ESPERIENZE:
LA STORIA DI VALENTINA
Valentina
Sono
venuta a conoscenza della vostra associazione leggendo un articolo sulla
Repubblica del 20 marzo 1997. Ho trascritto l'indirizzo e il telefono e
l'ho messo nella mia agenda. In quel periodo avevo già intrapreso una
strada verso la conoscenza ed un'eventuale risoluzione del mio problema:
una malformazione congenita ano‑rettale, più precisamente: atresia
rettale con fistola ano-vulvare. Ho 21 anni ma sono venuta a conoscenza
della reale esistenza della mia malformazione solamente un anno fa. Ci ho
convissuto per 20 anni, senza mai riuscire a capire le mie episodiche
perdite fecali. Ho avuto un'infanzia e un'adolescenza splendide, la
fortuna di crescere in una famiglia che mi ha riempito d'amore dal giorno
in cui sono nata, ho incontrato sulla strada della mia vita dei buoni
amici, dalle scuole elementari al liceo. Il Signore ha compensato il mio
problema ed un altro alla spina dorsale che mi ha costretto ad indossare
un busto per 3 anni e mi ha sottoposto a controlli medici semestrali; con
un aspetto esteriore gradevole, che ha aiutato la mia vita sociale.
Anche delle mie prime esperienze sentimentali ho un ricordo molto
piacevole,
ho incontrato persone che oltre a volermi bene hanno saputo colmare quella
mia parte inconsapevole di richiesta di protezione di cui io ho avuto
sempre particolare bisogno. Per venti anni ho avuto esperienze episodiche
circa il mio problema per me era un segreto che non riuscivo a dire
neanche a me stessa. Sono state più le volte in cui ero preoccupata di
avere perdite fecali che le volte in cui mi è accaduto. Avevo maggiori
paure in situazioni nuove, in situazioni di maggiore autonomia, dove ad
esempio mancava un riferimento familiare. Ho nella mente due ricordi
chiari: uno è legato ad una gita scolastica in Sicilia, in terza media
dove ho avuto il reale
problema, avevo 13 anni, ed un altro ricordo è legato ad una vacanza in
montagna a casa di una mia amica, avevo 16 anni. Per esperienza personale
posso dire che le, sensazioni che si provano sono di tensione, ansia e
vero e proprio terrore. Quando ho saputo della reale esistenza del
problema, la domanda più ricorrente che mi è stata fatta è stata
questa: "ma non ti sei mai chiesta perché ogni tanto ti capitava di
avere delle perdite fecali?" ‑ La mia confidente è sempre
stata mia madre, quando andavo da lei, lei mi diceva che probabilmente
stavo poco bene con la pancia, mi consigliava di bere un tè o di
mangiare un po' di riso. Così sono andata avanti per venti anni, il mio
pudore e la mia giovane età mi hanno impedito di chiedere oltre. Ogni
volta che mi succedeva di avere delle perdite fecali, la vivevo come una
punizione perché magari non era giusto quello che stavo facendo. Vorrei
sottolineare come ho scoperto la realtà del problema, purtroppo non è
avvenuto in maniera molto dolce e tranquilla. A 19 anni mi sono
innamorata di mio cugino di secondo grado di trentadue anni di Rimini. E'
cominciata questa storia su e giù tra Roma e Rimini. Quando ero ospite a
casa sua, era lì che nascevano le difficoltà. Io ero molto felice di
stare lì con lui, ero molto presa da lui e lui da me, ma purtroppo io mi
portavo dentro le mie tensioni, le mie ansie che mi stressavano molto.
La situazione si è complicata quando mia madre ha cominciato a ostacolare
la storia. Più lei ci ostacolava più i miei stress aumentavano.
Attraverso questa esperienza ho avvertito maggiormente i miei limiti, la
mancanza della piena libertà. Mia madre si oppose a vari progetti che
avevamo fatto insieme al mio ragazzo e il giorno della mia partenza per
Rimini confidò il mio segreto al mio ragazzo, dicendogli
anche dell'intervento che io avevo subito all'età di 20 giorni. Tutto ciò
mi venne riferito dal mio ragazzo durante il viaggio verso Rimini. Io
rimasi sconvolta, anche perché la faccenda mi arrivò poco chiara. Ero
sempre più confusa, curiosa, ma fondamentalmente non volevo rivelare
a me stessa il problema, quella realtà che faceva parte di me. A Rimini
trovai lavoro nella reception di un albergo, la cosa mi entusiasmava
molto, ma purtroppo le tensioni legate al mio problema, la paura di
avere delle perdite fecali, mi impedì di portare a termine la cosa.
Circa due mesi dopo che terminò la mia storia sentimentale i miei mi
portarono da un medico e divenni consapevole del problema. Da quel momento
in poi cambiarono molte cose, è come se mi si fosse aperta una porta.
Cominciai a vivere quasi in una tensione costante cominciando ad avere un
controllo quasi ossessivo sulla mia persona che certo non mi faceva vivere
tranquillamente. Lasciai l'Accademia di teatro che avevo intrapreso da
pochi mesi, non avevo la forza per continuare e cominciai ad andare in
analisi. Posso decisamente affermare che la mia vita è cambiata dal
momento in cui ho preso consapevolezza del mio problema. Cominciai ad
entrare in allarme per qualsiasi cosa dovessi affrontare. Nel primo
periodo dopo la presa di coscienza, cercai di tamponare le mie ulteriori
ansie prendendo un calmante. Riassumendo posso dire che dal momento in cui
ho preso consapevolezza del mio problema si sono alternati momenti di
maggiore tranquillità a momenti di minore tranquillità. Attualmente mi
aiuto come posso, faccio psicoterapia, ginnastica posturale che mi aiuta
a sciogliere le tensioni muscolari, vado in piscina, prendo la vita con
molta calma. Ho adottato una mia gestione personale del problema
impegnandomi ad evacuare ogni mattina‑mediante una supposta di
glicerina e tutto ciò mi ha permesso di:non avere perdite fecali, anche
se questo non mi dà una sicurezza completa. Le malformazioni anorettali
non sono problemi da sottovalutare per la vita del bambino che crescerà
e diventerà un adulto. La mia malformazione ha fatto di me una persona
più insicura delle altre, con una labilità psicologica superiore agli
altri e di positivo una sensibilità spiccata che a volte ti aiuta a
vedere dove forse chi non ha problemi non arriva a vedere e a sentire.
Per me e stato così.
|