampliare la comunicazione internazionale sul prodotto Marche. Con la realizzazione della rete
informatica ”IstRice” è stata fornita all’utenza un’informazione
capillare della ricettività alberghiera ed extralberghiera, in termini di
strutture e servizi, prezzi, offerte speciali, costantemente aggiornata.
Tale azione si completa con l’introduzione del protocollo operativo “Market
Place” un innovativo metodo di prenotazione che consente, in via
telematica, un contatto diretto tra l’utente e il gestore del servizio,
con reciproci vantaggi in termini temporali ed economici. Nel futuro andranno potenziati i servizi
personalizzati verso l’utenza per consentire l’invio in digitale di
tutta la produzione promo-pubblicitaria, per l’inserimento e la gestione
di offerte speciali e pacchetti informativi da parte di Tour Operator.
Andranno inoltre potenziate, attraverso i sistemi on-line, politiche
mirate di marketing verso gli utenti già censiti nell’archivio “Amici
delle Marche”, al fine di svolgere attività promozionali e di settore
basate sulle preferenze specifiche dei singoli utenti. Creazione di nuovi prodotti turistici La strategia di ricerca di nuovi prodotti
sollecitata da una domanda sempre
più volta alla ricerca di nuovi stimoli, deve proseguire per individuare
nuove motivazioni interattive ed integrative alle tipologie più
tradizionali dell’offerta turistica marchigiana. La progettualità dovrà, pertanto, indirizzarsi alle vacanze attive per particolari attività sportive (cicloturismo,
motociclismo, pesca, cavallo, golf); vacanze relax per
giovani famiglie e terza età; enogastronomia e shopping
dove i sapori della terra sono degustati in ambienti storici o rurali e
dove la prospettiva di acquisti particolari influenzano la scelta della
vacanza; e il binomio benessere
- salute. Altri
settori nei quali sviluppare prodotti ad hoc sono quelli del turismo
scolastico, per le scuole italiane ed estere, a cominciare da quelle
in lingua italiana, e del turismo a scopo d'istruzione rivolto agli
adulti. E' infatti sempre più frequente il desiderio di unire alla
semplice vacanza l'acquisizione di significative esperienze formative,
esperienze che oltre ad essere complementari alla vacanza propriamente
detta,
possono spesso rappresentare la vera motivazione alla base della scelta
dell'una località di soggiorno, anziché dell'altra. Rapporti
con le associazioni dei marchigiani all'estero Vanno proseguiti ed intensificati
rapporti con le Federazioni/Associazioni
dei Marchigiani residenti all’estero, che rappresentano il primo
veicolo di promozione dell'immagine della Regione nelle varie realtà
straniere e i cui aderenti possono essere essi stessi i primi soggetti
interessati ad un soggiorno turistico nella regione d'origine. Anche nel futuro va confermato l’accordo stipulato con l’Alitalia
per ottenere agevolazioni tariffarie per voli speciali. POLITICA PER L’ENERGIA Lo stesso giorno dell’entrata in
vigore del protocollo di Kyoto il Consiglio regionale ha approvato il
Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), lo strumento di
programmazione energetico-ambientale, a verifica annuale che persegue
l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico e sociale della nostra
regione attraverso il tendenziale raggiungimento del pareggio elettrico, e
di ridurre fortemente l’apporto regionale di gas climalteranti. Tali azioni complesse ed
innovative richiedono un forte radicamento nelle realtà economiche ed
insediative delle Marche, la mobilitazione di capacità imprenditoriali
pubbliche e private, un forte ruolo delle comunità e degli enti locali,
la collaborazione più ampia possibile delle categorie economiche e
sociali, la diffusione delle tecnologie più avanzate, stretti rapporti
tra ricerca tecnico-scientifica, pubblica amministrazione ed iniziative
nei sistemi locali. Necessaria ed urgente è la
definizione di nuove relazioni negoziali tra Regione Marche, Enti locali,
organizzazioni sindacali, categorie economiche, ENEL e GRTN sui problemi e
sulle opportune soluzioni per il sistema delle infrastrutture elettriche regionali al fine di aumentarne gli standards
prestazionali e della sicurezza,
per una più avanzata efficienza delle reti e dei servizi, per una
progressiva riduzione dei relativi impatti ambientali e paesaggistici. Altrettanto urgente è
l’attivazione di una politica volta alla sensibilizzazione e
all’educazione al risparmio energetico così come l’utilizzo di
energia solare a più avanzata tecnologia che, apportando le necessarie
modifiche al regolamento edilizio tipo regionale, permetterà uno sviluppo
diffuso dell’edilizia bioclimatica sull’intero territorio regionale. Aree ad elevato rischio di crisi ambientale L’Unione per le Marche considera
il Piano di Risanamento dell’Area
ad elevato Rischio di Ancona, Falconara e Bassa Valle dell’Esino recentemente
approvato dal Consiglio Regionale strategico
per l’intero contesto marchigiano. Insieme con gli EE.LL, bisognerà
attuarne le misure con strumenti idonei ad eliminare o ridurre i fenomeni
di inquinamento, favorire lo sviluppo sostenibile, incrementare le
condizioni di sicurezza, garantire il coordinamento della pianificazione
urbanistica e territoriale. Per la Carbon, dopo l’istituzione del Comitato Congiunto Regione,
Provincia, Comune, occorre rapidamente passare alla realizzazione di un
piano di riqualificazione dell’area nella salvaguardia dei
livelli occupazionali. Sistema regionale di gestione integrata dei rifiuti. Obiettivo
