Comunicati stampa - 1999

Eliminazione semaforo posto all'incrocio tra via Ancona e via Fonte Damo

Appoggiando le lamentele dei cittadini apparse sul
newsgroup e avendo già constatato da tempo che il semaforo in oggetto non funziona correttamente e che sarebbe enormemente più corretto realizzare una rotatoria, facciamo notare che soltanto dalle nostre parti si continuano ad istallare semafori ad ogni incrocio quando si sa benissimo che questi causano code, ulteriore inquinamento, non agevolano il traffico e sono la causa di molti incidenti urbani.

Nelle regioni del Nord, ma soprattutto da molti anni nel resto d'Europa, si realizzano circonvalazioni in cui si dà la precedenza per entrare nella rotatoria e poi vi si può girare, con il diritto di precedenza, fino ad incontrare la strada da imboccare per uscire dalla stessa.

Non si capisce perchè dalle nostre parti, e soprattutto in una zona in cui di certo non manca spazio, non possa realizzarsi una rotatoria. Il semaforo tra l'altro non funziona a dovere, infatti, quando hanno il verde quelli che provengono da Chiaravalle e svoltano a sinistra per l'ingresso Jesi-est della superstrada, quelli che devono fare il percorso al contrario hanno il rosso. Perchè non dare il verde? Non si incrocierebbero con nessuno! Per non parlare poi dei tempi di attesa! Gli automobilisti devono per forza sprecare tempo, benzina e pazienza? Perchè far formare delle lunghe code e aspettare il verde se dall'altra parte non c'è nessuno? E d'altro canto, perchè chi proviene da strade meno trafficate deve attendere minuti e minuti se con una rotatoria è possibile risolvere contemporaneamente il problema delle code, del risparmio energetico e dell'inquinamento superfluo?

Speriamo che l'Amministrazione comunale voglia dare una risposta celere e risolutiva alla questione posta dai cittadini.

Jesi, 13/12/'99
WWF Italia Sezione Jesi e Vallesina


Le Marche: una Regione da Scavare!

CON UN COLPO DI MANO SI VUOLE CONCEDERE AI CAVATORI LA LIBERTA' DI DEVASTARE IL NOSTRO TERRITORIO

Il WWF denuncia il tentativo di svuotare di significato la Legge regionale sulle attività estrattive approvata nel Dicembre 1997 ed attuata fino ad oggi solo attraverso deroghe, rinvii e mancato rispetto di tempi e scadenze. La mancata realizzazione del Piano Cave regionale apre le porte ad una liberalizzazione delle attività estrattive legalizzata da una proposta di modifica della norma transitoria che il WWF giudica scandalosa.
Mentre si svolge a Roma la prima Conferenza Nazionale sul Paesaggio la Regione Marche si prepara a concedere ai cavatori la libertà di cava in deroga a tutti i vincoli di tutela del territorio. Il WWF lo aveva annunciato e denunciato da tempo: "Si vuole legalizzare il saccheggio del territorio regionale consegnandolo liberamente nelle mani dei cavatori". La nuova Legge regionale sulle attività estrattive (L.R. n.71) è stata approvata nel dicembre del 1997 dopo mesi di polemiche e manifestazioni in piazza di cavatori ed ambientalisti. Annunciata come una svolta nella gestione del territorio per le Marche si è trasformata in un colossale imbroglio che tutela senza ritegno solo gli interessi privati delle imprese estrattive cancellando la salvaguardia del territorio e del paesaggio.
La nuova maggioranza di centro sinistra arrivata al Governo della Regione dopo una pluridecennale attesa aveva inserito nel proprio programma la riforma della vecchia Legge regionale n°37 sulle attività estrattive approvata nel 1980 e caratterizzata dalla sua mancata applicazione, da proroghe, deroghe e scandali giudiziari per progetti di recupero ambientale con milioni di metri cubi di materiale scavato che si trasformavano di fatto in nuove coltivazioni di cave illegali. Dopo 17 anni dall'approvazione della Legge n° 37/80 si attendeva ancora la redazione del Piano Cave. Il Governo regionale con la nuova Legge si impegnava quindi a stabilire la chiarezza delle regole e la redazione del Piano Cave come documento di programmazione regionale, delegando alle Province la redazione di successivi Piani provinciali. La nuova Legge concedeva già ai cavatori le esenzioni ai vincoli stabiliti dal PPAR prevedendo la possibilità di ampliare cave esistenti ed aprire nuove cave anche in aree sottoposte a rigorosi vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici. In nome della libertà d'impresa e del mercato si concedevano agli imprenditori porzioni di territorio protetto da vincoli stabilendo però con una specifica norma transitoria (Art.25 L.R. 71/97) tempi certi (24 mesi) e quantitativi massimi per ogni tipologia di materiali da estrarre in modo da soddisfare il fabbisogno regionale dei materiali stimato sulla base dei dati forniti dagli stessi cavatori. Le imprese hanno quindi usufruito con la nuova Legge di numerose concessioni per il mantenimento dei loro profitti, ma oggi sembra che tutto questo non sia sufficiente. I cavatori vogliono continuare a scavare liberamente materiali inerti dai nostri monti, fiumi e vallate alluvionali. Nonostante la Giunta regionale abbia approvato ufficialmente all'inizio di questa settimana l'elenco dei progetti e delle imprese che potranno usufruire della norma transitoria in deroga ai vincoli paesaggistici la IV Commissione discute la proposta di Legge n.358 che modificando la Legge n° 71 del 1997 di fatto liberalizza l'esercizio di cava nella Regione rendendo inutile il futuro Piano Cave, di cui nonostante la scadenza dei termini fissati dalla nuova Legge non si ha più notizia.
La proposta di Legge prevede per il calcare massiccio con purezza superiore al 98% la possibilità di estrazione anche in deroga ai divieti di cui all'art.6 comma 3. In pratica nelle magnifiche gole calcaree delle Marche (Gola della Rossa in particolare !) si potrà continuare a scavare materiali anche in presenza di aree archeologiche o di interesse archeologico, nelle aree floristiche protette o di rilevante interesse ai fini della biodiversità vegetazionale, nei boschi di alto fusto originari e nei boschi con prevalenza di faggio, castagno e leccio, nelle aree bio-Italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, nei Parchi e nelle Riserve naturali, nelle Oasi di Protezione della fauna, nei Parchi archeologici, nelle Riserve naturali e storico culturali individuate dalla tavola n°11 del PPAR.
Ma non basta ! per argilla, aggregati argillosi e sabbiosi, conglomerati, sabbia e ghiaia saranno possibili ampliamenti di cave in attività e aperture di nuove cave per tutti gli imprenditori che alla data del 30 giugno del 1999 risultano essere titolari di una autorizzazione in scadenza entro il 30 giugno 2001, generalizzando di fatto la norma transitoria in attesa di un Piano Cave ormai privo di significato.
Se e quando sarà redatto il Piano Cave non si potrà fare altro che prendere atto dell'occupazione selvaggia del territorio da parte delle imprese estrattive che avranno così messo una forte ipoteca sul futuro del paesaggio della nostra Regione. Al WWF non resta che gridare allo scandalo e denunciare questo comportamento indecente. La storia si ripete ! le Leggi vengono calpestate e manipolate senza alcun ritegno e senza alcun rispetto per l'interesse pubblico sancito dall'art.9 della Costituzione. Il paesaggio marchigiano e il territorio che lo compone, illustrato nei manifesti patinati dell'ultima campagna di promozione turistica della nostra Regione, vengono dati in pasto ai cavatori senza nessuno scrupolo, smentendo programmi, dichiarazioni pubbliche e Leggi approvate con l'illusione di dare un segnale di svolta, di cambiamento nel Governo di questa Regione, di onestà politica, intellettuale e morale. Questo sarebbe il "Buon Governo" della maggioranza di centro sinistra che ha governato in questa ultima legislatura ? Dove è finita ormai la diversità della "Sinistra" nell'amministrazione del bene pubblico, l'attenzione alla gestione degli interessi diffusi dell'intera collettività?
Per noi ambientalisti quanto accaduto sul fronte delle cave, ma per la caccia gli atteggiamenti non cambiano, è una delusione ed uno scandalo.
Alle generazioni future l'attuale classe politica (di destra, di centro o di sinistra) lascerà in eredità solo un territorio devastato e deturpato da centinaia di cave per riempire di denaro le tasche di qualche imprenditore, perdendo una risorsa unica e insostituibile come il Paesaggio e la Natura.
Non ci resta, con amarezza, che citare una antica profezia degli indiani nordamericani (un popolo già vittima della stessa logica che oggi guida chi amministra la nostra Regione):

"Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, soltanto allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare"

Macerata, 14/10/1999
WWF Italia Sezione Regionale Marche


Allarme cave! Il paesaggio delle Marche nelle mani dei cavatori

"Allarme Cave !" lanciato dal WWF per le Marche. La nuova Legge regionale del 1997 non viene applicata e si preparano modifiche che cancellano i vincoli di tutela del Paesaggio e del Territorio prevedendo ampliamenti e l'apertura di nuove Cave in aree protette e vincolate. A Roma si apre la prima Conferenza Nazionale sul Paesaggio e la Regione Marche cancella la "Legge Galasso".

ALLARME CAVE !
IL PAESAGGIO DELLE MARCHE NELLE MANI DEI CAVATORI

Mentre si svolge a Roma la prima Conferenza Nazionale sul Paesaggio la Regione Marche si prepara a concedere ai cavatori la libertà di cava in deroga a tutti i vincoli di tutela del territorio. Il WWF in un dettagliato documento denuncia il tentativo di stravolgere la Legge regionale sulle attività estrattive approvata nel dicembre del 1997 e non ancora attuata: "Si vuole legalizzare il saccheggio del territorio regionale consegnandolo liberamente nelle mani dei cavatori". La gestione delle attività estrattive è una delle deleghe che lo Stato affida alle Regioni e nelle Marche questa gestione del territorio e del Paesaggio si è trasformata in un colossale imbroglio che tutela senza ritegno solo gli interessi privati delle imprese estrattive cancellando la "Legge Galasso" e tutta la normativa nazionale e regionale che dovrebbe salvaguardare proprio il territorio ed il Paesaggio.
Le Marche attendevano un Piano Cave dal 1980, dopo 19 anni con la nuova Legge il documento di programmazione delle attività estrattive doveva essere finalmente approvato. Al suo posto invece la Regione si prepara ad approvare a fine legislatura modifiche di una Legge mai applicata per favorire esclusivamente gli interessi economici delle imprese estrattive.
La proposta di Legge n.358 che modifica la Legge n° 71 del 1997 di fatto liberalizza l'esercizio di cava nella Regione rendendo inutile il futuro Piano Cave. Si prevede infatti per il calcare massiccio con purezza superiore al 98% la possibilità di estrazione anche in deroga ai più rigorosi vincoli di tutela del Paesaggio. In pratica nelle magnifiche gole calcaree delle Marche (nel Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e Frasassi in particolare!) si potrà continuare a scavare materiali anche in presenza di aree archeologiche o di interesse archeologico, nelle aree floristiche protette o di rilevante interesse ai fini della biodiversità vegetazionale, nei boschi di alto fusto originari e nei boschi con prevalenza di faggio, castagno e leccio, nelle aree bio-Italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, nei Parchi e nelle Riserve naturali, nelle Oasi di Protezione della fauna, nei Parchi archeologici, nelle Riserve naturali e storico culturali individuate dal Piano Paesaggistico Ambientale Regionale.
Ma non basta! per argilla, aggregati argillosi e sabbiosi, conglomerati, sabbia e ghiaia si generalizza di fatto la norma transitoria concedendo possibilità di ampliamenti e nuove cave a tutti gli imprenditori.

Macerata, 14/10/1999
WWF Italia Sezione regionale Marche


Campagna per la Raccolta differenziata dei rifiuti.

L'Amministrazione Comunale di Jesi e il WWF Jesi e Vallesina hanno pubblicato, in questi giorni sulla rivista locale "Portobello's", un questionario rivolto ai cittadini per verificare le soluzioni che permettano di migliorare l'attività della raccolta differenziata dei rifiuti. Le risposte che i cittadini daranno serviranno per capire quali sono le esigenze per ottimizzare il recupero dei rifiuti e diminuire la quantità portata in discarica. Infatti con la nuova legge Ronchi sarà obbligatorio riciclare una quantità sempre maggiore di rifiuti con conseguente diminuzione delle discariche e della tariffa urbana sui rifiuti. La compilazione del questionario non richiederà più di un paio di minuti, invitiamo quindi la cittadinanza a compilarlo nel proprio interesse. Chi non avesse ricevuto copia del questionario potrà trovarlo alla sezione WWF di Jesi (Via Posterma 8, palazzo ex-carceri) o all'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune (URP - P.zza Indipendenza 1). Per chi ne ha la possibilità potrà
compilarlo direttamente su Internet sul sito WWF Jesi on line (http://www.comune.jesi.an.it/~wwfjesi). Il questionario dovrà essere riconsegnato al WWF o all'URP oppure ai vari punti di raccolta sparsi per la città che troverete elencati sul questionario. Con l'occasione facciamo notare a tutti che la discarica non è un "pozzo senza fondo", dopo alcuni anni si ha una collina di veleni, ma prima di allora (come è già previsto dal D.Lgs. 22/97) si sarà iniziato a costruire nuovi inceneritori per bruciare i rifiuti. Per qualcuno potrebbe sembrare facile dire: "Visto che ci sono questi inceneritori tanto vale non sforzarsi nel dividere e recuperare la nostra spazzatura", ma gli inceneritori inquinano l'aria e i nostri terreni! Noi, come WWF, consigliamo a tutti i cittadini sensibili a partecipare con maggior impegno alla raccolta differenziata separando i rifiuti di casa (vetro, carta, plastica, batterie, etc.) e gettandoli nelle relative campane. La nuova legge sui rifiuti (22/97 - Ronchi) penalizza quei comuni che non riescono a raggiungere una determinata quota di riciclaggio (25-30%), così che in questi ultimi aumenteranno le tasse sui rifiuti. Volete pagare più tasse?
Il motto del WWF è: "Riduci, Ripara, Riusa, Ricicla" quindi, anche quando andiamo a fare la spesa chiediamoci:
se veramente ne abbiamo bisogno;
quali prodotti hanno un imballaggio ridotto;
quali possiamo riparare;
quali possono essere riutilizzati più volte (ad es. spazzolini con le setole intercambiabili o recipienti per ricariche tipo quelle dei detersivi);
quali possiamo riciclare.
La Natura e il portafogli Vi ringraziano!

