Elettromagnetismo: rischi reali o fantasie (1° parte)

Il nostro benessere è condizionato dalla presenza di alcune sorgenti di inquinamento, come i campi elettromagnetici (e.m.).
L’esposizione prolungata dell’organismo a questo inquinante invisibile può essere causa di danni anche molto gravi alla salute e gli effetti si verificano in misura maggiore quanto più siamo vicini alla fonte di disturbo. Tuttavia l’elettrosmog è in progressivo aumento nella società odierna, infatti si è calcolato che questo raddoppia ogni 5 anni. Ogni cosa che si trova ad una temperatura maggiore dello zero assoluto (0 K=-273°C), e quindi tutto ciò che ci circonda può essere considerata una fonte di onde e.m.; questo però non deve allarmare: soltanto alcuni risultano nocivi per l’uomo, come ad es. l’impianto elettrico delle abitazioni, le linee ad alta tensione (bassa frequenza) o le antenne ripetitrici di stazioni radio, TV, telefoni cellulari e satelliti (alta frequenza). E’ necessario perciò controllare nelle abitazioni e nelle strutture pubbliche (scuole, ospedali ecc.) la presenza di eventuali fonti di disturbo per la salute ed applicare sistemi di risanamento e protezione per vivere in ambienti sani e confortevoli. Ma che cosa si sta facendo per difendersi da questi pericoli? In Italia ci sono 50 mila chilometri di linee ad alta tensione e 60 mila antenne emittenti radiotelevisive (il numero più alto del mondo). Bisogna peraltro distinguere tra i danni sanitari causati dai due tipi di radiazione elettromagnetica: da una parte le basse frequenze (elettrodotti) su cui grava il sospetto di indurre la formazione di leucemie e tumori; dall’altra le alte frequenze (trasmettitori di onde radio) che provocano un rialzo della temperatura corporea e quindi problemi in particolare per alcune zone come gli occhi e le gonadi.

Bassa frequenza:
E’ attualmente accertata una correlazione tra inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza e leucemia. In Veneto, qualche tempo fa, era entrata in vigore una norma regionale (poi sospesa) che imponeva l’obbligo di mantenere una distanza di almeno 150 metri tra i grandi elettrodotti non interrati e le abitazioni. La stessa proposta di legge è stata avanzata recentemente nel Lazio e i Verdi chiedono che sia estesa in campo nazionale. Ma quali sono i rischi reali? Già alla fine degli anni ‘80 l’Enviromental Protection Agency degli Stati Uniti aveva definito le radiazioni elettromagnetiche una possibile, ma non provata, causa di cancro nell’uomo. Da una più recente ricerca compiuta in Danimarca, Svezia e Finlandia risulta un aumento di casi di leucemia in chi abita in case molto vicine a grandi elettrodotti. In Baviera il governo ha avviato un’indagine per misurare i rischi legati all’esposizione al cosiddetto elettrosmog. E in Italia? Altre fonti di elettrosmog a bassa frequenza sono gli elettrodomestici (lavatrice, lavastoviglie, ferro da stiro), questi generano campi elettromagnetici che sono potenti ma a corto raggio. Insomma la loro azione si attenua moltissimo appena ci si allontana di pochi centimetri dalla fonte di emissione. Con particolare attenzione vanno piuttosto analizzati gli oggetti che, oltre ad emettere queste onde, si trovano vicino ad aree delicate del nostro corpo come gli asciugacapelli.

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