prioritario è l’integrazione della dotazione impiantistica degli Ambiti
Territoriali Ottimali che presentano maggiori carenze e l’adeguamento
dell’impiantistica esistente alle nuove disposizioni normative in
materia. L’Unione per le Marche ritiene necessario iniziare un percorso
che porti le province e gli enti locali a costituire i previsti consorzi
di bacino e predisporre i relativi programmi operativi. E’
questa la condizione imprescindibile per consentire alla Regione di
attivare le risorse finanziarie che possono derivare da varie fonti
attivando allo scopo anche Accordi di programma con i Ministeri
interessati. Il raggiungimento del 35% in
termini di raccolta differenziata rimane l’obiettivo minimo primario della nostra azione. La raccolta differenziata deve
ricevere un deciso impulso anche definendo, nel quadro dei costi della
gestione dei rifiuti urbani, un sistema tariffario che la incentivi
fortemente. Vogliamo
coordinare e sostenere le varie attività dei soggetti pubblici e privati
che operano nel settore tramite il confronto nei vari tavoli istituzionali
consolidando la concertazione, emanando linee guida regionali condivise,
sostenere le iniziative delle imprese tramite corsi di formazione, aiuti e
agevolazioni per l’accesso al credito, sviluppare con più forza le
azioni di informazione, sensibilizzazione e diffusione di buone pratiche. ACQUA:
politiche per il ciclo idrico integrato L’acqua è il bene pubblico
comune per eccellenza, bene patrimoniale per l’umanità. Il risparmio, l’uso
differenziato e consapevole, l’approvvigionamento per quantità e qualità
delle risorse idriche sono temi della strategia pubblica per il governo
dell’acqua che
non può essere oggetto mercantile o soggiacere a mere logiche di
domanda-offerta, usi indiscriminati, scorrerie finanziarie, pubblicità
ingannevole, privazione di un diritto vitale. Censimento dei fabbisogni oggettivi e di quelli primari, forti e diffuse
innovazioni per il risparmio idrico, ciclo di investimenti per ridurre le
reti “a perdere”, tariffe premianti e disincentivi, tutela assoluta
dei giacimenti profondi sono parti di un unico sistema a regia pubblica
del governo delle acque. In questo quadro risulta necessario
attuare e gestire l’Accordo di Programma Quadro sulla “Tutela delle
acque e gestione integrata delle risorse idriche”, aggiornare
il “Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, realizzare il Catasto regionale delle “derivazioni d’acqua
pubblica” e porre in essere
gli adempimenti relativi alla riscossione dei canoni delle “grandi
derivazioni d’acqua” e ai procedimenti di rilascio delle concessioni,
approvare una nuova legge sulla gestione delle acque valorizzando quanto
già elaborato dalla Giunta.. POLITICHE DEI TRASPORTI –Il CORRIDOIO ADRIATICO Infrastruttura
ferroviaria/trasporto su rotaia, metropolitana di superficie La Regione Marche ha puntato sulla
priorità del trasporto ferroviario, ma per ottenere risultati
apprezzabili è decisivo che l’infrastruttura ferroviaria sia
potenziata. Non è più procrastinabile il raddoppio della linea Orte –
Falconara, opera strategica, inserita dalla Regione nell’Intesa quadro
che attende il finanziamento Statale. Le linee attuali vanno
modernizzate con l’elettrificazione
delle linee secondarie già progettate (Ascoli-Porto d’Ascoli),
salvaguardando la tratta Fano-Urbino per un successivo uso trasportistico,
continuando l’opera di insonorizzazione acustica lungo la linea
Adriatica. Rispetto alla Metropolitana
di superficie, L’Unione per le Marche ritiene importante estendere
progressivamente la positiva esperienza pilota realizzata nella zona di
Ancona anche nelle linee interne per riorganizzare il sistema dei
trasporti e valorizzare l’entroterra e le città d’arte. Negli ultimi anni si è
assistito ad un forte incremento dei passeggeri trasportati dai treni
regionali ed interregionali in concomitanza con il passaggio delle
competenze gestionali alla regione. Nonostante i limiti delle erogazioni
dello stato incrementate dalla Regione con fondi propri i risultati
positivi non sono mancati, ma occorre una nuova attenzione specie per i
pendolari impegnandosi a far si che Trenitalia rinnovi il materiale rotabile con
ritmi ben più significativi. Acquisti verdi per la mobilita’ sostenibile nelle aree urbane e
il miglioramento della qualita’ ambientale delle citta’ marchigiane. Decisivo è l’orientamento
verso il rinnovamento del sistema di traffico nei sistemi urbani. L’orientamento verso la metanizzazione degli autobus
urbani ha raggiunto livelli ragguardevoli, la realizzazione degli impianti
di distribuzione ad alta pressione già avviati potranno servire a tutte
le aziende pubbliche favorendo la trasformazione delle auto blu dei Comuni
e delle Province in auto verdi. L’Unione per le Marche
continuerà la politica di
incentivazione per l’acquisto di mezzi pubblici urbani alimentati
con combustibili a basso impatto ambientale e le
iniziative Comunali di riduzione del traffico e dell’inquinamento da
polveri sottili coerenti con i piani
della mobilità che tendono alla pedonalizzazione permanente di parti
centrali delle Città, alla realizzazione di corsie preferenziali per i
mezzi pubblici, a sistemi di trasporto alternativo e collettivo
Car-Sharing, Car – Pooling, affitto auto e bici elettriche. Questi provvedimenti sono
decisivi per la qualità dell’aria specie nei centri urbani. Trasporto pubblico locale su gomma Dopo l’approvazione delle nuove regole e degli strumenti per