Jesi, 6/10/1999
WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


“In città senza la mia auto” a Jesi il 22 settembre

Anche il Comune di Jesi partecipa all’iniziativa europea che per un giorno invita i cittadini a lasciare l’automobile a casa e riprendere possesso della propria Città. L’Amministrazione Comunale ha deciso la chiusura al traffico di una zona limitata che va da porta Mazzini all’arco Clementino, ma potrebbe essere l’occasione per prendere la bicicletta e scoprire che tale mezzo è molto pratico per evitare le code, il caldo e lo stress della guida con l’automobile in città. L’utilizzo della bicicletta od anche il mezzo pubblico vi farà vedere la Città ed i suoi abitanti da un altro punto di vista perché potrete curiosare in ogni angolo e senza rischi scoprendo quindi cose mai viste prima o dimenticate. Il WWF di Jesi vi invita quindi almeno per un giorno intero a fare questa esperienza, in ogni caso avrete contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico che nel mese di agosto ha superato spesso le soglie massime consentite dalla legge, e fatto un utile ginnastica. Noi saremo presenti con dei tavoli all’arco Clementino e a Porta Mazzini durante tutta la giornata del 22 settembre.... vieni a trovarci.

Jesi, 15/09/1999
WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


Giornata Europea in città senza la mia auto

WWF e Legambiente aderiscono alla Giornata Europea in città senza la mia auto - 22 settembre 1999, promossa dal Ministero dell’Ambiente “ VOGLIAMO AZIONI CONCRETE PER RIDURRE IL TRAFFICO PRIVATO ED OFFRIRE AI CITTADINI SOLUZIONI ALTERNATIVE PER MUOVERSI IN CITTA’ A BOLOGNA E MILANO AZIONI STRAORDINARIE DI WWF E LEGAMBIENTE CONTRO LE POLITICHE DI INCENTIVO DELL’AUTOMOBILE ANNUNCIATE DAI SINDACI”

WWF Italia e Legambiente aderiscono all’iniziativa promossa dal Ministero dell’Ambiente “In città senza la mia auto” di mercoledì 22 settembre 1999, a cui hanno aderito 82 città italiane. Le Amministrazioni che aderiscono all’iniziativa, per quella giornata si sono impegnate a ridurre drasticamente il traffico motorizzato, ad individuare aree interdette all’automobile, ad offrire ai cittadini soluzioni alternative per la mobilità. WWF e Legambiente vigileranno sulle Amministrazioni affinchè in quella giornata, oltre alla sensibilizzazione dei cittadini, vi siano concrete e drastiche misure di limitazione del traffico privato, chiedendo però che queste non rimangano lo slogan di un giorno ma diventino le soluzioni concrete per salvare le nostre città dal degrado e dalla congestione.
WWF e Legambiente hanno deciso azioni straordinarie nelle città di Milano e Bologna, dove i sindaci Albertini e Guazzaloca, hanno scelto una adesione formale alla giornata Europea del 22 settembre, (rinviando le iniziative di limitazione del traffico alla domenica) perché contrari allo spirito ecologico dell’iniziativa, così come non hanno ancora attuato gli interventi previsti per contrastare l’inquinamento da benzene, ed hanno promesso interventi in materia di traffico che non penalizzino l’automobile. Un atteggiamento irresponsabile, che non fa i conti con le più avanzate esperienze europee, anche di città governate dal centrodestra, che hanno applicando drastiche misure di contenimento dell’auto privata ed offrono alternative di trasporto collettivo efficienti e confortevoli ai propri cittadini. Per queste ragioni organizzeranno nelle due città presidi straordinari di controllo del traffico, in cui sensibilizzare i cittadini sui pericoli per la salute e chiedere misure e soluzioni alternative perla mobilità. A Bologna le due associazioni presidieranno i varchi della ZTL contro la riapertura al traffico del centro storico votata dal Consiglio Comunale, mentre a Milano saranno presenti a S.Babila/Corso Venezia per chiedere l’attuazione del Decreto Benzene, su cui il Comune è inadempiente e la revisione in senso ecologico del Piano Urbano del Traffico.
Anche in molte altre città italiane ,WWF e Legambiente saranno impegnate con iniziative tese a sensibilizzare i cittadini, ed a premere sulle Amministrazioni Comunali affinchè vengano rapidamente adottate regole e tecnologie per una mobilità sostenibile. Tra le altre saranno presenti a Torino, Padova, Venezia, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Catania, Palermo, Pescara, Forlì, Udine, Gorizia, Bari, Brindisi, Pisa, Livorno, Perugia, Belluno, Trento, con le seguenti iniziative:
  • Presidi miranti a far rispettare le regole di limitazione del traffico: Zone a Traffico Limitato, Aree Pedonali, Corsie riservate al trasporto pubblico, sosta selvaggia. Gli strumenti “simpatici” per i presidi saranno le finte multe, i blocchi leggeri sulla strada, attraversamento di strisce pedonali, travestimenti.
  • Tavoli e gazebo di sensibilizzazione in punti strategici della città, con materiali, raccolte di firme, cartoline, petizioni, sia generali che specifiche per ogni città. Gli interventi su cui richiedere il massimo impegno delle Amministrazioni riguardano: l’applicazione rigorosa del Decreto Benzene, la rapida realizzazione delle reti tramviarie e metropolitane, gli interventi di riqualificazione dello spazio stradale che assicurino sicurezza ed accessibilità per gli utenti deboli della strada come pedoni, ciclisti, bambini, anziani.
  • Biciclettate insieme alle associazioni locali e nazionali di promozione dell’uso della bicicletta, in alcune aree significative delle città, miranti al coinvolgimento dei cittadini.
    Infine WWF e Legambiente chiedono anche al Governo impegni precisi per promuovere le alternative all’automobile: l’accelerazione degli investimenti per il trasporto rapido di massa (reti tramviarie e metropolitane) dove ad oltre sette anni dalla legge del 1992 non si è riusciti ad aprire un cantiere e spendere i 10.000 miliardi di risorse assegnate; secondo l’approvazione di un nuovo ed incisivo Piano Generale dei Trasporti che punti con regole e strumenti efficaci al riequilibrio modale verso il trasporto collettivo, il trasporto su ferrovia ed il cabotaggio.

    Roma, 13 settembre 1999
    WWF Italia


    Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi. Gestione trasparente

    Il WWF regionale interviene in merito alle recenti dichiarazioni del Segretario del PDS di Jesi che chiedeva maggiore trasparenza nella gestione dell’Oasi di Ripa Bianca. Nessun monopolio da parte del WWF ma solo il corretto riconoscimento del lavoro svolto in questi anni per la creazione dell’area protetta. Il WWF evidenzia l’impegno già assunto dalla Giunta comunale di Jesi per la conferma della gestione dell’Oasi al WWF.

    OASI WWF RIPA BIANCA DI JESI
    GESTIONE TRASPARENTE

    Il WWF si domanda quali aspetti della gestione dell’Oasi Ripa Bianca di Jesi risulterebbero oscuri per il segretario cittadino del PDS, Franco Ferri, che sulla stampa ha chiesto in questi giorni maggiore trasparenza nell’operato dell’Associazione. La gestione dell’Oasi da parte del WWF è definita da due convenzioni stipulate rispettivamente con l’Amministrazione Comunale di Jesi, per l’area didattica “Sergio Romagnoli”, e la Provincia di Ancona, per l’Oasi provinciale di protezione della fauna) approvate dai due Enti pubblici dopo regolari e trasparenti iter amministrativi. I risultati dei primi tre anni di gestione del WWF sono facilmente riscontrabili visitando l’oasi (fino ad oggi oltre 5000 persone l’hanno fatto) e leggendo le relazioni consegnate all’Amministrazione Comunale di Jesi. Chiedere in modo generico, senza specificare le motivazioni, una maggiore trasparenza nella gestione dell’Oasi significa insinuare oggi dubbi sulla correttezza del lavoro svolto negli ultimi tre anni e screditare l’impegno dell’Associazione, lasciando spazio a possibili strumentalizzazioni da parte di quelle categorie (cacciatori) che da sempre hanno contrastato la nascita di un’area protetta nel territorio del Comune di Jesi e ne ostacolano attualmente un possibile ampliamento.
    Se i dubbi sollevati da Ferri dipendono da problemi politici interni al Comune di Jesi il WWF sottolinea, ancora una volta, la sua completa indipendenza ed estraneità da tutti i partiti politici sulla base di rigorose norme del proprio Statuto ( che prevede l’assoluta incompatibilità tra cariche di rappresentanza nel WWF e cariche istituzionali, politiche e sindacali ) oltre che del regolamento della sede internazionale dell’Associazione dal quale dipende l’utilizzo esclusivo del marchio WWF. Il WWF non rivendica nessun “monopolio delle questioni ambientali” ma il giusto riconoscimento del lavoro svolto con impegno di risorse umane ed economiche sicuramente superiori alle risorse finanziarie investite dall’Amministrazione Comunale di Jesi per la gestione dell’Oasi di Ripa Bianca.
    Fin dalla sua nascita su esplicita richiesta dell’Amministrazione Comunale l’Oasi ha visto il coinvolgimento e l’impegno del WWF, unica Associazione ambientalista o soggetto che, a livello locale e regionale, ha operato per fare dell’Oasi di Ripa Bianca una realtà indiscussa tra le Aree protette delle Marche. Il ruolo insostituibile del WWF nella gestione dell’Oasi di Ripa Bianca è stato confermato dall’impegno assunto dalla Giunta Comunale di Jesi di rinnovare la convezione in atto per i prossimi dieci anni. Per tale conferma non vi sono obblighi di Legge che impongono bandi o gare di appalto per assicurare maggiore trasparenza di quanto fino ad oggi avvenuto. Il WWF è un Ente morale riconosciuto dallo Stato anche come ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), che può gestire aree di interesse naturalistico come propria esclusiva finalità istituzionale, la cui serietà e trasparenza nella gestione è confermata da decine di convenzioni stipulate con Ministeri, Regioni, Province e Comuni, in tutte le regioni italiane. Il WWF si augura pertanto che in previsione della scadenza, nel dicembre di quest’anno, della convenzione triennale l’Amministrazione Comunale di Jesi confermi la sua fiducia nell’operato dell’Associazione, mantenendo gli impegni già assunti per il rinnovo della gestione, valutando l’operato del WWF esclusivamente per i risultati ottenuti sul territorio nel miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita dei cittadini di Jesi.

    Macerata, 30/8/1999
    WWF Italia Sezione Regionale Marche


    Scandalosa API!

    Scandalosa per il WWF la difesa estrema dell’impianto API dopo l’ultimo grave incidente, inaccettabile l’ipotesi di trasferimento degli abitanti e delle infrastrutture e le dichiarazioni di “demagogia” con cui viene liquidata l’ipotesi di chiusura dell’impianto da politici ed Associazioni che hanno condiviso in questi anni lo sviluppo e il potenziamento della raffineria di Falconara. Il WWF accusa: ancora una volta prevalgono gli interessi economici ed aziendali sugli interessi diffusi della collettività: ambiente e salute.

    SCANDALOSA API!

    E’ inaccettabile che dopo le dichiarazioni tranquillizzanti di numerosi Enti, primo fra tutti il Ministero dell’Industria, dopo aver sottovalutato il problema che deriva dalla contiguità della raffineria API con l’abitato di Falconara, con un sistema stradale e ferroviario di interesse nazionale, con un aeroporto (l’unico della regione Marche), dopo aver tentato di ridicolizzare il WWF che, con estrema precisione aveva pubblicamente sollevato questi temi in puntuali Dossier, questi stessi Enti pensino di risolvere la questione spostando i residenti, anziché ammettere l’errore compiuto e pertanto individuare una soluzione alternativa per l’impianto API.
    Scandalose per il WWF le dichiarazioni con cui gli stessi Enti e Associazioni che hanno in questi ultimi anni avvallato l’operato dell’azienda API evidenziano, oggi, i rischi della raffineria e le lacune del piano di emergenza. Alto rischio ambientale la cui unica soluzione si vuol far credere sia l’esodo della popolazione locale.
    Da un decennio, da quando cioè si è data al Ministero dell’Ambiente la facoltà di dichiarare alcune parti del nostro territorio come “zone ad alto rischio ambientale”, si dibatte sulla delocalizzazione degli impianti produttivi a rischio, sulla riconversione delle industrie ad alto impatto, sulla gestione integrata delle attività produttive ricadenti sulle fasce costiere, e quindi appaiono oggi paradossali e stupefacenti le dichiarazioni di quanti, a fronte del preannunciato incidente dell’API di Falconara, sostengono che a fare le valigie debbano essere solo gli abitanti della zona. Incuriosisce poi sapere come costoro intendano risolvere il problema dell’aeroporto Raffaello Sanzio di Ancona, visto che la raffineria risulta essere esattamente nel cono di volo della pista, cioè potenzialmente investita da eventuali incidenti sia in fase di decollo che di atterraggio. Visto che se dovessero essere delocalizzati gli abitanti più esposti al rischio si devono considerare circa 30.000 persone, coloro che sostengono questa tesi devono anche rispondere a due domande inquietanti: cosa comporterebbe in termini di cementificazione lo spostamento delle infrastrutture e delle abitazioni ? e perché si ritiene impensabile e “demagogico” lo spostamento dell’API ?
    Se le uniche risposte possibili sono quelle di ordine economico, tese cioè a mostrare la prevalenza degli interessi privati ed aziendali rispetto ad interessi diffusi e della collettività, allora dobbiamo arrenderci ancora una volta di fronte alla perversa logica della “privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite”. I discorsi rimangono gli stessi di sempre, nonostante cambino i soggetti che li pronunciano, peccato che tra costoro figurano esponenti di un Governo di sinistra oltre che qualche dirigente ambientalista.

    Va infine rilevato che ancora una volta il meccanismo dell’autocertificazione delle industrie a rischio, nonostante i processi di semplificazione introdotti con la modifica della cosiddetta direttiva Seveso, non danno sufficienti garanzie visto che, aldilà delle intenzioni, la possibilità effettiva di riscontro da parte delle autorità competenti è molto bassa.
    Ad aggravare questa situazione vi è anche il mancato decollo dell’Agenzia regionale per l’Ambiente (ARPAM), struttura che dovrebbe assicurare non solo l’analisi dell’aria ma anche quei costanti controlli ambientali sul territorio in grado di svolgere una efficace azione di prevenzione.

    Siamo purtroppo convinti che anche questo ultimo incidente della raffineria API, che conferma l’elevato rischio ambientale per la Vallesina, si concluderà tra qualche settimana in una bolla di sapone, aspettando il prossimo inevitabile incidente !

    Ancona, 26/08/1999
    WWF Italia Sezione regionale Marche


    Raffineria API
    Sicurezza ambientale virtuale

    Il WWF prende posizione in merito all’ultimo incidente dell’API di Falconara: la sicurezza ambientale della raffineria è solo virtuale. Troppi incidenti ripetuti in breve tempo per una raffineria che doveva essere la più sicura e pulita d’Italia. In molti oggi prenderanno coscienza dei pericoli e delle incompatibilità dell’impianto API con le infrastrutture del territorio della bassa vallesina, tra questi tutte le autorità pubbliche che hanno autorizzato negli ultimi anni il potenziamento dell’impianto. Il rischio ambientale della raffineria API conferma, per il WWF, l’urgenza della rapida attivazione dell’ARPAM.

