Informazioni generali sulla raccolta differenziata

Per la legislazione italiana i rifiuti sono quelle sostanze "derivanti da attività umane, abbandonate o destinate all’abbandono". Allora, se è così, basterebbe eliminarli. Ma è possibile eliminare qualcosa che non fa parte della natura? La natura ci ha dimostrato un modello nel quale "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" e che non genera "rifiuti". La risposta al problema dei rifiuti si può trovare in un sistema di vita che, attraverso una riduzione degli sprechi, il riutilizzo dei prodotti e il riciclaggio dei materiali, consente di scartare solo materiale che terra e acqua non sono in grado di degradare. Un modello di vita che deve nascere dalle case, da tutti noi, nelle azioni quotidiane, nelle scelte di tutti i giorni. Tanto per capire di cosa si sta parlando, conviene innanzitutto classificare i rifiuti in :

In Italia si producono ogni anno 26 milioni di tonnellate di RSU : ognuno di noi ogni anno produce 500 kg di rifiuti, equivalenti a 1,5 kg al giorno. Siamo tra i primi in Europa!!

Che cosa buttiamo via ?

materia organica 30% carta 29%

metalli 5% plastica 15%

tessili 4% vetro 8%

altro 9%

 

In tale contesto gli imballaggi rappresentano oltre il 40% dei nostro scarto.

Quanto alle modalità di smaltimento, la maggior parte è destinata alle discariche, il 15% alla termodistruzione e il 7% circa è utilizzata per il recupero ed il riciclo.

Forme di smaltimento :

Fatta questa introduzione, il tema che verrà trattato in questo intervento è quello del riciclo e del recupero dei materiali.

Riciclare significa estrarre dagli oggetti scartati, materiali che, opportunamente trattati, possono essere reinseriti nel ciclo produttivo e quindi diventare materie prime per la seconda volta. Il ciclo è poi teoricamente ripetibile un certo numero di volte.

Il recupero dei materiali e del potenziale energetico contenuto nei RSU riguarda le soluzioni :

Condizione essenziale per il decollo di un sistema di smaltimento dei RSU basato sull’idea di recupero, è la realizzazione di sempre più accurate raccolte differenziate. Queste ultime richiedono almeno tre fasi :

La raccolta differenziata si può fare in tanti modi, ma sono tutti riconducibili a due grandi categorie :

Inoltre per alcune frazioni riciclabili oppure per tutte, ci possono essere delle stazioni ecologiche (Riciclerie), aperte da personale specializzato in determinati orari. Le migliori esperienze vedono applicato il sistema a ritiro porta a porta per la gran parte dei materiali di scarto, combinato con una o più stazioni ecologiche specializzate negli ingombranti, nel verde da giardino.

Questo metodo consente una notevole riduzione dei costi per l’amministrazione pubblica, diminuendo lo smaltimenti finale, il trasporto, il noleggio container e le attività di pulizia e ripristino ambientale provocate dallo scarico incontrollato ancora oggi in uso. L’esperienza dimostra che, nei comuni in cui l’iniziativa è collaudata, il costo di investimento iniziale per la costruzione e le attrezzature può essere ammortizzato in 3-5 anni.

Il Comune di Jesi ha predisposto per alcuni mesi la consegna a casa gratuita, a tutti coloro che ne fanno richiesta, del composter. Con il compostaggio, vogliamo imitare, riproducendoli in forma controllata e accelerata, i processi che in natura riconsegnano le sostanze organiche al ciclo della vita. In natura la sostanza organica prodotta e non più "utile" alla vita (feci, foglie secche, spoglie di animali) viene decomposta da microrganismi presenti nel terreno.

I vantaggi arrecati dal compostaggio sono :

Ma cosa compostare ?

Il tutto necessita di almeno 60 giorni di fermentazione.

Il problema dei rifiuti oggi è molto complesso e coinvolge una serie di fattori non solo tecnici, ma anche legislativi, comportamentali, economici. È comunque una delle emergenze delle società più industrializzate che vanno affrontate contemporaneamente su due fronti : quello di risanamento di ambienti compromessi dall’incuria del passato, e quello della predisposizione delle condizioni tali da evitare il riverificarsi dei guai nel prossimo futuro.

Il caso dei rifiuti è emblematico per dimostrare che, come per tutti i problemi ambientali, non può bastare la tecnologia e neppure la legislazione. Si toccano infatti direttamente i comportamenti quotidiani e gli interessi immediati della gente.

C’è tuttavia un’altra più radicale modalità di riduzione dei RS : quella di ridurre i consumi.

