Ciao, amici.


Cesare Zavattini mi considerava un visionario.
Lo scrisse nella prefazione al mio libro Telecamere in onda:
"Tra di loro i sognatori si riconoscono subito. Come io mi ero illuso, parecchi anni prima, di cambiare il mondo con il cinema, ora Ruggeri si entusiasma all'idea di cambiarlo con la tv".

Televisione primo amore: mi ci dedicai a tempo pieno per diversi anni filati, per mollare quando diventò il "solito megafono".
La definizione è di Carlo Terron, insofferente della "normalizzazione" che pose fine ai tempi "eroici" del piccolo schermo. Insomma, tornai alla carta stampata proseguendo con altri mezzi una lunga attività di giornalista professionista.
Più che cambiare il mondo nell'accezione zavattiniana, mi interessava interagire con la vita attorno, sentirmi partecipe, dare e ricevere.
Un dialogo intenso che non è mai venuto meno, qualunque fosse il mezzo usato e il ruolo ricoperto: da inviato di un settimanale a grande diffusione come Gente a direttore di collane editoriali e traduttore, da narratore a saggista, da autore di libri inchiesta a sceneggiatore.

Oggi proseguo con questo mio sito minimo.

Eccoci qui, amici del villaggio globale.