    RAFFINERIA API
    SICUREZZA AMBIENTALE VIRTUALE

    La “raffineria bianca” si è tinta di nero ! Un altro incidente per l’API di Falconara, dopo la sequenza di “piccoli” inconvenienti degli ultimi anni, degli ultimi mesi ! Questa volta a volare nell’aria respirata dai cittadini di Falconara non sono state solo le esalazioni di idrocarburi e gli schiumogeni ma fuoco e fiamme con un denso fumo nero che ha coperto la Vallesina. Quale sarà l’impatto sull’ambiente e la salute di questo ennesimo incidente forse non lo sapremo mai, mentre anche ai più sprovveduti gli incidenti dell’API di Falconara sembrano ormai troppi, e ripetuti nel tempo, per una raffineria che doveva essere la più sicura e pulita d’Italia. Il WWF è rimasto isolato in questi anni nel denunciare i pericoli e le incompatibilità della raffineria API di Falconara rispetto alle numerose, troppe, infrastrutture della bassa Vallesina (ferrovia, aeroporto, strada statale adriatica, superstrada SS76), rispetto agli insediamenti civili ormai confinanti con l’area industriale a rischio. Tutto questo è l’effetto della mancata programmazione degli interventi sul territorio, opere pubbliche e private che per decenni si sono sovrapposte senza regole e limiti. Ma alcune responsabilità si possono oggi ricordare, superando il balletto delle competenze tra Enti pubblici. Il Ministero dell’Industria ha autorizzato il potenziamento dell’impianto con la costruzione al suo interno di una nuova centrale turbogas, avvallando una vera e propria speculazione economica da parte dell’API, senza porre particolari condizioni sulla sicurezza ambientale dell’impianto.
    La Regione Marche con la mancata approvazione del piano energetico ha favorito il potenziamento dell’API senza mai evidenziare alcuna incompatibilità ambientale dell’impianto sul territorio. L’Amministrazione comunale ha sottovalutato i rischi ambientali e i danni per la popolazione evidenziando in questi anni solo i benefici economici della convivenza con la raffineria API.
    Il WWF ha denunciato, in piena solitudine, i rischi e le incompatibilità della raffineria API in un dettagliato Dossier trasmesso a tutte le Amministrazioni pubbliche e presentato alla stampa, ma gli stessi pericoli erano stati evidenziati in uno studio nazionale interministeriale nel 1993 promosso dal Governo.
    I dubbi e i pericoli evidenziati dal WWF hanno trovato in questo ultimo incidente un’altra conferma, la sicurezza ambientale della raffineria API di Falconara è solo virtuale.

    L’informazione in carta patinata che minimizza i rischi ambientali non convince più una popolazione spaventata che alla prova dei fatti risulta disinformata. L’informazione e la trasparenza su quanto avviene all’interno dell’impianto non ha superato ancora una volta la prova del fuoco ! Solo poche settimane prima di questo ultimo incidente la popolazione aveva denunciato la mancanza di informazioni in occasione di uno sversamento di greggio tamponato con schiumogeni che avevano riempito l’aria di Falconara. Solo l’odore delle esalazioni degli idrocarburi e i fiocchi di schiumogeno avevano fatto comprendere che all’interno dell’impianto qualcosa non funzionava.
    Per questo il WWF trova sconcertanti le dichiarazioni della direzione dell’API, per la quale nulla di grave sarebbe accaduto e questi incidenti altro non sarebbero che la conferma della reale sicurezza dell’impianto, salvo un sopportabile disturbo per il rumore, il fuoco e il fumo !
    Altro problema evidenziato da questo incidente è la vigilanza sull’impianto ed i controlli ambientali nell’area esterna alla raffineria. L’impatto ambientale dell’API di Falconara e le conseguenze di questo ultimo incidente sull’ambiente della Vallesina e la salute dei cittadini è oggi autocertificato dalla stessa azienda. Per il WWF si conferma l’urgenza della rapida attivazione dell’ARPAM (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) che deve essere dotata di adeguate risorse finanziarie ed umane per assicurare non solo le analisi di laboratorio ma una seria e capillare vigilanza sul territorio con quei continui controlli sugli impianti a rischio, come la raffineria API, in grado di aumentare il livello di sicurezza attraverso una adeguata opera di prevenzione.
    Sconcertano e preoccupano per questo le difficoltà e le resistenze, recentemente denunciate dallo stesso Assessore regionale all’Ambiente, per assicurare all’ARPAM le risorse finanziarie indispensabili per il suo avvio e la sua operatività sul territorio.

    Macerata, 25/08/1999
    WWF Italia Sezione regionale Marche


    Tutela e difesa dell’ambiente restano parole vuote
    Esiste un parco WWF e non lo sapevamo

    Al WWF Jesi arrivano richieste d’ogni genere: evitare che piccioni facciano i loro bisogni sui panni stesi; recuperare cani feriti; gatti che non riescono a scendere giù dagli alberi e via discorrendo, tutti compiti che non spetta al WWF risolvere. In ogni caso facciamo il possibile per aiutare chi ci contatta e a volte riceviamo anche minacce, l’ultima in ordine cronologico quella di un cacciatore (questa, fortunatamente, è una razza in via di estinzione). Per quanto riguarda gli animali, la sezione è a disposizione per la prima accoglienza di animali selvatici feriti che poi verranno inviati ai ns. veterinari mentre per gli animali domestici rivolgersi alla ASL o alla Lega del Cane.
    Adesso leggiamo dai giornali che le aree verdi di Jesi sono abbandonate e mal curate, ed anche se è una cosa evidente a tutti è un bene segnalarlo e denunciarlo, di chi è la colpa e il compito di gestirli al meglio?
    Domanda da un milione di euro!
    Il cittadino potrebbe pensare che, almeno parte di questi compiti, spettino agli ambientalisti, e quindi anche alle associazioni come il WWF, ma non è così la risposta esatta è: il Comune di Jesi.
    Bisogna davvero concimare le piante dei parchi?
    Vogliamo precisare che nelle aree verdi possiamo trovare principalmente 3 tipi di verde: o erba, o alberi o entrambi; è inutile vantarsi di avere ettari ed ettari di aree verdi quando sono prive o scarse di alberi ombreggianti e quindi soleggiate a tal punto che d’estate solo un cammello sarebbe in grado di passeggiarci. E’ ovvio che la soluzione migliore sarebbe quindi quella di avere prati alberati.
    Per evitare che la tutela e la difesa dell’ambiente restino parole vuote a ns. avviso i problemi da risolvere sono con ordine di priorità:
    1. Assicurarsi che nei primi anni di vita e nei mesi estivi le piantumazioni vengano regolarmente annaffiate (magari con il contributo degli anziani, degli obiettori e dei militari a disposizione del Comune) poi non è più necessario
    2. Vengano integrate con nuovi alberi quelle parti che sono spoglie nei parchi già esistenti (lo studio avviato dall’assessorato all’ambiente di censimento delle aree verdi aiuterà il Comune in questo compito)
    3. Vengano realizzati nuovi parchi dato che il bilancio ambientale della città risulta, ad ogni azione, sempre negativo. A questo proposito il WWF Jesi ha già presentato due progetti: un giardino botanico nella zona di via Monte Tabor e una pineta (con pini marittimi) da realizzare, anche con il contributo delle scuole elementari, nella zona di Colle Paradiso.
    4. Si assicuri la fruibilità e la sicurezza di tutti i parchi e giardini con una più corretta gestione. Per la sicurezza si potrebbe seguire l’esempio degli altri paesi europei, sempre avanti rispetto all’Italia nella difesa dell’ambiente, che mandano i vigili in bicicletta nei parchi o magari a cavallo.

    Le tasse vengono pagate, tra le altre cose, perché il Comune gestisca al meglio le aree verdi della città, ad ognuno i propri compiti e le proprie responsabilità.
    Gli attivisti del WWF conoscono bene i parchi e giardini di Jesi e per questo ne chiedono l’ampliamento. Ricordiamo, ad esempio, per chi se lo fosse dimenticato, che la Forestale mette a disposizione gratuitamente molte specie diverse di piante e il fatto che le piantine siano piccole non rappresenta un problema dato che in questo modo si possono avere parchi che altrimenti non verrebbero realizzati affatto. Non abbiamo fretta di vedere parchi con querce secolari ma la città ha bisogno di nuovi parchi. Oltretutto gli alberi di 2 o 3 anni quando vengono trapiantati vengono seriamente danneggiati nell’apparato radicale.
    Da sempre il WWF si è reso disponibile affinché Jesi possa avere più aree naturali per lo svago e la salute della città, l’Oasi ne è un esempio, continueremo quindi a lavorare perché i progetti sopra citati, ed altri progetti, vengano realizzati il più presto anche con il contributo di nuovi cittadini che vorranno diventare attivisti del WWF con la sezione di Jesi e Vallesina.
    Vogliamo, infine, ringraziare chi di competenza per l’esistenza di un parco WWF nella zona di Via Aldo Moro. Non sapevamo fosse un parco WWF………………….

    Jesi, 25/08/1999
    WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


    Un’oasi nel deserto delle doppiette

    Sabato 4 settembre riapre la caccia alla fauna migratoria che e stanziale aumentando, rispetto agli anni passati, la pressione venatoria sia in termini di specie cacciabili che di giornate aperte alla caccia. Con l’attuale superficie di 18 ettari l’Oasi di Ripa Bianca diventa per la fauna un’Oasi nel deserto delle doppiette. La mancata estensione a circa 300 ettari rischia però di far diventare l’Oasi una trappola, dove gli uccelli nati nella primavera appena oltrepassano i confini dell’Oasi finiscono nel carniere dei cacciatori.
    un’oasi nel deserto delle doppiette

    Sabato prossimo riapre la stagione venatoria, con l’apertura anticipata sia alla fauna migratoria che a quella stanziale. L’apertura anticipata vuol dire, rispetto agli anni passati, una maggior pressione venatoria sia per quanto riguarda le specie cacciabili sia in termini di giornate di caccia, su un territorio dove la pressione venatoria è già elevata. Il mancato ampliamento dell’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi dagli attuali 18 ettari ai circa 300 richiesti dal Comune di Jesi e dal WWF, “promessi” da tempo dall’amministrazione provinciale, consentirà ai cacciatori appostati ai confini dell’Oasi di mettere nel proprio carniere tra le loro “prede” anche le anatre nate quest’estate nell’area faunistica dell’Oasi che sfortunatamente oltrepasseranno i confini dell’Oasi; infatti la limitata estensione dell’Oasi diventa un boomerang in quanto secondo la legge un’Oasi per la protezione della fauna dovrebbe proteggere la fauna consentendone il rifugio, la sosta e la riproduzione ma nel caso di una ridotta estensione fa si che gli uccelli presenti nell’Oasi facilmente oltrepassino i confini e quindi vengano abbattuti . A conferma della validità di tale area protetta nella primavera passata l’oasi ha registrato un aumento considerevole delle fauna con la prima nidificazione accertata per le Marche dell’airone cenerino (con quattro piccoli involati) e con la nidificazione di due coppie di germani reali, con otto nuovi nati, nell’area faunistica per gli anatidi.. La ridotta estensione, come già scritto dal WWF, può creare pericoli anche per i visitatori che percorrano i sentieri. Per evitare spiacevoli incidenti, già peraltro accorsi all’Oasi, durante il periodo di caccia l’Oasi resterà aperta nei giorni di sabato (giorno di silenzio venatorio) e domenica mentre finita la stagione venatoria l’Oasi verrà riaperta nei giorni di giovedì e sabato pomeriggio e l’intera giornata della domenica.
    Il giorno dell’apertura della caccia e gli altri giorni di visita all’Oasi saranno in servizio le guardie giurate volontarie del WWF in particolar modo sull’area dei 300 ettari dove vigileranno sull’operato di quei cacciatori che decideranno di svolgere la loro attività sportiva presso i confini dell’Oasi. Il WWF sollecita la ripresa dell’Iter per l’estensione dell’Oasi di Protezione della Fauna nella speranza che per l’area di 300 ettari quest’anno sia l’ultimo anno di caccia.

    Jesi, 23/08/1999
    WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


    Quale percorso per l’asse nord?

    Il WWF Jesi vuole precisare che l’articolo del 18/8 u.s. della ns. associazione non stabilisce quale debba essere il percorso coperto dall’eventuale asse nord, compito questo dei tecnici esperti del settore.
    Ci auguriamo, comunque, che venga presentato un progetto che renda realmente più fluido il traffico verso quella parte della città per chi proviene dal V.le del Lavoro, e che non si sprechino dei soldi inutilmente creando ingorghi da qualche altra parte magari tra palazzi realizzati a ridosso delle strade.

    La preoccupazione del WWF presentata nel citato art. è quella di assicurarsi che non si crei solo una nuova distesa di catrame e il presupposto per la cementificazione con nuovi edifici ma si renda soprattutto la possibilità di agevolare il traffico per il raggiungimento delle zone più periferiche della ns. città evitando incroci e semafori principali cause dell’inquinamento automobilistico.

    Jesi, 21/08/1999
    WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


    Asse nord rispettoso della Natura

    Di tanto in tanto si torna a parlare dell’asse nord come “bretella” di collegamento tra il viale del Lavoro e la parte nord della Città.
    In realtà ogni volta che si vuole realizzare una nuova strada, dietro si nasconde soprattutto la volontà di trovare nuove aree edificabili e non tanto quella di rendere più agevole l’accesso ai vari punti della Città. Certo, a Jesi c’è chi lamenta la mancanza di aree fabbricabili eppure le case continuano a crescere e gli appartamenti sfitti non si contano più.

    Cosa vogliono gli jesini, una nuova abitazione o una nuova città?
    Una città in cui sia possibile rilassarsi su di una panchina all’ombra di un albero o divertirsi in un parco con gli amici senza rischiare di essere investiti da un motorino oppure ancora passeggiare per un bel viale alberato o fare un giro in bicicletta senza dover respirare gli scarichi nocivi delle auto che ti sfiorano il manubrio e che ti suonano perché stai occupando parte della carreggiata.
    Quale sarebbe il polmone verde di Jesi? Un tempo si contavano quattordici selve lungo il fiume Esino ed ancora oggi ad una profondità di 6-10 metri è possibile trovare i tronchi di Querce ed Olmi ma andare dalle parti del fiume non è più tanto salutare. Prima di accusare chi sta distruggendo l’ultimo polmone verde, quello della foresta Amazzonica, pensiamo a cosa abbiamo fatto a casa nostra!
    Invece di continuare nella costruzione di campi da calcio (Jesi vanterà sicuramente il primato del numero di campi da calcio per singolo abitante) pensiamo a realizzare nuovi parchi e giardini.
    Sono nati nuovi quartieri e altri ne nasceranno, ma se dal punto di vista architettonico le abitazioni non presentano problemi, non si capisce perché debbano essere costruite a ridosso delle strade o tutte ammassate senza lasciare dello spazio per del verde pubblico che, oltre a rendere più piacevole l’aspetto del quartiere, permette di avere un area per il tempo libero di chi vi abita e non solo.