Ridurli sia in quantità, sia nelle dimensioni degli oggetti e dei loro contenitori, sia nella loro deperibilità. Non solo consumiamo quotidianamente più del necessario, ma consumiamo in fretta, secondo la logica dell’ "usa e getta".

La cultura dell’usa e getta è il frutto di una idea moderna secondo la quale la qualità di un oggetto consiste nello svolgere una determinata funzione nel modo più efficace e rapido, seguendo la logica del minimo sforzo dell’utente e della minima attenzione.

Gli oggetti "usa e getta" ci appaiono economici e convenienti per il basso prezzo di ogni singolo pezzo, che si abbassa ulteriormente quando la domanda sale, innescando una spirale economica che riempie il mercato di oggetti e che globalmente fa spendere ad ogni singolo cifre cospicue.

L’usa e getta è una caratteristica tipica della nostra civiltà (o meglio inciviltà !), grazie alla sua indiscussa praticità : i piatti di plastica non si lavano, i rasoi usa e getta vengono buttati via subito dopo l’utilizzo : nessuno aggiusta più orologi e calcolatori tascabili quando si guastano.

Un tempo era normale aggiustare un ombrello rotto, portare dall’arrotino i coltelli da affilare ; ora invece vengono buttati via : non ci viene in mente di ripararli e anche se volessimo, è difficilissimo trovare qualcuno a cui rivolgersi.

L’utilità degli oggetti usa e getta termina nel momento in cui si guastano, si rompono o ci stanchiamo di loro.

È uno spreco di energie, risorse non rinnovabili e materie prime che impieghiamo per produrre qualcosa che avrà una vita brevissima e che sarà ben presto solo un rifiuto.

Nel momento in cui facciamo la spesa, gran parte di essa è costituita da rifiuti che gettiamo via appena giunti a casa : quindi paghiamo il costo delle cose inutili e poi paghiamo di nuovo il loro smaltimento. Cosa sono queste cose inutili ?

Semplice, gli imballaggi. Confezioni sempre molto grandi, scatole dentro scatole. Il più delle volte la dimensione della confezione è enorme in confronto a ciò che contiene. Ma a cosa servono ?

A niente, non hanno alcun significato pratico : non serve a garantire freschezza e integrità della merce durante il trasporto : spesso l’unico scopo di questi imballaggi così appariscenti è di l’attrarre l’attenzione dei consumatori più di quanto faccia la confezione del concorrente.

Casse, cassette, scatoloni....... sempre pieni da materiale da imballo, il più delle volte polistirolo, per riempire lo spazio tra contenuto e confezione.

Questi materiali ingombranti determinano un elevato costo di smaltimento, che paghiamo con la tassa sui rifiuti ; inoltre determinano inquinamento di aria, acqua, suolo, e diminuzione di spazio verde.

Questi ex imballaggi costituiscono il 50% del nostro sacco familiare. È quindi auspicabile che in futuro l’imballaggio torni ad assolvere solo le fondamentali funzioni di contenimento e di protezione dei prodotti e non anche e soprattutto le effimere esigenze di marketing e di comunicazione.

Cosa fa in questa direzione il WWF ?

L’associazione sta da alcuni anni portando avanti il progetto educativo delle 4 R : Ripara, Riduci, Ricicla, Riusa, ponendo i cittadini-consumatori, gli amministratori e le industrie davanti ad altri compiti, per compiere il tanto auspicato passaggio da un modello "usa e getta" ad un modello "usa e riusa".

Il ruolo centrale viene assunto da operazioni tese ad assicurare la riparabilità degli oggetti, il riuso tal quale delle merci, il facile smontaggio, permettendo di avere un ciclo pressoché totale delle parti componenti l’oggetto, senza farle entrare prematuramente nel vizioso ciclo di smaltimento.

Il tutto comunque passa attraverso il punto cruciale di una riduzione delle proporzioni, seguendo una nuova logica: produrre meno per produrre meglio.

La manutenzione va nella direzione del contenimento dello spreco delle risorse ; con la manutenzione si allunga la vita delle merci rendendole più a lungo utilizzabili nel pieno delle proprie funzioni ; inoltre si può ridurre il consumo di materiale di alcuni milioni di tonnellate all’anno, si può risparmiare la produzione di milioni di tonnellate di rifiuti, e infine si evitano fasi di inquinamento durante le produzioni e la seguente distribuzione.

Serve a diffondere la cultura del "Riuso" e costringere aziende e catene commerciali ogni specie di usa e getta con prodotti durevoli.

Concludendo, gli obiettivi della "Campagna TAGLIARIFIUTI" sono :

In particolare :

Fabrizio Romagnoli - responsabile WWF Jesi

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