GIUSEPPE PAGOTO

LETTERATO ED EDUCATORE

 

Parlando di Giuseppe Pagoto, parliamo di un maestro che vissuto per lunghi anni si è poi spento come una candela che per tutta la sua vita aveva dato luce.

In molti lo ricorderanno, quando, ormai vecchio, passeggiava per la via Sales diretto verso il Balio. Basso e robusto, immancabile cappello sul capo, era salutato e ossequiato da quanti lo andavano incontrando. Lo ricordano in molti (e non solo gli ericini) quando non passeggiava più per la via Sales o per le strade della sua Erice, ma si recava, attraverso un percorso più breve, direttamente a sostare su un sedile del suo Balio. Quando, cioè, i lunghi anni non gli consentivano più il passeggio per quelle che pure erano state le "sue" strade consuete. E quando non gli fu più possibile di compiere a piedi il percorso diretto da Santa Teresa al Balio, si servì per anni di un taxi.

Sostava per lunghi pomeriggi all’ombra dei pini conversando brillantemente, senza forse accorgersi talvolta di tenere cattedra con discepoli, amici ed estimatori. Rievocava esperienze personali di impegno e di studio, ed altre esperienze collettive di vita.

Parlava della sua amicizia e dei lunghi colloqui con Samuel Butler, brillante e noto scrittore, l’estroso contestatore, nella sua Inghilterra, dell’accademismo letterario e anche, in fatto di costume, della cosiddetta "austerità vittoriana". Autore della tanto discussa "Autrice dell’Odissea", costretto in Erice per oltre tre mesi da una brutta frattura alla gamba procuratasi da uno scivolone nei pressi di Porta Trapani, nel momento in cui si accingeva a tornare a Trapani.

Ed, in quei lunghi giorni di degenza in una casa ospitale, era proprio il giovane Giuseppe Pagoto ad intrattenersi con quel sapiente inglese. Narrava, fra l’altro, anche di Ferdinand Gregorovins, il famoso storico della Roma medievale e del Papato, soffermandosi sull’episodio del suo arrivo a Erice, e particolarmente del momento in cui, in sosta all’ombra di Porta Trapani, scalava l’erto sentiero di Sant ’Anna; ricordava che questo famoso ospite non volle varcare la soglia della porta che apriva la strada al luogo sacro della dea ericina perché le sue scarpe erano impolverate. E allora aveva chiesto di ripulirle. Prima di calzarle varcò la Porta e si inginocchiò per baciare il selciato.

E poi raccontava di Antonio Salinas, l’archeologo sardo che qui in Sicilia trovava un ambiente congeniale al suo animo e ai suoi interessi; e di Gaetano Mario Columba, l’illustre e severo storico di Roma antica e della Sicilia antica.

 

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Giuseppe Pagoto era nato in Erice il 10 aprile 1875. Una vita lunga e fecondamente operosa, conclusasi in Palermo il 19 Giugno 1971.

Compiuti gli studi primari in Erice, li continuò poi a Trapani e li concluse a Palermo, dove si laureò in lettere il 20 agosto 1897, conseguendo contemporaneamente il magistero in Storia antica.

Aveva frequentato, dal 1893 al 1897, nella sua università, i liberi corsi di Antichità siciliana tenuti da quel grande archeologo e dorico della Sicilia antica che fu il Salinas; i corsi di Epigrafia classica da Michele Columba e poi, aveva continuato a perfezionare in Paleografia e in Lingua e letteratura tedesca.

Il giovane Giuseppe Pagoto non poté esimersi dal servizio militare. Sottotenente dell’Esercito, si congedò nel 1901. Continuò subito gli studi e a Messina frequentò la facoltà di Filosofia. Aveva già cominciato anni prima la sua esperienza didattica. Dal 1897 al 1899 aveva insegnato a Cefalù lettere italiane e storia; nel 1900 era tornato in Erice ad insegnare materie letterarie nel Ginnasio. Ripartiva alla fine del 1902 da Erice per raggiungere Messina, dove insegnò al Ginnasio fino al 1906.

L’impegno del docente e del dirigente, che si concluse con il massimo prestigio a Monreale, dove fu preside del Ginnasio Guglielmo dall’ottobre del 1923, non lo distolse dall’esigenza interiore di approfondimento, dallo studio e dalla raccolta di note, memorie e saggi che in parte pubblicò. L’opera del Pagoto è costituita da ben 35 studi, conservati oltre che nell’archivio di famiglia, presso la Biblioteca Comunale di Erice. Fondamentali rimangono i suoi studi sull’origine e diffusione del culto della dea ericina, con magistrale rigore filologico e critico. Ma ci sono ancora gli studi sulla numismatica ericina, quelli sulla struttura sociale della città e del territorio in epoca romana e in epoca tardo – imperiale, nonché le accurate osservazioni e puntualizzazioni riguardanti il sito dell’antica città di Erice, che fanno il punto sulle diverse opinioni espresse dall’Holm, dal Freeman e dal Pais attraverso una approfondita indagine sulle fonti letterarie ed uno studio di confronto sulle risultanze degli studi archeologici.

L’interesse del Pagoto per la storia della Sicilia antica non si ferma alla sua Erice; sono esemplari gli studi da lui condotti sulle diciassette città più fedeli a Roma, che Roma rese tributarie del culto della de ericina.

Lo studio e le riflessioni sulla Giudaica, frutto di indagini condotte non solamente su testi noti ma su indagini d’archivio condotto con mano, sono di estremo interesse.

A Monreale diede vita ad una serie di annuari dell’Istituto, nelle cui pagine, oltre che registrare fatti e cronache, pubblicò brevi saggi poco noti ma di estremo interesse.