    Per tutti questi motivi la realizzazione dell’asse nord potrebbe rappresentare una facile via per raggiungere le parti alte della Città, alleggerendo il traffico nei punti critici come il viale della Vittoria e la possibilità di realizzare un opera che sia finalmente rispettosa dell’ambiente.
    Per ottenere questo risultato il viale dovrebbe essere alberato, avere la pista ciclabile e una via per il passeggio dotata di panchine, tutto ben suddiviso da siepi e non dovrebbero mancare delle aree verdi ed infine, ma non meno importante, non deve rappresentare la scusa per la lottizzazione di nuove aree.

    Jesi, 18/08/1999
    WWF Italia Sez. Jesi e Vallesina


    L'ira di Diana sull'Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi

    Continua l’opera di disinformazione e contestazione da parte dei cacciatori verso l’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi in vista dell’auspicato ampliamento dell’area protetta a 300 ettari. I seguaci di Diana stanno abilmente ed in modo strumentale screditando il lavoro svolto dal WWF in questi anni, contestando i documenti ed i progetti elaborati dalla Regione, dal Ministero dell’Ambiente, dalla Provincia di Ancona e dal Comune di Jesi.

    L’IRA DI DIANA
    SULL’OASI
    WWF
    RIPA BIANCA DI JESI

    I cacciatori di Jesi continuano la loro azione di disinformazione e contestazione del progetto di realizzazione di una vera area protetta di valore europeo presso l’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi.

    La Provincia di Ancona ha confermato l’intenzione di ampliare l’area protetta a 300 ettari attuando le previsioni del proprio Piano faunistico venatorio e la vera "bufala" si sta rivelando l’opposizione dei proprietari dei terreni interessati all’ampliamento, abilmente orchestrata dai rappresentanti dei cacciatori. Il WWF ha chiesto all’Assessorato caccia della Provincia di avviare l’iter previsto dalla Legge regionale sulla caccia assicurando il divieto dello svolgimento dell’attività venatoria su una superficie di circa 300 ettari, solo l’opposizione dei cacciatori giustifica oggi la non attuazione delle procedure previste dalla normativa vigente. L’opposizione dei cacciatori è stata manifestata in più occasioni pubblicamente con la divulgazine di informazioni prive di fondamento che il WWF ritiene opportuno e doveroso smentire.

    L’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi non avrebbe alcun valore faunistico !: peccato però che il Ministero dell’Ambiente su specifica segnalazione della Regione Marche abbia indicato l’area di Ripa Bianca di Jesi come sito di interesse europeo nell’ambito del progetto Bioitaly. La stessa Regione Marche ha indicato nel Programma regionale per le aree protette l’Oasi Ripa Bianca di Jesi come un’area di reperimento per la creazione di un’area protetta regionale, parte integrante della Rete Ecologica Regionale. La Provincia di Ancona a seguito di studi faunistici particolareggiati ha indicato l’area di Ripa Bianca di Jesi meritevole di tutela. Il Comune di Jesi nell’ambito della pianificazione del territorio e sulla base di studi commissionati a noti esponenti del mondo accademico aveva già previsto la creazione di un’area di tutela naturalistica. Da quando la gestione dell’Oasi è stata affidata al WWF è evidente l’incremento della fauna sia come diversità di specie che per consistenza numerica, nel 1999 si è registrata inoltre la prima nidificazione documentata scientificamente di airone cenerino per le Marche. I dati sulla presenza faunistica sono raccolti dal WWF in collaborazione con l’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) anche attraverso uno specifico progetto di inanellamento.

    I "falsi dell’Oasi" denunciati dal Sig. Radini: sono un classico esempio di strumentale disinformazione. L’area faunistica realizzata dal WWF per le anatre ha un duplice scopo: attrarre anatre selvatiche per favorirne la sosta, l’alimentazione e la riproduzione, e svolgere una funzione educativa per le centinaia di bambini e adulti che frequentano regolarmente l’Oasi. Per attirare le anatre selvatiche è stata prevista la liberazione di anatre appartenenti a specie autoctone e non certamente esotiche, anche con ali tarpate provenienti da allevamenti autorizzati. Nell’area faunistica è presente anche un’anatra domestica, che il Sig. Radini preferirebbe senza dubbio vedere in pentola, anche lei però svolge bene il ruolo richiesto di attirare anatre selvatiche sottratte così al piombo dei cacciatori. Il successo dell’operazione è confermato dalla riproduzione accertata di anatre selvatiche all’interno dell’area faunistica. La Provincia di Ancona ha sequestrato alcune anatre contestando alla ditta di Varese, e non al WWF, il reato di maltrattamento di animali, gli stessi animali sono stati consegnati in affidamento proprio al WWF in attesa delle decisioni della magistratura competente. Stessa sorte per le tartarughe presenti nell’Oasi. Si tratta di animali sequestrati dal Pretore ad un trafficante illegale di animali protetti o detenuti illegalmente da privati. Il WWF ha ricevuto in custodia gli animali che non possono essere liberati, anche perché è del tutto ignota la loro provenienza e la loro struttura genetica.

    Si spendono troppi soldi per l’Oasi !: peccato che siano fondi stanziati dall’Unione Europea per interventi realizzati in un’area considerata proprio un sito di interesse comunitario per la tutela della fauna e della biodiversità. Il progetto prevede il recupero della casa colonica e interventi di recupero naturalistico che contribuiranno a creare nuova occupazione compatibile con la tutela dell’ambiente. Sostenere che tali fondi potevano essere destinati alla manutenzione delle strade o alle pensioni sociali degli anziani evidenzia solo la demagogia delle argomentazioni dei cacciatori. L’importanza dell’area di Ripa Bianca è confermata anche dal contributo dell’Unione Europea al 95% delle spese sostenute, di norma il contributo europeo a progetti in aree svantaggiate è compreso tra il 50-80%. Questi fondi erano attivabili esclusivamente per le tipologie di interventi previsti per l’Oasi, non sorprende però che da parte dei cacciatori si contesti solo l’utilizzo dei fondi destinati alle aree protette, dove il loro sport preferito è rigorosamente vietato !

    I cacciatori finanziano il WWF ? in realtà il WWF riceve un contributo pubblico per la gestione faunistica dell’Oasi sulla base della Legge regionale sulla caccia che consente alle Provincie di avvalersi della collaborazione delle Associazioni Ambientaliste. Dal momento che il WWF fornisce un servizio pubblico non deve sorprendere che possa ricevere un contributo per la copertura delle spese che sostiene. L’impegno del WWF è inoltre di gran lunga superiore al contributo concesso e i risultati del lavoro svolto dall’Associazione sono verificabili sul campo da tutti i visitatori dell’Oasi. Ritenere che siano i cacciatori a finanziare il WWF solo perché pagano tasse previste da Leggi dello Stato è ridicolo.

    Il WWF prende atto che, ancora una volta, l’impegno per la conservazione della Natura attraverso la creazione di una rete regionale di aree protette ha oppositori facilmente identificabili. In prima linea i seguaci di Diana che in passato hanno sparato contro i Parchi nazionali e regionali, ed oggi sparano contro l’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi. Fino ad oggi però hanno sempre perso la loro personale guerra contro la Natura !

    Macerata, 31/07/1999
    WWF Italia Sezione regionale Marche


    Gestione delle cave senza regole!

    Il Consiglio regionale ha discusso ancora una volta di cave. Dopo la conclusione dei lavori della Commissione d’inchiesta istituita per indagare su due specifiche cave del pesarese, per il WWF sono ormai evidenti gli effetti di una gestione senza regole del settore cave, nonostante due Leggi regionali e le norme di salvaguardia ambientale del Piano paesistico ambientale regionale.

    IL WWF ACCUSA:
    GESTIONE DELLE
    CAVE SENZA REGOLE!

    Si è discusso ancora di cave nella seduta del Consiglio regionale. L’occasione è stata fornita dai risultati della Commissione d’inchiesta per esaminare l’iter e le eventuali irregolarità nella gestione di due cave della provincia di Pesaro, la cava di Torno nel Comune di Fano e la cava di Gorgo a Cerbara nel Comune di Piobbico. Per il WWF le due cave testimoniano con la loro storia di irregolarità, progetti violati, deroghe, ricorsi, denunce alla magistratura, l’assenza di regole nel settore delle attività estrattive nelle Marche. Una reale assenza di regole certe, di regole applicate e controllate, ritenuta dal WWF scandalosa perchè negli ultimi diciannove anni la Regione Marche ha approvato due specifiche Leggi del settore cave che prevedevano la redazione di un Piano Cave nella realtà mai redatto. Si sono così create le condizioni per una permanente gestione transitoria delle norme in vigore dove a prevalere sulla programmazione è stata l’emergenza e la lobby degli operatori economici. L’ultima legge risale al dicembre del 1997 (Legge regionale n.71/97) ed è stata approvata dopo mesi di tensioni e manifestazioni di piazza. Oggi risulta ancora evidente che prevale, nonostante la nuova Legge, la volontà di lasciare il settore cave senza regole. A testimoniarlo fatti concreti e indiscutibili:

    L’assenza del Piano Cave: la Legge regionale prevedeva la sua adozione da parte della Giunta entro dodici mesi dall’entrata in vigore della stessa normativa. Il Piano Cave doveva essere adottato entro il 24 dicembre del 1998, siamo arrivati a fine luglio del 1999 e del piano non esiste neppure una prima bozza.

    L’Ufficio attività estrattive: il passaggio di competenze dall’Assessorato Ambiente all’Assessorato Industria ha peggiorato i problemi della gestione dell’intero settore. La verifica dei progetti è carente e procede a rilento nonostante il personale reso disponibile e sottratto al servizio tutela e risanamento ambientale dell’Assessorato Ambiente !!

    La carenza, per non dire assenza, dei controlli: il caso delle due cave del pesarese dimostra il lassismo degli Enti locali (Comuni e Provincie) nei controlli delle attività estrattive sul territorio. Si cava nel mancato rispetto delle Leggi a tutela del paesaggio e dell’ambiente, nel mancato rispetto dei progetti di coltivazione e recupero delle cave, senza pericolo di ispezioni, controlli e sanzioni. La cava di Torno e la cava di Gorgo a Cerbara sono solo due casuali esempi di quello che regolarmente da diciannove anni accade nella nostra regione in materia di attività estrattive.

    Il WWF è convinto che allargando l’indagine sulle centinaia di cave oggi attive nelle Marche le situazioni di irregolarità sarebbero numerose, più numerose di quanto sia oggi prevedibile.

    Le proposte di emendamento alla Legge: la Legge regionale n.71 del dicembre 1997 non ha ancora due anni di vita, non è stata praticamente mai applicata se non nel regime transitorio, e già sono in corso manovre per una sua radicale modifica. Inutile sottolinerare che le proposte di modifica sono tutte peggiorative rispetto alle norme di tutela del territorio e di salvaguardia ambientale. A chiedere la modifica della Legge è una parte degli imprenditori, in prevalenza delle Provincie di Pesaro ed Ancona, che hanno diviso lo stesso fronte dei cavatori rappresentato dalla Consulta per le attività estrattive della Confindustria che si è ufficialmente opposta alla discussione in aula degli emendamenti proposti. La divisione degli imprenditori non è certo dettata da una particolare sensibilità ambientale, è piuttosto il segnale di una violenta competizione economica tra aziende del settore, dove l’assenza di regole e l’assenza di pianificazione regionale sono fattori che condizionano oggi il mercato favorendo l’operato delle imprese che operano fuori legge a discapito di chi potrebbe tentare una gestione sostenibile per l’ambiente della propria attività estrattiva.

    Il WWF auspica che il lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale arrivi presto anche sul tavolo della magistratura competente.

    Il WWF sollecita, inoltre, un’azione capillare d’indagine sull’intero settore cave nella nostra Regione, con un intervento del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) e della Guardia di Finanza in grado di evidenziare illeciti amministrativi e fiscali nella gestione di un settore proliferato negli anni senza i rispetto delle regole di Legge a danno dell’ambiente e dell’intera collettività.

    Macerata, 30/07/1999
    WWF ITALIA Sezione regionale Marche


    Decreto Benzene, cartellino giallo del WWF

    DECRETO BENZENE, CARTELLINO GIALLO DEL WWF
    “DENUNCEREMO I COMUNI INADEMPIENTI TRA 60 GIORNI”
    Appello a Treu perche’ sblocchi i 10.000 miliardi per tram e metropolitane

    Il WWF Italia è fortemente preoccupato per le situazioni critiche ed inadempienti di alcune citta’ sulle misure previste dal decreto benzene: se queste amministrazioni, entro 60 giorni non provvederanno a rispettare la normativa, il WWF procederà con diffide e ricorsi alla magistratura. Benche’ dalla ricognizione effettuata dal Ministero dell’Ambiente emerga che complessivamente le città si sono attivate, vi sono alcune gravi eccezioni. E’ il caso di Milano, che avendo una sola centralina fissa per i rilevamenti, non ha dati significativi ed attendibili e non ha quindi presentato la valutazione preliminare e di conseguenza non ha adottato alcun provvedimento cautelativo di tutela dei cittadini milanesi dal benzene. Anche città come Bari e Palermo non erano nelle condizioni di valutare la qualità dell’aria su Benzene, Ipa e Polveri. Diverso il caso di Bologna, dove nel mese di giugno era stata presentata la valutazione preliminare che indicava preoccupanti superamenti, oltre 15 mg/mc di benzene, superiore ai limiti fissati dalla normativa, ma la nuova Giunta ha deciso di prendere tempo per “elaborare” i provvedimenti conseguenti fare rientrare nei limiti il benzene. Ma anche per le città che hanno rispettato la scadenza e hanno presentato la Valutazione preliminare sulla qualità dell’aria e programmato i provvedimenti conseguenti, la preoccupazione e l’allarme restano elevatissimi. Praticamente tutte le città superano i livelli di benzene consentiti dalla normativa, in alcune realtà la rete di monitoraggio non è adeguata (come il caso di Genova che ha soltanto due centraline per questo tipo di rilevamenti). Infine per i provvedimenti annunciati, certamente significativi come nel caso di Roma, Firenze e Napoli, resta il solito problema di tradurre in azioni concrete le decisioni e gli annunci delle Amministrazioni locali. E per fare in modo che si passi dalle parole ai fatti, il WWf Italia farà il “vigile dell’ambiente” sulle azioni annunciate dai Comuni. “In autunno tireremo le somme -preannuncia Anna Donati, responsabile Trasporti del WWF Italia- e agiremo contro i Comuni che non abbiano avviato l’attuazione dei piani presentati”. “Nel merito delle misure annunciate dalle Amministrazioni -sottolinea Donati- il WWF ribadisce che la priorità degli interventi deve puntare alla riduzione del traffico veicolare privato, alla predisposizione delle alternative sostenibili di trasporto collettivo ed individuale, e che le misure di rinnovo e di rottamazione del parco veicolare attuale, certamente utili ed auspicabili, non risolveranno i problemi di congestione, inquinamento ed accessibilità urbana dovuti al traffico veicolare”. Infine un appello: “Se non vengono realizzate in fretta le reti tramviare e metropolitane non saranno offerte ai cittadini delle alternative credibili ed efficaci per lasciare a casa l’automobile con piacere. Chiediamo quindi al Ministro dei Trasporti Treu di approvare un decreto di snellimento ed accelerazione delle procedure per sbloccare i 10.000 miliardi già destinati al trasporto rapido di massa (L.211/92) e non ancora utilizzati per realizzare reti tramviarie e metropolitane a causa di procedure lente e burocratiche che non consentono di aprire rapidamente i cantieri”, conclude Donati.