l’assegnazione dei servizi del tpl
che hanno individuato i soggetti unitari per la gestione dei
servizi dei bacini, la Regione dovrà coordinare al meglio l’attuazione
della legge attraverso apposite intese con gli enti locali. Nei prossimi anni sarà indispensabile procedere a una riorganizzazione
del trasporto pubblico in termini di integrazione modale tra trasporto
ferroviario e su gomma In tale quadro dovrà essere definito un ulteriore riequilibrio e potenziamento del trasporto urbano
e attuata una più ampia diffusione del trasporto a chiamata nelle aree
oggi parzialmente servite. I GRANDI NODI DEL TRASPORTO Sciogliere questi nodi è decisivo per non vincolare
lo sviluppo, garantire un diritto alla mobilità delle merci e delle
persone più efficiente, meno inquinante e meno costoso, per assicurare
moderni collegamenti con l’Europa e con il mondo e aumentare la
vocazione mercantile della regione. Aeroporto; rafforzare la funzione dello scalo aeroportuale di
Ancona, che ha visto in questi anni uno sviluppo accelerato dei voli e dei
trasportati, quale ponte di collegamento per l’apertura della Unione
Europea verso l’Est e verso i Balcani, soprattutto finalizzato allo
sviluppo delle attività economiche con le imprese marchigiane, in questo
senso è necessario il suo riconoscimento come aeroporto di valore
nazionale. Interporto: Conclusi i lavori del primo stralcio, è urgente
procedere alla realizzazione del secondo e terzo lotto, confermando
l’impegno già assunto dalla Regione, a finanziare in proprio e quasi
per intero lo svincolo stradale in Vallesina, che permetterà il suo
inserimento nella rete degli Interporti Europe. L’interporto và
integrato con una significativa
rete di piattaforme logistiche a servizio dei distretti produttivi per
rendere più moderno e accessibile il sistema produttivo marchigiano. Porto di Ancona-pianificazione porti: per quanto riguarda il Porto
di Ancona dovrà essere sviluppato uno specifico investimento in area di
scambio intermodale gomma-ferro nell’area retroportuale in concomitanza
con la nuova galleria ferroviaria di Cattolica. Va inoltre proseguita e completata
la realizzazione delle opere a mare e procedere con urgenza alla
realizzazione degli allacci ferroviari e stradali del porto alla rete
nazionale ed europea, in particolare l’allaccio alla nuova darsena. Rispetto all’allaccio
stradale cosiddetto “uscita ovest”, occorrerà spingere sul governo
nazionale per ottenere il finanziamento necessario alla sua realizzazione. Oltre al porto di Ancona
bisognerà rafforzare la rete portuale Marchigiana con l’attuazione e
gestione dell’Accordo di
Programma sui Sistemi Portuali del 2004 ed elaborare lo studio definitivo
del “Piano Regionale dei Porti. Infrastrutture stradali: priorità strategiche de l’Unione per le
Marche sono: ·
la realizzazione della terza corsia dell’A 14; ·
i collegamenti trasversali est ovest assicurati dalla
Fano-Grosseto, dalla SS 76 e dalla SS 77; il collegamento longitudinale
nord –sud con il rilancio del progetto di pedemontana lungo tutte la
regione. Con
l’Accordo di Programma quadro per la viabilità del 1999 e l’ Accordo
Integrativo del 2003, la Regione ha destinato rilevanti finanziamenti per
aree sottosviluppate e per la rinascita dei territori colpiti dal sisma
del ’97, per investimenti sulla SS 76, sulla SS 77, sulla Pedemontana
della Marche nei tratti Fabriano-Muccia e Sassoferrato-Cagli, e su
viabilità della Provincia di Ascoli Piceno tra cui la c.d. Mezzina. Rispetto
al Quadrilatero, la Regione Marche, insieme alla Regione Umbria, ha deciso
l’ingresso nella Quadrilatero Spa a condizione che siano salvaguardate
le prerogative dei Comuni in materia di programmazione urbanistica e
territoriale e ci sia la “garanzia” da parte dello Stato del completo
finanziamento, qualora il territorio marchigiano non fosse in grado di
reperire la totalità degli strumenti finanziari che gli competono. Ai
fini di avviare iniziative di potenziamento della A14, L’Unione per le
Marche, si impegna ad attivare un percorso partecipato con le comunità
locali per arrivare alla presentazione del progetto della variante alla SS
16 nel tratto Pedaso-S.Benedetto del Tronto. 4)
IL GIOCO DELLE PERLE E I CAVALIERI DELL’ APOCALISSE
Lo sviluppo, l’impresa, i sistemi locali ·
Una
nuova concezione dello sviluppo ·
La
nuova frontiera della competizione globale: l’attrattività del sistema
Marche ·
Politiche
territoriali per la competitività dei sistemi locali ·
Artigianato
– PMI – Cooperazione - Commercio ·
Dallo Sviluppo
alla Crescita Le Marche sono la regione più artigiana d’Italia per occupazione,
reddito e numero di imprese. Le Marche sono la Regione, in Italia, con la più elevata
vocazione produttiva, in rapporto al numero degli addetti. Questi dati testimoniano la centralità del sistema economico per
la produzione, reddito, sviluppo e la coesione sociale della nostra
Comunità. Dobbiamo rafforzare tale modello con l’ampliamento
delle possibilità di scelta e delle opportunità di crescita offerte a
persone, famiglie, imprese, con la creazione di un ambiente dove possono
sviluppare il loro potenziale e condurre esistenze libere e sicure secondo
le loro necessità e i loro interessi. Allargare l’area dei diritti è, invece,
un fattore funzionale alla crescita economica e sociale come dimostrano i
risultati dei Paesi europei più sviluppati:
a tassi più elevati di
