Diario di Toscana 2004 - alcuni giorni tra Lucca e Siena


Lunedì 31 maggio
Quest'anno mi sono finalmente deciso a concedermi questa settimana di vacanza in Toscana: era diverso tempo che me lo promettevo, ma alla fine non trovavo mai lo spunto per partire, chissà perchè se un viaggio non necessita di un sacco di ore come prima tappa, non mi sembra un viaggio vero? In ogni caso, trovata la settimana giusta, con il ponte del 2 giugno, è l'occasione giusta anche per sperimentare l'attrezzatura nuova che userò lungo il Cammino di Santiago. Detto fatto, parto.
Come prima tappa faccio una deviazione in Liguria: decido di approfittare dell'ospitalità di un'amica e di sua sorella che sono in vacanza ad Alassio. Parto la mattina presto dalla solita stazione di Magenta, verso Milano e poi dritti fino a destinazione; quando arrivo le aspetto qualche minuto e poi spuntano dalla via di fronte al piazzale della stazione. Abbiamo ancora tutti sonno, saranno circa le 10 del mattino, così lascio lo zaino a casa loro e poi iniziamo ad andare in giro. Subito ci lanciamo a fare colazione in un bar sul lungomare, brioche e cappuccino e poi via a camminare sul lungomare. Il tempo non è molto bello, è tutto coperto ma a me non dispiace, il mare lo preferisco d'inverno quando c'è poca gente, come ogni altro luogo, e se le nuvole le tengono lontane, siano le benvenute allora! Tra una parola e un'altra arriviamo fino a Laigueglia, sua sorella era stanca così si è fermata e noi abbiamo proseguito fino al paesello.
Abbiamo girato per le strade di Laigueglia, scoprendo una bella chiesa e alcuni angoli molto caratteristici; una mappa indicava anche diversi percorsi da effettuare in mezzo ai monti dell'entroterra ligure, ma nel frattempo si era fatto un po' tardi e dovevamo rientrare dalla sorellina.
Ci prepariamo un pasto veloce a casa e poi nel pomeriggio abbiamo preso le bici e siamo andati a fare un giro al porto. Era sempre nuvoloso, e ora anche un po' freddino; ma anche in questo caso era molto affascinante vedere il porto vuoto, con soli pochi proprietari di barche lì sopra esse a rilassarsi.
Torniamo a casa per una doccia, pizza fuori e giro nel budello di Alassio condito da alcuni bacioni di Alassio, 100% cioccolato; loro due sono rientrate con i piedi cotti per via delle loro scarpe a punta, io tiro fuori il mio sacco a pelo nuovo che esplode in tutto il suo splendore e a nanna.

Martedì 1 giugno
Mi sveglio presto perchè ho il treno alle 7.30 per Lucca; il sacco a pelo ha fatto fin troppo il suo dovere, ha tenuto un caldo assurdo, tanto che ho dovuto liberarmene a un certo punto, quest'estate se dormirò all'aperto però mi tornerà utile, penso. La mia amica sorprendentemente decide di accompagnarmi in stazione, ci beviamo un caffè e poi arriva il treno, me la abbraccio su un po' e la ringrazio della bella giornata, lei aveva sempre la sua solita aria triste, ma non mi dice mai se è così o no.
Parto alla volta di Viareggio dove devo cambiare il treno per lucca. Il tempo è anche peggio di ieri, oggi piove un po' dalle parti di La Spezia e mentre provo a chiamare alcuni amici con il cellulare, la linea cade continuamente: è la prima volta che me lo porto, alla fine mi servirà a ben poco, lo terrò quasi sempre spento perchè non ho portato il caricabatterie, è solo per far contenti i miei genitori, ma alla fine credo che abbiano capito anche loro che per me è un peso e nient'altro.
Arrivo a Viareggio in perfetto orario, ho un'oretta di tempo prima che arrivi l'altro treno, quindi vado a fare un giro sulla spiaggia tento rinomata, spiaggia bella, sì, ma il paese fa piuttosto caàre come direbbero i toscani. Non me ne vogliano i suoi abitanti ma l'ho trovato piuttosto vuoto, tante belle case, ma piuttosto freddo, più che altro mi è sembrato un vecchio centro balneare sviluppato con gli anni e nulla più. Il mare però è proprio bello con quelle nuvole, e non posso non fare un paio di foto, poi via e torno alla stazione.