    Roma, 27/7/1999
    WWF Italia


    Dobbiamo evitare l’ozono o la centralina? (Emergenza Ozono)

    L’Ordinanza del Sindaco mira a ridurre la concentrazione di ozono nelle aree a rischio della città oppure ad evitare che le emissioni del traffico veicolare vengano rilevate dalla centralina della Provincia?
    E’ naturale che venga il dubbio se le vie alternative sono: Via S. Giuseppe, Via Garibaldi, Via N. Sauro, Via Mura Occidentali; tutte strade che hanno una scorrevolezza da far invidia ad una lumaca e soprattutto non permettono una facile ventilazione.
    Di certo la soluzione adottata dall’Amministrazione comunale non può essere la soluzione all’emergenza ozono, che seppur non verrà rilevata potrà continuare a persistere in altre zone della città.
    Tutti questi problemi sono il risultato della "politica del semaforo", infatti in Italia e Jesi non fa eccezione, si preferisce mettere ad ogni incrocio un bel semaforo piuttosto che realizzare una rotatoria come si fa nel resto d’Europa per rendere più scorrevole il traffico.
    Ma di certo le auto non sono le uniche responsabili e il mare è formato da tante gocce tra cui le centrali termoelettriche e gli autoporti come quelle che sorgeranno a Jesi!
    E’ così difficile capire che progetti come la Turbogas e l’Interporto non possono essere realizzati nella Vallesina? Oppure è una questione di interessi?
    Un vecchio detto ambientalista recita: "Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto l’ultimo fiume avvelenato l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro".
    Ci va a pennello!
    Già da tempo questa sezione ha proposto al Comune la creazione, con la nostra collaborazione, di un giardino botanico e l’aumento della piantumazione nelle aree verdi esistenti e in nuove aree verdi ma a tutt’oggi non abbiamo avuto risposta.
    Come WWF di Jesi pensiamo proprio che l’Amministrazione comunale si stia adoperando molto attivamente per poter vincere il Premio Attila ’99. Così per il secondo anno consecutivo il premio meno ambito della Regione finirà a Jesi! Lasciamo che anche le altre città vincano qualcosa, siate generosi!

    Per quanto riguarda la posizione della centralina e la sua funzione si sta cercando soltanto di creare confusione.
    Il compito dell’unica (purtroppo) stazione di rilevamento è quello di misurare il livello di inquinamento nel punto più a rischio, che senso avrebbe misurarlo ad esempio a Tabano?
    Certo rendere disponibili i dati rilevati dalla centralina direttamente sulle pagine della Rete Civica sarebbe utile ai cittadini che potranno prendere coscienza dell’aria che respirano ma di certo non all’Amministrazione comunale che prima di prendere provvedimenti lascia passare giorni e si decide soltanto dopo dure polemiche.

    Jesi, 14/7/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina


    Come volevasi dimostrare (Emergenza Ozono)

    C.v.d. il Comune di Jesi ha scelto la strada della danza della pioggia come soluzione all’emergenza ozono nella nostra città. Infatti è piovuto!!!
    A parte gli "scherzi", cosa dovrà accadere affinché l’Amministrazione comunale si renda conto che questa città sta diventando invivibile?
    E’ così difficile capire che progetti come la Turbogas e l’Interporto non possono essere realizzati nella Vallesina? Oppure è una questione di interessi?
    Un vecchio detto ambientalista recita: "Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto l’ultimo fiume avvelenato l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro".
    Ci va a pennello!
    Già da tempo questa sezione ha proposto al Comune la creazione, con la nostra collaborazione, di un giardino botanico e l’aumento della piantumazione nelle aree verdi esistenti e in nuove aree verdi ma a tutt’oggi non abbiamo avuto risposta.
    Come WWF di Jesi pensiamo proprio che l’Amministrazione comunale si stia adoperando molto attivamente per poter vincere il Premio Attila ’99. Così per il secondo anno consecutivo il premio meno ambito della Regione finirà a Jesi! Lasciamo che anche le altre città vincano qualcosa, siate generosi!
    Chissà, forse l’emergenza ozono a Jesi è legata anche ai problemi di questi giorni della centrale API, infatti non ci sono dei muri che separano l’aria di Falconara da quella di Jesi!
    Bè tre centrali in otto chilometri possono ancora andar bene....
    Speriamo soltanto che alla prossima emergenza ozono non piova di nuovo,.... le piogge con quest’aria..... sono acide!

    Jesi, 9/7/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina


    Atti concreti o danza della pioggia!!!

    Jesi, la piccola Milano delle Marche, non ha più nulla da invidiare al Capoluogo Lombardo. Infatti anche nella nostra Città siamo riusciti a superare i limiti di legge per l'ozono.
    Quali possono essere le cause?
    L'eccezionale caldo di questi giorni? Ma, generalmente d'estate fa caldo, è naturale!
    Il traffico? O le emissioni inquinanti delle industrie? Chi lo può sapere!
    Probabilmente sono tutte queste cose messe insieme unite all'inquinamento esistente e proveniente da tutte le parti della terra.
    Quali allora le soluzioni?
    Dato che lo studio di compatibilità ambientale sulla Turbogas aveva "dimostrato" che con la centrale non si sarebbero superati i limiti, che in realtà sono già stati superati senza che questa venisse ancora realizzata, e che l'interporto con il suo inevitabile carico inquinante non è ancora in funzione, forse sarebbe il caso di rivalutare la situazione ambientale della vallata.
    Un'altra cosa utile potrebbe essere quella di rendere disponibili i dati rilevati dalla stazione di rilevamento direttamente sulle pagine della Rete Civica affinche i cittadini possano prendere coscienza dell'aria che respirano.
    Oppure un'altra soluzione ancora potrebbe essere la danza della pioggia!!!

    Jesi, 7/7/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina


    Ancora un rinvio per l'Oasi di Jesi

    La Provincia di Ancona ha rinviato ancora una volta la decisione di ampliare l’Oasi di Ripa Bianca di Jesi. E’ oltre un anno che gli ambientalisti aspettano un provvedimento per tutelare la più grande garzaia di aironi delle Marche. Dal 4 settembre con l’apertura anticipata della caccia l’Oasi sarà più di prima assediata dalle doppiette.

    300 ETTARI DI NATURA NEGATA

    IL WWF CHIEDE ALLA PROVINCIA DI ANCONA IL
    RISPETTO DEGLI IMPEGNI ASSUNTI PER LA
    TUTELA DELL’OASI DI JESI


    La Commissione tecnica faunistico venatoria della Provincia di Ancona riunita per discutere la proposta di nuova perimentrazione dell’Oasi di protezione della fauna Ripa Bianca di Jesi con un apliamento del territorio protetto a 282 ettari ha rinviato ancora una volta ogni decisione.

    Gli ambientalisti e le migliaia di visitatori che ogni hanno frequentano questo prezioso angolo di natura della Vallesina sono rimasti delusi, le promesse dell’Amministrazione provinciale di Ancona ancora una volta non sono state mantenute con motivazioni per il WWF assolutamente infondate.

    Ancora una volta ha prevalso la lobby del mondo venatorio che si era mobilitato con una raccolta di firme tra i proprietari e conduttori dei fondi per ostacolare in ogni modo l’ampliamento dell’area protetta, dove l’unico vincolo reale sarebbe stato il divieto di caccia.

    Per il WWF è sorprendente come l’Assessorato caccia della Provincia di Ancona continui a rinviare ogni decisione in merito all’ampliamento dell’Oasi nonostante il parere favorevole più volte pubblicamente dichiarato da parte del Presidente della stessa Amministrazione Provinciale.

    Per il WWF è sorprendente come solo per l’ampliamento dell’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi non si rispettino le procedure previste dalla Legge regionale sulla tutela della fauna selvatica e disciplina dell’attività venatoria che prevedono prima la deliberazione di istituzionae dell’Oasi da parte della Provincia e successivamente la verifica del rifiuto motivato da parte dei proprietari e conduttori dei fondi interessati, salvo la possibilità di istituzione in forma coattiva se sussistono particolari esigenze di tutela.

    L’Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi ospita la più grande colonia di aironi delle Marche, sito di nidificazione di nitticore, airone cenerino, garzette, tarabusino, ed è un’area riconosciuta a livello regionale come Centro di educazione ambientale visitato ogni anno da decine di scuole provenienti da tutta la regione.

    Evidentemente queste non sono motivazioni ritenute sufficienti per giustificare l’ampliamento dell’area protetta dagli attuali 18 ettari ai 282 ettari necessari per assicurare una adeguata tutela della fauna e dei visitatori. Come del tutto irrilevante sembra il fatto che nei primi tre anni di gestione almeno in una occasione i visitatori dell’Oasi, nel periodo di apertura della caccia, siano stati colpiti da pallini di piombo. L’apertura anticipata della caccia anche per la stanziale al 4 di settembre renderà quest’anno ancora più critica la situazione.

    Macerata, 6/7/1999
    WWF ITALIA - Sezione Regionale Marche
    Caccia: sempre peggio!

    Il WWF commenta amareggiato il calendario venatorio 1999/2000 approvato dalla giunta regionale: sul versante della tutela e gestione della fauna le Marche confermano la loro vocazione filovenatoria e si allontanano sempre più dall'Europa. Confermata la totale delega della gestione della fauna selvatica ai cacciatori che vedono recepite tutte le loro richieste, scontato quindi il ricorso al TAR da parte del WWF con una importante novità: la verifica di incostituzionalità della Legge regionale sulla caccia davanti alla Corte Costituzionale.

    CACCIA: SEMPRE PEGGIO!

    L'Europa si allontana dalle Marche, almeno sul versante della tutela della fauna selvatica e della gestione dell'attività venatoria. Per il WWF la Giunta regionale in materia di caccia peggiora ancora la situazione recependo tutte le richieste avanzate dal mondo venatorio ed ignorando le ultime sentenze della Corte Costituzionale. Confermata la caccia in deroga alla Direttiva europea 79/409/CEE a specie come il passero e la passera mattugia (animali di dimensioni poco più grandi delle cartucce utilizzate per abbatterli), lo storno e la taccola (un corvide in drastica diminuzione in Europa e soggetta a rigorosa tutela in altri paesi).
    Confermata anche la caccia di selezione al daino e al capriolo con possibilità di apertura della caccia al 1° Agosto, in piena stagione turistica, senza che siano ancora stati resi noti i dati reali ed attendibili sulla consistenza e distribuzione della popolazione regionale di questi due ungulati, senza che sia stata avviata una efficace gestione delle due specie valutando l'esigenza di immissioni in alcune aree prima di avviare eventuali programmi di abbattimento selettivo. Confermata la caccia alla starna e alla coturnice, due specie inserite nell'elenco delle specie a richio di estinzione nella direttiva habitat del'Unione Europea e prioritarie per eventuali azioni di tutela.
    Oltre alla conferma dei contenuti filovenatori già presenti nei precedenti calendari, la Giunta regionale ha accolto per la stagione venatoria 1999/2000 la richiesta avanzata dalle Associazioni regionali dei cacciatori dell'apertura unica anticipata al primo Sabato di settembre. Gli oltre 35.000 cacciatori marchigiani (per fortuna sempre in rapida diminuzione numerica e con una età media sempre più alta) potranno quindi sparare oltre che alle specie in migrazione anche alle specie stanziali (lepre, coniglio selvatico, starna e fagiano) nonostante il tradizionale parere tecnico scientifico contrario a tale decisione dell'INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica).
    Per il WWF è ormai chiaro che la gestione della caccia e la tutela della fauna nelle Marche segue logiche e valutazioni esclusivamente di natura politica, ignorando ogni considerazione e indicazione di natura tecnica e scientifica. Il numero delle giornate di caccia e le specie considerate cacciabili sono stabilite dalla Giunta regionale esclusivamente in relazione ai desideri espressi dal mondo venatorio ignorando gli aspetti faunistici, i tempi biologici e le leggi dettate dalla Natura.
    Si comprende quindi perchè l'Assessore Troli si dichiari soddisfatto di un calendario venatorio frutto di una concertazione unilaterale con le Province, gli Ambiti territoriali di caccia e le Associazioni venatorie che ha escluso a priori le osservazioni e le richieste delle Associazioni Ambientaliste. Si comprende anche il perchè si continuano ad ignorare le Direttive europee in materia di gestione e tutela della fauna selvatica, i principi della stessa legge nazionale sulla caccia (la Legge n.157 del 1992) e le recenti sentenze della Corte costituzionale che ha annullato le leggi regionali della Liguria, del Veneto e dell'Umbria, regione quest'ultima a cui in materia venatoria la nostra Giunta regionale dichiara di voler fare riferimento.
    La Corte Costituzionale ha infatti ribadito con due distinte sentenze che in materia di deroghe alle direttive europee in materia di tutela della fauna le competenze sono esclusivamente dello Stato e in nessun caso le Regioni possono deliberare deroghe che aggirano vincoli di tutela. Sulla base di queste sentenze la Liguria, il Veneto e l'Umbria hanno dovuto modificare la loro normativa regionale che prevedeva la caccia in deroga al passero, passera mattugia, storno e taccola.
    Il WWF presenterà quindi ricorso al TAR impugnando il calendario venatorio 1999/2000 con la richiesta di intervento della Corte Costituzionale per una definitiva modifica della nostra legge regionale.
    Il TAR Marche, che negli ultimi due anni ha respinto i diversi ricorsi presentati dal WWF, non potrà quest'anno ignorare le sentenze della Corte Costituzionale, avvallando un calendario venatorio illegittimo.
    Il WWF non abbasserà la guardia e sul fronte della caccia annuncia fin d'ora nuove battaglie.