dinamicità sociale corrispondono tassi più elevati di dinamicità
economica. Le
comunità aperte, includenti, tolleranti, creative sono oggi
indiscutibilmente più forti delle società chiuse. Ne consegue che occorre riconsiderare i parametri
di valutazione dello sviluppo in un ottica che tenga sempre più conto di
indicatori di qualità sociale. La crescita è quindi legato non solo
all'economia, ma anche alla cultura, all’organizzazione dei saperi,
all’utilizzo delle conoscenze, alla salute, alla sicurezza; elementi
questi da cui la stessa economia trae alimento. L’attenzione, quindi, va spostata sui
contenuti e sulle iniziative da attuare per migliorare non solo i tassi di
crescita economica ma, soprattutto, la sua qualità.
Per fare questo occorre rovesciare la logica che tende a
considerare il “clima” e la dotazione di infrastrutture sociali come
un fattore ausiliario, avviando in tal senso un riequilibrio dei processi
di governance del territorio. E’ in questo contesto che le Marche
stanno cercando di ridefinire sé
stesse. Come abbiamo visto, nell’analisi delle
trasformazioni degli ultimi anni contenuta nella prima parte del
programma, sono cambiati i rapporti di mercato, quelli sociali, la stessa
struttura dei profili e le aspettative di lavoro. La
transizione ha modificato lo “spazio di posizione”: è il rapporto tra l’economia dei flussi che caratterizza
la globalizzazione e l’economia del luogo che appare a molti ancora
incerto. Ed anche se il territorio dispone degli
elementi che consentono di definire un proprio ruolo sia nelle reti locali
che in quelle globali, la fatica
è quella di fonderli in una nuova progettualità condivisa. La necessità di ripensare il territorio e la sua
vocazione si incrocia con l’esigenza di garantire luoghi ricchi di identità, densi di relazioni articolate,
“vitali” dal punto di vista di chi ci vive e attrattivi per chi, anche
dall’”esterno” con i luoghi ha o può potenzialmente avere rapporti.
In
tal senso non è il locale che viene a trovarsi fuori mercato, ma il
locale che non lega la sua identità ad una proposta e ad una competenza
riconoscibile e apprezzata dal circuito globale. Il territorio non è più solo un luogo ove
si fa società locale, ma è sempre
più uno spazio ove la nuova società compete per controllare l’ultimo
miglio tra il locale e il globale. Accompagnare
questo processo è la priorità strategica che l’Unione per le Marche
assume per garantire la competitività del sistema locale sui mercati
internazionali. E in tal senso assumono un rilievo strategico i presidi di scambio tra le dinamiche del sistema
locale e quello globale. E’ sulla capacità di interpretare le
trasformazioni nel tessuto sociale, di porsi in un quadro negoziale di
creare connessioni, principalmente extralocali, che la politica gioca la
sua partita più importante. Abbiamo posto in evidenza nelle altre parti
del programma gli elementi innovativi necessari alla qualità dello
sviluppo, concentrandoli sulla centralità della persona, sui servizi
necessari ad assicurarne maggiori opportunità, libertà, sicurezze;
abbiamo sottolineato il ruolo delle politiche ambientali e di contesto, il
ruolo delle infrastrutture e dei trasporti, qui
vogliamo concentrarci più propriamente sull’innovazione del tessuto
produttivo, finanziario, commerciale: sulle imprese considerate come
fattore dinamico creatore di ricchezza economica che è influenzato e a
sua volta influenza la qualità dello sviluppo. ·
La politica industriale di questi anni In questi anni, la Regione ha
valorizzato e consolidato le proprie vocazioni tradizionali, ha puntato
sui fattori di continuità e
cercato di accompagnare il sistema su traiettorie più innovative. Sul fronte delle politiche
industriali, la spesa della regione ha svolto un ruolo molto attivo nel
sostegno dei processi di
sviluppo produttivo. La Marche risultano in
testa a tutte le regioni del Centro Nord per numero di imprese agevolate e
sui più alti livelli per valore delle agevolazioni concesse rispetto al
valore aggiunto. Forte è stata l’attenzione verso
le PMI, verso le micro e piccole imprese artigianali e industriali che
hanno assorbito le risorse della politica economica regionale. ·
Le prospettive di sviluppo della regione e le nuove
politiche si sostegno alle attività produttive. La politica industriale della
Regione ha avuto significativi riconoscimenti nazionali, ma le nuove
condizioni della competitività globale, i punti di debolezza del nostro
sistema, ma anche i mutamenti dinamici che abbiamo ricordato ci inducono
ad una scelta di politica industriale, per la prossima legislatura, che
accanto alle politiche che puntano a consolidare
i successi già ottenuti, che non possono mai essere dati per
acquisiti nell’attuale contesto competitivo, punti sulla
più capillare diffusione delle cultura dell’innovazione e della qualità
e lo sviluppo di imprese innovative. Maggiore apertura internazionale
e radicamento territoriale Le positive esperienze realizzate
ci indicano l’esistenza di ulteriori spazi di crescita per aumentare la
quota di prodotti marchigiani sui mercati globali continuando la forte
azione di apertura specialmente verso i mercati in crescita all’Est ed
in Asia. Il disegno di politica
industriale, sarà rivolto da un lato a sostenere le strategie di
sviluppo delle PMI su scala internazionale come processo attivo che
mantenga nei sistemi territoriali le funzioni strategiche e di sviluppo e
utilizzi le crescenti risorse per occupazione qualificata e innovazione,