Il viaggio per Lucca non è lungo e appena arrivato mi sento benissimo: la città è piccola ma secondo me bellissima, decadente, rovinata, vera. Prima di arrivare all'ostello ci metto un bel po' perchè le indicazioni che all'inizio erano sovrabbondanti d'improvviso spariscono come al solito, così prendo la cartina e mi oriento da solo. E' molto bello, è praticamente l'ex convento della chiesa di S. Frediano, con quello stupendo mosaico dorato sul frontone.
Per avere la stanza devo aspettare il pomeriggio, come al solito, chiedo alla ragazza della reception se posso darmi una sciacquata al viso e poi chiedo dove posso trovare un ristorante; mi suggeriscono il ristorante K2, poco lontano. Sono già le due e ho una fame boia, placata da tortellini e trippa, annaffiati dal primo chianti di una serie.
Nel pomeriggio mi visito un po' di chiese, che a Lucca ce n'è tante, alcune piazze, come quella del Teatro del Giglio, e il giardino botanico: è ancora nuvoloso e i colori non esaltano come potrebbero, però è meraviglioso ugualmente, ci sono molte piante in fiore, una sequoia e uno stupendo cedro del libano, è la prima volte che ne vedo uno ed è una cosa impressionante, il tronco è immenso e alcuni rami sono sostenuti da alcuni paletti per evitare che caschino completamente a terra. Torno in ostello mangiando per strada una mitica focaccia con le cipolle, tanto poi non dovevo baciare nessuno! Sono ancora sazio dal pranzo, così decido che quella sarà la mia cena. Oggi ho già visitato buona parte dalla città, ma ho fatto bene a scegliere di rimanere anche domani; il mio amico Carlo mi aveva detto che un giorno poteva bastare per Lucca, ma in effetti oggi ho potuto dedicarle solo mezza giornata.
In camera con me ci sono altri 4 ragazzi, uno di questi è Sven, di Amsterdam, con cui parlerò molto, poi un australiano e due giapponesi, uno estremamente gentile, l'altro stronzo all'inverosimile, già uno che non saluta mi sta sui cocomeri...
Trascorro la sera nel salone vuoto dell'ostello, quasi completamente al buio, dove mi prendo un bel tè caldo con contorno di lettura. Mentre sono lì da solo la calma che mi ha dato Lucca al mio arrivo diventa ancora più forte, poi me ne vado a letto, soddisfatto per questa scelta.

Mercoledì 2 giugno
Due giugno, festa della repubblica, chissà la marea di gente che invaderà lucca... appunto, due gatti e quattro cani. Colaziono con degli americani che avevo notato il giorno prima sul treno: sono un ragazzo e una ragazza e una signora sulla sessantina; i giovani sono piuttosto chiusi, mentre la signora parla tanto, così mi dice che viene da un paesino della California e che domani sarebbero andati a Milano per prendere l'aereo per Londra. Mi chiede cosa c'è da vedere a Milano e io le indico i punti principali, quelli da toccata e fuga visto che avevano poco tempo, oltre a un paio di indirizzi dove mangiare bene spendendo relativamente poco.
Ci salutiamo e inizia il mio tour, vagabondando nelle stradine deserte di Lucca: al mattino visito i giardini di palazzo Pfanner, dove posso ammirare ancora altri fiori, anche se non allo stesso livello del giardino botanico, dove la cura era sicuramente maggiore; il giardino è decorato con delle statue rappresentanti divinità greche, ma il palazzo purtroppo non è visitabile per via del restauro di alcune stanze. Poco lontanto visito anche il museo di palazzo Mansi, che è qualcosa di indescrivibile, tutto le sale hanno il soffitto affrescato e alcune di esse hanno le pareti ricoperte interamente di arazzi!!! Mi immagino per un momento cosa poter vivere lì, specialmente passare delle notti in quelle fiabesche stanze da letto, magari non da soli.
Lascio perdere le mie fantasie e inizio un giro sulle mura della città, dove scopro invece esserci molte persone, ciclisti, gente che corre o che semplicemente passeggia o porta a spasso il cane, che come sempre è motivo di possibile dialogo, come mi posso ben accorgere osservando chi passa; mi fermo su una panchina che dà sui giardini di palazzo Pfanner a leggere "L'albergo delle donne tristi" di Marcela Serrano che mi ero portato, per tirare l'ora di pranzo.
