Stella di Gino Malvestio

A Città del Messico ho visto Deep Impact, Impatto Profondo, in lingua americana con sottotitoli in spagnolo, seduto bello comodo con tanto di pop corn in bocca in un cinema della Zona Rosa, quartiere un po’ chic per turisti della metropoli messicana. Insieme a me in quella sala ragazzi messicani vestiti come ragazzi americani. Ma con quello che sto per dire, il Messico non c’entra niente, assolutamente. Avrei potuto vedere il film in un cinema di qualsiasi altra parte del mondo, che ne so, a New York, a Johannesburg, a Calcutta, a Sydney, a Katmandu, a Jakarta, a Mosca, a Treviso. Ma non cambierebbe nulla di quello che sto per dire... infatti voglio solo dire che quel benedetto film americano, tanto spettacolare quanto stupido, raccontava - se una pellicola può raccontare - la non tanto originale storia di un enorme ed enorme meteorite che, sfiga sua, si era trovato proprio giusto nella traiettoria della sua folle corsa niente altro che la nostra amata Terra! Disperati i tentavi dei poveri esseri umani di turno, destinati a far la stessa triste fine che fu riservata (si dice...) ai dinosauri milioni e milioni di anni fa... ma questo solo per dire, e qua mi faccio serio stavolta, che stamattina, aspettando il treno che ogni santo giorno mi porta al lavoro, laggiù a Pordenone, quando ho visto quello che ho visto, ossia Lei, mi sono reso conto che era caduto dal cielo un meteorite davvero, e mica per scherzo, i film e roba del genere non c’entravano nada de nada. E se devo essere preciso, e devo, quel meteorite non era... un meteorite, no, era qualcosa di molto più bello, molto di più, beh, era una stella, una stella meravigliosa, con le punte delicate e affilate e il centro lucente da abbagliare. Ma non era caduta lontano sta gran stella, non in America, non nell’oceano Indiano, non al Polo Nord e nemmeno a Parigi, nemmeno a Londra... nemmeno a Treviso... era caduta, questa bellissima, su di me, si, proprio così, improvvisamente, su di me. Incredibile, no? Da non crederci, vero? Quella stella, da migliaia di anni fissa come una lampadina su in cielo per la gioia di mille umanità sconcertate, eterna, perfetta, beh, proprio quella era piombata giù dal cielo a tutta velocità sulla Terra, no, anzi, su di me. Dentro di me. Dentro. Ho una stella dentro di me. Lo so, è una cosa da pazzi, ma c’è poco da fare, c’è poco da dire. Questa è la realtà. Mi è difficile crederlo, però...

...ora voglio parlare di un altro film, di un bel film, niente a che fare con quella stronzata di prima, niente... sto parlando del film che ho visto sabato scorso, sabato sera, Salvate Il Soldato Ryan, l’ultimo di Spielberg... già, mi balza in mente una delle ultime scene, dove il capitano Miller, eroico e senza voce, a pochi passi dalla morte, poveretto, dice con grande fatica un’ultima parola al soldato Ryan, da lui e dai suoi compagni salvato dalla guerra, dice: "....meritalo ...", più o meno dice così, ed è stato un momento emozionante, caspita, anche adesso che lo ricordo, perché anch’io voglio meritarmi il sacrificio di questa stella. Sì, il sacrificio di quella stella preziosa che fino a poco tempo fa brillava su su in cielo, e procurava gioia a chissà quante persone, chissà quante, mentre ora è stata fatta cadere giù di brutto - spero che non sia troppo triste per questo - è stata fatta cadere dentro di me... un dono troppo grande, troppo, che non so se me lo merito... ed è per questo che sento anch’io quella voce che mi dice: "...meritalo ..."

Dio mio, fa che se ad un certo punto della mia vita ti chiederò umile umile se me lo sono davvero meritato, il tuo dono, la tua stellina, tu mi risponderai sincero: "Si, vecchio mio..."