Un Jagd Terrier all'inseguimento della preda
Trattando i cani da tana parleremo delle due tipologie possibili che formano tra l’altro due tra i dieci gruppi di cani riconosciuti dall’ Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (E.N.C.I.): i terrier (gruppo 3) ed i bassotti (gruppo 4 ).
Ho avuto modo di osservare al lavoro tre di questi cani e precisamente due terrier (un Deutscher Jagd terrier e un Patterdale terrier) ed un bassotto a pelo duro.
Cominceremo parlando dei terrier: questo tipo di cane nasce per la necessità di combattere gli animali nocivi che potevano essere per esempio i topi, le volpi e al giorno d’oggi i cinghiali; la lotta che il cane doveva compiere era di fatto testa a testa poiché nella maggior parte dei casi si svolgeva sotto terra (da qui terrier) nella tana di questi animali: nasce dunque il terrier, specializzato nella lotta sotteranea agli animali nocivi. Il fatto che il loro utilizzo sia stato destinato a quello della caccia va ricercato nelle origini ed in particolar modo in quelle geografiche: essendo cani di provenienza britannica ed essendo in Inghilterra la caccia considerata uno sport (si prenda ad esempio la tradizionale caccia alla volpe nella quale il terrier però rivestiva un ruolo secondario in quanto la vera e propria caccia da cavallo era praticata con i segugi e soltanto se la volpe si rifugiava nella tana si usavano i terrier per stanarla) al posto di usare espedienti quali bocconi avvelenati o trappole contro gli animali nocivi quali volpi, topi, faine, gatti,ecc. si preferì usare questi cani affrontando il problema direttament econ cani appositamente selezionati.In Inghilterra dl resto i terrier di tipo bull venivano anche usati per l’abbattimento di tori in quegli scontri che venivano chiamati “bull baiting” e talvolta si organizzavano anche delle competizioni per cui il cane vincitore doveva uccidere il maggior numero di topi in un tempo prestabilito: il cosiddetto “rat killing”. Nel corso degli anni ed in particolar modo dopo le due guerre mondiali il cane (e pertanto anche i cani da tana) è diventato sempre più un “oggetto” di lusso e così alcuni cominciarono ad alevare quelli dall’ aspetto più apprezzabile non più per quello che un tempo era il loro reale utilizzo ma piuttosto come cane da compagnia e da esposizione facendo perdere sempre più quegli istinti e quelle attitudini naturali che il cane aveva fino ad allora conservato. Questa selezione che a parere dei veri appassionati di razza non può essere che sbagliata ha portato via via negli anni fino ad arrivarer ai giorni nostri a far sì che delle 33 razze di terrier che risultano iscritte alla Federazione Cinofila Internazionale (F.C.I.) soltanto poche di queste siano ancora adatte al tipo di caccia che gli dovrebbe essere tipico. Che poi si arrivi come è capitato in talune occasioni quali anche mostre canine piuttosto importanti a vantarsi del fatto che il proprio cane non sia mai stato a caccia può essere ancor più dannoso poiché potrebbe condizionare il pensiero di coloro che stanno ascoltando il discorso senza però pensare che in fondo la vera crudeltà non sta nella caccia ma piuttosto nel reprimere il proprio cane impedendogli di fare quello che più gli piacerebbe e riuscirebbe meglio.
E’ importante precisare poi che qualunque sia il contesto in cui viene giudicato un cane (o qualsiasi altro animale) dovrebbero essere presi in considerazione tre tipi di bellezza che sono :
bellezza armonica: per quanto riguarda l’armonia e le proporzioni
bellezza convenzionale: per quel che riguarda lo standard depositato della razza
bellezza zootecnica: di adattamento o di utilità secondo lo scopo per cui l’animale è nato
Ed è su questo “concetto di bello” che mi voglio soffermare, sulla bellezza zootecnica: un cane da caccia deve essere tale e non da compagnia poiché altrimenti avrebbe altre caratteristiche. Perché molti acquirenti di terrier si lamentano per il carattere nevrile del loro cane? Probabilmente perché spesso questo tipo di cane conserva il suo istinto predatore a cui però non riesce a dar svogo se non sul povero gattino di turno che si può ritrovare a portata di bocca facendo una passeggiata per un centro abitato.
