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24. LA TEMPESTA 
Giorgio da Castelfranco detto Giorgione (Castelfranco Veneto (Treviso) 1476 o 1477 - Venezia 1510  )
Olio su tela cm 82x73

Quest'opera fu commissionata dal nobile veneziano Gabriele Vendramin, appartenente ad un circolo di dotti che amavano scambiarsi dipinti e libri con "misteri" da risolvere.
L'opera, come voleva Vendramin, è allegorica, ed era posta nel suo "camerino delle anticaglie". Rappresenta in primo piano, due personaggi tranquilli dietro ad uno sfondo inquietante: essi sono un giovane ben vestito, all'angolo sinistro, in piedi col bastone, che assume un'aria composta mentre guarda l'altra figura, quella femminile di una donna appoggiata a dei cespugli circostanti, che allatta un bambino, volgendo lo sguardo verso l'osservatore. Il cielo è livido e nuvoloso trafitto da un lampo luminoso che si abbatte sopra un paese. Il ruscello in secondo piano, è attraversato da un ponte di legno, mentre, più avanti, spiccano alcune rovine fra le quali due bianche colonne spezzate.
L'interesse del pittore è rivolto al paesaggio che domina il dipinto, ed è giocato su un'infinita gamma di colori tonali. Importante e insolito è il contrasto fra l'atteggiamento calmo delle figure e l'atmosfera colma di tensione del paesaggio. La difficoltà d'interpretazione ha generato numerose ipotesi, in quanto, il dipinto riporta ideali e speranze del suo tempo, oggi difficilmente interpretabili.
Finora la lettura più accreditata sembra quella di Salvatore Settis, secondo la quale la città deserta sarebbe il Paradiso terrestre, i due personaggi sarebbero Adamo ed Eva con il figlio Caino, scacciati dall'Eden dopo aver disubbidito a Dio, simboleggiato con il lampo come all'epoca delle antiche civiltà greche ed ebree, mentre le colonne spezzate simboleggiano la morte degli uomini, ricevuta come condanna per aver compiuto il peccato originale.
Altre interpretazioni ritengono vi sia raffigurata Venere generatrice, oppure il "ritrovamento" di Paride o di Mosè, o ancora, diversamente, una allegoria della natura.

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