maggiore conoscenza e stabilità sui mercati esteri, dall’altro mira
a rafforzare progetti volti ad accrescere la dotazione del territorio di
un insieme di fattori critici (cultura, innovazione, ricerca e qualità,
finanza, infrastrutture hard e soft) per consolidare le qualità
attrattive della base regionale, per attirare risorse, investimenti,
imprese innovative dall’estero. Nell’ambito del nuovo
modello di policy della Regione gli obiettivi e gli strumenti di politica
industriale vanno ancor di più orientati in direzione di progetti tesi a
sviluppare: ·
più
internazionalizzazione stabile e strutturata sui mercati esteri, perché
molte imprese regionali ancora esportano, ma non “entrano” nei
mercati, rimanendo fortemente esposte alle fluttuazioni della domanda
globale. ·
più
internazionalizzazione “senza fratture”, affinché l’espansione
internazionale e l’aumento di quote di mercato nelle aree a maggiore
sviluppo non provochino negative ricadute occupazionali e incrementino le
risorse da investire nel territorio, al fine di potenziare l’occupazione
qualificata, le attività e le produzioni a maggior valore aggiunto utili
per “traslare” verso l’alto la posizione competitiva delle PMI, dei
sistemi locali e dell’intero sistema produttivo regionale; ·
più
immagine del made in Italy
sui mercati esteri, attraverso la valorizzazione coordinata delle
“eccellenze” turistiche, culturali, ambientali, formative e
gastronomiche che caratterizzano l’intero sistema-Marche, anche
attraverso progetti integrati con altre regioni italiane; ·
più
sostegno di sistema (nazionale ed europeo) al made in Italy, senza velleità
di ricorso ad antistorici dazi doganali,
con un chiara e coordinata azione di valorizzazione, tutela e
promozione nelle sedi nazionali ed internazionali, con un’azione di
contrasto contro le contraffazioni, la concorrenza sleale, per la
reciprocità, sostenendo in tutte le sedi i requisiti di tutela
ambientale, sociale e del lavoro specie per i paesi di nuova
industrializzazione. ·
più
formazione ed occupazione di qualità, perché la continua produzione di
nuova conoscenza è il fattore chiave per spingere il core-business
regionale dei settori tradizionali del made in Italy a rimanere a contatto
con la propria frontiera tecnologica, ed alimentare una domanda di lavoro
ad elevata qualificazione. Su questo versante occorre
continuare l’azione incisiva già avviata. Diffusione della cultura dell’innovazione e della qualità Sul fronte di una più capillare
diffusione delle cultura dell’innovazione e della qualità è
necessario, da un lato, arricchire i settori di tradizionale specializzazione, dall’altro
incentivare la creazione di nuove imprese innovative. Sul primo versante, la dimensione
delle imprese rende necessaria una più
efficace e certa azione volta a favorire l’accesso delle PMI regionali ai
risultati delle attività di ricerca sviluppate da soggetti pubblici o
privati attraverso la costituzione di
una più forte rete di trasferimento tecnologico. All’interno delle regione operano
da tempo centri servizi settoriali per l’innovazione, stanno crescendo
le relazioni tra Università e territorio, si è consolidato un nucleo in
espansione di imprese che operano sull’innovazione: questi
elementi ci consentono di operare, celermente, per la realizzazione di
questo obiettivo attraverso: ·
una solida qualificazione dell’offerta sia da un punto di
vista delle competenze tecniche, che soprattutto in termini di management
dell’innovazione con particolare riguardo alle funzioni di
trasferimento. ·
processi di monitoraggio e valutazione con verifiche costanti della domanda di innovazione proveniente dal
sistema delle imprese soprattutto in riferimento ai settori strategici per
l’economia regionale; ·
l’ incentivazione della cooperazione fra i soggetti
responsabili dell’offerta di innovazione, tra loro e costruendo sinergie
con le strutture operanti a livello
nazionale ed internazionale in un’ottica di integrazione e di
crescita delle professionalità. La crescita di imprese innovative Per la crescita di imprese
innovative e la collaborazione di queste con gli operatori
dell’innovazione occorre puntare su quei settori che possono creare
forte valore aggiunto e integrare
le tradizionali filiere produttive marchigiane apportando contenuti
innovativi ai processi e ai prodotti. Da questo punto di vista appare necessario favorire la nascita e la
crescita di aziende innovative in particolare nel settore dell’ICT utilizzando
la forte domanda pubblica della regione e del sistema delle autonomie
locali, sollecitando ancor più
la domanda delle imprese, prevedendo la possibilità di una normativa
regionale che acceleri una più intensa dinamica del mercato dei servizi
innovativi. Sempre più necessario è un sistema di finanza innovativa per lo
sviluppo, perché
strategie imprenditoriali di espansione internazionale, ricerca,
innovazione, crescita dimensionale e organizzativa, rapporti di rete, non
possono prescindere dalla disponibilità di un solido ed evoluto
sistema di istituzioni e strumenti finanziari. Nonostante le positive
performance del credito, lo sviluppo delle strutture quali la Società
Regionale di Garanzia, Confidi e Artigiancassa, occorre sviluppare di più
i Fondi Globali, i Fondi Chiusi; crescere nell’Ingegneria finanziaria e
in Servizi finanziari evoluti; questo è essenziale per tutti ma
specie per il capitale di rischio iniziale delle aziende innovative.
