Chi sono i CCCP? Un gruppo punk, un gruppo elettronico, un gruppo alternativo,
un grupo dark, un gruppo filosovietico? Sono, o meglio, erano tutto e nulla,
un'antitesi e un miscuglio compatto; in poche parole qualcosa nato dalle
menti contorte di Ferretti e soci, unico nel suo genere e inclassificabili.
Vedendo le foto dei componenti, tutto fa pensare a dei personaggi non molto
intelligenti, che per questo giocano con i rumori e con le disarmonie,
sperando di ingannare qualche sporvveduto: niente di più sbagliato.
E' vero, i giochi sonori sembrano buttati lì a caso, e i testi una
semplice presa in giro, un insieme di parole senza senso, ma dietro a questo
c'è una conoscenza culturale con cui solo pochi possono competere,
e che costringere a pensare, a ragionare, se si vuole capire la loro essenza:
una volta fatto questo sforzo, è tutto più facile.
Questo primo album è molto influenzato dal punk anni '70, e
anche le lyrics sono incentrate su uno stato d'animo stanco, malato, che
vuole smettere di vivere, e che urla tutto il suo dolore. Queste canzoni
sono veri e propri SOS, una serie di domande esistenziali che in realtà
non interessano e che non vogliono risposte. "Noia", "Mi ami?", "Morire", "CCCP",
"Curami" sono piccoli grandi capolavori. Una provocazione.
Seconda fatica per questo gruppo filosovietico, ma quanto poi?
Si parte però con un inno sovietico in versione semi-industriale, con cadenze marziali
e parole di rispetto per "la mano che muove il telaio, e la forza che muove l'acciaio".
Sbucano in questo album alcuni pezzi che non c'entrano veramente nulla con le
sonorità tipiche dei CCCP, ma che racchiudono in loro quella ironia e quella grande
cultura che ha marchiato sempre la produzione di Giovanni Lindo. Così può sembrare che
"Libera me Domine" sia uno scherzo, un errore, ma se ascolterete bene, e vi prenderete
il libretto del "Requiem" di Verdi, scoprirete che il testo di questa canzone riprende
in parte quello del "Dies Irae" dell'opera verdiana. Ma anche "Oh! Battagliero" non è nient'altro
che un valzer, forse suonato distorto, ma con un tempo preciso, come quello tenuto
dalle orchestre di liscio.
Non vorrei aver spaventato nessuno facendogli credere che i CCCP si fossero
messi a suonare liscio, basta ascoltare la bellissima "Tu menti", o la veloce "Rozzemilia",
o ancora l'allucinata e ubriacante "Stati di agitazione", dove i battiti cardiaci
cominciano a salire sin dall'inizio, e via via sempre più forte, per fermarsi di colpo
nel finale.
Nonostante le piccole divagazioni si è ancora nella fase caotica e punkettona,
ovviamente con le dovute proporzioni quando si parla di questo gruppo, paragonabile
agli EInsturzende Neubauten più melodici e meno industriali. Comincia comunque ad
uscire quella voglia di sperimentare che caratterizzerà le ultime produzioni del
gruppo, fino ai successivi CSI e all'album solista di Ferretti.
"Canzoni preghiere..." è un album che segna l'abbandono delle sonorità più punk,
per dirigersi verso sonorità più elettroniche e tecnologiche. I suoni si fanno meno ruvidi, diventano
sterilizzati, creati nel laboratorio delle menti di Ferretti e soci.
I testi rimangono, in ogni caso, allucinati e provocatori, in piena dissociazione
con i canoni stabiliti dalla società: "Fedeli alla lira" è una domanda a chi vende,
a chi chiede di seguire sempre le mode, le evoluzioni, ma in cambio cosa dà?
In alcuni momenti si possono sentire delle sonorità orientaleggianti, come in
"La qualità della danza", "Palestina", o la stupenda "Madre", breve testo o preghiera,
a seconda delle proprie convinzioni. Ancora noia e stanchezza e rabbia in "Conviene"
e "And the radio plays". Concludono "Vota Fatur", manifesto acido-futurista per
una improbabile campagna elettorale, e l'outro "Reclame", dove la benemerita soubrette,
Annarella, presenta chi per qualche minuto ci ha voluto far condividere il suo mondo.
Ultimo album per i Fedeli alla linea, dal lato opposto, o quasi, a
quello di partenza. I suoni sono puliti, le distorsioni degli esordi si sono perse
per lasciare spazio a nuove sperimentazioni sonore, che proseguiranno poi nel Consorzio.
Ogni album dei CCCP ha qualcosa di diverso e di uguale ai precedenti, qualcosa che
all'inizio lascia perplessi, diffidenti, ma che poi coinvolge, assorbe, e si fa
comprendere solo a livello subconscio: spiegare perchè si ami "Affinità e divergenze",
e l'antitetico "Epica etica..." non è possibile solo in termini musicali, ma occorre
pescare in quel mare di stati emozionali che la voce di Lindo e le chitarre di Massimo
riescono ogni volta a creare in modo così simile e nuovo allo stesso tempo.
Il segreto dei CCCP sta forse in quei riff della giusta lunghezza ripetuti
all'infinito che ipnotizzano l'ascoltatore, senza per questo essere banali. "Narko'$"
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