I motivi del "NO all'Interporto"

"La razionalizzazione dei processi di raccolta e distribuzione delle merci, con l'utilizzo di tecniche intermodali tende a determinare una riduzione complessiva dei livelli di mobilità stradale e quindi minore inquinamento atmosferico e ridotto impatto ambientale, migliori livelli di sicurezza, riduzione di incidentalità, ecc.."
Questo è quanto si legge dai documenti dell'Interporto di Jesi, detto in altre parole e semplificando, un vero centro intermodale riduce il traffico su gomma e quindi l'inquinamento perché le merci viaggiano su rotaia anziché su strada. Quindi sembrerebbe che un vero interporto tolga lavoro ai camionisti per aumentare quello dei ferrovieri.
Ma sarà così anche per l'Interporto di Jesi? A noi non sembra e vi spieghiamo il perché.

1. Aumento del traffico su gomma e quindi dell'inquinamento
La società che ha il compito di realizzare l'opera è la Interporto Marche S.p.A. costituita dalle Regioni Marche e Umbria, dalla Provincia di Ancona, dai Comuni di Jesi, Ancona, Chiaravalle, Monsano, dalla Camera di Commercio di Ancona, da EL.ME. S.r.l., dalla Banca Popolare di Ancona, dalla Banca delle Marche, dalla Confartigianato Marche, dalla Craam Scarl, dalla Porto 2000, dalla Aerdorica Sogesam, dalla Movint, dalla CAM Autotrasportatori, dalla GAJ Autotrasportatori.
Avrete sicuramente notato che ne fanno parte società di autotrasportatori e non le Ferrovie dello Stato, non vi sembra quantomeno strano?
Ma non basta! Le FS negli ultimi anni hanno realizzato scali merci a Jesi, Chiaravalle, Fano, Pesaro… investendo molto ed ora pensate che lasceranno morire tutto per movimentare le merci nell'Interporto di Jesi?
Le FS realizzano binari che entrano dentro le fabbriche che assicurano traffico merci su rotaia, come alla Fiat trattori di Jesi (New Holland), e non dei megacentri da 74 ettari.
Si diceva della riduzione del traffico su gomma, bene, secondo un loro studio l'aumento previsto dei veicoli sulla S.S. 76 bis sarà di 900 al giorno fino al casello autostradale che dista 12 chilometri dal centro intermodale, il 50% di veicoli in più. Non c'è male!
Si potrebbe replicare che a livello globale il traffico su gomma diminuirà ma abbiamo letto da qualche parte che verranno realizzati servizi per i camionisti che vengono da Rotterdam...
E poi il problema è un altro, l'inevitabile ed innegabile aumento di inquinamento, quantomeno locale, avverrà in una zona ad ALTO RISCHIO DI CRISI AMBIENTALE, ed anche se in futuro questa dicitura verrà eliminata rimane il fatto che la zona è già fortemente degradata.
In conclusione, perché il trasporto su rotaia non funzionerà a dovere?
Nella nostra Regione abbiamo uno squilibrio tra rete ferroviaria e rete stradale (siamo tra le prime regioni in Italia per Km di strade per ogni abitante). Per far funzionare il cosiddetto corridoio adriatico è indispensabile avere il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara, solo in minima parte realizzata, quindi il traffico trasferibile su rotaia, sempre secondo i documenti del progetto Interporto di Jesi, è troppo basso e si aggira tra il 14 e il 25%. In America e Germania, ad esempio, il trasporto merci avviene per l'80% con i treni!
Ma ancora, il progetto prevede che oltre i tre lotti necessari per completare l'opera, sarà possibile un'ulteriore aumento delle infrastrutture per il trasporto gomma-gomma e che la gestione delle attività interne all'Interporto potranno essere assegnate anche agli autotrasportatori.
Per tutti questi motivi si dovrebbe parlare di autoporto e non interporto!

2. Aumento del rumore
Aumenterà anche l'inquinamento acustico soprattutto a causa dell'aumentato traffico sulla S.S. 76 e della movimentazione delle merci nel centro intermodale.