    Macerata, 18/06/1999
    WWF Italia sez. regionale Marche


    Il WWF al Giro d'Italia

    Il WWF al Giro d'Italia per promuovere uno dei mezzi di trasporto più ecologici: la bicicletta.
    L'Associazione ambientalista accompagnerà i ciclisti anche nelle tappe previste nella nostra regione per promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto ecologico e non inquinante nell'ambito della campagna nazionale sui mutamenti climatici: Cambiamo aria al clima.
    Le tappe che percorreranno le Marche sono tre, la cronometro individuale di Ancona sul Conero, la Ancona - Sansepolcro, la Sansepolcro - Cesenatico. In tutte le tappe si attraverseranno paesaggi e ambienti di notevole bellezza e interesse naturalistico presentati dal WWF nella telecronaca RAI.
    Per le Marche collabora alla campagna clima del WWF il CORRIERE ADRIATICO che pubblicherà gli "ecoconsigli" per salvare il Pianeta e una scheda ambientale che illustra la natura, la flora, la fauna e le emergenze ambientali delle tre tappe marchigiane.

    IL WWF AL GIRO D'ITALIA ALLA BICICLETTA LA MAGLIA "VERDE" IN DIFESA DELL'AMBIENTE

    In occasione dell'82° Giro d'Italia, che correrà da domenica 23 maggio a martedì 25 maggio nelle strade delle Marche, il WWF partecipa per la prima volta al seguito della carovana con un mezzo allestito per seguire la manifestazione. L'iniziativa è stata condotta in partnership con Electrolux, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici, che da anni collabora con il WWF per diffondere un nuovo stile di vita in difesa dell'ambiente. Il "Ciclopandabus" e' stato offerto dalla Federtrasporti ed accompagnerà i ciclisti lungo tutto lo stivale per sensibilizzare il numeroso pubblico del Giro d'Italia all'uso alternativo della bicicletta come mezzo di trasporto individuale non inquinante e utile mezzo silenzioso per raggiungere e conoscere la natura.
    Dalla partenza, lungo tutto il percorso, il Panda organizzerà degli eventi tesi a coinvolgere, attrarre e sensibilizzare ai problemi dell'ambiente gli amanti delle due ruote e il pubblico in generale.
    In collaborazione con la RAI saranno trasmesse durante la telecronaca in diretta schede ambientali per presentare le emergenze naturalistiche presenti lungo il persorso di ogni singola tappa.
    Nelle città di arrivo, nelle vicinanze del traguardo, il "Ciclopandabus" sarà presente per distribuire materiale informativo con utili ecoconsigli e gadget, offrendo la possibilità di sostenere direttamente le attività dell'Associazione con una semplice donazione o iscrizione.
    Per le Marche si aggiunge la collaborazione del WWF con il CORRIERE ADRIATICO. Ogni giorno, per le tre tappe in cui il Giro attraverserà il territorio della nostra regione, sulle pagine del Corriere Adriatico sarà illustrato il percorso con gli ambienti naturali di maggiore interesse, la flora, la fauna e le emergenze ambientali segnalate dalla sezione regionale del WWF. Per ogni tappa il WWF chiederà inoltre un regalo per la Natura delle Marche, un obiettivo concreto per la conservazione della natura nella nostra regione da raggiungere entro il 2000. Il Corriere Adriatico pubblicherà inoltre 22 ecoconsigli del WWF utili per chi vuole dare una mano a salvare il Pianeta e fermare l'effetto serra e i mutamenti climatici che minacciano il nostro futuro.
    Il Giro d'Italia rappresenta per il WWF un'ulteriore evento della campagna "Cambiamo aria al Clima" attraverso la quale si chiede di adottare comportamenti coerenti per la difesa del Pianeta limitando l'emissione di gas inquinanti responsabili dell'effetto serra.
    Per aiutare l'ambiente e la natura basta poco: risparmiare energia, risparmiare le risorse idriche, ridurre la produzione dei rifiuti e favorire la loro raccolta differenziata, usare in modo più responsabile i mezzi di trasporto, utilizzare la bicicletta come alternativa all'auto per ridurre il traffico e pulire l'aria.
    La bicicletta, protagonista assoluta del Giro d'Italia, si inserisce perfettamente nella visione dei mezzi alternativi ed ecologici proposti da tempo dal WWF per sensibilizzare e incentivare i cittadini a spostarsi in modo da ridurre le emissioni di anidride carbonica usando meno l'automobile.
    Il WWF promuove quindi la bicicletta come mezzo di trasporto per il nuovo millennio: rispetta l'ambiente, è silenziosa e non inquinante, fa bene alla salute e scarica dallo stress della vita quotidiana. E' dunque uno strumento per vivere il tempo libero in modo più ecologico, senza impatto sull'ambiente e a contatto con la natura.
    Il WWF vuole così sensibilizzare l'opinione pubblica sulle gravi conseguenze che i cambiamenti climatici in atto avranno per l'ambiente, per l'economia e per la stessa salute umana, e quindi favorire comportamenti tesi alla riduzione dei cosiddetti gas serra e sollecitare soggetti pubblici e privati ad adoperarsi per rallentare il fenomeno, in modo che la Natura possa essere in grado di ritrovare un nuovo equilibrio.

    Le tappe della 82° edizione del Giro d'Italia che attraverseranno le Marche sono tre:
    9° Tappa, domenica 23 maggio: Ancona - Ancona, cronometro individuale di Km. 31
    La tappa prevede un percorso ad anello tutto compreso nel Parco naturale regionale del Monte Conero, nella Provincia di Ancona.
    10° Tappa, lunedì 24 maggio: Ancona - Sansepolcro, di Km. 189.
    La tappa raggiunge la Toscana attraversando la Provincia di Ancona e la Provincia di Pesaro - Urbino. Dalla costa adriatica marchigiana si raggiunge la dorsale appenninica passando per Fano con la foce del Fiume Metauro, si attraversano le Gole del Furlo per risalire infine la vallata del Monte Nerone sino al vallico di Bocca Seriola che porta in Umbria.
    11° Tappa, martedì 25 maggio: Sansepolcro - Cesenatico, di Km. 127.
    Il Giro rientra nelle Marche attraversando il montefeltro verso nord per raggiungere la parte marchigiana della Valmarecchia. Il Giro lascia le Marche per entrare in Emilia Romagna lasciandosi alle spalle il Parco naturale regionale del Sasso Simone e Simoncello.

    Macerata, 19/05/1999
    WWF Italia sez. regionale Marche


    Nessun riconoscimento al Consiglio comunale

    Il WWF Jesi non intende assolutamente entrare nel merito della discussione in corso tra il Sindaco Polita e il Consigliere Romagnoli ma ritiene inevitabile denunciare come sia stata strumentalizzata l'assegnazione al Primo cittadino della tessera associativa da parte della Sezione di Jesi il 10 Aprile u.s.
    Non abbiamo MAI apprezzato o condiviso l'operato del Comune in merito alla vicenda Turbogas e a testimonianza di questo fatto ci sono gli innumerevoli comunicati stampa della Sezione ancora disponibili sul sito WWF Jesi on line (http://www.comune.jesi.an.it/~wwfjesi/).
    E' deludente, nonché offensivo l'utilizzo che viene fatto di un riconoscimento strettamente personale. Infatti la tessera consegnata per i propri meriti ESCLUSIVAMENTE al Sindaco, come correttamente riportato dalla stampa, non può essere estesa al Consiglio comunale di Jesi. Di più: l'obiettivo di questo riconoscimento era di ESALTARE la differenza che c'è sempre stata, nell'atteggiamento nei confronti della Turbogas, tra il Sindaco (e pochissimi altri consiglieri) e il resto dell'Amministrazione comunale.
    Pensiamo, infatti, che il percorso stabilito con il documento dell'Ottobre '97 non sia stato completato come già esposto precedentemente dal WWF e come se non bastasse l'Amministrazione comunale non ha ritenuto necessario informare correttamente i cittadini.
    Non si capisce perché nella cronistoria della vicenda Turbogas presente sul periodico Jesi Oggi non sia stato neanche menzionato il Referendum o perché sulla Rete Civica cittadina non siano stati inseriti i numerosi comunicati stampa sulla Turbogas nel mese di Marzo, mese cruciale e conclusivo di tutto il dibattito energetico della Vallesina.
    Comunque l'apprezzamento per quanto ha fatto, nonostante gli ostacoli INTERNI, rimane immutato ma se il Sindaco intende continuare a tenere un atteggiamento meritevole del riconoscimento assegnatogli dovrà continuare ad avere il coraggio di distinguersi da chi non ha il benché minimo rispetto per l'ambiente e le persone che lo circondano. Un primo passo può essere quello di confermare che il progetto dell'Interporto verrà completato soltanto alle seguenti condizioni:
    1. utilità del primo e dei successivi stralci;
    2. che avvenga effettivamente lo scambio merci gomma-rotaia;
    3. compatibilità di ogni stralcio con questa vallata che sembra voler diventare la Porto Marghera delle Marche.
    Concludendo vogliamo chiarire ancora una volta che il Consiglio comunale di Jesi non ha ricevuto nessun riconoscimento né dal WWF Jesi né dal WWF Marche, ed è certo che tale riconoscimento non potrà esserci fintanto che non vedremo mutato l'atteggiamento sulle tematiche ambientali.

    lì, 12/5/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina


    Referendum Traffico: non petizioni di principio ma quesiti concreti e realizzabili

    Il Consiglio Nazionale del WWF Italia si e' occupato dei problemi del traffico, anche alla luce delle proposte di referendum lanciate da Legambiente e fatte proprie da molti sindaci e assessori: al termine della discussione e' stato stilato un documento nel quale si afferma che "la grave situazione del traffico urbano non deve indurre a promuovere iniziative tese solo all'ennesima riaffermazione di principi generali largamente condivisibili e non già alla verifica di scelte operative puntuali e concrete che dovrebbero essere urgentemente assunte".
    In particolare, il WWF sottolinea che "la proposta dei referendum sul traffico, avanzata da Legambiente e condivisa e sostenuta da alcuni Sindaci e da numerosi Assessori, rischia di diventare più un'operazione politica e d'immagine che non un reale strumento d'indirizzo con cui determinare una svolta ai problemi del traffico urbano". Il WWF ricorda che su temi quali l'aumento delle aree pedonali, delle corsie preferenziali, dell'estensione delle zone a traffico limitato, della riduzione dei fattori inquinanti e del potenziamento del sistema di trasporti pubblici, i sindaci hanno gia' ricevuto una delega in quanto parte integrante dei progammi elettorali sottoposti al vaglio degli elettori. Riproporre oggi questi stessi temi, quando su di essi in alcuni casi si sono svolte almeno due campagne elettorali (per le amministrative del 1993 e per quelle del 1997), per il WWF e' utile solo se ai cittadini si sottopongono azioni concrete, puntualmente individuate, che possano diventare rapidamente operative.
    L'associazione del Panda ricorda anche che gli statuti comunali prevedono il referendum solo come strumento consultivo, o propositivo, e quindi non esiste alcuna obbligatorietà giuridica a seguito del risultato elettorale. Questo significa che ai referendum seguiranno azioni concrete quanto più questi saranno specifici e puntuali. "Il WWF non è dunque contrario alle ipotesi referendaria sul tema del traffico -continua il documento del massimo organo dell'associazione- ma chiede fermamente che questi siano proposti in termini chiari ed inequivocabili, sia sul piano politico che su quello di merito".
    Forti perplessita' il WWF avanza sulla contestualità di questi referendum con la prossima campagna europea: una concomitanza giudicata fuorviante e si presti a possibili strumentalizzazioni. "Certamente sarebbe più opportuno, e politicamente più corretto, svolgere le consultazioni referendarie una volta finita l'attuale fase elettorale", sottolinea il WWF che stigmatizza il fatto che lo strumento referendario rischia di diventare un possibile elemento della campagna elettorale per quanti si trovano nella doppia veste di candidati, proponenti referendari ed attuali interlocutori dei problemi e delle soluzioni del traffico nelle nostre città.

    Roma, 14 aprile 1999
    WWF Italia


    Inaugurazione CEA di Montelago

    Sarà inaugurato Domenica 11 aprile il Centro di Educazione Ambientale del WWF di Montelago, nel territorio del Comune di Sassoferrato e della Comunità Montana Esino-Frasassi. Con le nuove strutture del centro sarà possibile organizzare attività di educazione ambientale di tipo residenziale nei mesi primaverili ed estivi. Per gli escursionisti e curiosi della Natura è stato allestito un primo sentiero natura all'interno dell'Oasi di Protezione della Fauna del Monte Strega. Il CEA WWF di Montelago è stato ufficialmente riconosciuto dalla Regione Marche con specifico decreto.

    CEA WWF DI MONTELAGO
    UN CENTRO PER SCOPRIRE
    IL MAGICO MONDO DELLA NATURA


    Domenica 11 Aprile alle ore 11.00 sarà ufficialmente presentato al pubblico il nuovo Centro di Educazione Ambientale di Montelago, nel Comune di Sassoferrato. Il Centro di Educazione Ambientale è nato da una collaborazione tra il WWF Italia e l'Amministrazione Comunale di Sassoferrato per valorizzare la struttura dell'ex Colonia elioterapica presente nella frazione di Montelago. Il WWF ha attivato il centro già nel 1998 con la realizzazione dei Campi Avventura nazionali, programmi di educazione ambientale di tipo residenziale, che hanno coinvolto circa 150 bambini, di età compresa tra i sei e i quattordici anni, provenienti da diverse regioni italiane.
    Grazie all'impegno dell'Amministrazione Comunale di Sassoferrato la struttura è stata rinnovata con il rifacimento degli impianti interni a norma di legge, l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'allestimento di servizi che rendono oggi la struttura agibile anche per ragazzi portatori di handicap.
    Il progetto di allestimento del Centro a cura del WWF ha inoltre previsto la realizzazione di una biblioteca e videoteca e la collocazione di una adeguata segnaletica che favorisce la visita dell'Oasi di Protezione della Fauna del Monte Strega, istituita dalla Provincia di Ancona. All'interno del CEA sono state allestite dal WWF mostre permanenti sulle foreste, gli incendi boschivi e sul lupo appenninico.
    La presenza di trenta posti letto, con la possibilità di aumentarli fino a cinquanta, di una cucina professionale attrezzata, consentirà la realizzazione di attività di educazione ambientale residenziali e l'attivazione di un rifugio escursionistico regionale.
    Dalla struttura del CEA si raggiunge a circa due chilometri un'area parcheggio da dove parte il sentiero natura attrezzato con una accurata segnaletica direzionale e con cartelli didattici i cui protagonisti sono dei simpatici gnomi del bosco della Strega che accompagnano il visitatore presentando i segreti del magico mondo della Natura. L'accesso al sentiero è gratuito e libero per tutti gli escursionisti che vorranno scoprire le bellezze del nostro appennino, per le scuole il WWF organizzerà specifici programmi di educazione ambientale con visite guidate.

