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Il benessere animale e l’allevamento selettivo.

Per mantenere nella maniera migliore il proprio cane (in particolar modo un cane da caccia, quindi sottoposto ad attività fisica) allevatori e proprietari devono soprattutto prestare attenzione all’ alimentazione, all’ambiente, alle attitudini e alla preparazione al lavoro. Con l’aiuto di un veterinario i proprietari si devono quindi occupare dell’alimentazione (diete per i cuccioli, per gli animali sottoposti ad allenamenti intensivi, sotto/soprappeso, ecc.), delle necessarie vaccinazioni, dell’ambiente in cui devono vivere gli animali e di tutti quegli aspetti che fanno sì che possano vivere nella maniera migliore. Se gli animali vivessero in un ambiente adatto e si alimentassero come devono ci sarebbe sicuramente meno bisogno di ricorrere ai medicinali o alla clinica veterinaria (di conseguenza anche il proprietario avrebbe meno spese). Il compito di medico veterinario quindi dovrebbe essere fondamentalmente quello di mantenere l’animale in salute, di dare consulenza al proprietario e solo nell’evenienza quello di medico curante o di chirurgo;  inoltre affinare le proprie tecniche tenendo conto del fatto che, le specie, e, più in particolare, ogni razza ha le proprie caratteristiche, esigenze, malattie, difetti genetici, per lo più specifici. Un proprietario diligente, che segue con regolarità i consigli del proprio veterinario, a questo punto darà al proprio animale un’alimentazione corretta, un ambiente sano e si dovrà unicamente preoccupare di trovare il tempo per portare a passeggio il proprio amico a quattro zampe, sia per gli allenamenti, sia per le funzioni quotidiane. In pratica, si potrebbero ottenere migliori risultati nell’allevamento ed un rapporto più amichevole tra proprietari e veterinari se ci si occupasse del proprio animale quando le condizioni sono già  critiche: seguendo costantemente un soggetto ci sono certamente più probabilità di accorgersi in tempo se qualcosa non va. Il compito del veterinario dovrebbe essere quello di fornire un’informazione preventiva, di consigliare quelli che vogliono cimentarsi nell’allevamento di una cucciolata (spesso allevatori improvvisati che mancano di nozioni basilari sull’allevamento), controllando, ad esempio, che i due soggetti adulti non porteranno nella prole difetti genetici importanti; il medico inoltre, nel caso in cui sia richiesta un’ opinione sull’acquisto di un cucciolo dovrà controllare che i genitori siano esenti da difetti ereditari, conoscere le caratteristiche della razza, considerare le funzioni che dovrà svolgere quel cane.

Allo stesso tempo però gli allevatori e i proprietari dovrebbero lasciarsi consigliare. Bisogna rendersi conto che il veterinario possiede una conoscenza approfondita degli animali e se onsiglia trattamenti o terapie preventive (ad esempio nelle zone in cui siano presenti acquitrini, fiumi o, comunque, un elevato numero di zanzare, il trattamento preventivo per la filaria e la vaccinazione semestrale contro la leptospirosi) lo fa innanzitutto per il bene degli animali e non per un interesse economico personale.

Per una corretta selezione inoltre, alcuni basilari accorgimenti da tenere presente per l’accoppiamento aiuteranno ad ottenere soggetti migliori. Se si commette uno sbaglio ciò sarà un grave errore che si ripercuoterà su tutta la razza. Spesso, quando gli interessi individuali, specie per quelli economici, hanno il sopravvento tutto il resto viene messo  in secondo piano, andando a rovinare il lavoro di quelli che da anni, se non decenni, impiegano tempo, passione e denaro per fare un buon lavoro di selezione sulle singole razze. Basta considerare che, per portare significativi miglioramenti alla razza, bisognerebbe selezionare il miglior 5% dei soggetti o, ancor meglio, accoppiare solo quelli che si trovano nel miglior 1%. Difficilmente questi animali sono nelle mani di privati perché i buoni allevatori sanno quali cuccioli tenere per la selezione all’interno dell’allevamento e quali vendere e, allevatori mediocri difficilmente disporranno d’esemplari degni di nota. Sarebbe dunque consigliabile evitare gli accoppiamenti “casalinghi” e magari affidarsi nelle mani di un allevatore riconosciuto e quindi presumibilmente affidabile.

