Ri ...Galgata 2002
a cura di
Rolf Horstmann e Wally Eckstein-Appy
8 giugno - dalle ore 17 alle 23

Incontro d'arte all'aperto.
Artisti stranieri ed italiani si incontrano. Uno scambio di idee e una collaborazione tra diverse arti ed espressioni artistiche in ambito naturale.

Artisti.
Uwe-Dieter Bleil
Antonella Capponi
Tonino Cecchetti
Chaia Fein
Walter Gosti
Hugo
Oliver Joerges
I Santini Del Prete
Achim Loke
Giovanni E. Maestrini
Alberto Morelli
Enrico Mori
Anne Peters
Panta Rhei
Ruebe
Jody Sandford
Bruno Sullo
Ivano Vitali

Galgata di Gubbio (PG)
galgata.gubbio@tiscalinet.it 

In collaborazione con "Centro Arti Visive Campo d'Osservazione" und Deutsche Akademie Istituto Culturale Italo-Tedesco.

AUTORITRATTO
Performance del Gruppo "La Casa dell'Arte"

L'aria è grigia ma tersa, e verso l'orizzonte una striscia abbagliante di luce si riflette sul mare. Un sommesso vento freddo mormora inquieto tra le tamerici ed increspa di sottili disegni la superficie dell'acqua. Un uomo seduto su una panchine si stringe nel mantello, che ha disegnato e dipinto con le sue stesse mani, e si stupisce di non ricavarne il consueto senso di benessere. Percepisce, intorno a sé, una sottile angoscia. I gabbiani volano lontani, verso la striscia dorata dell'orizzonte, e intrecciano traiettorie veloci, angolate, un po' pazze, alla ricerca di qualcosa che non trovano.
Improvvisamente si alza dalla panchina, e desidera intensamente di essere con loro, uno di loro, di percorrere le trasparenti strade del cielo, a inebriarsi della loro leggerezza, a sentirsi libero come loro dalla fatale attrazione della gravità. Quasi proteso verso di loro, si sporge dal muretto che separa la terra dal mare e, in un brevissimo lampo, si trova a volare verso i suoi simili, che intrecciano passaggi sempre più vicini (ma forse era lui che si avvicinava), e sempre più gioiosi (ma forse era la sua gioia che avvertiva).
-    Eccomi, amici. Aspettatemi!
L'aria fischia intorno alla sua piccola testa, e le ali si muovono in un perfetto, antichissimo ritmo. Com'è bello impennarsi, scendere in picchiata, eseguire larghe curve, abbandonarsi al vento che sospinge e allevia ogni sforzo!
-    Chi sei? E da dove vieni?
-    Chi sono? Non lo so. Il mio nome è Rosi, Rosi il Gabbiano. Ma, poco fa, ero un altro, avevo un altro nome.
-    E come è accaduto questo?
-    Non lo so. Ma sono felice di essere con voi.
Gli risposero stridi di benvenuto. Ma anche esclamazioni amare.
-    Ahimè, sei venuto in un mondo crudele. Tra noi non c'è altro che lotta: lotta per la preda, lotta per la vita, lotta per l'amore. È un mondo senza gioia. Paghiamo a caro prezzo la libertà che tu ci invidi.
-    Ma vivete! Volate! Non avete schemi, leggi, morale, convenienze…
-    È vero. Ma abbiamo sempre fame. Una fame atroce, continua, che ci impedisce di pensare a qualunque altra cosa, ci obbliga a percorrere miglia alla ricerca del cibo, ad affollarci dietro i traghetti dei turisti e le barche dei pescatori, a popolare le discariche razzolando tra i rifiuti…
-    Ma poi…
-    Ma poi siamo liberi di volare…, ancora alla ricerca di cibo, ancora per sopravvivere. Noi non conosciamo la gioia di volare.
In verità anche lui, Rosi, avverte adesso una curiosa sensazione di costrizione allo stomaco. Cero, è fame. Anche lui deve buttarsi, come i gabbiani, nella lotta per sopravvivere. Ma i pesci vivi non gli piacciono; e aborre rovistare tra i rifiuti. Non sa che fare per calmare il suo dolore. Vola, vola con ansia crescente, con la gioia che si spegne lentamente e inesorabilmente, finché.. ecco… tutto è buio, e gli stridi sono sempre più acuti, fino a divenire un rombo continuo. Il cielo rotea vorticosamente, come una cometa impazzita…
Eccolo solo, in piedi, appoggiato al muretto, ansimante e deluso. I gabbiani sono spariti, attirati da chissà quale chimera, e la striscia splendente di luce sull'orizzonte è ora esilissima. Ai suoi piedi…, sì, sì…, una forma immota, con le ali aperte. Un gabbiano… morto. Rosi? Si china, raccoglie il corpo senz'anima, lo riconosce: un gabbiano… lui stesso! Ma perché è morto? Chi o che cosa lo ha ucciso? Perché è finito proprio ai suoi piedi? S'incammina, con il gabbiano che riposa nelle sue mani tremanti, e lo mostra a tutti quelli che incontra, in cerca di un chiarimento, una risposta ai suoi perché. Nessuno gli risponde; i più lo guardano stupiti, talora beffardi. Qualcuno ride….
Ma ecco un vociare, un precipitare di suoni allegri, un improvviso movimento di corpi. Da dietro i cespugli di tamerici ecco prorompere due personaggi curiosi, in divisa (sono poliziotti, o carabinieri, o marinai… no, no: sono ferrovieri), che corrono verso Rosi, lo circondano gridando e ridendo, oppongono una bizzarra scena di alacrità e di energia al suo atteggiamento muto, pensoso e un po' schivo. Donde proviene questa imprevedibile esplosione di vita? Che cosa vogliono, verso quale meta tendono questi stravaganti campioni della spensieratezza? Sono uomini, artisti, commedianti, ferrovieri, o tutto questo insieme? Sono, forse, non-artisti, personaggi che vivono l'arte con la loro personalità integrale di uomini, miscelando entrambe le nature e finendo per attuarle entrambe? o entrambe fallirle? E perché il loro cerchio giocoso e vociante si va stringendo proprio su di lui, fino a coinvolgerlo, disturbarlo, attraversarlo? È impossibile evitarli… No! no! il gabbiano no!