STORIE DI LUPI DAL POLLINO

di Gianluca Catullo

g.catullo@wwf.it

L’ antenna rotea velocemente nelle mani esperte di Marco, uno dei ricercatori dell’Università di Roma afferenti al gruppo del prof. Boitani, fin quando il "bip" emesso dal radiocollare di Mauro diventa più potente e nitido. Ci troviamo nel cuore dell’Orsomarso, nella porzione meridionale del Parco Nazionale del Pollino. E Mauro è uno splendido esemplare di lupo (Canis lupus) al quale, lo scorso maggio, dopo una cattura costata mesi di intenso lavoro, è stato applicato un radiocollare. La scelta del nome non è casuale. Mauro Tripepi, il presidente del Parco, è colui che ha fortemente voluto questo ed altri progetti di ricerca, collocando il Parco del Pollino tra i capofila del settore della ricerca faunistica finalizzata alla conservazione. Troppo spesso infatti, nelle aree protette italiane, con un approccio ormai antiquato e superato, si tenta di fare conservazione senza il supporto di dati scientifici oggettivi.

Marco mi fa notare che il segnale emesso dal radiocollare varia continuamente in intensità: ciò significa che il nostro lupo si sta spostando.

Mentre parla dalla sua voce traspare un po' di sollievo: solo un giorno prima i ragazzi del gruppo di ricerca avevano rinvenuto il cadavere di un giovane lupo e, poco lontano, le carcasse di due capre imbottite di veleno. Per fortuna Mauro si è tenuto lontano da quel posto e il pericolo sembra ormai scampato visto che le guardie del Corpo Forestale hanno provveduto a distruggere le carcasse.

Da anni in PoIIino si combatte un'aspra battaglia che vede contrapposti allevatori e lupi e che sfocia, ancora troppo spesso, in episodi come quello appena raccontato.

Paolo Ciucci, il responsabile della ricerca, racconta con orgoglio che al momento i suoi (oltre a Mauro ci sono anche Rebecca e Luigi) sono gli unici lupi in tutta Europa muniti di radiocollare. Con la tecnica del radiotracking è possibile localizzare e seguire a distanza gli animali e acquisire informazioni fondamentali quali l'uso del territorio, le associazioni all'interno del branco, i ritmi di attività. Secondo le ultime stime, nelle zone più vitali del parco dovrebbero essere presenti non meno di 7-8 branchi costituiti da gruppi familiari di dimensione variabile (in media costituiti da 2-7 individui ciascuno). I lupi del Pollino sembrano essere in buona salute perché vivono in un'area ancora straordinariamente integra, con una buona disponibilità di prede (soprattutto cinghiali) e una scarsa densità antropica. D'altro canto il fenomeno del bracconaggio sul lupo è ancora vivo, e non solo nel Pollino. In tutta Italia si stima che più del 15% dell'intera popolazione sia soggetta ogni anno ad abbattimenti illegali: è impensabile che dopo quasi 30 anni di protezione legale così tanti lupi debbano continuare a morire in questa maniera.

Per porre un freno a questa lunga serie di avvelenamenti e uccisioni il Parco del Pollino, beneficiando di un cofinanziamento della U.E., ha avviato il progetto LIFE NATURA "Salvaguardia del lupo nel Parco Nazionale del Pollino" che integra e completa il preesistente progetto di ricerca sul carnivoro.

Nel progetto LIFE, 'che si protrarrà fino a tutto il 2002, sono previste numerose azioni a sostegno degli allevatori, come la cessione di recinzioni elettrificate per la protezione del bestiame e l'incentivazione dell’utilizzo del cane da guardiania, un efficace sistema di protezione delle greggi impiegato con successo in altre aree italiane come l'Abruzzo e alcune regioni alpine dove il lupo è tornato di recente. Il progetto prevede inoltre un Intenso programma di sensibilizzazione rivolto alle popolazioni locali ed il Parco ha ritenuto di affidare queste attività al WWF Italia che, col fondamentale supporto delle sezioni locali, sta lavorando per valorizzare il lupo non solo dal punto di vista ecologico, ma anche da quello culturale, turistico ed economico. Le azioni di sensibilizzazione sono rivolte alle scuole dei comuni del Parco, agli operatori turistici locali, agli amministratori e così via, fino ad arrivare a coinvolgere i veterinari, collegamento strategico tra il Parco e gli allevatori. Particolare attenzione viene riservata infine agli allevatori stessi, attraverso un contatto diretto e capillare finalizzato a spiegare loro come sia possibile convivere pacificamente con questa specie.

Solo modificando la visione distorta che alcune porzioni delle popolazioni locali hanno sviluppato nei confronti del lupo possiamo sperare di garantirgli un futuro diverso. Un vecchio detto indiano che citava Paolo Ciucci condensa efficacemente il concetto: "Se tu parli agli animali, loro anche ti parleranno, così vi conoscerete. Se non parli agli animali, non li conoscerai mai. E ciò che non conosci lo temerai sempre. Ciò che si teme, si distrugge"..

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