SAMUEL BUTLER

Romanziere e scrittore satirico inglese, si ribellò spesso contro le idee correnti del suo tempo. Nato in una famiglia di ecclesiastici Butler avrebbe dovuto seguire a sua volta la carriera ecclesiastica ma, dopo essersi laureato a Cambridge, si ribellò e si recò in Nuova Zelanda, dove fece l’allevatore per 5 anni. Tornato in Inghilterra, nel 1864, tentò la pittura ma ben presto passò alla letteratura.   Quando Butler pubblicò a Londra nel 1897"The Authoress of the Odissey", aveva sessantadue anni e alle spalle una serie piuttosto notevole di insuccessi letterari. Solo "Erewhon"(anagramma della parola inglese nowhere = in nessun luogo) gli aveva dato una insperata notorietà. Ma era nel carattere di Butler appassionarsi a un’idea e portarla a termine in un continuo alternarsi di amarezze, entusiasmi, caustici risentimenti verso pubblico e critici poco attenti alle sue provocazioni. E di provocazioni Butler era maestro: prima di affermare che l’Odissea fu scritta da una donna, era già riuscito ad attaccare e confutare con "Life and Habit" 1878, le tesi evoluzionistiche di Darwin, a negare la resurrezione di Gesù Cristo (The Fair Haven, 1873) ; nel 1899 aveva pubblicato un saggio in cui sconvolgeva l’ordine cronologico dei sinetti di Shakespeare (Shakespeare’s Sonnets, Reconsidered and in part Rearranged).                                         Colto, eccentrico, amante della musica, polemista elegante e corrosivo su riviste letterarie e scientifiche, scapolo, coinvolto in una passione maschile per un giornalista, Charles Paine Pauli, Butler aveva tutti i requisiti per diventare un "personaggio scandalo" della sua epoca vittoriana. Nato il 4 dicembre del 1835 a Langar, nel Nottinghamschire, era il secondo di quattro figli allevati in una rigida osservanza religiosa dal padre canonico. Non stupisce che il piccolo Samuel fosse anche lui destinato alla carriera ecclesiastica come il nonno paterno di cui portava il nome, ma l’impronta ereditaria invece di avviare Butler sui sentieri della disciplina familiare gli provocò un incomprensibile risentimento verso ogni pratica di culto.la nuova vita e i nuovi spazi non dispersero le sue ansie giovanili; nell’introduzione a Erewhon, Lucia Drudi Demby, tracciando un magistrale ritratto letterario e psicologico dell’autore, scrive: " Butler è stato definito, forse non a torto, un uomo che aveva paura. In realtà egli aveva altrettanta paura del razionale che dell’irrazionale". Nei suoi scritti e soprattutto nel romanzo di chiara ispirazione autobiografica "Così muore la carne", pubblicato un anno dopo la sua morte avvenuta nel 1902 a 67 anni, si avverte un senso di apprensione spesso nascosto da un’amara autoironia. Butler il "dissacratore" era in realtà un temperamento fragile e generoso. Inaspettatamente, nella vita di Butler, entrò anche una donna Miss Ann Savage: non un rapporto amoroso ma un’intensa amicizia intellettuale, fatta soprattutto di scambi epistolari e, da parte di lei, di intelligenti e sensibili consigli sulle opere dello scrittore. Butler le inviava tutti i suoi manoscritti e lei glieli restituiva con annotazioni, suggerimenti ma soprattutto incitamenti a non lasciarsi scoraggiare dalla scarsa attenzione della critica. Nei suoi lunghi soggiorni in Sicilia l’inappuntabile scrittore inglese trovava straordinarie affinità e intese coi siciliani: il loro era un rapporto non solo di reciproco, spontaneo interesse ma spesso di vera simbiosi affettiva, come riporta Jones in alcune pagine rivelatrici. Forse fu questa improvvisa e sotterranea corrente di simpatia a determinare la grande popolarità di Butler in Sicilia (non ancora spentasi). Durante uno spostamento in treno da Trapani a Catania, un siciliano gli additò cortesemente alcune rocce sulla costa catanese sottolineando, felice di poter dare un’informazione inedita allo straniero, che quelle erano le pietre lanciate da Polifemo contro Ulisse e il suo equipaggio. Poi deve aver fissato l’interlocutore per godersi la sua sorpresa. Fu il siciliano ad essere tramortito. L’inglese lo sommerse con una serie di informazioni circostanziate che collocavano senza ombra di dubbio la caverna di Polifemo dall’altra parte dell’isola. Il palcoscenico omerico si trasferiva in Sicilia; girando fra monti e grotte, consultando archivi, esaminando mappe nautiche, l’instancabile inglese era seguito da un ristretto manipolo di studiosi e amici che sembravano volergli rovesciare l’isola davanti perché rimettesse poi i vari pezzi classici nel posto che riteneva più opportuno. Non solo siciliano l’autore dell’Odissea, ma addirittura "siciliana": una poetessa che Butler identificò in Nausicaa. Da Trapani a Trapani si concluse il periplo di Ulisse, i Ciclopi non avevano un occhio solo ma erano i primi rozzi abitanti dell’isola e il loro nome significava "dal viso rotondo". Per circa dodici anni l’amabile e colto inglese lasciava in primavera o in autunno l’Inghilterra e si trasferiva, Odissea alla mano, fra Trapani, Messina, Calatafimi, Aci Reale. L’iconoclasta colto e gentile morì nel 1902 cinque anni dopo la pubblicazione dell’Autrice dell’Odissea. Nemmeno quell’anno, ormai seriamente malato, rinunciò alla Sicilia, vi andò fra la fine di marzo e i primi di aprile. La sua scomparsa passò quasi inosservata. Ma la rivalutazione delle sue opere, il riconoscimento della sua innovativa influenza sulla letteratura inglese, persino la validità di alcune sue tesi scientifiche presero consistenza già un anno dopo la sua morte.

Cristina Ribera

 

Disegno dal vero di Samuel Butler conservato alla Biblioteca Fardelliana di Trapani con il manoscritto dell'"Autrice dell'Odissea". Ecco la traduzione della dicitura: "Trapani dal Monte Erice da cui si vede Marettimo, la più alta sul mare. Od. IX - 25 - L'isola Grande (Dulichio) non è rientrata nel disegno.

 

 

[L’iconoclasta gentile, Samuel Butler, un profilo. Donata Gentile]

[Enciclopedia Italiana Grolier, Editrice Eraclea S.R.L., Bergamo ]