Aspetto e lascio passare un po' il tempo, poi mi alzo e vado a cercare il ristorante da Leo, che ho notato su una pubblicità in ostello, sulla quale qualcuno aveva scritto "The best"; a causa della tanta gente che c'era, mettono allo stesso tavolo me e Massimo, un ragazzo pisano che fa il tecnico al teatro del Giglio di Lucca. Mi racconta un sacco di cose sulla toscana, mentre ci prova con la cameriera che conosce ma che 'un gliela dà. Scopro così che tutte le province praticamente sono rivali, poi che ad esempio lui salverebbe un livornese (noti rivali dei pisani) piuttosto che un lucchese; mi dice che i lucchesi sono grandi affaristi, lo sono sempre stati, ma che sono anche gelosi del loro lavoro, io penso che questo succeda un po' dappertutto; mi parla della Toscana in genere e io di Milano e della campagna attorno a Milano dove vivo, ma che sta scomparendo. E' stato uno dei pranzi più belli della mia vita, esco satollo e divertito, così mi dirigo verso il duomo, che mi delude un pochino a livello architettonico: internamente invece è ammirevole il crocifisso di legno, simbolo della città, mentre poco esaltante è il sarcofago di marmo custodito nel suo museo.
La giornata oggi è proprio rilassante, me la voglio prendere con calma, è ancora primo pomeriggio, ho tanto tempo e come meta ho solo Torre Guinigi, di tornare presto in ostello non ho voglia, quindi me ne vado ancora sulla mura a leggere un po'.
Ci rimango diverso tempo, il libro procede molto bene, ma decido di scendere per mettermi in moto: prima della torre trovo una cosa che mi incuriosisce: la Zecca del Granducato di Lucca, la più antica d'Europa, attiva dal 650 d.c. al 1847. E' fantastica, i tipi che la gestiscono sono davvero interessanti, sono rimasto più di un'ora a sentire le loro storie, e alla fine mi hanno anche coniato due monete che mi porto ancora nel portafoglio; è stato molto istruttivo perchè non ho solo visto delle monetine e via, ma anche le macchine, le bilance e tante storie, come dicevo. Come battuta dicevano che oggi erano aperti perchè loro appartengono al Granducato e non alla Repubblica, quindi anche se è festa nazionale, loro non la osservano!
Esco dalla Zecca, lasciando il mio Cicerone ad altri visitatori, davvero soddisfatto di quella scoperta: me ne vado quindi alla torre, che poi si trova lì a due passi veramente; salgo in cima a godermi il panorama di Lucca con il vento che tira in mezzo agli ulivi piantati in cima alla torre. Per arrivarci ci sono un bel po' di scale da fare, ma si sale bene, ci sono dei disegni sulla parte iniziale delle scale che distraggono e poi si va via lisci fino in cima: fortunatamente siamo in pochi lì sopra.
E così se ne va un'altra giornata, finita come quella precedente a leggere nel salotto dell'ostello, questa volta dopo aver cenato al ristorante dell'ostello, in compagnia di soli altri due commensali.

Giovedì 3 giugno
Faccio colazione con Sven che mi lascia anche il suo indirizzo e-mail, lui viene da Siena che mi ha descritto come meravigliosa, oggi parte anche lui ma verso il mare, ha la faccia paonazza dal poco sole uscito il giorno prima, ehhh, i crucchi e compagnia bella non hanno il fisico... ci salutiamo
Prendo il treno e sul treno noto una ragazza che era in ostello con me, ma che si defila... vabbè, chissefrega mi dico. Com'è come non è, me la ritrovo alla fine a Siena, praticamente era sempre sul mio binario nei due cambi di treno effettuati. Così alla stazione di Siena, aspettando il bus per l'ostello provo a parlarci. Si chiama Stephanie e viene da Amburgo, parliamo dei viaggi e di cosa facciamo nella vita, insomma le solite cose. Restiamo insieme un'oretta, lasciamo gli zaini all'ostello e andiamo in centro insieme, poi lei va a fare shopping e non la rivedrò mai più, mi è spiaciuto un po', anche perchè era una gran bella ragazza! ma così è la vita.
Siena è bella, non c'è che dire, però è tenuta troppo bene per i miei gusti, non ha quell'aria vissuta di Lucca, si vede che vogliono rifarle il look per i turisti, mentre lucca è più lasciata a se stesaa. Comunque sia piazza del campo è una meraviglia, con quella sua forma particolare tipo Indianapolis, si perchè mica è piatta!! Ma ormai è ora di pranzo passata da un pezzo e ho una fame boia, scusate tanto, quindi vado alla ricerca della trattoria Papei che il mio amico Carlo mi ha consigliato... Sia benedetto lui, la sua famiglia e la sua discendenza!!! Se ripenso ancora a quella trattoria mi commuovo... Dopo la zuppa di farro di Leo e le sue scaloppine con fiori di zucca e zafferano, qui passiamo da un piatto di tagliatelle al sugo d'anatra, seguiti da un piatto di fagioli all'uccelletto con salsicce e un chianti da far resuscitare i morti o da ammazzare i vivi, a sceta!!! La bella tradizione di qui è che il vino non lo vendono a quartino o a mezzo litro, ma lasciano la bottiglia e poi si paga il consumato, così, a spanne.