Fondamenti di genetica:

Prendiamo l’esempio dei cani: spesso i problemi più grossi si manifestano quando il proprietario di due soggetti decide di fare una cucciolata semplicemente perché legato affettivamente ai due soggetti o perché è più comodo ed economicamente meno dispendioso e probabilmente redditizio. Nella vera selezione bisogna tenere conto di alcuni basilari concetti di genetica. Le basi di questa disciplina ci sono state lasciate in eredità da un grande studioso, Gregorio Mendel, il quale formulò tre leggi, ancora oggi fondamentali per lo studio dell’ereditarietà. Bisogna tenere conto, però, che la varietà delle caratteristiche del cane (caratteri) è talmente ampia che causa delle difficoltà nell’applicazione pratica di tali principi e talvolta qualcosa potrebbe non funzionare come preventivato. Spesso questo accade perchè ogni soggetto porta nel corredo genetico caratteri non visibili. Ad esempio: incrociando un setter irlandese rosso con altri pezzati di bianco potrà capitare di avere nella cucciolata individui completamente bianchi, e questo succede perchè il bianco è uno di quei caratteri non visibili (recessivi) che si manifestano solo nel caso in cui venga ereditato sia dal padre che dalla madre.

Il metodo di ricerca più rapido da utilizzare in allevamento per individuare i caratteri recessivi è chiamato test riproduttivo ma non è privo di controindicazioni. Consiste nell’accoppiare un omozigote recessivo (ovvero un soggetto che presenta sicuramente entrambi gli alleli recessivi) portatore dei caratteri indesiderati con un soggetto preso a caso, di cui non si sa se sia portatore di tali caratteri: nel caso in cui il secondo soggetto sia un portatore allora i discendenti dovrebbero teoricamente essere per il 50% omozigoti recessivi e quindi presentare i difetti, se non è portatore invece i cuccioli sembreranno tutti normali poiché “portatori sani”. Rimane però sempre un certo margine d’errore anche se piuttosto limitato. Ciò però non è eticamente corretto perché per ognuno di questi accoppiamenti si creano intenzionalmente degli individui tarati o almeno portatori. Cosa determina le caratteristiche del soggetto adulto? L’aspetto dell’animale dipende da tre essenziali fattori: corredo genetico, fattori ambientali e alimentazione. Quindi, due soggetti con le stesse potenzialità, possono crescere in maniera completamente diversa in ambienti o condizioni diversi. Possibili anomalie ereditarie sono principalmente attribuibili ai seguenti fattori: grande sviluppo dell’allevamento di una certa razza e inevitabilmente conseguente aumento della consanguineità, azione di virus o mutazioni genetiche, alimenti inappropriati o contenenti elementi nocivi quali metalli pesanti, coloranti, conservanti, scarsa qualità delle carcasse da cui derivano certe carni o mangimi, inquinamento.

La selezione:

Innanzi tutto bisogna ricordare che le razze canine derivano essenzialmente da un bisogno dell’uomo che ha selezionato secondo le proprie esigenze quelle caratteristiche di razza che rendevano il singolo soggetto più o meno adatto ad un determinato compito. Oggi invece si tende a ricercare caratteristiche estetiche (talvolta caricaturali) o caratteriali che non sono proprie della razza (i setter irlandesi, per esempio, sono spesso utilizzati esclusivamente come cani da show e molti hanno perso l’istinto per la caccia) e che talvolta la portano a netti peggioramenti. Spesso c’è chi ricorre ad incroci con altre razze formando soggetti più grossi, più alti, ecc. che possono poi, in sede di esposizioni essere premiati e diventare quindi preziosi per gli accoppiamenti anche se non hanno più quelle attitudini e quegli istinti tipici della razza. C’è da dire che una buona selezione (mirata alle attitudini e alla tipicità dell’aspetto) migliora la razza e non può in alcun modo nuocerle. Come abbiamo già detto per fare ciò è necessario operare con il miglior 5% dei soggetti o al meglio con l' 1%. Servirebbero però degli appositi registri con opportuni piani di selezioni, club e associazioni deputate a svolgere un compito di controllo sui soggetti.

