Cursore di Gino Malvestio

Il cursore lampeggia paziente all’inizio della pagina vuota, compare e scompare ritmicamente, non fa niente per venirmi incontro, per aiutarmi a schiacciare qualche tasto che abbia del buon senso, niente. E’ solo la somma di equazioni matematiche, di passaggi di corrente elettrica, e di chissà cos’altro, non posso pretendere di più da lui. Una cosa sola mi fa sorridere, sembra - ma lo so che è sola una mia impressione, lo so! - che tenga il ritmo gocciolante di Riders On The Storm. Conoscete, no? Il famoso pezzo dei Doors, quello tranquillo tranquillo, con il rumore della pioggia in sottofondo, eh? Avete mai provato ad ascoltarlo di sera, nella calda quiete del vostro letto, eh? Quando la musica finisce, ci si aspetta sempre di sentire lo scroscio della pioggia che cade fuori, eterna e ipnotica. Così da poter continuare a viaggiare...

Oddio come amo la pioggia! Non dirò che le gocce di pioggia sono le lacrime tristi del cielo che cadono a bagnare gli uomini, no, e non dirò nemmeno che la pioggia viene giù per lavare tutta la sporcizia di questo mondo. Dirò solo che amo la pioggia, senza un cavolo di motivo che mi venga in mente!

Amo semplicemente il cielo azzurro splendido che lentamente all’orizzonte si macchia di un grigio in svariate sfumature, cielo che a poco a poco si fa divorare da un’incredibile e inquieta perturbazione che non vuol saperne di prendere una forma precisa, che si espande e si contrae come una spugna alta alta sopra le nostre teste, che poi improvvisamente toglie la luce al mondo e alle sue molte genti, che fulmina di qua e strafulmina di là, che tuona e romba, prima da lontano borbottando come un vecchio asmatico scorbutico, poi da vicino ruggendo a mò di giovane leone incazzato e poi e poi... ecco che la prima goccia si lancia dal suo nuvolone nero come l’inchiostro di un calamaro, senza paracadute, e scende scende a tutta velocità e grossa come una noce, anzi di più, scende perpendicolare alla terra dritta come un proiettile - non un filo di vento a muoverla quella goccia! - e lei che prende una tale velocità, pazzesca, che quando mi arriva in testa non credo ai miei occhi, e pur bestemmiando non riesco proprio a trattenere un sorriso compiaciuto, ma dura poco la tranquillità, la goccia non è sola, ne scendono altre, come lei e più di lei, una accanto all’altra, tutte appiccicate a tenersi per mano, tanto da oscurare ancora il cielo espropriato, ed è un’autentica invasione, un assalto, un arrembaggio furioso...io scappo scappo dalla strada dove mi trovavo fermo a guardare per aria come un ebete, e corro in casa a gambe levate - si dice così no? - a guardare lo spettacolo dietro ad una finestra, con gli occhi che si chiudono da soli ad ogni vigliacco di un lampo... ma non posso resistere mica, non è cosa buona starsene a casa seduti al caldo, nooo, non si può, miglior cosa è prendere su la macchina per farsi un giro e non perdersi nulla di ciò che sta accadendo... dove sei mio bel sole, eh? Dove sei ora? Ti da fastidio l’acqua, dai che si vede benissimo!!!!! L’hai finita col far luce su tutto, col non lasciare niente in ombra, col far splendere il più insignificante dei sassi, eh? Luce dappertutto! Il bianco diventa più bianco, il rosso più rosso, il nero più nero! Ooohhh!! Ma che ti credi? Meno male che adesso piove e che io adesso sto scivolando con la mia macchina su queste strade allagate e fumose e morbide, la radio assolutamente spenta e muta, e la pioggia alzata a tutto volume...uhhhh....le pozzanghere mettono su pancia e sembrano piccoli mari in tempesta ora che si è alzato davvero un vento della madonna - ma che piacere affondare le ruote in mezzo a tutta quell’acqua! - l’auto si sposta a tratti frustata a sangue, i tergicristalli che poveri non ce la fanno propria a smaltire questa sbornia anche se li ho lanciati a tutta velocità... e tutti calano la testa ora, come no, le foglie dagli alberi vengono strappate a manate rabbiose, a volte vengono via anche i rami con loro, siii, i fiori, i fiori poi se la vedono proprio brutta con tutta sta benedetta baraonda, è tanto se il loro vaso non viene sbattuto a schiantarsi da qualche parte...i fossi crescono come torrenti impetuosi di montagna e fa quasi paura vederli a così pochi centimetri dal livello della strada, che quasi non si riesce più a distinguere dove inizia e dove finisce l’acqua...come nei campi ora diventati di un marrone scuro, dove lunghe e sottili strisce cromate si vanno materializzando...e perché no un giro in città, eh?, perché no?...infatti non ci metto tanto, pochi minuti surfati e ci sono, giro in apnea per Treviso dove non c’è un maledetto fantasma in circolazione, solo qualche disperato sotto i portici con l’ombrello in mano e nessun desiderio di adoperarlo...il pavè si apre a macchie di leopardo lasciando il posto a nuove piscine scavate da queste bestie di gocce di pioggia che mi stanno martellando il vetro della macchina, sciaf sciaf faccio montandoci sopra alle piscine... solo quel poco di cervello che mi sbatte dentro al cranio mi vieta di mollare la macchina per la strada ed andarmene saltellando sotto tutta quell’acqua che precipita dal cielo, solo quel poco di... e basta, così non potrò mai vedere da vicino quei gatti inzuppati fradici che avvolti in se stessi tentano di ripararsi - che razza di gattacci! - e i mille rivoletti serpeggianti che attraversano marciapiedi, piazze, semafori , scale cercando un mitico tuffo nel Sile gonfio come non mai...me ne sto in macchina a tremare dal piacere, soprattutto quando il disegno spezzettato di un fulmine si stampa su una lunga grondaia che lucida lucida scende da un vecchio tetto medievale fin sotto in un tombino affogato...aahhhh che robe!...devo rientrare, si devo rientrare e di demonio mi deve aver letto nel pensiero perché ora piove meno, il vento se n’è andato solo lui lo sa dove, in buio delle nuvole non è più il buio di prima, e sembra che si stia avvicinando un time-out, ohhhh che miseria...

....ora sono a casa al caldo dentro al mio letto gonfio gonfio e l’orologio a muro sta per battere la mezzanotte, ma non ancora, non ancora, fuori la pioggia continua a cadere soffice e ritmica, picchiettando chiaramente le tegole del tetto che amplificano i suoni in tante echi e sospiri, la musica, la musica, quando la musica finisce, quando la musica finisce qui, quando la musica finisce, spegni le luci, spegni le luci, spegni le luci, si, si....