Lo strappo dei Verdi
L'assemblea dà un ultimatum alla maggioranza
Bloccate la Turbogas o ce ne andiamo
La maggioranza di centrosinistra che amministra Jesi sta perdendo la
sua anima più ambientalista. S'è oramai sfilacciato, e per rompersi
sembra che basti un soffio, il legame di fiducia fra la componente
Verde e la giunta Polita-bis. Per riacciuffare l'alleato che minaccia
di abbandonare la coalizione, gli altri partiti di maggioranza
dovrebbero piegarsi a quello che suona come un vero e proprio auf auf:
o vengono subito "congelate" le trattative in corso con Edison-Sadam
per un parto indolore della centrale Turbogas, annullando tutti i passi
fatti finora per definire una convenzione, oppure "è ovvio che i Ds e
le altre forze di maggioranza - scrivono i Verdi in una nota -
decreterebbero la morte di questa maggioranza, nella quale non ci
sarebbero più condizioni per i Verdi di rimanere". Siamo a un passo dal
naufragio della coalizione di centrosinistra uscita dalle urne il 24
maggio scorso, per evitare che rovini sugli scogli dell'affare Turbogas,
dovrebbe attuare subito un'improbabile conversione di rotta facendo
saltare il tavolo delle trattative con il consorzio "Jesi Energia".
E invece il confronto fra Comune e aziende sta procedendo a ritmi
serrati e ieri ha consentito pure di rinviare a marzo, su richiesta
concorde delle parti, una delle svariate udienze fissate al Tar per il
contenzioso precedente alla riapertura del dialogo.
Già nei primi due incontri si è discusso proficuamente delle garanzie
(per l'ambiente e per l'occupazione) che dovrebbero accompagnare la
nascita della centrale termoelettrica allo zuccherificio Sadam, affrontando
pure il tema di possibili partecipazioni del Comune agli utili del
consorzio, per finanziare progetti pubblici per l'ambiente, e dell'utilizzo
del calore residuo della centrale per il teleriscaldamento delle
aziende che nasceranno nelle zone industriali Zipa2 e 3. E adesso
invece i Verdi - che hanno un solo consigliere comunale, ma sono
rappresentati in giunta dall'assessore alla Cultura e Ambiente Simona
Marini - chiedono di congelare tutto. Lo fanno in termini perentori
molto decisi, spiegando perchè in caso contrario non si riconoscerebbero
più nelle giunta Polita. Tutto parte dal patto elettorale stretto in
vista delle elezioni comunali: "Rispetto alla questione Turbogas -
ricorda la nota diffusa per sintetizzare gli umori emersi nell'assemblea
di lunedì l'accordo solenne era che soltanto nel caso di certa
dismissione della centrale elettrica di Camerata Picena e del rispetto
delle altre condizioni si poteva valutare l'opportunità di aprire il
tavolo delle convenzioni. Il sindaco aveva dichiarato in modo solenne e
ripetuto che avrebbe valutato la possibilità di firmare la concessione
edilizia solo se quella di Jesi fosse stata la seconda centrale Turbogas
in Vallesina". Ora Polita, secondo i Verdi, starebbe tradendo quei
patti. "Occorre ricordare - si legge nella nota - che i Verdi e poche
altre forze politiche e sociali hanno consentito al sindaco la
possibilità di assumere e difendere la sua posizione precedente sulla
Turbogas. E' bene ricordare che nel luglio '94 il sindaco era già
pronto, sulla spinta del suo partito (Pds) e di altri alleati oltreche
del Ppi, di Forza Italia, di Alleanza nazionale ecc., a rilasciare la
concessione edilizia al Consorzio Jesi-Energia per la realizzazione del
primo progetto", una Turbogas che secondo i Verdi avrebbe inquinato
seriamente l'aria e sfiancato il fiume Esino. Se poi ci si ripensò,
sostengono i Verdi, fu per merito dello studio commissionato dalla
Provincia sugli effetti combinati delle centrali in Vallesina, che
diede esiti allarmanti. "Il sindaco, e di questo gli abbiamo sempre
dato atto, ha considerato quelle valutazioni ed ha avuto il coraggio di
cambiare idea - scrivono -. Lo ha potuto fare perchè i Verdi e
l'assemblea permanente gli furono vicino e spiegarono alla gente il
coraggio presente nella posizione assunta dal sindaco.
Solo così si è ottenuto il terzo progetto, migliore di gran lunga del
primo". Poi l'excursus dei Verdi tocca un altro punto dolente, che già
rischiò di far saltare la prima giunta Polita: il referendum sulla
centrale. I Verdi ricordano le polemiche sorte per la decisione della
giunta comunale di non difendere in prima persona davanti al Consiglio
di stato la consultazione referendaria, dopo lo "stop" imposto dal Tar
a poche settimane dalla celebrazione.
Ultimo strappo, il consiglio comunale del 15 gennaio, quando la
maggioranza (ad eccezione di Verdi, Rifondazione e comunisti italiani)
ha bocciato una richiesta di approfondimento sui requisiti urbanistici
necessari per costruire l'impianto termoelettrico. I Verdi ci
ironizzano causticamente, scrivendo che quel consiglio comunale "ha
fatto registrare l'ampliamento del consorzio Jesi-Energia con
l'ingresso di un nuovo socio oltre la Sadam e l'Edison: il Comune di Jesi".
L'assemblea dei Verdi conferma dunque che non è ammissibile "nessuna
convenzione e nessuna concessione edilizia se non in presenza della
certezza che quella di Jesi sia la seconda ed ultima centrale in
Vallesina" e chiede alla forze politiche di maggioranza "di annullare
qualunque passo fatto nella direzione della convenzione e della concessione
edilizia fino alla certezza della dismissione della centrale elettrica
di Camerata Picena". (Lorenzo Sconocchini)
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A cura del WWF - Sezione di Jesi