Poste queste premesse cominceremo a parlare di quelle, seppur poche, razze che ancora oggi sono rimaste funzionali e cioè alcuni Fox, Lakeland, Welsh ma in particolare lo Jagd e alcune di quelle razze che però non vengono riconosciute ufficialmente dalla F.C.I. quale per esempio il Patterdale. Queste razze provengono generalmente da quegli stati in cui le razze da lavoro vengono distinte da quelle da esposizione o compagnia; sono le razze funzionali per eccellenza in quanto selezionate per tutte quelle doti caratteriali e funzionali che distinguono il cane da lavoro e non per quelle caratteristiche che sono esclusivamente estetiche, queste passano in secondo piano rispetto alle prime.
Parliamo del Patterdale: è un terrier poco diffuso in Italia ma probabilmente questo è dovuto al fatto che molti ne ignorano l' esistenza e non certo per la sua mancanza di doti venatorie. Gli esemplari che ho avuto modo di osservare sono stati recentemente importati dalla Scozia da un allevatore di Parma. Non essendo un cane ufficialmente riconosciuto è abbastanza difficile reperire materiale storico e risalire alle sue origini ma non ci è difficile capire che ha una marcia in più sia fisicamente che caratterialmente: è un cane decisamente più testardo degli altri terrier infatti tende a cercare lo scontro fisico diretto anche se l’animale che sta cacciando ha dimensioni decisamente superiori a lui come (ad esempio un cinghiale) mettendo a rischio la sua incolumità fisica e la sua stessa vita come farebbe un cane a presa; la mole e la prestanza fisica sono anch’esse generalmente superiori poiché più alto e pesante di quasi tutte le altre razze di terrier . Riassumendo brevemente uno standard pubblicato dall’ A.K.C. possiamo dire che il Patterdale deve essere così:
Aspetto
generale: un cane robusto, forte, vigoroso ma allo
stesso tempo attivo, agile e scattante. Il
torace non è molto ampio. Come tutte le razze di terrier da lavoro deve
essere in grado di passare attraverso quei piccoli passaggi sotterranei dove si
nascondono le prede che deve inseguire. Misura all’ incirca tra gli 11 ed i 15
pollici.
Testa:
la testa e la bocca devono essere forti e potenti
(eventuali ciccatrici che il cane si è procurato al lavoro non pregiudicano ma
valorizzano le qualità giudicate nelle esposizioni).
Orecchie:
devono essere di una taglia limitata, non troppo lunghe ma neanche
corte.Cadentiverso la guancia.
Colore:
può essere nero, fulvo e di diverse altre colorazioni ma generalmente gli
allevatori tendono a preferire il colore nero con i piedi ed il petto colorati
di bianco.
Corpo:deve
dare un’apparenza attiva.Il torace non deve essere troppo sviluppato
Il Patterdale è probabilmente uno dei progenitori di quello che in Italia è uno dei terrier più allevati e che conserva se ben allevato delle spiccate attitudini per l’attività venatoria: il Deutscher Jagd terrier.
Passeremo ora a parlare di quello che in Italia è uno dei pochi, purtroppo, terrier riconosciuti dalla F.C.I. che viene tutt’oggi utilizzato per la caccia.Le origini di questo cane sono abbastanza recenti in quanto si comincia a parlare della razza all’incirca negli anni ’70. Basti pensare che lo standard di razza è stato reso pubblico nel 30 novembre del 1981. Probabilmente la base genetica da cui nacque il primo Jagd terrier fu quella dell’incrocio fra un Fox terrier nero focato e un terrier da lavoro con caratteristiche simili ad un Patterdale.L’istinto venatorio nello Jagd come nel Patterdale è altissimo e quindi sarebbe un peccato non poterlo vedere al lavoro su di una preda per scovarla rincorerla e abbaiarla, sì perché quando si lancia in rincorsa di una preda che sempre più spesso è il cinghiale (vedi foto) l’abbaia con due differenti toni di voce, mentre la mantiene in movimento con un tono più acuto tendendo sempre a mantenerla nella stessa posizione pur rincorrendola per stancarla e quando questa per stanchezza si ferma allora il tono si fa più cupo ed è allora che si cerca di intervenire poiché il cane cercherà di aggredire la preda e questa di difendersi (se la preda è un cinghiale possiamo ben immaginare che può causare non pochi danni su un cane di circa 10 Kg.); questo naturalmente non accade nella caccia in tana poiché l’animale si rifugierà in qualche anfratto e il cane lo inseguirà per finirlo.E’ dunque un cacciatore polivalente perché riesce nei tipi di caccia più diversi: sia in quello della piccola selvaggina adattandosi talvolta anche a fagiani e lepri che nella caccia grossa su cinghiali e caprioli, cervi, ecc.). Grazie a queste caratteristiche è particolarmente apprezzato dai cacciatori e quindi solo una piccola parte rischia di rimanere inutilizzata nel salotto di una casa. Per quello che riguarda le caratteristiche fisiche riporto lo standard pubblicato il 30/11/1981 dalla F.C.I. :
Dentatura molto
forte, con buona chiusura a forbice.
