Un titolo agghiacciante per un album affilato come un rasoio, e
veloce, dannatamente veloce. Erano i primi tempi del glorioso thrash della
Bay Area, ma qui c'è qualcosa di più, uno speed grezzo, le
chitarre come palline da flipper fatte rimbalzare troppe volte, essenziali
eppure ricche.
E' il documento che sancisce la nascita dei 'Deth, una risposta al
Kill 'em all dei Metallica da cui Mustaine era appena uscito; ascoltando
questo album si capisce la grande diversità del primo Metallica
dagli altri album, e le influenze del genio pel di carota nei pezzi del
suo ex gruppo: influenze rinnegate inizialmente da Hetfield e soci, ma
che con il tempo sono state ammesse.
L'intro iniziale con Mustaine al piano è incredibile, aliena
al resto dell'album, eppure così legata ad esso nella sua cupezza.
La title-track è cinica quanto basta, seguita da due pezzi in pieno
stile heavy metal; Rattlehead è il pezzo che amo di più dei
Megadeth, la bellezza che raggiunge nei suoi tempi strettissimi e nelle
lyrics mezze mangiate, dimostra la purezza del loro sound degli esordi,
pieno di rabbia e di voglia di andare più veloce degli altri.
L'ultimo pezzo (The Mechanix) ha un testo idiota, ma il riff è
quello che i Metallica hanno rubato per The Four Horsemen: naturalmente
qui avevano molta più fretta rispetto ai rivali.
Iniziano i primi problemi per la band con un cambio di formazione,
una caratteristica che li segnerà fino al quarto album, dal quale
troveranno una line-up stabile. C'è un'evoluzione nella musica del
gruppo: non più velocità, ma una prima ricerca di una certa
melodia, senza scadere nel patetico ovviamente. Due sono i pezzi che risaltano
in questo album: The Conjuring e la title-track. La prima per il suo riff
accattivante, la seconda, oltre che per l'ottima parte musicale, anche
per quel ritornello in cui ci si chiede chi potrà mai comprarsi
la pace anche se verrà messa in vendita! La guerra è un business
troppo grosso e la copertina lo dimostra.
E' il primo album in cui suona la stessa line-up del precedente,
e il gruppo dà lezioni di musica ai vari gruppetti che nascono come
funghi e ai critici. Ascoltando questo album si può addirittura
pensare ad una risposta al tanto osannato Black Album dei Metallica: se
loro avevano venduto molto per il timbro piuttosto commerciale che aveva
fatto storcere il naso a molti fan, i Megadeth vogliono vendere dimostrando
di saper suonare, e di riempire, se vogliono, un album di tecnicismi. Nulla
è lasciato al caso, tutto è calcolato, preciso come un orologio,
i pezzi uno più bello dell'altro: Skin 'O my teeth, Symphony of
destruction, Sweating bullets e Countdown to extinction entrano diretti
in testa, senza incontrare ostacoli. Da quest'album verranno estratti anche
diversi video, è il momento più alto della storia dei Megadeth,
nulla di ciò che verrà dopo sarà più paragonabile,
troppo influenzato dalle nuove tendenze in campo musicale, e da una maturità
ormai raggiunta dai componenti, ma soprattutto dal vocalist e leader Dave
Mustaine. La prova al Monster of rock di quell'anno a Reggio Emilia sarà la loro
consacrazione definitiva in Italia.
Il primo album dopo il successo è sempre una prova difficile:
ricreare le stesse atmosfere e sensazioni di anni prima non è cosa
semplice, e infatti i Megadeth non ce la fanno. L'album non è per
niente male, anzi, è un buon lavoro preso di per sè, ma il
cambiamento di rotta è ormai cosa evidente: le cavalcate di Friedman
lasciano spazio ad arpeggi e a maggiore melodia, decretando la fine dello
speed-Thrash unico che sapevano produrre. Il tour italiano non è
molto fortunato: a Roma non finiscono nemmeno lo show causa "divergenze"
con il pubblico, come raccontereanno i giornali, e la sera dopo a Milano
si sente che c'è qualcosa che non va; solo nella seconda parte anche
Mustaine tira fuori quella grinta e quel ghigno malefico dei primi anni.
E' la fine di un'epoca, almeno secondo me, chiusa dignitosamente con un
album che lascia intravedere come sarà il futuro del gruppo: del
resto le famiglie al seguito rendono più responsabili e meno pazzi,
facendo perdere qul feeling che solo una mente non convenzionale sa creare.
A tout le monde è un testamento che dice tutto,
merci beaucoup per les emotions que vous avez nous donnez!
Questa è una chicca per gli amanti
dei 'Deth: raccoglie 8 brani di cover, b-side e canzoni per film. La mitica
Paranoid è suonata in metà tempo senza perdere il suo fascino,
e trovano spazio ancora i Sex Pistols con Problems; la bellissima Diadems
ricorda le atmosfere cupe di In my darkest hour e la malinconia di A tout
le monde, mentre le ultime rasoiate arrivano con Go to Hell, 99 Ways to
die e Angry again. E' veramente l'ultimo capitolo, dopo di questo, per
la cronaca, Cryptic writings e Risk, ma per chi era cresciuto ascoltando
i primi album, questo è un'altro gruppo.
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