Il sistema finanziario marchigiano ha fatto passi in avanti è diffuso nei
sistemi locali, ma oggi deve garantire di più condizioni per un
accesso ai capitali efficiente, lungimirante e poco costoso. Tutto il sistema delle imprese deve traslare in avanti Ciò che vogliamo è che non solo le imprese già
eccellenti e dinamiche, ma il complesso delle piccole imprese e
dell’artigianato possano posizionarsi su nuove e più avanzate
traiettorie evolutive perché da questo dipende il carattere diffuso della
crescita e del benessere nelle Marche. Inoltre una particolare attenzione dovrà essere
data ai diversi ritmi di sviluppo delle aree marchigiane, recuperando i
ritardi e superando le strozzature che hanno determinato tassi di crescita
inferiori nelle aree più deboli. In questo quadro l’artigianato
e le PMI sono un punto di forza da valorizzare. Vogliamo valorizzare l’impresa
cooperativa che opera in tutti i campi, con esperienze e capacità di
grande rilievo, anch’essa è sollecitata a rinnovarsi; lo sta facendo.
L’Unione per le Marche vuole accompagnarne i processi evolutivi
dell’impresa cooperativa perché ne riconosce l’ importanza in
termini economici e di tipologia organizzativa che contribuiscono a
rendere le Marche non solo un sistema diffuso di imprese ma, anche, un sistema
plurale di organizzazione imprenditoriale, fattore, questo, essenziale di
democrazia economica. Questo quadro è
arricchito dalla presenza del distretto “di economia solidale”,
un’esperienza pilota di nuovo sviluppo centrato sulla solidarietà
internazionale e su nuovi e originali rapporti di scambio e di
produzione socialmente avanzati e ambientalmente compatibili,che riceverà
attenzione e sostegno da parte dell’Unione per le Marche. Commercio Va perseguito un assetto più equilibrato del
settore del commercio nelle sue diverse forme con una rete
distributiva adeguata e razionale, efficiente e moderna. Adeguare gli strumenti legislativi e regolamentari
nel rispetto di quanto previsto nel nuovo Titolo V della Costituzione
rappresenta ormai una necessità. In particolare si procederà ad avviare
una nuova ed autonoma legislazione nel settore dei pubblici esercizi,
del sistema fieristico e della tutela dei consumatori e alla elaborazione
di un testo unico sulla normativa di settore. La
riqualificare del comparto è urgente per dare efficienza al sistema e per
adeguarlo ai mutamenti che anche in questo campo si sono verificati: si
procederà ad una indagine conoscitiva finalizzata ad una mappatura delle
aziende commerciali presenti nel territorio come base su cui innestare una
convincente programmazione. Gli
strumenti finanziari regionali, statali ed europei saranno utilizzati per
la ristrutturazione e la crescita delle PMI e la rivitalizzazione dei
Centri storici quali naturali e suggestivi “centri commerciali” da
incentivare. Tutto ciò richiede un nuovo tipo di
collaborazione e concertazione con le associazioni di categoria. ·
POLITICHE
TERRITORIALI PER LA COMPETITIVITÀ DEI SISTEMI LOCALI Integrare con il
territorio le politiche regionali, aprire i territori alle reti globali
costituirà un principio fondante dell’azione dell’Unione per le
Marche: Politiche
di networking, reti collaborative, alleanze territoriali, sono
indispensabili. Per tali finalità abbiamo
promosso nel corso degli anni i Centri Servizi alle imprese, i Comitati di
distretto, e per ultimo la costituzione sperimentale di nuovi strumenti
quali le Agende regionali di sviluppo territoriale locale che
costituiscono un nuovo modello di programmazione negoziata delle politiche
per lo sviluppo locale, sul piano economico, ambientale e sociale. Si tratta di agende
redatte e concordate da una pluralità di attori locali, istituzionali
e privati, per promuovere l’integrazione e la convergenza degli
interventi pubblici e privati programmati in un determinato
contesto territoriale. I quattro progetti già varati dal governo
regionale, la dote finanziaria di cui dispongono, offrono l’occasione
per verificare un nuovo approccio alle politiche di sviluppo locale. Le politiche territoriali
per la competitività dei sistemi locali costituiscono un esempio di
un’opzione strategica per l’interdipendenza attiva e la condivisione
progettuale degli obiettivi da parte degli attori dello sviluppo locale. Questo è un l’impegno per tutti i protagonisti
dello sviluppo della comunità delle Marche
(soprattutto
in una fase come quella attuale, che vede l’attribuzione di nuove
funzioni alle Regioni e alle Autonomie Locali senza un adeguato e
conseguente trasferimento di risorse per il loro esercizio): la cui
finalità è elevare la qualità dei progetti e aprire i territori alle
reti globali, attraverso la selezione coerente delle risorse disponibili
in funzione di obiettivi generali condivisi che consentano ad ogni uno
di essere libero di crescere e di scegliere le migliori traiettorie
evolutive concorrendo allo sviluppo.
