ACCADEMIA di BELLE ARTI di BOLOGNA


LA STORIA

L'Accademia di Belle Arti di Bologna trae le sue origini dall'Accademia Clementina, fondata nel 1710 da Luigi Ferdinando Marsili e da Giampiero Zanotti con l'intendimento di raccogliere l'identità culturale della carraccesca Accademia degli Incamminati e vissuta intorno all'alto magistero di artisti quali Carlo Cignani, Marcantonio Franceschini, i Bibiena, i Gandolfi.

L'inserimento dell'Accademia in un sistema organico di istruzione nazionale avviene nel 1802, anno i cui il regime napoleonico in Italia decreta la nascita delle Accademie Nazionali di Milano e di Bologna. La nuova istituzione sostituisce, a Bologna, il consesso di artisti che per quasi un secolo aveva coltivato i giovani negli studi di Figura e Architettura, additando i grandi esempi del Seicento locale, e stabilisce percorsi didattici ed indirizzi culturali destinati a restare quasi inalterati per due secoli. Risale alla riforma napoleonica l'assetto burocratico-amministrativo e anche l'organizzazione didattica, che prevede otto scuole autonome e di pari dignità: Pittura, Scultura, Architettura, Prospettiva, Ornato, Elementi di Figura, Anatomia, Incisione.

All'Accademia Nazionale viene destinata la sede che tuttora occupa, l'ex Noviziato dei Gesuiti in Borgo della Paglia (ora via Belle Arti), nel quale trovano posto le aule, la biblioteca, la pinacoteca, che proprio negli anni napoleonici si arricchisce considerevolmente con le opere prelevate dalle chiese e dai conventi e affidate all'Accademia. Solo nel 1882 le mansioni di tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico e la gestione della pinacoteca passeranno alla Direzione delle Antichità e Belle Arti e, in seguito, alla Sovrintendenza per i Beni Storici e Artistici. La vecchia e la nuova istituzione continueranno, però, a convivere nello stesso edificio, ampliato, nel tempo, prima con l'aggiunta dell'ala Collamarini, poi con l'annessione dei locali del Liceo Artistico, infine, nel 1997, con l'acquisizione di spazi didattici ed espositivi di pertinenza comune Accademia/Pinacoteca.

Sin dal 1882 rimangono affidate all'Accademia tutte le opere legate alla sua storia e alla sua funzione, a partire da quelle di origine clementina: doni di accademici, ritratti, disegni di allievi premiati ai concorsi, stampe e una ricca raccolta di calchi in gesso tratti dalla statuaria antica e rinascimentale. Di particolare rilievo é il fondo di disegni e incisioni di Antonio Basoli, acquistato nel 1857 dagli eredi dell'artista, figura di rilievo nell'Accademia e nella città durante la prima metà dell'Ottocento. Con la caduta di Napoleone l'istituzione bolognese - dal 1805 divenuta Reale Accademia di Belle Arti - ritorna, con tutta la città, sotto il dominio papale e assume la denominazione di Pontificia Accademia di Belle Arti. Ben poco cambia, oltre al nome, sotto il regime restaurato: sono confermati la pianificazione degli studi, i compiti degli Accademici e anche - con la sola eccezione dell'architetto Giovanni Antonio Antolini sostituito da Ercole Gasparini - i docenti, fra i quali si ricordano Francesco Albéri per la Pittura, Giacomo De Maria per la Scultura, Leandro Marconi e Antonio Basoli per l'Ornato, Francesco Rosaspina per l'Incisione. Ma nella struttura pressochè immutata vengono meno lo spirito riformatore e l'attenzione alla contempoaraneità che avevano contradistinto l'Accademia Nazionale e gli anni pontifici si trascinano piatti fra l'ovvia riproposta di modelli seicenteschi dei pittori Francesco e Clemente Albéri e gli isolati tentativi di rinnovamento degli scultori Giacomo De Maria, Cincinnato Baruzzi, Massimiliano Putti e, soprattutto, del decoratore e scenografo Antonio Basoli, dopo la cui morte, nel 1848, la scuola di Ornato - assurta ai primi del secolo a livelli altissimi di qualità e frequenza - decade a supporto didattico per artigiani. Nel clima di declino culturale che caratterizza l'età pontificia viene soppresso, nel 1831, il premio dell'Alunnato di Roma, una delle poche occasioni, per gli studenti, di misurarsi con una realtà culturale diversa da quella locale, mentre si spengono lentamente gli altri concorsi accademici, fino ad interrompersi nel 1857 per mancanza di adesioni. Nel 1850 avviene il significativo passaggio dell'Accademia alle dipendenze di un nuovo Ministero che accomuna alle Belle Arti il commercio, l'industria e l'agricoltura, in un'ottica di equiparazione delle arti alle attività produttive.