Lascio questo piccolo paradiso promettendo al ragazzo che mi ha servito che ci vedremo ancora domani, e nel pomeriggio mi capita di visitare una mostra che è un'esperienza fantastica: una mostra al buio. Praticamente si gira per questra mostra bendati, con una persona che guida e che fa toccare degli oggetti che si dovrebbe riconoscere, ma che se non si riconosce non fa nulla, lo scopo è di ampliare la sensorialità del tatto, senza l'ausilio degli occhi, come i non vedenti, per mettersi nei loro panni. A me l'effetto è stato di sentirmi in uno spazio molto dilatato, di un tempo che non saprei descrivere, e con un buio colorato, perchè in realtà, grazie al tatto, sentivo i colori delle cose, magari poi erano diversi, ma in qualche modo li sentivo e anche quando la mia guida mi metteva gli oggetti in mano, il sentire le sue mani, non era come sentirle normalmente, era come sentire le mani di qualcuno che si conosce da anni e di cui ci si fida, appunto, ciecamente. In pochi minuti poi si crea con chi guida non so come proprio un rapporto di fiducia e di stabilità, tanto che spiaceva a entrambi lasciarci alla fine, dopo che si rifà il percorso sbendati per vedere quelle che si aveva solo sentito.
Esco da lì soddisfatto di aver fatto questa esperienza che a Milano ho mancato per esaurimento posto, e sono andato al Duomo che è una vera opera d'arte, pieno di affreschi e mosaici sui pavimenti, ingresso a pagamento, e ti pareva. La mia politica in questi casi è pagare il dovuto ma poi ignorare tutti i divieti di fotografare, siccome mi si è fatto pagare per entrare in un luogo sacro e che per questo dovrebbe essere gratuito: non uso flash ma solo pellicole piuttosto sensibili, e alla fine nessuno mi dice nulla anche se mi rendo conto che mi hanno visto, visto che ero di fronte ai custodi per necessità di inquadratura.
Siccome sono pieno come un uovo, mi compro un panino in un alimentari per la sera, con dei salumi della zona, nello specifico una pancetta che il gestore mi descrive come particolare... alla sera mi schiaffo sulle panchine dell'ostello di siena a godermi il fresco, con il panino e una brioche comprata dal simpatico panettiere di fronte all'ostello. L'ostello è in periferia, ma con una mezz'oretta di camminata si arriva in centro, così sono rientrato tranquillamente a piedi.
Mentre sto cenando arriva David, un ragazzo australiano che avevo visto al mio arrivo con Stephanie all'ostello, parliamo per un sacco di tempo, certo che l'inglese degli australiani fa davvero schifo! Non capivo quasi niente finchè non finiva il discorso, comunque sono sempre molto caldi come carattere e questo fa sempre piacere. Io però tra il megapranzo e la camminata sono quasi cotto, a nanna.

Venerdì 4 giugno
Mi sveglio e rivedo dalla finestra Stephanie che aspetta l'autobus, caspita quanto è bella, poi basta, non la rivedo proprio più. Faccio colazione poi vado in centro a piedi, così inizio ad allenarmi per Santiago; giro per il centro, vado alla fortezza medicea, alla casa di S. Caterina da Siena, che è molto interessante, anche se di lei non mi è piaciuto molto il fatto che si picchiava per espiare i peccati del mondo; nella chiesa come reliquia c'è il suo pollice destro, piuttosto impressionante, soprattutto per il grado di conservazione. Vago ancora un po' per il centro, verso la chiesa di S. Francesco, e nella strada che vi conduce sento da una finestra suonare un flauto traverso: non so naturalmente chi fosse, sicuramente qualche studente che stava preparando dei pezzi, era bello sentire quelle note rimbalzare lontano nella via, da un lato all'altro, avanti e indietro, mentre mi allontanavo da esse.
