La storia
Nonostante l'ampia letterature esistente,
i problemi relativi alla struttura sono ancora in buona parte
irrisolti.
L'esterno è idealmente ricomponibile grazie alla sopravvivenza dei
quattro fornici della cosiddetta "ala", unica porzione
superstite del giro della facciata esterna; essa, in origine, contava
settantadue aperture. Le gradinate interne, ricostruite nei secoli XV e
XVI, sono frutto di un ripristino funzionale e non di un restauro
archeologico.
L'Anfiteatro, a pianta ellittica, si elevava su un leggero rialzo
artificiale del terreno; lungo gli assi l'edificio misurava m. 152,43 x
m. 123,124, mentre l'arena è ampia m. 73,68 x m. 44,30; la larghezza
dell'anello murario è di m. 39,40.
L'altezza alla sommità dell' "ala" è di m. 30,75.
L'Anfiteatro fu costruito secondo un sistema di volte anulari e rampanti
e di muri radiali che si dilatano a onda e si concludono nel paramento
esterno a tre ordini di arcate sovrapposte. I corridoi radiali e le
gallerie suddividono l'alzato dell'edificio in settori facilmente
isolabili, al punto che il paramento esterno e la struttura di
sostruzione sono indipendenti.
Come in tutti gli anfiteatri romani, anche in questo il sottosuolo è
interessato da opere di notevole sviluppo, connesse sia con le esigenze
di allestimento degli spettacoli sia, sopratutto, con la necessità di
canalizzare le acque piovane, che rappresentavano il pericolo maggiore
per la conservazione di ogni anfiteatro. Dall'Anfiteatro veronese si
dipartiva un lungo condotto sotterraneo di scarico, che, sottopassando
l'odierno stradone Maffei, puntava all'Adige.
L'inizio della costruzione dell'Arena è da porsi entro la prima metà
del 1° secolo d.C.