Alle soglie dell'Unità d'Italia, nel 1860 il Governo delle Regie Provincie dell'Emilia emana lo statuto generale per le Reali Accademie di Belle Arti dell'Emilia in Bologna, Modena e Parma, nel tentativo di rimediare alla sempre più evidente inadeguatezza dell'istituzione a una società in rapido sviluppo. Vengono ripristinati i premi e sono nominati docenti estranei alla chiusa area culturale bolognese: il macchiaiolo fiorentino Antonio Puccinelli alla cattedra di Pittura, il livornese Salvino Salvini a quella di scultura. Fra i cambiamenti più rilevanti cè la soppressione, a Bologna, della cattedra di Incisione, resa illustre in passato da Pio Panfili e Francesco Rosaspina, la collocazione dell'Anatomia fra gli insegnamenti sussidiari e l'istituzione della nuova materia di "Storia applicata al bisogno dell'arte e critica artistica" che vedrà in seguito, tra i docenti, personalità attive anche nel mondo universitario, quali Enrico Panzacchi, Adolfo Gatti, Giuseppe Lipparini, Rezio Buscaroli, Alessandro Parronchi.

Nel 1861 il corso superiore di Architettura viene trasferito alla Scuola per ingegneri ed architetti dell'Università e all'Accademia si conserva soltanto quello inferiore ad uso degli artisti. Ciononostante continueranno ad operare in Accademia - anche nell'area della Scenografia - alcuni tra i più illustri architetti della città, da Raffaele Faccioli a Gualtiero Pontoni a Tito Azzolini e Edoardo Collamarini per giungere, in anni più recenti, a Melchiorre Bega.

Edoardo Collamarini

Negli ultimi anni dell'Ottocento e nei primi del Novecento si avvicendano nelle aule dell'Accademia i pittori Antonio Muzzi, Domenico Ferri, Augusto Majani, i decoratori Gaetano Lodi e Achille Casanova, lo scultore Enrico Barberi, mentre ripetuti tentativi di aggiornamento degli statuti introducono alcune novità, come l'istituzione di una sezione di Scenografia autonoma dalla Scuola di Prospettiva (1877), la distinzione di compiti e funzioni tra corpo accademico e corpo docente (1877), la separazione tra didattica e conservazione (1882).

Si giunge così all'aspetto normativo che, pur con alcune modifiche, ha governato l'Accademia fino alla recente riforma, delineato dal regolamento del 1818 e dal decreto del 1923, rifondante l'istruzione artistica nell'ambito della riforma Gentile. Privata dei corsi inferiori, confluiti nel Liceo Artistico, l'Accademia si configura come l'istituzione preposta al più alto grado dell'istruzione artistica nell'ambito della Pittura, della Scultura, della Decorazione e della Scenografia, mentre la formazione degli architetti passa alla Scuole superiori di Architettura, prefiguranti le future facoltà universitarie. A Bologna, rimasta la sola Accademia in Emilia-Romagna, viene ripristinato l'insegnamento dell'Incisione, attivato nel 1929 ed assunto l'anno successivo da Giorgio Morandi che lo terrà fino al 1956. Il magistero di Morandi è uno dei segni che maggiormente marca, nel Novecento, l'Accademia di Bologna, dando vita a un scuola d'acquaforte particolarmente vivace, dalla quale usciranno artisti quali Paolo Manaresi e Luciano De Vita, a loro volta docenti in anni successivi.

Giorgio Morandi

Paolo Manaresi

Accanto a Morandi ci sono lo scultore Ercole Drei, i pittori Giovanni Romagnoli e Nino Bertocchi sulle cattedre, rispettivamente, di Decorazioe e di Scenografia, Angelo Morelli, medico e uomo di vasta cultura, ad Anatomia ed infine, sulla cattedra di Pittura, Virgilio Guidi, altra presenza di peso in città e in Accademia, dove si ferma dal 1935 al 1962, recando da Roma a Venezia una forte carica rinnovatrice e doti straordinarie di insegnante. Gli succederà uno dei suoi migliori studenti, Pompilio Mandelli, mentre a Romagnoli seguirà Ilario Rossi, a Morelli Lea Colliva, a Bertocchi subentrerà lo scenografo Antonio Natalini e a Drei prima Umberto Mastroianni e, più tardi, Quinto Ghermandi.

Guidi

Mandelli

Colliva

Natalini

Drei

Mastroianni

Ghermandi

Sono molti i prestigiosi artisti e studiosi che hanno impartito il loro insegnamento negli ultimi decenni del Novecento, mentre nell'ordinamento delle Accademie venivano introdotti ben pochi cambiamenti sostanziali. Uno di questi ha riguardato l'introduzione, nel 1970, dei corsi speciali, poi denominati complementari e definitivamente regolamentati col decreto che nel 1992 modificava anche, sul modello universitario, le norme sugli esami di diploma, primo passo in direzione di quella riforma che il Parlamento ha recentemente approvato collocando le Accademie all'interno del Ministero dell'Università e della Ricerca.

Si delinea così per l'Accademia di Bologna un nuovo ambito in cui indirizzare percorsi di ricerca, formazione e produzione artistica che, pur guardando alla grande tradizione del passato, rispondano alle variegate esigenze professionali culturali emerse prepotentemente negli ultimi anni nel mondo dell'arte.

Fabia Farneti


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