3. Produzione di polveri

4. Eccessiva illuminazione notturna
Si realizzeranno 14 torri faro per l'illuminazione alte 25 metri, più altre da 12 metri. L'AJA, l'Associazione Jesina Astrofili ha già denunciato il problema dell'eccessiva luminosità a Jesi.

5. L'area è sottoposta a tutela paesaggistico-ambientale
La presenza attuale e futura di Parchi e Riserve naturali poco si addicono con un'opera di questo genere realizzata in una zona agricola. Il fiume, i fossi e il sottosuolo saranno a rischio per i preventivabili sversamenti inquinanti accidentali.
La flora e la fauna, nell'area interessata dal progetto, sono già scarsi se non nulle. L'eliminazione degli habitat per la fauna e l'interferenza con gli spostamenti delle specie sono danni innegabili.

6. L'area è di interesse archeologico
La Coppetella (zona direttamente interessata dal progetto) e la Chiusa di Agugliano sono siti di interesse archeologico, per il ritrovamento di un insediamento preistorico di età neolitica e una iscrizione latina di età augustea.

7. Il settore agricolo della zona è già debole

8. La cementificazione
Non è da sottovalutare neanche il consumo del suolo con quest'opera devastante ed imponente dalle dimensioni spropositate. Gli altri interporti italiani, circondati da zone industriali ben più importanti, ricoprono un'area ben più limitata. Questo nonostante si consideri che, secondo il progetto, il 42% dei 74 ettari saranno dedicati a verde (prato e filari di alberi).

9. L'occlusione della visualità
La presenza dei nuovi edifici e delle colonne di containers, modificherà l'attuale visualità interrompendo la continuità del paesaggio agricolo presente.

10. E' un'opera antieconomica
Il costo dell'opera è di 168 miliardi con un ricavo medio annuo di 3 miliardi e nonostante l'antieconomicità dichiarata, non si avranno neanche benefici di carattere ambientale (prerogativa di ogni Interporto) anzi l'inquinamento locale aumenterà. Probabilmente i vantaggi economici saranno di pochi, magari per le società di autotrasportatori. Ma se le cose stanno davvero così, aumenteranno i "clienti" del reparto di oncologia di Jesi.

Siamo quindi contrari alla sua localizzazione nella bassa Vallesina e crediamo che debba essere dislocato in un'area più vicina al porto. Per tutti questi motivi noi chiediamo ufficialmente, e se non bastasse inizieremo una raccolta di firme, delle assicurazioni da parte della società realizzatrice dell'opera:

1. Un limite massimo nella quantità di trasporti su gomma
Tale limite dovrà essere fissato sia in percentuale che in valore assoluto sul traffico totale dell'Interporto e determinato in funzione dei valori degli altri interporti. L'obiettivo è la decongestione delle rete stradale e autostradale e la realizzazione di un vero centro di scambio gomma-rotaia.

2. Avvio dell'uso dell'Interporto soltanto dopo la realizzazione del raddoppio Orte-Falconara

3. I trasporti oltre una certa distanza devono viaggiare solo su rotaia

4. I trasporti percorribili su rotaia non possono viaggiare su strada
In particolare tutte le merci per e dal porto di Ancona e dall'aeroporto di Falconara dovranno viaggiare su rotaia.

5. Le zone destinate a verde devono essere completamente rimboscate
Il progetto attuale del verde, costituito da prato e filari di alberi, dovrà essere sostituito con zone completamente rimboscate. L'obiettivo è di porre freno all'inquinamento, alla fuoriuscita delle polveri, del rumore e migliorare l'impatto visivo evitando che le zone verdi vengano utilizzate per altri fini.

Se volete esprimere la vostra opinione abbiamo fatto aprire un gruppo di discussione sull'argomento, l'indirizzo è italia.jesi.nointerporto.
Il nostro obiettivo è di portare alla conoscenza dei cittadini, ignari e disinteressati, queste informazioni tramite un Forum pubblico che richiederemo all'Amministrazione Comunale di Jesi, coinvolgendo altre associazioni tra le quali il Comitato per la salvaguardia della Coppetella e Clementina che si era costituito per difendere l'area dall'opera in progetto.
Maggiori informazioni su WWF Jesi on line: www.wwf.it/jesi

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A cura del WWF - Sezione di Jesi