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i musicisti e gli strumenti
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"A Sud di niente"

Esistono musicisti (come d'altro canto pittori, scrittori, poeti) che s'accontentano di porre il loro nome in calce alla tradizione, come un notaio ad un testamento. Occupazione, questa, del tutto legittima. Nulla a che fare però con la curiosità di chi guarda alla vita, vicina e distante. Di altri e di altre culture, suoni, voci, strumenti. E lo fa con libertà di volare sulle cose, annusarle, proteggerle con lievità di farfalla.
Pensiamo ora all'acqua, alla gioia irrefrenabile d'un cane nel seguire i giochi del mare non appena è svezzato a questa superficie liquida che esalta, purifica, riveste di freschezza. Da quel momento sarà impossibile per lui, come da bambini, uscire dall'acqua senza che da qualche parte del pelo, della memoria, dei sogni, non ne conservi almeno un odore, un colore, un'onda.
Succede anche con la musica. Si, perché la musica ha molto da spartire con l'acqua, le ondate della marea, il continuo fluire, i vortici delle correnti, il sommerso, l'imponderabile. Laddove c'è acqua (sia di fiume, di fontana o di mare) la musica scorre, da sempre.
Succede con il jazz, il flamenco, il fado, la samba, il reggae, la pizzica.
A sud di niente. Di nessuna penisola, arcipelago, periferia. Di nessuna moda, etichetta, folclore. A sud è il nord d'un tunisino, per esempio. Le bussole, le mappe, gli atlanti non sono lo spartito d'una chitarra, d'un flauto, d'un tamburello. Certo, l'appartenenza, le radici, i segni contano. Nessuno è disposto a tacerli. Tutt'altro. Cominciando dal nome: Xanti Yaca. Vale a dire: diffusa varietà di tabacco nella coltivazione salentina (chiedere agli anziani, ai loro racconti, a Bodini).
Vale a dire: musicisti che dalla tradizione partono, che a noi si raccontano, mettendo insieme il mandoloncello, la tammorra, la darbukkah, il tamburello, il violino, la chitarra, il mandolino, il violoncello non per indistinta somma algebrica ma per curiosità, sensibilità, intelligenza. Musicisti attenti alla fusione dei ritmi, delle sonorità, alla gamma, alla freschezza degli strumenti che il Mediterraneo racchiude, al respiro che ogni tradizione custodisce, intreccia, miscela, perde per strada e ritrova per caso, per gioco all'angolo opposto del globo. Opposto alla debole prospettiva, al folclore forzato, all'approssimazione, dimostrando come la musica abbia molto da spartire con l'acqua, i vortici, le correnti, il sommerso.
Ascoltate gli Xanti Yaca, soprattutto nei loro concerti dal vivo. Vi sentirete come quel cane dentro l'acqua di mare. Conserverete a lungo un odore, un colore, un'onda da qualche parte della memoria. E probabilmente saltellerete come i grilli. Succede. A sud di dove vorrete.

Pierluigi Mele