L'INTERVISTA - «Occorre investire di più nella ricerca»

A conferma della proficua attività svolta nella sua qualità di deputato e durante l’esperienza precedentemente maturata nella sua lunga carriera di amministratore regionale, il deputato Michele Ranieli (Cdu) è stato nominato membro della Commissione bicamerale per le riforme degli enti locali. Un importante incarico, dunque, nel quale farà tesoro anche delle sue capacità professionali nel campo del diritto penale e amministrativo.
Nella sua positiva e intensa attività legislativa, Ranieli, che è anche capogruppo dell’Udc nella settima commissione della Camera (Cultura, scienze e istruzione), è stato tra l’altro relatore della legge sugli interventi per i beni e le attività culturali e lo sport, che la settima commissione permanente ha licenziato nei giorni scorsi. Adesso, come egli stesso ha dichiarato, il suo impegno maggiore è quello di seguire l’iter della Finanziaria, in particolare la voce riguardante gli “Investimenti in ricerca e sviluppo”. Un settore per il quale ha chiesto maggiori investimenti, visto che in Italia siamo molto al di sotto della media europea (0,6 per cento contro il 2 per cento). “La ricerca, soprattutto nel campo della genetica, della cibernetica e delle biotecnologie – ha ribadito Ranieli – è essenziale per tenere il passo della competizione globale”.
L’attenzione del deputato dell’Udc è rivolta pure ai problemi della Calabria, tra i quali quello della sanità appare come uno dei più impellenti. In questo contesto si inserisce l’invito alla Regione «a continuare nel disegno di accorpamento delle Asl e a convertire gli ospedali “fotocopia” in centri riabilitativi, poli specialistici di eccellenza, possibilmente attraverso le privatizzazioni».
Per quanto riguarda il nuovo partito (Udc) che dovrà nascere dai congressi congiunti di Cdu, Ccd e Democrazia europea, Ranieli si augura di formare in tutta Italia «un soggetto politico forte, aggregato dai valori del solidarismo sociale e cristiano coniugati alla cultura dell’economia di mercato, all’efficienza amministrativa, alla pratica del riformismo moderato, alla difesa delle fasce deboli e delle popolazioni svantaggiate come quella meridionale». Un nuovo partito, insomma, che faccia suo il modello calabrese «dove Ccd e Cdu sono il secondo partito in assoluto con tre assessori e sei consiglieri regionali, mentre a Vibo l’Udc (assieme al Cud) è il primo. Ora – ha aggiunto il parlamentare – l’Udc dovrà consolidarsi con un congresso unitario, responsabilizzando quanti hanno voglia di investire il proprio impegno in un partito che dovrà avere regole certe e trasparenti».
Al bando, dunque, dalla nuova formazione politica, i personalismi e le strategie di falsità. L’Udc, secondo gli intendimenti dei leader dei tre partiti che vi convergeranno, dovrà abbandonare i “deleteri vizi del passato che ingannavano iscritti ed elettori mascherando ambizioni soggettive dietro inesistenti problemi collettivi”. Una strada nuova, quella illustrata da Ranieli, nella quale occorre tenere conto dell’opinione pubblica, oggi più informata e più preparata a scegliere.

 
 
 
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