    Il Centro di Educazione Ambientale WWF di Montelago è già stato riconosciuto ufficialmente dalla Regione Marche ed inserito nella rete regionale dei CEA nell'ambito del programma regionale di educazione ambientale. Prima dell'estate, grazie alla collaborazione della Comunità Montana dell'Esino - Frasassi, saranno realizzate, presso l'area esterna al CEA, lungo il sentiero natura e nella piazza della frazione di Montelago delle aree di sosta attrezzate con tavoli e panchine utilizzabili sia per le attività didattiche che per il ristoro degli escursionisti e visitatori. Per l'inaugurazione di Domenica 11 aprile, dopo i saluti del Sindaco di Sassoferrato, Antonio Righi, e del Presidente della Comunità Montana, Riccardo Maderloni, sono previsti interventi del Segretario regionale del WWF, Franco Ferroni, sui programmi di educazione ambientale del WWF nelle Marche e dell'Assessore regionale all'Ambiente, Edoardo Mentrasti, sul Programma regionale per l'educazione ambientale 1999. Dopo la presentazione delle strutture del CEA e l'escursione al sentiero natura sarà organizzato un rinfresco con pranzo al sacco. Nel pomeriggio è prevista una conferenza sul tema "Presenza del lupo nelle marche e incidenza sulle attività zootecniche" a cura del dott. Jacopo Angelini, Vicepresidente del WWF Marche e responsabile dell'area biodiversità. Il tema della conferenza è di estrema attualità ripensando alla recente scomparsa dei daini, un tempo presenti nell'area faunistica di Montelago, a causa di ripetute predazioni da parte del lupo favorite dalla mancata manutenzione della recinzione. La presenza nell'area di Montelago di una coppia di lupi ha suscitato clamore e preoccupazioni per l'importante attività di allevamento dei cavalli. Il WWF ha voluto per questo inserire come prima attività del CEA di Montelago un incontro per presentare gli ultimi dati disponibili sulla presenza del lupo nelle Marche. L'incontro sarà accompagnato dalla presentazione di una mostra didattica sul lupo realizzata dal WWF in collaborazione con l'Assessorato Agricoltura della Regione Marche e già allestita presso il centro visite del Parco naturale regionale del Sasso Simone e Simoncello. Nell'ambito della manifestazione saranno infine presenti stand dedicati all'agricoltura biologica, alla bioarchitettura, al commercio equo e solidale, alle attività silvopastorali locali.

    Macerata, 8/04/1999
    WWF Italia Sezione Regionale Marche


    Le due facce dell'Amministrazione Comunale

    L'assegnazione del Premio Attila al Consorzio Jesi Energia S.C.p.-A., alla Edison Termoelettrica S.p.A. e alla Sadam Zuccherifici divisione della S.E.C.I S.p.A., per la sezione locale jesina, rappresenta una magra consolazione ma serve a dimostrare tutto il nostro disappunto sulla costruzione della centrale in questione.
    Il WWF di Jesi e Vallesina ha portato come proprio ed unico candidato il Consorzio di imprese che hanno presentato e sostenuto il progetto Turbogas con ogni mezzo, questa candidatura si è confrontata con le altre presentate dalle diverse sezioni marchigiane del WWF, candidature che sicuramente non erano da meno ed erano altrettanto meritevoli di tale riconoscimento. Ma il ns. candidato è riuscito in questi anni a mettersi ben in evidenza per la tenacia e l'arroganza con cui ha perseguito il suo progetto, e purtroppo non è stato difficile raccogliere elementi di prova a sostegno della doverosa assegnazione di questo poco ambito premio. Per fortuna, abbiamo avuto un Sindaco determinato che ci ha salvato dai primi due assurdi progetti della Edison-Sadam, con pochi, veramente pochi, altri consiglieri ed assessori sensibili alle tematiche ambientali che hanno appoggiato la sua azione di tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini di Jesi.
    La fermezza del Sindaco e l'opposizione del movimento ambientalista, WWF in testa, ha permesso di ottenere garanzie più ampie per questa martoriata valle dell'Esino.
    La responsabilità maggiore è da imputare alla Regione e al Ministero dell'Industria che non hanno svolto a pieno il loro compito di tutela della salute dei cittadini, ma come cittadini crediamo sia responsabilità di tutti evitare speculazioni economiche a danno dell'ambiente sulla base del poco civile principio della privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite. L'attività della sezione WWF di Jesi non si esaurisce con la candidatura e l'assegnazione del Premio Attila ma continuerà soprattutto cercando di informare in maniera sempre più completa gli abitanti della Vallesina nell'evoluzione dei problemi ambientali. Il rispetto e il controllo dell'attuazione della convenzione che autorizza oggi la costruzione della Turbogas di Jesi dovranno essere costantemente posti all'attenzione delle autorità pubbliche competenti e dei cittadini. Per questo la sezione WWF di Jesi ha deciso di rafforzare la denuncia contro la Turbogas con un riconoscimento simbolico al Sindaco di Jesi per l'impegno e l'attenzione dimostrata nella tutela dei diritti della collettività.
    Come segnale di speranza ecologista, la sezione WWF di Jesi e Vallesina donerà al Sindaco di Jesi Avv. Marco Polita l'iscrizione annuale come Socio del WWF Italia. In merito, speriamo che nell'espansione urbanistica, industriale della città e nella realizzazione dell'Interporto le forze politiche cittadine dimostrino una maggiore sensibilità ecologista rispetto a quella manifestata nella vicenda Turbogas e sostengano il Sindaco in quelle sue iniziative contro la devastazione della Vallesina. Con questo auspichiamo anche un maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle vicende che li riguardano direttamente.

    Per quanto riguarda la polluzione della centrale di Camerata Picena, sappiamo benissimo che è quasi 14 volte superiore, se espressi in Kg/ora di NO2, rispetto a quelli della futura centrale di Jesi (centrale che ancora non esiste), ma quella dell'ENEL funziona in media per 18 gg. l'anno mentre quella dell'Edison-Sadam per 365 gg., quindi in assoluto l'inquinamento della centrale che "non esiste" è nettamente superiore! La Vallesina deve già sostenere: API di Falconara, Centrale Enel di Camerata Picena, Aeroporto, Interporto, Superstrada Ancona-Roma, Autostrada A14, i numerosi stabilimenti industriali e artigianali, le affollate città della Vallesina con il traffico veicolare privato e gli impianti di riscaldamento domestici, perché dobbiamo sommare a questo elenco già troppo lungo, anche altre fonti di inquinamento?
    Gli amministratori di questa città hanno stipulato una convenzione con la Edison-Sadam perché ci hanno assicurato che le centrali in Vallesina sono due... speriamo che sia così!!!

    lì, 7/4/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina

    Premio Attila 1998


    Oasi: 300 ettari di Natura negata!

    Nella Commissione per la gestione della fauna della Provincia di Ancona, lunedì 29 marzo scorso, la discussione tecnica sulla determinazione dei nuovi confini per l'ampliamento dell'Oasi Ripa Bianca di Jesi è stata ancora una volta rinviata. Causa del rinvio la presentazione all'Assessorato Caccia delle firme di alcuni proprietari e/o conduttori delle aziende agricole ricadenti all'interno di un nuovo perimetro ancora inesistente. La strategia della disinformazione che accompagna sempre la nascita di una nuova area protetta ha dato i suoi primi risultati nefasti. Il WWF ricorda a proprietari e/o conduttori agricoli che il solo vincolo previsto per le Oasi di Protezione della fauna è il divieto di caccia, ovviamente sgradito ai cacciatori.

    Oasi WWF Ripa Bianca di Jesi
    300 ETTARI DI NATURA NEGATA!

    Lunedì 29 marzo si è riunita dopo circa un anno la Commissione tecnica faunistico-venatoria della Provincia di Ancona. All'ordine del giorno era inserita la proposta di nuova perimetrazione dell'Oasi di Ripa Bianca di Jesi per una superficie pari a 282 ettari, come richiesto dal WWF Italia e dall'Amministrazione Comunale di Jesi. La Commissione tecnica doveva esprimere un parere consultivo sull'ampliamento proposto, verificando se la nuova superficie individuata in base a studi e valutazioni tecnico - scientifiche era tecnicamente corretta in relazione alla Legge regionale sulla caccia L.R.n.7/95.
    Le caratteristiche ecologiche dell'area, la necessità di estendere la superficie per favorire il rifugio, la sosta e la riproduzione della fauna selvatica, l'individuazione del sito di interesse comunitario sulla base della Direttiva Habitat dell'Unione Europea a cura della Regione, la maggiore fruizione dell'area da parte dei numerosi visitatori, giustificavano la richiesta avanzata dal WWF e dal Comune di Jesi.
    L'attuale superficie di 18 ettari dell'Oasi non assicura la necessaria tutela della fauna selvatica che sosta nell'area, in particolare per il periodo invernale con la caccia aperta l'Oasi rischia di diventare una trappola micidiale per gli animali che attratti dall'area faunistica rischiano di cadere colpiti dal fuoco delle doppiette strategicamente appostate intorno ai ridotti confini dell'area.
    Non dimentichiamo inoltre l'incolumità pubblica dei visitatori e dei numerosi alunni delle scuole che visitano l'Oasi nel periodo aperto alla caccia, nel 1997 un gruppo di visitatori fu colpito da una pioggia di pallini mentre percorrevano il sentiero natura lungo l'argine del fiume ed una Guardia giurata volontaria del WWF che si avvicinava ad un cacciatore per i regolari controlli evitò un colpo di doppietta solo grazie alla sua prontezza di riflessi.
    Nonostante le assicurazioni dell'attuale Presidente della Provincia di Ancona, Enzo Giancarli, ex Assessore alla Caccia nella precedente legislatura, la discussione del punto all'ordine del giorno è stata rinviata per l'arrivo all'Assessorato Caccia, con un tempismo "eccezionale", di alcune lettere a firma di proprietari e conduttori delle aziende agricole ricadenti nel nuovo perimetro dell'Oasi, non ancora reso noto, con le quali si esprimeva aperta contrarietà all'ampliamento proposto.
    Di norma prima l'Assessorato alla Caccia della Provincia individua il perimetro della zona da tutelare, consultando la Commissione tecnica, e successivamente si informano i proprietari e conduttori delle aziende agricole ricadenti nell'area della zona protetta da istituire, con la richiesta di esprimere un parere in merito. La Legge prevede che la Provincia non istituisce l'Oasi nel caso sia presentata opposizione motivata da parte dei proprietari e conduttori dei fondi costituenti almeno il 40% della superficie complessiva, nell'area individuata resta comunque vietato l'esercizio dell'attività venatoria.
    La stessa Legge prevede però la possibilità per le Provincie di istituire in forma coatta le Oasi di protezione della fauna qualora ricorrano particolari necessità ambientali, anche sui territori per i quali era stata presentata opposizione da parte dei proprietari o conduttori dei fondi.
    Non sarebbe comunque una sfortunata coincidenza il fatto che nei giorni precedenti la riunione della Commissione alcuni proprietari e conduttori dei fondi di Ripa Bianca avrebbero ricevuto delle cortesi visite da persone che "gentilmente" li informavano delle nefaste conseguenze che avrebbero subito con l'istituzione dell'Oasi: il divieto assoluto di coltivare i loro terreni, di utilizzare concimi e diserbanti, di tagliare alberi, di realizzare nuove costruzioni o effettuare manutenzioni ai loro immobili, ed altri innumerevoli vincoli. Sarebbe però sufficiente che i proprietari terrieri o conduttori dei fondi leggessero la Legge regionale n.7/95 con cui vengono istituite le Oasi di Protezione della Fauna per rendersi conto che l'unico divieto previsto è l'esercizio dell'attività venatoria, senza ulteriori vincoli aggiuntivi sui loro terreni, che potranno continuare tranquillamente a coltivare senza alcuna ingerenza da parte del WWF.
    I vincoli di natura urbanistica e paesaggistica che già insistono sull'area non dipendono certo dall'ampliamento dell'Oasi del WWF, sono vincoli previsti dal PPAR (Piano Paesistico Ambientale Regionale) e recepiti da tempo dal Piano Regolatore del Comune di Jesi, che nell'area di Ripa Bianca ha già previsto, questa volta non casualmente, la nascita di una area naturale protetta.
    La campagna di disinformazione orchestrata ad arte dai cacciatori ha però dato i suoi primi risultati con il rinvio della decisione di ampliamento da parte della Provincia di Ancona. Una brusca retromarcia del nuovo Assessore alla Caccia dettata, si augura il WWF, solo dalla cautela e dalla volontà di informare preventivamente, con il dovuto rigore, tutti i proprietari dei terreni dell'esigenza di assicurare una opportuna tutela dell'area con il solo divieto di caccia.
    La prossima commissione tecnica, prevista verso la metà di maggio, dovrà riesaminare la richiesta di ampliamento dell'Oasi. Nel frattempo il WWF sarà impegnato per garantire una ampia e corretta informazione sugli effetti reali dell'ampliamento dell'area protetta. Per assicurare 300 ettari di Natura protetta il WWF confida infine sul mantenimento degli impegni assunti pubblicamente in più occasioni dai rappresentanti dell'Amministrazione Provinciale di Ancona.

    Macerata, 02/04/1999
    WWF Italia Sezione Regionale Marche


    Assegnazione Premio Attila 1998

    Nel 1998 hanno meritato il "Premio Attila" per l'impegno contro l'ambiente della Regione Marche le aziende impegnate nella realizzazione della Turbogas di Jesi. Il WWF attribuisce il poco ambito riconoscimento ad una personalità del mondo politico od economico che nel corso dell'anno si è particolarmente distinto per la sua attività contro l'ambiente e la natura. Altri candidati al Premio per il 1998 erano il Sindaco di San Benedetto del Tronto, Paolo Perazzoli, il Sindaco di Bolognola, Gabriella Maggi, il Sindaco di Genga (già premiato), Giuseppe Dominici, e il "Piromane ignoto".

    PREMIO ATTILA 1998
    PER LA TURBOGAS DI JESI

    "Al Consorzio Jesi Energia S.C.p.A., alla Edison Termoelettrica S.p.A., alla Sadam Zuccherifici- divisione della S.E.C.I. S.p.A. per la tenacia e arroganza con cui hanno perseguito il progetto di costruzione di una centrale di cogenerazione per la produzione di energia elettrica (Turbogas) nel territorio del Comune di Jesi, con la complicità del Ministero dell'Industria e la latitanza della Regione Marche. Difensori del loro esclusivo nobile interesse privato contro l'opprimente interesse pubblico della tutela dell'ambiente. Fulgidi esempi di lungimiranza ecologica per le generazioni future."

