- IDENTITA NASCOSTE
Cinque Piccoli Scritti
di Maria Pia Moschini
per Ivano Vitali
VERDE
Non credo alle metamorfosi, agli uomini lupo, ai mostri
Invenzioni, per sfuggire allassoluta normalità della vita,
alla sua ovvietà.
I mostri sono dentro di noi, ombre, niente più che ombre,
fantasie per scrittori.
Ad esempio: il giorno in cui cominciarono a spuntarmi dei lunghi
peli verdi sulle braccia simili a fili derba, scoppiai in una
risata, come dire, primaverile!
Così fu per quegli strani bocciòli sui padiglioni delle orecchie.
Ma ieri ho divorato le pastiglie fertilizzanti come caramelle
e il sangue di bue me lo sono bevuto con unallegria sfrenata,
da vampiro. Per la fioritura cera scritto sullinvolucro.
Unico dubbio: sono acidofilo? Devo stare al sole o allombra?
Chissà. Per ora amo i luoghi umidi, la pioggia.
Ma non è abbastanza.
Che noia la vita
IDENTIKIT
Mi sono visto fermo, li, alla fermata del 13.
Appoggiato allombrello. Oscillavo sul piede destro
inseguendo unimprobabile musica.
Sto aspettando il filobus, mi sono detto. Salirò con uno
scatto atletico, un vero balzo, poi bilancerò lo slancio
con una flessione atletica delle gambe. Negli occhi
unaria divertita.
Mi sono visto, così allimprovviso: perfetto, non identico.
ME STESSO
Il fatto è che da molti anni nidifico su questa improbabile
sedia. Immobile. Spio la strada, il traffico, non un cortile.
E la fermata del filobus il mio obiettivo.
ED IO ERO LI
Perfetto, non identico.
ASSOLUTO
MAPPA
Conosco la mia geografia:
con le dita sfioro i laghetti degli occhi, il cratere
della bocca, i porticcioli delle orecchie.
Pettino la foresta dei capelli, le colline delle sopracciglia,
osservo le fumarole delle narici.
Mi appartengo su questa superficie esplorata, documentata,
fotografata. IL MIO IO ESTERNO.
Ma se mi calo con un filo di pensiero nella speleologia
dellessere, incontro solo caverne e cunicoli, boschi
di pallide stalattiti. Echi.
Mi perdo, nel regno delle ombre mi dissolvo.
Provo a chiamarmi .. il suono della mia voce si dilata,
si esaurisce nel cloc di una goccia. Allora risalgo
veloce su, su fino alla superficie e mi specchio.
Il freddo del vetro mi restituisce unombra.
Scaldo col fiato il mio viso e disegno con il dito gli occhi,
il naso, la bocca. Io sono al di là.
ESISTO?
ELOGIO DELLA MERINGA
Al mattino sono una fetta biscottata, fragile, friabile.
Mi diverto attento a non rompermi: un velo di miele e il nulla
Sono durante il giorno vegetale, carne, latte.
Globoso, insolito, mi mastico, mi inghiotto, mi assaporo.
Deglutisco me stesso mentre leggo un giornale o guardo la TV.
SIAMO CIO? CHE MANGIAMO
mi fu detto
Voglio essere allora bianca meringa, albume, fino allorigine.
Uovo. Un uovo vergine, esatto, protetto dal suo guscio. Un uovo
intatto. E in quel momento di assenza di pensiero, sarò, senza
mangiare, un Uomo vero.
INTERNO
Di notte soprattutto di notte.
Era sufficiente una piccola luce, un bagliore, perché
la pastorella della tappezzeria con vincastro e agnellini
iniziasse a camminare, lentissima, verso il letto dove
lei, Ingrid, dormiva.
Ogni anno la pastorella guadagnava un centimetro, si
avvicinava alla bambina addormentata Mancavano
ormai pochi centimetri, un soffio, un nulla.
Quella notte la luce di un lampo illuminò Ingrid, poi lombra
della pastorella la sommerse, la risucchiò.
Gli agnellini ebbero un brivido lanoso, si gonfiarono simili
a nuvole.
Al mattino Ingrid era scomparsa. Svanita nel nulla.
O così sembrava. Osservando bene la tappezzeria si poteva
osservare sulla testa della pastorella un piccolo rigonfiamento,
un nulla. Un irrisoria ciocca di capelli, un ciuffo di piccoli
fili doro.
Chissà . effetto della colla, delle setole di un pennello
incauto, Chissa ...