VIA PAOLO FABBRI 43

Fra “krapfen” e “boiate” le ore strane son volate

grasso l’autobus mi insegue lungo il viale

e l’alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia

scoppia il mondo fuori porta San Vitale

e in via Petroni si svegliano, preparano libri e caffè

e io danzo con Snoopy e con Linus un tango argentino

con caschè.

(Se fossi più gatto, se fossi un po’ pi vagabondo

vedrei in questo sole, vedrei dentro l’alba e nel mondo

ma c’è da sporcarsi il vestito

e c’è da sgualcire il gilè

che mamma mi trovi pulito qui in via Paolo Fabbri 43).

I genii musicali preannunciati dai giornali hanno officiato

e i sacri versi hanno cantati

le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono, son poeti,

santi taumaturghi e vati

con gioia e tremore li seguo

dal fondo della mia città

poi chiusa la soglia do sfogo alla mia turpe voglia

ascolto Bach.

(Se solo affrontassi la mia vita come la morte

avrei clown, giannizzeri e nani a stupir la tua corte

ma voci imperiose mi chiamano

e devo tornare perché

ho un posto da vecchio giullare, qui, in via Paolo Fabbri 43).

Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali, poi stremati

fanno cure di cinismo

son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi solo se si parla

di strutturalismo

in fondo mi sono simpatici

da quando ho incontrato Descartes

ma pensa se le canzonette me le recensisse

Ronald Barthes.

(Se fossi accademico, fossi maestro o dottore

ti insignerei in toga di 15 lauree ad honorem

ma a scuola ero scarso in latino

e il “pop” non è fatto per me

ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43).

Jorge Luis Borges mi ha promesso l’altra notte di parlar

di parlar personalmente col “Persiano”

ma il cielo dei poeti è un po’ affollato in questi tempi

forse avrò un posto da usciere o da scrivano

dovrò lucidare i suoi specchi

trascriver quartine a Kayyam

ma un lauro, (da genio minore) per me, sul suo onore

non mancherà.

(Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte

farei fuochi greci e girandole per la tua fronte

ma sai cosa io pensi del tempo

e lui cosa pensa di me

sii saggia come io son contento qui in via Paolo Fabbri 43).

La piccola infelice si è incontrata con Alice ad un “summit”

per il canto popolare

Marinella non c’era, fa la vita in balera, ed ha altro per la testa

a cui pensare

ma i mei ubriachi non cambiano

soltanto ora bevon di più

e il “frate” non certo la smette di fare lo speaker in TV.

(Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello

avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello

ma anche i miei eroi sono poveri

si chiedono troppi perché

gli sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Paolo Fabbri 43).

Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati van scialando sulle strade

bionde e fretta

personalmente austero odio il blu perché odio il nero e ho paura

anche di andare in bicicletta

scartato alla leva del jet-set

non piango, ma compro le Clark

se devo emigrare in America come mio nonno

prendo il tram.

(Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli

farei con parole ghirlande da ornarti i capelli

ma madri e morali mi chiudono

ritorno a giocare da me

do un party, con gatti e poeti, qui all’alba in via Paolo Fabbri 43).