Qualunque sia il contesto in cui viene giudicato un cane (o qualsiasi altro animale) dovrebbero essere presi in considerazione tre tipi di bellezza che sono:

Bellezza armonica: per quanto riguarda l’armonia e le proporzioni

Bellezza convenzionale: per quel che riguarda lo standard depositato della razza

Bellezza zootecnica: di adattamento o di utilità secondo lo scopo per cui l’animale è nato

Soffermiamoci su questo punto: un cane da caccia deve essere tale e non da compagnia poiché altrimenti avrebbe altre caratteristiche. Perché molti acquirenti di terrier, interessati più alle esposizioni che alla caccia, si lamentano per il carattere nevrile del loro cane? Probabilmente perché spesso questo tipo di cane conserva il suo istinto da predatore a cui però non riesce a dar sfogo se non sul povero gattino di turno che si può ritrovare a portata di bocca.

Spesso nell’allevamento possono essere utilizzati soggetti con lo stesso sangue per fissare certi caratteri; più è alta la consanguineità e più gli animali sono simili. La consanguineità rimane pur sempre un’arma a doppio taglio poiché fissa sia i caratteri positivi sia quelli negativi. Bisogna perciò che l’allevatore che opera in consanguineità conosca bene i difetti dei propri cani per potere poi incrociare nuovamente i suoi cani con linee di sangue che non li presentino. Gli effetti collaterali della consanguineità sono sicuramente la riduzione di prolificità e di vigore, l’apparire di anomalie e, in particolar modo, una progressiva diminuzione della variabilità genetica. Se continuassimo ad accoppiare ripetutamente, per tutte le cucciolate, fratelli con sorelle, teoricamente dopo circa 18 generazioni saremmo praticamente certi di avere tutti soggetti identici e che quindi accoppiati fra loro darebbero soggetti sempre uguali. Il numero di caratteri positivi sarebbe però probabilmente uguale a quello dei caratteri negativi e quindi non avremmo ottenuto alcun beneficio.

Il miglior metodo di selezione rimane, comunque, quello naturale poiché solo i soggetti migliori sono quelli che si riproducono: questo significa che, più riusciremo a ricreare per il nostro cane le condizioni a lui più adatte e naturali, più i risultati del nostro allevamento saranno buoni.

LE TRE LEGGI DI MENDEL

Gregorio Mendel ipotizzò che ogni carattere è determinato da un fattore ereditario (oggi chiamato gene) che può presentarsi sotto due forme alternative differenti, dette alleli.

La prima legge detta anche della dominanza afferma che dei caratteri costituenti una coppia d’alleli l’uno, detto dominante, prevale sull’altro recessivo. (Questo comporta, per esempio, che, accoppiando un albino con un soggetto sano, difficilmente si presenteranno in prima generazione degli albini poiché l’allele dell’albinismo è recessivo e, se un soggetto presenta per il carattere colore un allele recessivo ed uno dominante, l’unico che si manifesta visivamente è quello dominante mentre quello recessivo si ripresenterà solo nelle generazioni successive; l’unico modo perché si manifesti visivamente un allele recessivo è che il soggetto abbia entrambi gli alleli dello stesso tipo e che quindi, nel nostro caso, il genitore non albino sia anch’esso portatore)

La seconda legge detta anche della segregazione o della purezza dei gameti, afferma che i due alleli si disgiungono alla formazione dei gameti (spermatozoo e uovo), i quali quindi presentano uno solo degli alleli per ciascun carattere. (Quindi il patrimonio genetico del padre partecipa al 50% con quello della madre)

La terza legge detta anche dell’indipendenza afferma che ogni coppia d’alleli si comporta indipendentemente dalle altre, ricombinandosi nelle generazioni successive secondo le leggi della probabilità.

La prima legge di Mendel si rivelò, in seguito, inesatta poiché spesso si hanno fenomeni di dominanza incompleta, quando ad esempio dall’incrocio di un cane dal manto nero con uno fulvo ne risulta un colore che è una semplice via di mezzo; inoltre può capitare che queste leggi si rivelino inesatte in occasione di fenomeni genetici quali, per esempio, le mutazioni.

 

Emanuele Peghetti.