Il campo di concentramento di Dachau è situato a circa tre chilometri
dal centro; raggiungere il campo non è difficile, le indicazioni stradali sono
dettagliate, oppure ci si può servire di un autobus navetta che parte dalla stazione
ferroviaria. L'ingresso al campo è gratuita; la visita al museo è sconsigliata ai
bambini inferiori ai 12 anni.
L'ingresso al campo non avviene per il cancello principale, ma da un'entrata
posteriore: una volta arrivati non sembra nemmeno di essere in un campo di concentramento,
quello che si vede è solo una grande distesa di terra battuta, circondata da mura
con filo spinato e alcuni edifici.
Non sono rimaste più baracche, distrutte dagli alleati al loro arrivo: ne sono state
ricostruite due però, nelle quali si può vedere come era strutturata la vita nel campo.
Le baracche sono composte da una grande stanza con letti a castello, di tre piani,
contro i soliti due, alcuni tavoli con panche, tutto di legno. A fianco a questa stanza
si trovava lo spogliatoio con alcuni armadietti. Più avanti c'erano due fontane
dove i prigionieri si lavavano, e, nella stanza a fianco, i gabinetti, disposti
lungo i due lati della stanza, senza divisori tra l'uno e l'altro.
Percorrendo il lungo viale sino in fondo, si arriva a tre cappelle, cattolica,
ebraica e protestante, dove si rende omaggio alle vittime dei campi. Dietro ad
esse si trova un piccolo centro dove vivono alcune suore carmelitane, con una chiesa
molto semplice e gli alloggi delle religiose.
Al di fuori del campo, ma ad esso collegate, si trovano le camere dello sterminio:
la camera a gas e i forni crematori, che resistono restaurati. Sono tutte stanze
molto spoglie, senza alcuna testimonianza se non alcune didascalie all'ingresso
delle stesse, ma che non descrivono l'orrore che è stato perpretato in questi luoghi.
Più toccante è invece il museo costruito all'interno dell'ex corpo principale
del campo, dove erano gli uffici, le cucine, la lavanderia. Qui si ripercorrono
le tappe dell'ascesa del regime nazista e il suo declino, con riferimenti alla vita
del campo, oltre ad una mappa con tutti i campi di concentramento e sterminio
costruiti negli anni.
Dietro al museo si trovano le prigioni del campo, i bunker: qui venivano rinchiusi
i prigionieri che avevano violato le regole del campo o che venivano ritenuti più
pericolosi in quanto attivi politicamente. Qui le condizioni delle celle sono rimaste
invariate dalla chiusura del campo, ed è forse qui che si comprende meglio il significato
di tutto ciò che è ancora presente: non sono altro che due lunghi corridoi lungo i
quali si trovano due file di celle di 5-6 metri quadrati, nelle quali i detenuti
venivano picchiati e torturati, e dove, quasi sempre, chi entrava non usciva più.
All'interno dei bunker potrete ascoltare alcune testimonianze registrate di
persone sopravvissute o che erano riuscite a far uscire la propria storia ai compagni
del campo. Qui si trovano anche le foto, le schede, di alcuni gerarchi nazisti, successivamente
condannati per crimini contro l'umanità, oltre a schede di detenuti con le loro
storie, ognuna emblematica; ne troverete anche di italiani.
Il campo di concentramento di Dachau non è più un luogo di terrore come anni fa,
è piuttosto ora un luogo di riflessione, infatti, nonostante le molte testimonianze
non si è voluto fare del sensazionalismo come in alcuni campi austriaci. La cosa
più significativa credo però sia il trovare molte scolaresche di studenti tedeschi
qui in visita, con i professori realmente impegnati a spiegare loro cosa abbia
significato questo luogo. Per capire questo non serve conoscere il tedesco, basta ascoltare
le voci dei narratori, e poi proseguire da soli, nel silenzio rotto solo dal rumore
dei propri passi.