MONUMENTI E MUSEI

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L'Arena di Verona


La storia

Nonostante l'ampia letterature esistente, i problemi relativi alla struttura sono ancora in buona parte irrisolti. 
L'esterno è idealmente ricomponibile grazie alla sopravvivenza dei quattro fornici della cosiddetta "ala", unica porzione superstite del giro della facciata esterna; essa, in origine, contava settantadue aperture. Le gradinate interne, ricostruite nei secoli XV e XVI, sono frutto di un ripristino funzionale e non di un restauro archeologico.
L'Anfiteatro, a pianta ellittica, si elevava su un leggero rialzo artificiale del terreno; lungo gli assi l'edificio misurava m. 152,43 x m. 123,124, mentre l'arena è ampia m. 73,68 x m. 44,30; la larghezza dell'anello murario è di m. 39,40.
L'altezza alla sommità dell' "ala" è di m. 30,75.
L'Anfiteatro fu costruito secondo un sistema di volte anulari e rampanti e di muri radiali che si dilatano a onda e si concludono nel paramento esterno a tre ordini di arcate sovrapposte. I corridoi radiali e le gallerie suddividono l'alzato dell'edificio in settori facilmente isolabili, al punto che il paramento esterno e la struttura di sostruzione sono indipendenti.
Come in tutti gli anfiteatri romani, anche in questo il sottosuolo è interessato da opere di notevole sviluppo, connesse sia con le esigenze di allestimento degli spettacoli sia, sopratutto, con la necessità di canalizzare le acque piovane, che rappresentavano il pericolo maggiore per la conservazione di ogni anfiteatro. Dall'Anfiteatro veronese si dipartiva un lungo condotto sotterraneo di scarico, che, sottopassando l'odierno stradone Maffei, puntava all'Adige.
L'inizio della costruzione dell'Arena è da porsi entro la prima metà del 1° secolo d.C.

 

   

Castelvecchio
 

La storia > epoca scaligera

Il castello, imponente edificio civile del medioevo veronese, fu costruito tra il 1354 e il 1356 per disposizione di Cangrande II della Scala. Il progetto fu concepito dagli Scaligeri come difesa sia dalle invasioni che dalle ribellioni popolari. L'area circostante permetteva l'uscita dalla città in modo agevole e veloce: percorrendo il ponte scaligero, ad uso esclusivo della nobile famiglia, la via d'accesso verso il nord lungo la valle dell'Adige era un riparo sicuro. La posizione geograficamente strategica della città determinò lo sviluppo di un sistema di fortificazione, consolidando quanto rimaneva di epoca romana e comunale.

 

  
 

La storia > epoca veneziana

Dopo la dominazione carrarese e quella viscontea, entrambe di breve periodo, dal 1404 la città divenne territorio della Repubblica di Venezia. Il castello fu destinato ad uso esclusivamente militare, come deposito di munizioni e armi, fino a ospitare nel Settecento l'Accademia Militare della Serenissima.

 

  

 

La storia > epoca francese e austriaca

Nei giorni della rivolta antifrancese delle Pasque Veronesi (1797) il castello fu teatro di scontri. L'epoca napoleonica avviò una radicale trasformazione della struttura esistente. Il progetto prevedeva la costruzione di una caserma lungo i tre lati della piazza d'armi ma furono edificati solo il costeggiante il fiume e quello verso il palazzo Canossa. 
L'edificio in stile neo classico, continuò a svolgere la funzione militare anche in epoca austriaca.

  
 

La storia > il novecento

Solo dopo il 1923 il castello abbandonò la connotazione esclusivamente militare e subì un profondo cambiamento strutturale, a cura di Antonio Avena, direttore dei Musei Civici e dell'architetto Ferdinando Forlati: ripristino della cinta merlata, inserimento di elementi architettonici tardogotici e rinascimentali, estensione " in site" delle decorazioni pittoriche. A partire dal 1925 il castello divenne sede museale dove trovarono sistemazione collezioni d'arte di pregevole valore.
Sotto la direzione di Licisco Magagnato, a partire dal 1958 venne progettata una nuova sistemazione dell'intero edificio per rivalutarne il patrimonio storico e artistico. La revisione critica e storiografica privilegiò l'autenticità e, quindi, l'abbandono di falsi contesti attuati nella ristrutturazione precedente. Il lavoro di ripristino e di allestimento museale fu curato dall'architetto Carlo Scarpa. L'originalità dell'opera di restauro è universalmente riconosciuta e rimane uno dei capolavori della museografia italiana del dopoguerra.