…. Troppo tardi: la bestia morta vola via dalle sue mani in un'ampia traiettoria circolare, sotto il colpo forte ma non ostile dei due ferrovieri, e si schianta lontano sul terreno. Ed ora il mantello… aiuto! aiuto! è strappato via dal suo corpo, ma giocosamente, quasi a svelare il mistero che c'è sotto, il mistero di un connubio improbabile tra uomo e bestia. Resta fermo sul posto, annientato, mentre i due ferrovieri corrono via senza meta, divertendosi a far ondeggiare il mantello, come provando a balzare verso il cielo, a volare, tentando più e più volte: ma sono uomini, forse ferrovieri, forse non-artisti, e dunque subiscono (o forse accettano) la fatale attrazione alla terra. La natura umana si confonde nel desiderio d'infinito, ed essi volteggiano quasi desiderando di essere gabbiani in volo, quasi prendendo il posto della bestia morta, tristemente e definitivamente ferma al suolo.
Corrono scriteriatamente, volteggiano, non si accorgono di percorrere per lungo e largo un giardino incantato (o stregato) che si sta materializzando intorno a loro. È un giardino assurdo, che nasce dal pavimento di cemento, duro ed impenetrabile, come tale capace di generare solo una vegetazione innaturale, una distesa di grandi fiori d'acciaio, alti, muti, surreali, minacciosi ma anche smarriti, che somigliano (ma neppur tanto) a grandi margherite. Ma dov'è il colore? dove la luce, dove il profumo dei fiori? Quale linfa velenosa ha prodotto questo sinistro miracolo? Ahimè, non esiste fiore che non sia amato e curato da mani umane; e non esiste calore che non sia prodotto dal desiderio di vita, dal rapporto d'amore, dalla luce dell'intelletto. Fiori e vita sono il prodotto dell'uomo, dei suoi desideri, della sua volontà, …e anche dei suoi strumenti. Ecco, dunque, che una fiamma livida, forte, ansimante si sprigiona dalle mani pazienti di un uomo, e va ad accendere ad uno ad uno i cuori delle margherite d'acciaio, È un'azione non duratura, effimera, ma condotta con convinzione, perfino con ostinazione: l'uomo continua la sua opera, interrompendola quando il cuore del fiore è acceso, e riprendendola sul fiore vicino nel frattempo spento e raffreddato; così passa, con ansia e speranza sempre rinnovate, da un fiore all'altro, in una fatica di Sisifo, mentre il folle volo dei due ferrovieri si affievolisce e poi si smorza, impacciato dai fiori che ne hanno occupato lo spazio vitale: no, loro non sono riusciti a volare (non è vero che il ferroviere vola!), e del resto la terra è la naturale e non usurpabile dimora dei fiori. A loro non resta che fermarsi, e riflettere.
C'è qui, vicino a loro, una strana porta, un rettangolo aperto, attraversabile in entrambe le direzioni, una via d'entrata e di fuga, una preziosa possibilità di comunicazione: ma è una porta incerta, instabile, sorretta a mano; andrebbe rafforzata, resa disponibile e sicura per tutti coloro che vogliono vivere e scambiare esperienze. Che fare? I due ferrovieri si avvicinano, il mantello trafugato ormai pendente floscio dalle loro spalle, inutile al volo. Ecco…, ecco: una mano (ma sì, quella di Rosi) lo strappa loro di dosso e lo riporta al proprietario, perché senza di esso è dimezzata e defraudata la sua natura; senza di esso più intenso diventa il dramma dell'identità. Rosi piega accuratamente il mantello riconquistato e lo tiene sul braccio, lisciandolo a tratti con brevi carezze. I due ferrovieri non reagiscono: ormai il mantello per loro è un gioco superato. Ora sono attirati dall'enigmatico telaio che ondeggia pericolosamente vicino a loro. Occorre fermarlo! Eccolo, adesso, ergersi saldamente dal terreno, invito irresistibile a chi vuole esporsi e a chi vuole fuggire, a chi ama la luce e a chi predilige l'ombra…: a chi vuole, in una nuova accensione di vitalità, scuotere la tristezza, offrire generosamente il proprio lavoro, giocare con il vento….
È un personaggio singolare quello che entra in scena, magro, agile, nervoso; passa attraverso la porta aperta correndo, anzi quasi danzando, ed ha un grosso pacco di carta in mano. Superata la soglia, si ferma, per un attimo sconcertato; poi disfa il pacco, lo apre, ed ecco che esso si espone per quello che è, un grande sacco fatto di fogli di giornale, con tutta la loro carica di notizie, informazioni, immagini. Un sacco da leggere, da vivere, ma anche da riempire… d'aria! E questo fa il suo autore, ripartendo in una corsa scriteriata, improvvisata, seguendo il vento, tenendo aperta la bocca del sacco per raccogliere umori, sensazioni, suoni, profumi: insomma, la vita. È una corsa inebriante, tra i personaggi fermi ed increduli che assistono, dentro e fuori della grande porta, tra i fiori d'acciaio improbabile ed inquietanti.
…Ma che cos'è che si sta formando alla grande porta posta sul limite di confine tra mondi diversi e di diverso senso? Perché aggiungono assi in croce nel rettangolo aperto della sua luce? Ecco, ecco…, c'è una trasfigurazione, la porta aperta è diventata una finestra, con la sua organizzazione ortogonale, le sue sei luci, la sua belle e serena forma geometrica. No, non è impenetrabile! Non ostacola la vista!