Istituzioni, imprese,
banche, università, forze sociali, cooperazione, terzo settore debbono
affrontare questa sfida, in ogni campo: dalla formazione alle strategie
industriali; dai servizi pubblici locali, agli interventi di welfare;
dalle politiche finanziarie, ai progetti infrastrutturali. Quest’ambiente ricco
relazioni che vogliamo costruire, innervato dalla innovazione, dalla
qualità ambientale e culturale, dalla dinamicità, dalla creatività,
dall’inclusione, da moderne reti materiali e immateriali che consentono
lo scambio, l’accesso, la comunicazione è la condizione per
sviluppare l’attrattività della nostra regione, per incrementare gli
investimenti e le risorse dall’estero, per mantenere ed attirare talenti
ed imprese innovative: un obiettivo su cui siamo indietro e su cui
vogliamo recuperare. 5)
IL TEMPO RITROVATO: le chiavi del castello per
una Pubblica Amministrazione amica Una
Pubblica Amministrazione amica Il modello di Regione a cui
lavoreremo scorre in tutto il programma, nei “Valori e Priorità”
specifichiamo la nuova Regione che vogliamo, qui vogliamo riflettere
specificatamente sulla costruzione di un’amministrazione più semplice,
snella, trasparente, efficiente; che gestisce meno e governi di più, con la quale i cittadini, le imprese dialoghino secondo i loro tempi,
sicuri di risposte certe, rapide, esaurienti. Una regione amica, che “smonta” le burocrazie inutili e i
bizantinismi, si concentra sugli obiettivi con una logica rivolta ai
risultati e che cambia i suoi
saperi, la sua
organizzazione, le sue procedure in questa direzione. La sfida della
globalizzazione riguarda i sistemi,
non solo i soggetti economici: gli
apparati amministrativi incidono fortemente sulle possibilità di
successo. Assumiamo come dovere
la costruzione di un’ amministrazione più vicina ai cittadini, alle imprese, alla società, nella
consapevolezza che la Pubblica Amministrazione un elemento importante che
concorre, con la sua azione, ad un modello competitivo nuovo che ha
bisogno di servizi
efficienti, funzioni evolute,
procedure rapide ed efficaci. L’attenzione verso i
bisogni nuovi e multiformi e le risposte che l’amministrazione deve dare
per il loro soddisfacimento richiamano una
vicinanza ai problemi, la
sollecitudine nelle risposte, l’attenzione
alla loro qualità. Sotto le “pratiche” ci
sono le persone: sotto i “progetti” le speranze, le risorse, gli
impegni per la qualificazione economica, sociale, culturale dei sistemi
locali e del territorio delle Marche. La centralità della persona, la qualità, l’innovazione, la ricerca,
riguardano dunque anche le pubbliche amministrazioni. Non si tratta di essere
efficienti secondo moduli autoreferenziali
ma di maturare la consapevolezza
che la riforma della pubblica amministrazione è una leva strategica della
modernizzazione e del cambiamento dell’ambiente in cui tutti operiamo. Molto è stato fatto in questi
anni, ma molto resta da fare, occorrono programmi precisi, forte motivazione
e valorizzazione di risorse umane consapevoli del proprio ruolo,
procedure più efficaci di controllo e di qualità, semplificazione e
delega ad altri livelli delle funzioni più propriamente gestionali
secondo il principio di sussidiarietà. Le cose fatte L’Ente Regione in questi
anni ha conosciuto una capillare innovazione tecnologica, che ha
coinvolto l’intero tessuto della Pubblica Amministrazione marchigiana,
con conseguente snellimento delle procedure (migliaia di servizi
fruibili on line, con oltre diecimila contatti giornalieri) e
della burocrazia pubblica, risparmiando tempo e risorse investiti
su profili più innovativi dell’attività amministrativa. Tutti i settori
della società marchigiana ne sono coinvolti: dal sistema
informativo del lavoro al patrimonio artistico e culturale,
dalla gestione del territorio, al sistema economico. La gestione della ricostruzione
del post-terremoto è
stata un esempio di efficienza e trasparenza, in coerenza con una riqualificazione
complessiva del territorio, dei centri storici, della valorizzazione
del patrimonio paesaggistico e ambientale. Le Marche sono oggi una Regione
più sicura. Il modello organizzativo della Protezione civile, la
gestione delle emergenze, l’integrazione realizzata tra i vari soggetti
istituzionali preposti alla sicurezza, è ormai modello di riferimento
nazionale. In un contesto di pesante deficit,
si è avviato il processo di riqualificazione del sistema sanitario,
ottenendo una netta riduzione del deficit ed al tempo stesso azioni di
innovazione nei servizi e tutela delle aree più svantaggiate. Importanti ed incisive le
azioni a sostegno della modernizzazione dell’apparato economico e
produttivo regionale con interventi