Tutto l’insieme delle doti fisiche e caratteriali spiega come mai lo Jagd terrier è considerato da molti e probabilmente a ragione il miglior compagno di caccia che un cacciatore possa desiderare ma come al solito solo l’esperienza diretta può spiegare certe cose…provare per credere.
Un caso a se sono i cani da tana appartenenti al gruppo 4 ovvero i bassotti. Come ho già detto appartengono ad un gruppo diverso da quello dei terrier. Il bassotto si differenzia da questi anche per le proprie attitudini infatti caccia le sue prede sia sopra la terra che sotto, in tana. E’ quindi un tipo di caccia per certi aspetti simile a quella di un segugio (anche se le proporzioni fisiche stesse lo smentiscono) ma per altri a quella di un terrier: il fatto di cacciare sia sopra che sotto terra è dunque l’unico motivo per cui non può essere messo nel gruppo dei segugi con cui ha tanto in comune ma nemmeno in quello dei terrier con cui ha in comune la tipologia di caccia, nella tana. Deve essere in grado di praticare i due tipi di caccia e quindi viene testato grazie a prove multiattitudinali (V.P.) e una prova di tana (B.H.F.K.). Non importerà ricordare che tutto quello che ho già detto per i terrier riguardo alla perdita degli istinti e alla mancanza di abilità teoricamente naturali vale anche per molti altri cani e certamente anche per i bassotti. Passiamo a parlare delle prove di cui ho accennato che si suddividono così :
1)Prova di tana
2)Prova multipla:
Traccia di sangue
Cerca nel bosco e dressaggio
Voce su traccia di lepre
La prova di tana simula lo scovo e l’abbattimento dell’animale in tana, spiegherò in pratica di cosa si tratta: vengono messi in una serie di tunnel artificiali collegati assieme un bassotto ed una volpe, il compito del bassotto è quello di dover raggiungere la preda per poter poi combatterla e abbatterla, in realtà appena comincia il duello grazie a dei coperchi che permettono l’accesso al tunnel vengono divisi i due animali in modo tale da non apportare danni a nessuno dei due, inoltre per l’incolumità della volpe non viene effettuata più di una prova al giorno cosicchè questa non venga stressata più del dovuto. C’è da dire che il bassotto è un cane estremamente testardo che se non riesce scavando ad entrare nella tana è capace di rimanere immobile per ore senza fare il minimo rumore di fronte a questa, aspettando l’uscita della preda; di qui l’importanza fondamentale di avere un padrone che si sappia comportare e muovere armoniosamente al cane.
Per quel che riguarda la prova multipla, invece si può dire che si compone come abbiamo visto di tre prove in cui, nelle prime due il cane dovrà usare il fiuto per il raggiungimento di un animale ferito e successivamente dare prova di controllabilità rispetto al padrone, nella terza, il cane userà il suo fiuto su quella che è invece una traccia odorosa molto più lieve rispetto a quella del sangue dato che la lepre lascia un odore poco percettibile al naso del cane: saremo sicuri che se il cane si comporta nella maniera che ci dovremmo aspettare su questa traccia allora lo farà anche in presenza di selvatici più “facili”. In pratica la prova multipla consiste nella simulazione della ricerca e del recupero di animali feriti: nonostante la precisione e la potenza delle carabine odierne può capitare che il cacciatore, sbagliando nel loro utilizzo, non uccida la preda causando però spesso traumi o ferite all’ animale, che sia la rottura di una zampa oppure una semplice ferita con perdita di sangue: in questo modo specialmente se stiamo prede di grosse dimensioni, queste potrebbero trascinarsi per chilometri e morire dissanguate tra molte sofferenze. Dovendo il cacciatore assicurarsi invece una morte veloce e il più indolore possibile nel caso in cui non riesca ad uccidere la preda e questa fugga per nascondersi dovrà anche procedere velocemente al ritrovamento e all’ uccisione della stessa. Per fare questo si procede generalmente come per i punti della prova simulata: individuata la parcella di caccia in cui si vuole operare grazie alla tracciatura eseguita con il cane al guinzaglio si libera quest’ultimo per scovare l’animale. Viene dunque eseguito il cosiddetto dressaggio durante il quale l’ ausiliario deve comportarsi armoniosamente (condotta al piede) al cane. Scovato l’animale si procede all’uccisione e, nel caso in cui ci siano altri animali da recuperare il cane dovrà essere in grado di fare la guardia al selvatico abbattuto contro altri selvatici o, nel caso, allo zaino del padrone. Questa procedura naturalmente può avvenire anche eseguita per il semplice censimento e la selezione degli animali, pratica necessaria per il controllo del territorio.