La finestra
è come un fiume
che scorre
tra due mondi diversi:
sembra che li divida
ineluttabilmente...,
e invece li mette a fronte,
li fa vivere insieme
attinge da entrambi
forza e ragione.
Li guarda entrambi...,
e in ogni sua luce
ha una lingua.


Ed ora via! via! Ciò che era da farsi è fatto! Via!...
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Ora ci sono gli oggetti, il gabbiano morto, il mantello disposto come una tenda, la finestra, i fiori d'acciaio, il sacco di quotidiani; e c'è la memoria degli eventi, dei voli, del fuoco, dell'arte e della non-arte.
Ora è giusto che i protagonisti siano rientrati come nel grembo materno.
Sono i loro lavori, le loro azioni, le tracce visibili delle loro idee a parlare per loro!.

FINE


La Casa dell'Arte è un gruppo di artisti costituitasi a Rosignano Marittimo (Livorno) nel 1994 con lo scopo di dar vita a un programma di promozione di arte contemporanea nei suoi aspetti di sperimentazione di mezzi operativi e linguaggi. Oltre a ciò, la Casa dell'Arte si propone come un sodalizio di artisti che operano in prima persona, secondo modi e concetti autonomi, legati alla sensibilità e alle esperienze di ciascuno.

Alberto Morelli indaga i termini del rapporto tra la parte soft (la luce9 e hard (il metallo) del mondo.

Enrico Mori lavora su un progetto di autoidentificazione con il gabbiano, animale scelto per la sua libertà e la sua autonomia.

I Santini Del Prete propongono una loro particolare intuizione della "non arte", intesa come alternativa negativa ma non oppositiva dell'arte.

Bruno Sullo ha da tempo elaborato una tematica articolata sul tema del confine (linee lungo la quale mondi diversi si toccano e si fondono) simboleggiato dall'oggetto finestra.

Ivano Vitali sceglie come materiale del suo lavoro i fogli dei giornali quotidiani e delle riviste, con tutta la loro carica, visiva e concettuale, di notizie e immagini.