per la qualità, l’internazionalizzazione, la formazione professionale,
l’integrazione degli immigrati. Circa 400 leggi e regolamenti sono stati aboliti, le nuove normative sono
più comprensibili grazie all’utilizzo di un linguaggio comune, si è
avviata la riorganizzazione della legislazione per Testi Unici come per
l’industria e l’artigianato. Gli atti amministrativi,
oltre alle leggi e i regolamenti, sono sul web, tutti i cittadini, le
imprese, le amministrazioni possono consultarli; sono state avviate le
esperienze degli sportelli unici per il territorio e per le imprese, per
l’internazionalizzazione, per conoscere e per sbrigare on line le
pratiche di concessione, di autorizzazione, di accesso ai finanziamenti. La situazione finanziaria
della Regione è sotto controllo e
quotidianamente monitorata: la gestione sostenibile ed efficiente
dei vincoli finanziari ci vedrà vigili ed impegnati. I dati
dimostrano inconfutabilmente che nel periodo 2000-2004, nonostante le
difficoltà finanziarie delle Regioni Italiane dovute al blocco di ogni
processo reale di federalismo fiscale e della ripresa di un marcato e
invadente processo centralistico, l’ammontare di risorse proprie
stanziate dalla Regione è continuamente aumentato, tentando di mitigare
gli effetti della drastica riduzione delle entrate statali. E’ questa la
vera ragione dell’aumento all’indebitamento regionale che tuttavia è
in diminuzione. Continueremo nella graduale riduzione della tassazione aggiuntiva, fino
al suo totale superamento nel momento in cui il Fondo sanitario sarà
sufficiente a coprire interamente la spesa del Servizio sanitario
regionale. Accelerare il cambiamento con pochi obiettivi mirati al governo dei
flussi, alla trasparenza e alla semplificazione Vogliamo ottenere in
questa legislatura un’organizzazione che consenta: 1.
ai cittadini e alle imprese di ottenere ogni servizio pubblico rivolgendosi ad una qualsiasi amministrazione abilitata al servizio, indipendentemente
da ogni vincolo di competenza territoriale e di residenza; 2.
a cittadini e imprese di non dover fornire ulteriori
informazioni se già in possesso dell’ amministrazione pubblica, al
momento della richiesta del servizio; 3.
alle amministrazioni, una volta identificati il cittadino o
l’impresa, di raccogliere tutte le informazioni necessarie per
l’autorizzazione all’erogazione del servizio; 4.
a cittadini e imprese di comunicare al sistema delle
amministrazioni pubbliche una volta sola le variazioni corrispondenti ad
eventi della propria vita. 5.
ai cittadini di rivolgersi ad un qualsiasi Centro Unico di Prenotazione (CUP) del sistema
sanitario regionale per usufruire le informazioni complete sulla
disponibilità della prestazione richiesta o per prenotazioni, sia nella
zona di residenza che altrove al fine di
abbattere, come vogliamo, le
liste d’attesa. Alle amministrazioni e ai cittadini di disporre di un
sistema informativo capace di sostenere lo sviluppo dell’organizzazione
sanitaria e la gestione di un fascicolo sanitario in rete che contenga le
informazioni relative al soddisfacimento dei bisogni di ogni singolo
cittadino e per l’intero sistema sanitario. Per ottenere questi risultati è necessario: -
Estendere la rete a banda larga, a favore degli Enti locali
più piccoli e delle comunità di montagna superando gli squilibri e gli
intoppi che oggi ci sono nella circolazione delle informazioni. -
Garantire l’accesso sicuro ai servizi di e-government
offerti dalle istituzioni locali, che costituisce la condizione essenziale per realizzare la carta d’identità
elettronica e lo scambio di informazioni in modalità sicura ;
-
Rendere interoperabili
i sistemi informativi di ogni ente locale del territorio, affinché la
Pubblica Amministrazione nel suo complesso si configuri come unico punto
di riferimento per il cittadino e l’impresa con la più
stretta integrazione dei sistemi informativi della Pubblica
Amministrazione nella gestione dei flussi documentali ed del
protocollo informatico federato. -
Sviluppare tutte le azioni finalizzate alla diffusione delle pari opportunità per l’accesso ai
nuovi servizi telematici tra tutti i cittadini, indipendentemente
dalle condizioni sociali, dall’età e sesso, dalle condizioni
economiche, dalla localizzazione geografica di residenza. - Aumentare
la qualità del personale del sistema pubblico con la formazione
mirata permanente e per progetti. -
Verificare il modello di organizzazione dipartimentale della
regione per adeguarlo a queste obiettivi, valorizzando e puntando alla
motivazione delle risorse umane, al lavoro per flussi e per progetti
singoli e integrati.
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