CCCP-Fedeli alla linea


...il roipnol fa un casino,
se mescolato all'alcool...

(da Emilia Paranoica, 1986)

Affinità e divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età (1986)

Chi sono i CCCP? Un gruppo punk, un gruppo elettronico, un gruppo alternativo, un grupo dark, un gruppo filosovietico? Sono, o meglio, erano tutto e nulla, un'antitesi e un miscuglio compatto; in poche parole qualcosa nato dalle menti contorte di Ferretti e soci, unico nel suo genere e inclassificabili. Vedendo le foto dei componenti, tutto fa pensare a dei personaggi non molto intelligenti, che per questo giocano con i rumori e con le disarmonie, sperando di ingannare qualche sporvveduto: niente di più sbagliato. E' vero, i giochi sonori sembrano buttati lì a caso, e i testi una semplice presa in giro, un insieme di parole senza senso, ma dietro a questo c'è una conoscenza culturale con cui solo pochi possono competere, e che costringere a pensare, a ragionare, se si vuole capire la loro essenza: una volta fatto questo sforzo, è tutto più facile.
Questo primo album è molto influenzato dal punk anni '70, e anche le lyrics sono incentrate su uno stato d'animo stanco, malato, che vuole smettere di vivere, e che urla tutto il suo dolore. Queste canzoni sono veri e propri SOS, una serie di domande esistenziali che in realtà non interessano e che non vogliono risposte. "Noia", "Mi ami?", "Morire", "CCCP", "Curami" sono piccoli grandi capolavori. Una provocazione.

Socialismo e barbarie (1987)

Seconda fatica per questo gruppo filosovietico, ma quanto poi? Si parte però con un inno sovietico in versione semi-industriale, con cadenze marziali e parole di rispetto per "la mano che muove il telaio, e la forza che muove l'acciaio".
Sbucano in questo album alcuni pezzi che non c'entrano veramente nulla con le sonorità tipiche dei CCCP, ma che racchiudono in loro quella ironia e quella grande cultura che ha marchiato sempre la produzione di Giovanni Lindo. Così può sembrare che "Libera me Domine" sia uno scherzo, un errore, ma se ascolterete bene, e vi prenderete il libretto del "Requiem" di Verdi, scoprirete che il testo di questa canzone riprende in parte quello del "Dies Irae" dell'opera verdiana. Ma anche "Oh! Battagliero" non è nient'altro che un valzer, forse suonato distorto, ma con un tempo preciso, come quello tenuto dalle orchestre di liscio.
Non vorrei aver spaventato nessuno facendogli credere che i CCCP si fossero messi a suonare liscio, basta ascoltare la bellissima "Tu menti", o la veloce "Rozzemilia", o ancora l'allucinata e ubriacante "Stati di agitazione", dove i battiti cardiaci cominciano a salire sin dall'inizio, e via via sempre più forte, per fermarsi di colpo nel finale.
Nonostante le piccole divagazioni si è ancora nella fase caotica e punkettona, ovviamente con le dovute proporzioni quando si parla di questo gruppo, paragonabile agli EInsturzende Neubauten più melodici e meno industriali. Comincia comunque ad uscire quella voglia di sperimentare che caratterizzerà le ultime produzioni del gruppo, fino ai successivi CSI e all'album solista di Ferretti.  

Compagni, cittadini, fratelli, partigiani. Ortodossia II (1988)

 

Canzoni preghiere danze del II millennio-Sezione Europa (1989)

"Canzoni preghiere..." è un album che segna l'abbandono delle sonorità più punk, per dirigersi verso sonorità più elettroniche e tecnologiche. I suoni si fanno meno ruvidi, diventano sterilizzati, creati nel laboratorio delle menti di Ferretti e soci.
I testi rimangono, in ogni caso, allucinati e provocatori, in piena dissociazione con i canoni stabiliti dalla società: "Fedeli alla lira" è una domanda a chi vende, a chi chiede di seguire sempre le mode, le evoluzioni, ma in cambio cosa dà?
In alcuni momenti si possono sentire delle sonorità orientaleggianti, come in "La qualità della danza", "Palestina", o la stupenda "Madre", breve testo o preghiera, a seconda delle proprie convinzioni. Ancora noia e stanchezza e rabbia in "Conviene" e "And the radio plays". Concludono "Vota Fatur", manifesto acido-futurista per una improbabile campagna elettorale, e l'outro "Reclame", dove la benemerita soubrette, Annarella, presenta chi per qualche minuto ci ha voluto far condividere il suo mondo.  

Epica etica etnica pathos (1990)

Ultimo album per i Fedeli alla linea, dal lato opposto, o quasi, a quello di partenza. I suoni sono puliti, le distorsioni degli esordi si sono perse per lasciare spazio a nuove sperimentazioni sonore, che proseguiranno poi nel Consorzio. Ogni album dei CCCP ha qualcosa di diverso e di uguale ai precedenti, qualcosa che all'inizio lascia perplessi, diffidenti, ma che poi coinvolge, assorbe, e si fa comprendere solo a livello subconscio: spiegare perchè si ami "Affinità e divergenze", e l'antitetico "Epica etica..." non è possibile solo in termini musicali, ma occorre pescare in quel mare di stati emozionali che la voce di Lindo e le chitarre di Massimo riescono ogni volta a creare in modo così simile e nuovo allo stesso tempo.
Il segreto dei CCCP sta forse in quei riff della giusta lunghezza ripetuti all'infinito che ipnotizzano l'ascoltatore, senza per questo essere banali. "Narko'$"

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