    Questa la motivazione presente sulla tradizionale pergamena con la quale la Sezione regionale del WWF ha assegnato il Premio Attila per l'anno 1998. Le motivazioni del WWF per l'opposizione alla Turbogas di Jesi sono le stesse che portarono la maggiore Associazione ambientalista, in polemica con Legambiente, a contrastare la centrale API di Falconara Marittima. Sfruttando le lacune dell'attuale normativa nazionale (L.n.9/91 e L.n.10/91) e l'assenza di un Piano Energetico Regionale, in grado di definire con chiarezza il numero e i siti delle centrali per la produzione di energia nella regione, le aziende private hanno avviato una speculazione economica basata sulla cessione all'ENEL dell'energia prodotta in eccedenza nei loro stabilimenti. La lunga storia della centrale Turbogas di Jesi dimostra, in modo inequivocabile, come molte aziende private lasciate libere di operare senza regole e controlli da parte degli Enti pubblici, perseguono ancora oggi la logica del massimo profitto a danno dell'ambiente. I primi progetti presentati per la Turbogas di Jesi prevedevano impianti notevolmente sovradimensionati rispetto al reale fabbisogno energetico interno dello zuccherificio Sadam, e adottavano tecnologie che trascuravano le dovute garanzie di tutela per l'ambiente e per la salute dei cittadini. La posizione assunta dal Sindaco di Jesi ha consentito la modifica di due progetti successivi diminuendone l'impatto sull'ambiente e i rischi per la salute pubblica, dimostrando che per le aziende era possibile operare con leciti guadagni nel rispetto dell'ambiente Se fosse stata in discussione la costruzione della sola centrale Turbogas di Jesi, in un contesto territoriale diverso dall'attuale, l'operato dell'Amministrazione Comunale di Jesi sarebbe stato esemplare. Il terzo progetto approvato, per le nuove caratteristiche tecnologiche dell' impianto, sarebbe stato un modello ideale di produzione di energia elettrica a basso impatto ambientale. Le severe condizioni di esercizio, le metodologie di monitoraggio ambientale, le compensazioni di carattere ambientale previste dalla convenzione, avrebbero rappresentato una garanzia senza precedenti per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. Valutare l'impatto ambientale di un impianto dalle sole emissioni del proprio camino senza considerare la somma complessiva degli impatti ambientali presenti sul territorio sarebbe però un grave e imperdonabile errore. A mettere a rischio la vivibilità dell'ambiente e la salute pubblica nella Vallesina non saranno solo i gas prodotti dalla centrale Turbogas di Jesi ma l'insieme delle diverse fonti di inquinamento pericolosamente concentrate nel raggio di pochi chilometri (API di Falconara, Centrale Enel di Camerata Picena, Aeroporto, Interporto, Superstrada Ancona-Roma, Autostrada A14, i numerosi stabilimenti industriali e artigianali e le affollate città della Vallesina con il traffico veicolare privato e gli impianti di riscaldamento domestici). La somma dei singoli impatti sull'ambiente circostante giustificava quindi il comportamento prudente adottato inizialmente dal Sindaco Polita e la richiesta di assolute garanzie sulla reale limitazione degli impianti di produzione di energia elettrica nella Vallesina. Le garanzie presentate, fino ad oggi, dalla Regione e dal Ministero dell'Industria sono per il WWF ancora troppo deboli ed espongono la Vallesina ad un rischio ambientale intollerabile. Con il Premio Attila 1998 al Consorzio Jesi Energia, alla Edison Termoelettrica, alla Sadam Zuccherifici, il WWF conferma la sua contrarietà al progetto della Turbogas di Jesi, nonostante l'apprezzabile tentativo avviato dall'Amministrazione Comunale di Jesi di ridurne al minimo l'impatto sull'ambiente. Il WWF Italia ha per questo già attivato il proprio Ufficio legale per verificare l'opportunità, i tempi e le modalità per la presentazione di un ricorso al TAR contro la concessione edilizia e la convenzione approvata dal Consiglio comunale di Jesi. Il WWF chiede inoltre alla Regione Marche la rapida approvazione di un Piano Energetico Regionale che non privilegi la sola produzione di energia ma sia finalizzato al risparmio energetico, all'aumento dell'efficienza energetica e all'incremento dell'uso delle fonti rinnovabili escludendo, senza deroghe, la presenza di più di due centrali Termoelettriche nella Vallesina.

    La tutela del territorio e della biodiversità sono i temi che hanno motivato le altre candidature che il WWF ha esaminato per l'assegnazione di questo Premio Attila. Gli altri candidati erano:
  • GABRIELLA MAGGI, Sindaco di Bolognola e CONSORZIO DI BONIFICA DI MACERATA: per la decisione di riaprire con la solita scusa della manutenzione ordinaria, dopo nove anni che era chiua al traffico, la strada che porta da Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno, a oltre 1800 metri sul livello del mare, in zona 1 (zona di massima tutela) del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il Sindaco di Bolognola, con l'intervento del Consorzio di Bonifica di Macerata, ha provveduto a vanificare i progetti di valorizzazione previsti dal Parco e violentare ancora una volta la natura riaprendo ferite larghe fino ad otto metri che il tempo aveva ormai rimarginato. Il Sindaco di Bolognola conferma la sua vocazione ad Attila dei Sibillini anche con le nuove lotizzazioni in località Pintura di Bolognola ad oltre 1400 metri sul livello del mare.
  • PAOLO PERAZZOLI, Sindaco di San Benedetto del Tronto: per l'autorizzazione alla realizzazione di un impianto di distribuzione carburanti nell'area della Sentina di San Benedetto del Tronto, sulla strada di collegamento con Porto d'Ascoli. La realizzazione dell'impianto ha prodotto l'ennesimo scempio ambientale nell'area della Sentina, zona di particolare interesse naturalistico. La tutela della Sentina è stata individuata tra le emergenze ambientali dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Ascoli
  • GIUSEPPE DOMINICI, Sindaco di Genga (già Premio Attila 1996): Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Già premiato dal WWF con il Premio Attila nel 1996 per la sua opposizione alla nascita del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e Frasassi, Giuseppe Dominici si è dimostrato fino ad oggi persona coerente perseverando nella sua opposizione al Parco. Un esempio concreto dello sviluppo equilibrato che il Sindaco di Genga auspica per il suo territorio è la nuova discoteca di cemento armato al confine dell'area protetta. E' ormai noto che il Sindaco di Genga considera un privilegio raro essere stato onorato dal WWF con il Premio Attila, che tiene in evidenza su una parete del suo ufficio comunale. Non poteva quindi mancare una nuova meritata candidatura!
  • Il "PIROMANE IGNOTO": per i boschi delle Marche il 1998 è stato un anno di fuoco. Durante l'estate 80 incendi bruciano circa 600 ettari di foreste, il 50% nella sola Provincia di Ancona, l'80% all'interno di Parchi ed Aree protette. Il solito "piromane ignoto" ha colpito ancora una volta dove l'equilibrio della natura era più fragile e protetto, un vero attentato doloso contro il nostro patrimonio naturale contrastato con determinazione dal prezioso lavoro del Corpo Forestale dello Stato, dei Vigili del Fuoco, dei volontari.

    Ancona, 30/03/1999
    WWF Italia Sezione Regionale MARCHE

    Premio Attila 1998


    Una speculazione economica in nome dell'energia

    Il progetto di costruzione della centrale Turbogas di Jesi è parte di un più generale problema collegato all'applicazione delle leggi nazionali n.9 e n.10 del gennaio 1991 che dettano le norme per l'attuazione del nuovo piano energetico nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali. In particolare si fa riferimento al titolo III della legge n.9 che detta norme per gli autoproduttori e per le imprese elettriche degli Enti locali. In sintesi la legge consente alle imprese la produzione di energia elettrica per uso proprio o per la cessione all'Enel. In particolare tutta la produzione di energia elettrica che eccede l'eventuale quota consumata dallo stesso produttore deve essere ceduta all'Enel. I prezzi relativi alla cessione di tale quota di energia risultano essere, per le centrali autorizzate prima del 1997, tre volte il normale prezzo di mercato per l'Enel. Per le aziende private si è presentata quindi una occasione unica per una vera e propria speculazione economica a spese dell'Enel e di tutti i consumatori. In pratica le aziende hanno avviato progetti per la costruzione di centrali che formalmente dovrebbero servire al proprio fabbisogno ma le dimensioni dell'impianto consentono una eccedenza che supera di molto tale fabbisogno con una consistente quota di energia da vendere a prezzo agevolato all'Enel. Questa speculazione è consentita dalla mancata quantificazione della possibile eccedenza dell'impianto da parte del Ministero dell'Industria, pertanto diventa legittimo progettare impianti dichiarati per l'autoproduzione che nascondono invece vere e proprie trasformazioni di aziende in centrali elettriche sovradimensionate. Il giro di affari e la possibilità di facili guadagni è ovviamente enorme, il tutto in nome della tanto richiesta produzione di energia. Nelle Marche era partita da tempo la corsa delle aziende private alla produzione di energia, oltre alla centrale Turbogas della Sadam di Jesi, è già prevista la centrale API di Falconara Marittima, mentre è stata bloccata la centrale Turbogas di Comunanza nella Provincia di Ascoli Piceno. Altre aziende sarebbero pronte a presentare progetti analoghi in altre aree della regione, in particolare per la termodistruzione dei rifiuti. Per le centrali di Comunanza e Falconara Marittima erano state accertate gravi irregolarità amministrative al punto che per la centrale di Comunanza è stata revocata la concessione edilizia, mentre per la centrale di Falconara Marittima il WWF ha presentato un dettagliato Dossier denuncia.

    WWF Italia delegazione Marche

    Premio Attila 1998


    Turbogas Sadam: una spada di Damocle sulla Vallesina

    Il Consiglio Comunale di Jesi approva la convenzione con il Consorzio Jesi-Energia per la costruzione della centrale Turbogas subendo la latitanza della Regione nella pianificazione di una seria politica energetica e l'iniziativa di un'impresa che ha dimostrato di operare fin dall'inizio perseguendo la logica del massimo profitto.

    L'Amministrazione Comunale di Jesi è stata messa con le spalle al muro in attesa di un possibile colpo di grazia da parte del TAR regionale che il prossimo 10 Marzo dovrà esprimersi in merito al ricorso presentato dalla Sadam contro la sospensiva dei lavori voluta dal Sindaco.

    Il WWF conferma la sua contrarietà al progetto della Turbogas di Jesi nonostante l'apprezzabile tentativo avviato dall'Amministrazione Comunale di Jesi di ridurne al minimo l'impatto sull'ambiente.

    Le motivazioni del NO alla Turbogas da parte del WWF sono le stesse che portarono la nostra associazione ad opporsi alla prevista centrale API di Falconara. In assenza di un Piano Energetico Regionale, in grado di definire con chiarezza il numero e i siti delle centrali per la produzione di energia nella regione con adeguate garanzie di tutela per l'ambiente e per la salute dei cittadini e grazie alle lacune dell'attuale normativa nazionale, le aziende private hanno fino ad oggi ipotecato le possibili scelte future nella pianificazione della produzione di energia.

    Il WWF ha denunciato in passato e continua con determinazione a farlo oggi con la sua opposizione alla Turbogas di Jesi una speculazione economica basata sul principio della privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite.
    La storia della centrale Turbogas di Jesi dimostra in modo inequivocabile come le aziende lasciate libere di operare senza regole e controlli da parte degli enti pubblici, perseguano esclusivamente la logica del massimo profitto.
    La presa di posizione del Sindaco di Jesi ha consentito la modifica del progetto iniziale diminuendone l'impatto sull'ambiente e rischi per la salute pubblica dimostrando che per le aziende è possibile volendo operare con leciti guadagni nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di oggi e delle future generazioni.
    Se fosse stata in discussione la costruzione della sola centrale Turbogas di Jesi in un contesto territoriale diverso dall'attuale dove non è ancora oggi improbabile la prospettiva di 3 centrali di produzione energetica l'operato dell'Amministrazione Comunale di Jesi sarebbe stato esemplare.
    Purtroppo le garanzie fornite fino ad oggi dalla Regione e dal Ministero dell'Industria sono per il WWF troppo deboli ed espongono la Vallesina ad un rischio ambientale ingiustificabile ed intollerabile.

    lì, 6/3/1999
    WWF Italia sez. Jesi e Vallesina


    Sindaco, prima di firmare, aspetti le decisioni dell'ENEL!!!

    Abbiamo seguito la vicenda Turbogas fin dall'inizio e da tempo non esprimiamo la ns. opinione al riguardo, ma gli ultimi interventi del Sindaco ci hanno allarmato. Pensavamo, infatti, di poter contare sul buon senso dell'unica persona che all'interno dell'Amministrazione Comunale si era posta a difesa della salute dei cittadini non soltanto di Jesi ma dell'intera Vallesina, purtroppo questa fiducia viene a mancare proprio perché non riteniamo che le condizioni poste dallo stesso Sindaco per il rilascio della concessione siano state soddisfatte.
    Cosa ancor più grave è l'aver affermato, durante l'ultimo Forum pubblico, che la centrale del Consorzio Jesi-Energia è di cogenerazione! Poi subito dopo dire che il calore prodotto dalla centrale verrà messo a disposizione, o meglio venduto al Comune di Jesi.
    Ma cosa ci farà il Comune di Jesi?
    Semmai ci fosse qualcuno che ne avesse bisogno glielo rivenderebbe.
    Ma chi è che ne ha bisogno? Per cosa vogliamo utilizzare questo vapore? Per il Teleriscaldamento?
    Bene, ma dalle nostre parti non abbiamo bisogno di riscaldare tutto l'anno, e gli altri mesi che fine farà il calore prodotto? Verrà utilizzato dalle industrie?
    Benissimo, quali?
    Prima di dare l'alibi alla Sadam per dire che il loro impianto è di cogeneazione si trovino gli acquirenti del vapore. Per poi scoprire che il calore prodotto è comunque in eccesso!
    Per stessa ammissione del Sindaco, la centrale avrà una abbondante quantità di calore inutilizzato, quindi il consorzio non realizzerà una centrale di cogenerazione. Dovrà poi essere compito arduo e costoso del Comune renderla tale.
    Quale potrebbe essere la soluzione?
    Dato che:
  • dal punto di vista ambientale un VERO impianto di cogenerazione non è da scartare, la Sadam potrebbe realizzare una centrale commisurata alle proprie esigenze eliminando gli impianti utilizzati fino ad oggi.
  • purtroppo nessuno potrà togliere all'ENEL la concessione che già possiede, aspettiamo quindi la decisione sulla sorte della centrale di Camerata Picena che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi ed eventualmente l'Edison o qualunque altro privato potrebbe realizzare l'idea proposta dal Sindaco Quercetti di Camerata Picena, avendo come punto di partenza sempre la tutela ambientale.
    Nel frattempo ci auguriamo che il Sindaco Polita non si faccia prendere da questa voglia irrefrenabile di firmare la concessione edilizia.

    Sindaco, prima di firmare, aspetti le decisioni dell'ENEL!!!

    lì, 26/2/1999
    WWF Italia sezione Jesi e Vallesina

    A cura del WWF - Sezione di Jesi