Sono tornato quindi dalle parti di Piazza del Campo, e sono entrato al museo dell'Opera di Siena, dove sono conservate molte opere di carattere religioso, oltre a libri e abiti da cerimonia dei vescovi; la visita prevede anche la salita in cima al Facciatone, da dove si vede tutta la campagna senese, era bellissimo, ho scritto d'un botto qualche verso mentre guardavo il cielo finalmente più blu che grigio e mentre il vento si faceva sentire forte là in alto, dove si stava meglio quando c'erano poche persone o quando quelle che c'erano stavano zitte.
Inizialmente ero scettico di questo museo, ma alla fine mi sono ricreduto e mi considero fortunato non aver ascoltato il primo sentore; scendo fuori e dopo aver ricevuto una telefonata dalla mia amica Mariangela che voleva sapere come stavo, torno dal mio vate, Papei. Non contento dei livelli di sazietà raggiunti ieri, mi lascio andare al piacere del palato. Stavolta è ora di giustiziare un piatto di pici (tipica pasta senese) alla cardinale (una specie di amatriciana) e un costoleccio di maiale alla griglia (allucinogeno), immancabile il chianti che ammazza i vivi, e per finire, visto che è l'ultimo giorno, torta della nonna e bicchierino di vinsanto che va giù come rosolio!
Alzarsi oggi è davvero dura, rivedo il ragazzo che mi ha servito ieri ma che oggi è su altri tavoli, saluto il cameriere di oggi che ha combinato con una ragazzina al tavolo accanto, e decido di andare alla ricerca dell'orto botanico, dove passo quasi tutto il pomeriggio stravaccato su una panchina, ok, ha vinto la cucina toscana...
Torno lentamente verso Piazza del Campo, le ho scattato un sacco di foto, soprattutto alla Torre del Mangia, ha dei bei particolari e c'è un bel gioco di prospettiva al suo interno.
Rientro in ostello sempre a piedi e alla sera parlo un sacco con Ulrich, un signore di Berlino che è in camera con me, a cui dò alcuni consigli su Lucca e con cui spero di intrattenere una corrispondenza interessante via e-mail, con la promessa di ritrovarci un giorno magari proprio a Berlino. Nasce subito divertita complicità quando siamo in attesa di usare il pc pubblico dove potersi collegare ad Internet per vedere la nostra posta: prima di noi si è attaccato un signore di Siena che si stava consumando diverse schede telefoniche per collegarsi a siti porno. Ulrich mi dice che anche la sera prima è stata la stessa storia: alla fine il tizio si accorge di noi e mi chiede se ci serve il pc, io rispondo che sì e quindi se ne va divertito, vabbè. Andiamo a dormire che è meglio.

Sabato 5 giugno
Ok, è finita anche questa minivacanza in terra italica, che considero comunque molto ricca, soprattutto dal punto di vista gastronomico, oltre che culturale. Faccio colazione con Ulrich, che però ha già quasi finito, poi finisco io con una signora inglese, che si sta girando la Toscana e va a raggiungere degli amici: parla un inglese bellissimo, sembra di essere a scuola a parlare con lei, e faccio la considerazione che nonostante sia in Italia, ho parlato più inglese che italiano in questi giorni. La signora mi fa i complimenti e io la saluto per andare a preparare i bagagli, senonchè, mentre preparo lo zaino mi accorgo di aver dimenticato la mia borsetta a tracolla in cui metto abitualmente i soldi, il walkman e quest'anno anche il telefonino; torno in sala pranzo e ritrovo la signora inglese che si è fermata qualche minuto in più per far da guardia alla mia borsetta: non so come ringraziarla, davvero mi ha risparmiato un sacco di grattacapi.
Decido di andare a piedi in stazione e così perdo il primo treno per Poggibonsi, aspetto per due ore il successivo, e per ingannare l'attesa decido di comprarmi "Il Vernacoliere", per farmi due risate. Poggibonsi è un paese piccolo, me lo giro rapido, faccio anche un salto alla fortezza fuori paese, giro con lo zaino in spalla che ormai non sento quasi più; scatto ancora delle foto per finire l'ultimo rullino, ne trovo una da fare a dei panni stesi con lo sfondo del campanile della città.
Mi fermo ad un'osteria in piazza a pranzare: pici con cacio e pepe, e una tagliata un po' duretta, vinello e poi via di corsa a prendere il treno per Firenze, al volo, e poi a casa, oggi è stata una giornata un po' corsa rispetto alle altre, ma va bene così, in fondo ho passato una settimana ultrarilassante, lunedì si riprende il lavoro, che è una corsa meno piacevole...

[ Torna ai viaggi ] [ Torna all'homepage ]