Per quanto riguarda l’aspetto fisico del bassotto possiamo dire innanzitutto che se ne distinguono tre tipologie di pelo: bassotto a pelo corto, lungo o a pelo duro. Di questi tre tipi se ne distinguono due varietà di taglia: standard e nano. Pur essendo morfologicamente simili le tre l’unica razza che ha continuato ad essere selezionata quasi esclusivamente per la caccia (soprattutto in Inghilterra, Germania e Svizzera) è stato il bassotto a pelo duro: probabilmente è proprio per la sua rusticità, ossia per la capacità di mantenersi in buona salute e di sapersi adattare alle situazioni più diverse, per il carattere deciso ed ostinato, per la sua resistenza alla fatica sui terreni più diversi ed insidiosi che continua ad essere utilizzato per la caccia in tana e nalla ricerca dei selvatici. Riguardo al fenomeno “bassotismo”vi sono diversi pareri: su quali siano le origini del caso, che sia stato un carattere voluto e ricercato dall’uomo comunque non vi è dubbio; sicuramente in natura non si sarebbe arrivati a queste caratteristiche fisiche dato che generalmente le anomalie tendono a non accentuarsi ma a “normalizzarsi”. L’ipotesi più probabile è che il cacciatore che ha usato durante i secoli questo tipo di cane si sia reso sempre più conto che se si fosse arrivati a determinate caratteristiche si sarebbe arrivati ad avere anche il tipo di cane ideale per la caccia in tana.
Il bassotto è sicuramente un cane che per vivere al meglio ha bisogno di un suo spazio vitale all’aria aperta e della possibilità di muoversi, deve avere possibilmente un padrone che abbia voglia di fargli assaporare quelle emozioni particolari che sa provare e far provare durante la caccia. E’ infatti in queste situazioni che che lo si può vedere al massimo delle sue energie e della sua vitalità, forse proprio perché le apprezza maggiormente della vita casalinga.
Le sue origini sono tedesche, probabilmente deriva dall’ incrocio fra bassotti a pelo corto e schnawzer con qualche traccia di terrier. L’aspetto tipico del bassotto si è ottenuto grazie ad una lunghissima selezione che, tra l’altro, ha contribuito a garantire la rusticità della razza, mirata soprattutto allo scopo di ottenere un cane ottimale per la caccia in tana. Riporto anche per il bassotto a pelo duro la traduzione dello standard pubblicato dalla F.C.I. il 27 gennaio del 1969:
Aspetto generale:
Cane basso, lungo di corpo, forte e
muscoloso, molto compatto, la testa deve avere
portamento vivace e fiero. Nonostante le dimensioni degli arti a
confronto con la lunghezza del corpo il cane non deve apparire sgraziato,
intralciato nei movimenti e neppure deve
essere esile come una donnola.
Testa
e collo: La testa allungata vista dall’alto e di profilo va restringendosi
uniformemente verso il tartufo. Il cranio deve essere leggermente convesso
longitudinalmente e si inserisce
Orecchie:devono essere attaccate
in alto e non troppo in avanti, larghe ma non troppo lunghe, la punta
dell’orecchio deve presentarsi molto arrotondata, non deve assolutamnete
essere accartocciata. Devono essere molto mobili e aderenti alla guancia.
Collo:sufficentemente
lungo, muscoloso, asciutto e convesso verso la nuca, non deve presentare
giogaia,è portato generalmente eretto conferendo alla testa una posizione
rilassata.
Bassotto a pelo
duro:
b) colore del pelo:
Tutti i colori sono ammessi macchie bianche al petto sono ammesse ma non
desiderabili.
Emanuele Peghetti.