Megadeth


...it's time for snapping some neck,
slashing, thrashing to Megadeth...

(da Rattlehead, primo album)

Killing is my business... and business is good! (1985)


Un titolo agghiacciante per un album affilato come un rasoio, e veloce, dannatamente veloce. Erano i primi tempi del glorioso thrash della Bay Area, ma qui c'è qualcosa di più, uno speed grezzo, le chitarre come palline da flipper fatte rimbalzare troppe volte, essenziali eppure ricche.
E' il documento che sancisce la nascita dei 'Deth, una risposta al Kill 'em all dei Metallica da cui Mustaine era appena uscito; ascoltando questo album si capisce la grande diversità del primo Metallica dagli altri album, e le influenze del genio pel di carota nei pezzi del suo ex gruppo: influenze rinnegate inizialmente da Hetfield e soci, ma che con il tempo sono state ammesse.
L'intro iniziale con Mustaine al piano è incredibile, aliena al resto dell'album, eppure così legata ad esso nella sua cupezza. La title-track è cinica quanto basta, seguita da due pezzi in pieno stile heavy metal; Rattlehead è il pezzo che amo di più dei Megadeth, la bellezza che raggiunge nei suoi tempi strettissimi e nelle lyrics mezze mangiate, dimostra la purezza del loro sound degli esordi, pieno di rabbia e di voglia di andare più veloce degli altri.
L'ultimo pezzo (The Mechanix) ha un testo idiota, ma il riff è quello che i Metallica hanno rubato per The Four Horsemen: naturalmente qui avevano molta più fretta rispetto ai rivali.
 

Peace sells... but who's buying (1986)


Iniziano i primi problemi per la band con un cambio di formazione, una caratteristica che li segnerà fino al quarto album, dal quale troveranno una line-up stabile. C'è un'evoluzione nella musica del gruppo: non più velocità, ma una prima ricerca di una certa melodia, senza scadere nel patetico ovviamente. Due sono i pezzi che risaltano in questo album: The Conjuring e la title-track. La prima per il suo riff accattivante, la seconda, oltre che per l'ottima parte musicale, anche per quel ritornello in cui ci si chiede chi potrà mai comprarsi la pace anche se verrà messa in vendita! La guerra è un business troppo grosso e la copertina lo dimostra.
 

So far, so good...so what! (1988)

 

Rust in peace (1990)

 

Countdown to extinction (1992)


E' il primo album in cui suona la stessa line-up del precedente, e il gruppo dà lezioni di musica ai vari gruppetti che nascono come funghi e ai critici. Ascoltando questo album si può addirittura pensare ad una risposta al tanto osannato Black Album dei Metallica: se loro avevano venduto molto per il timbro piuttosto commerciale che aveva fatto storcere il naso a molti fan, i Megadeth vogliono vendere dimostrando di saper suonare, e di riempire, se vogliono, un album di tecnicismi. Nulla è lasciato al caso, tutto è calcolato, preciso come un orologio, i pezzi uno più bello dell'altro: Skin 'O my teeth, Symphony of destruction, Sweating bullets e Countdown to extinction entrano diretti in testa, senza incontrare ostacoli. Da quest'album verranno estratti anche diversi video, è il momento più alto della storia dei Megadeth, nulla di ciò che verrà dopo sarà più paragonabile, troppo influenzato dalle nuove tendenze in campo musicale, e da una maturità ormai raggiunta dai componenti, ma soprattutto dal vocalist e leader Dave Mustaine. La prova al Monster of rock di quell'anno a Reggio Emilia sarà la loro consacrazione definitiva in Italia.
 

Youthanasia (1994)


Il primo album dopo il successo è sempre una prova difficile: ricreare le stesse atmosfere e sensazioni di anni prima non è cosa semplice, e infatti i Megadeth non ce la fanno. L'album non è per niente male, anzi, è un buon lavoro preso di per sè, ma il cambiamento di rotta è ormai cosa evidente: le cavalcate di Friedman lasciano spazio ad arpeggi e a maggiore melodia, decretando la fine dello speed-Thrash unico che sapevano produrre. Il tour italiano non è molto fortunato: a Roma non finiscono nemmeno lo show causa "divergenze" con il pubblico, come raccontereanno i giornali, e la sera dopo a Milano si sente che c'è qualcosa che non va; solo nella seconda parte anche Mustaine tira fuori quella grinta e quel ghigno malefico dei primi anni. E' la fine di un'epoca, almeno secondo me, chiusa dignitosamente con un album che lascia intravedere come sarà il futuro del gruppo: del resto le famiglie al seguito rendono più responsabili e meno pazzi, facendo perdere qul feeling che solo una mente non convenzionale sa creare. A tout le monde è un testamento che dice tutto, merci beaucoup per les emotions que vous avez nous donnez!
 

Hidden treasures (1995)


Questa è una chicca per gli amanti dei 'Deth: raccoglie 8 brani di cover, b-side e canzoni per film. La mitica Paranoid è suonata in metà tempo senza perdere il suo fascino, e trovano spazio ancora i Sex Pistols con Problems; la bellissima Diadems ricorda le atmosfere cupe di In my darkest hour e la malinconia di A tout le monde, mentre le ultime rasoiate arrivano con Go to Hell, 99 Ways to die e Angry again. E' veramente l'ultimo capitolo, dopo di questo, per la cronaca, Cryptic writings e Risk, ma per chi era cresciuto ascoltando i primi album, questo è un'altro gruppo.

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